Capitolo 36

Linda mise Charlie nel suo seggiolone con molta delicatezza, poi, assicuratasi che il bimