Capitolo 41.
Lucifer's Pov
<<E così te ne sei andato di corsa da casa sua, senza aggiungere niente altro?>> mi domandò Linda, accavallando le gambe.
Il suo studio, in quel primo pomeriggio, pareva angusto come non mai.
Le pareti sembravano ogni secondo di più sul punto di chiudersi su di me, stritolandomi con i loro corpi di calcestruzzo.
<<Sì, esattamente>> dissi.
<<Cosa credi che ti abbia spinto a reagire in questo modo così spropositatamente aggressivo nei confronti di Jennifer?>>
<<N-Non lo so, dottoressa!>> ebbi un moto di nervosismo <<Ed ecco perché sono venuto da te: sperando di ottenere una risposta a questo quesito>>
Lei mi guardò bonariamente, sorridendo appena, e disse:<<Allora eccoti servito, Lucifer. Procederò con esporti prima il mio parere come psicologa e poi quello come tua amica, se per te va bene>>
Io annuii, consumato dalla voglia e dal bisogno impellente di sapere.
<<Credo che questo abbia a che fare con il ritorno di Michael, in verità, e con il suo tranello ai tuoi danni.
Sappiamo entrambi che sa sfruttare le paure altrui meglio di chiunque altro, ed è proprio questo che ha fatto anche con te: ti ha fatto credere di aver perso il controllo. Ti ha fatto credere di avere un vuoto di memoria, inculcando così in te il timore di star iniziando a "perdere colpi">> si zittì, attendendo che rispondessi, o che quantomeno le dessi un qualche segnale di comprensione.
Non lo feci. Non mossi un muscolo. Non mi azzardai nemmeno a fiatare.
Così lei continuò:<<Lucifer, ti conosco abbastanza bene ormai, e credo di poter trarre questa conclusione con una certa sicurezza: la tua più grande paura, il tuo tallone d'Achille, è che la situazione ti sfugga di mano.
Tutti i problemi con tuo Padre, la Caduta, la punizione come guardiano dell'Inferno, non hanno fatto altro che acuire in te questo timore esistenziale>>
Un mare in tempesta di sentimenti ed emozioni contrastanti mi si agitava dentro, ed in quel momento era per me impossibile stabilire se avesse ragione o meno.
<<Non capisco come questo c'entri con Jennifer e con il mio problema...>> tossii, faticando persino a dirla quella parola <<Il mio problema con la gelosia>>
Linda annuii, soddisfatta:<<Eccoci qui, proprio dove volevo che arrivassimo: la gelosia. Deve essere un sentimento nuovo, per te>>
Incrociai le gambe a mia volta, lisciandomi la giacca:<<Sì>> ammisi di malavoglia <<Ed è orribile. Mi fa sudare le mani in modo a dir poco antiestetico e mi fa dire cose di cui poi mi pento praticamente subito ma che non posso rimangiarmi... E soprattutto fa soffrire una persona che amo>>
<<La gelosia, Lucifer, non è altro che una manifestazione della paura di perdere il controllo, di vederci sfuggire di mano ciò a cui teniamo. Ed in più è un sentimento che non avevi mai sperimentato prima, perciò è normale che ti venga difficile controllarla. Ed ecco perché sei qui da me>> mi sorrise, incoraggiante.
L'immagine di Jennifer che mi guardava con quell'espressione a metà tra la rabbia e l'estrema delusione, mi tormentava ad intervalli regolari di qualche minuto.
Senso di colpa. Un'emozione che, al contrario della gelosia, conoscevo fin troppo bene.
<<Ti prego>> esclamai <<Ti prego: dimmi cosa devo fare per sbarazzarmene!>>
<<Non puoi>> Linda scosse la testa, facendo ondeggiare la sua lunga coda di cavallo bionda <<Nessuno può>>
Mi passai una mano sulla fronte:<<I sentimenti fanno schifo>> gemetti <<Era tutto più facile prima>>
<<Prima? Prima quando?>> mi domandò la psicologa.
<<Prima>> feci schioccare la lingua contro il palato <<Quando passavo da un amante all'altra, ogni sera uno o una diversa, senza nessun coinvolgimento ulteriore. C'era un che di rassicurante, immagino>>
<<Spiegati meglio, per favore>>
Ridacchiai:<<Voglio dire che non dovevo stare troppo a pensare: agivo e basta, sistematicamente. Era un modo per... Estranearmi da ciò che provavo>>
Tirai su col naso, tentando di non scoppiare a piangere.
<<Vorresti dirmi che non sei felice con Jennifer?>>
<<Che domande, dottoressa!>> esclamai, quasi offeso dalla sua insinuazione <<Certo che sono felice. Sono più che felice.
Ma stare con lei ha riportato a galla delle cose... Questioni irrisolte che evitavo di affrontare da molti millenni e che avrei preferito restassero sepolte lì dov'erano>>
<<Beh, Lucifer, negli ultimi tempi sei maturato molto. Jennifer o non Jennifer>>
Mi schiarii la voce:<<Quindi come devo comportarmi per far sì che la mia gelosia non interferisca più in questo modo con la mia relazione?>>
<<Dobbiamo prima di tutto stabilire di che tipo è la tua gelosia>> affermò.
Non stavo capendo:<<In che senso?>> chiesi.
<<Esistono principalmente due tipi di gelosia: il primo si verifica quando si guarda al partner come ad un oggetto, in un certo senso, quando si assumono comportamenti - inconsci o meno - volti a limitare la sua interazione con le altre persone perché non si è disposti a condividerlo. E in tutta onestà non penso sia il tuo caso>>
Ci ragionai su qualche secondo. Non avevo mai provato ad impedire a Jennifer di comportarsi come meglio credeva o di vedere chi voleva, ed onestamente non avevo alcun interesse nel farlo.
<<E il secondo tipo?>> chiesi.
<<Si verifica quando ci si sente insicuri, Lucifer. Ed è intrinsecamente legato con la paura di perdere l'altra persona, perché ci si sente in qualche modo indegni di lei>> mi guardava dritta negli occhi <<Si tende ad andare in panico ogni volta in cui ci sembra che l'altro stia troppo vicino a qualcuno più "degno" di noi, che quindi potrebbe prendere il nostro posto al suo fianco>>
Scossi la testa:<<Credi che io abbia un problema con l'autostima?!>>
<<Credo che tu sia terrorizzato di non essere abbastanza per Jennifer, di non meritartela>> fece una breve pausa <<E credo - ma correggimi se sbaglio - che oggi tu abbia avuto più paura del solito, conoscendo il suo migliore amico e "toccando con mano" il forte rapporto che c'è tra di loro>>
Trattenni il respiro.
E se avesse ragione lei?
Vedendo che non confutavo la sua tesi, la dottoressa Linda riprese a parlare:<<Hai capito quanto questo Daniele sia una brava persona, quanto tenga a Jennifer, ed è entrato in gioco il tuo terrore di perdere il controllo: hai reagito immediatamente con rabbia, ti sei comportato in modo deplorevole, ed hai così inconsciamente confermato ciò che in verità hai sempre temuto, e cioè di non essere degno di essere amato>>
Mi presi la testa tra le mani.
In effetti non era un'ipotesi così insensata.
E tutto per colpa di quel bastardo di mio Padre, che mi aveva ripudiato poco dopo l'alba dei tempi, segnandomi per tutta l'eternità.
E lasciandomi come "regalo" aggiuntivo non solo l'odio e le maledizioni di tutta l'umanità, ma anche una lista di traumi assortiti con i quali ora dovevo fare i conti.
<<Dimmi, Lucifer, cos'è che ti ha spaventato davvero?>>
Alzai la testa a quella domanda, così simile per forma ed intonazione ad un'altra, che mi era molto familiare.
Volevo risponderle, volevo dire qualcosa, ma mi sentivo un groppo in gola. Non riuscivo a parlare.
Supplicai con lo sguardo Linda, affinché fosse lei a dire qualcosa.
<<Sai, quando mi hai raccontato della vostra discussione di qualche ora fa, di come hai accusato Jennifer di voler fare sesso con Daniele, ho inizialmente pensato che fosse proprio quello ciò che ti spaventava di più>>
Beh, non che non sia vero.
Non volevo neanche pensare all'eventualità che Jennifer potesse veramente desiderare di andare a letto con qualcuno che non fossi io.
<<Il che>> continuò la dottoressa <<Il che non sarebbe così strano visto il tuo passato, visto quanto il rapporto fisico con la gente abbia occupato una gran parte della tua vita qui sulla Terra>> ponderò per un secondo le successive parole da pronunciare <<Ma poi, sentendoti parlare, ho capito che ciò che ti spaventa per davvero è l'eventualità che lei non ti ami più. Che si stanchi di te, magari rendendosi conto che non sei alla sua altezza, e ti metta da parte per stare con qualcun altro che tu recepisci come "più meritevole">>
<<Qualcuno tipo Daniele>> sussurrai, seguendo il suo ragionamento.
<<Proprio così!>> esclamò lei, positivamente sorpresa dalla sagacia che stavo dimostrando nel capire dove intendesse andare a parare.
<<Potrebbe centrare anche il fatto che Jennifer sia stata così riluttante nel confessarti il proprio amore?>>
Annuii lentamente, sentendomi sanguinare il cuore.
<<Cosa devo fare, dottoressa?>> dovevo suonare davvero implorante.
Lei si alzò e venne a sedersi sul divanetto grigio vicino a me, l'eco del rumore dei suoi tacchi che battevano sul pavimento di legno che aleggiava ancora nell'aria intorno a noi due.
<<Ti dirò un paio di buoni metodi per tenere sotto controllo la tua insicurezza, va bene?>> mi appoggiò una mano sulla spalla con molto affetto.
<<Non ti ringrazierò mai abbastanza, Linda>> dissi a mia cognata, che mi guardava con quei comprensivi ed intelligenti occhi color nocciola schermati da un paio di sottili lenti da vista.
Mio nipote li aveva della stessa identica tonalità di quelli della madre.
<<Figurati>> mi sorrise lei, ricomponendosi.
<<Il primo metodo è molto semplice da spiegare: devi semplicemente fidarti di Jennifer. Se ti dice che lei e Daniele sono solo amici, devi sforzarti di avere fiducia nelle sue parole. La fiducia reciproca è alla base di qualunque relazione interpersonale, e non solo di tipo romantico>>
Io annuii, convinto:<<Penso di potercela fare>>
<<Ottimo>> commentò <<Il secondo metodo, invece, è più complicato, ed è pensato per essere attuato proprio quando pensi di essere sul punto di scoppiare, magari facendo un'altra scenata. Consiste nell'immaginare un'ipotetica situazione che scatenerebbe la tua gelosia nei confronti di Jennifer>>
<<A dirla tutta, non è che mi sembri proprio un buon metodo per non fare scenate>>
Per niente, proprio.
<<Lasciami almeno finire di spiegare prima di commentare, no?>>
Alzai le mani:<<Come vuoi>> concessi.
<<Bene. Come dicevo, devi immaginarti una situazione che ti renderebbe geloso al massimo, fissandola per bene nella tua mente, ci sei?>>
Io annuii.
<<Puoi provarci anche adesso, se vuoi>> mi propose.
Ero piuttosto riluttante ma acconsentii.
Non era affatto complicato. Mi venne fin troppo facile, in effetti.
Mi immaginai Jennifer e Daniele che camminavano al lato di un esteso campi di papaveri di colore rosso intenso, durante una splendente giornata di sole.
Lui indossava un'uniforme militare che ovviamente era stirata in modo impeccabile e portava i capelli chiari pettinati all'indietro in modo quasi altrettanto perfetto.
Jennifer, invece, aveva indosso un semplice paio di pantaloncini jeans ed una maglietta azzurra come il cielo terso.
I due, entrambi sorridenti, camminavano mano nella mano e si scambiavano di tanto in tanto delle occhiate complici.
Poi lei si fermava e gli passava le braccia intorno al collo, come se avesse intenzione di baciarlo, e gli sussurrava qualche parolina all'orecchio, sorridendo beata.
Non avevo bisogno di tanta immaginazione per sapere cosa gli stessi dicendo. Che gli stesse confessando di amarlo più di qualunque altra cosa, e che lo stesse facendo con estrema naturalezza.
Una naturalezza che non aveva mai avuto quando aveva detto a me la stessa cosa.
<<L'hai visualizzata per bene l'immagine?>> la voce di Linda mi fece sobbalzare leggermente.
Feci di sì con la testa, senza parlare ne aprire gli occhi.
<<Perfetto. Ora voglio che tu ti ripeta una cosa: che quello che stai vedendo non è reale, ma solo frutto della tua mente>>
Posso provarci.
Ed infatti fu quello che feci: mi dissi che quell'immaginazione, per quanto vivida, non era la realtà. Mi dissi che quello non sarebbe mai successo, perché Jennifer amava me - l'aveva detto per ben due volte - e non Daniele.
Feci un respiro profondo.
Lei e quel ragazzo sono solo migliori amici, mi focalizzai su quel pensiero per un altro paio di minuti e alla fine mi sentii meglio.
Era solo un sollievo momentaneo, ma era già più che sufficiente.
<<Funziona!>> aprii gli occhi sentendomi più leggero e scattando in piedi.
<<Te l'avevo detto!>> esclamò Linda, soddisfatta <<E ora credo che dovresti andare a scusarti con Jennifer per il tuo comportamento isterico di poco fa. Perché, non so se lo sai, ma le donne in genere non apprezzano che un uomo abbia degli scatti di rabbia completamente immotivati>>
Devo guadagnarmi il perdono di Jennifer.
<<Non credo che questa volta basterà semplicemente chiederle scusa per essere scusato>> osservai io.
Linda alzò le spalle:<<Non ti resta che provarci e sperare per il meglio>>
Mi resi conto che aveva ragione. Ancora una volta.
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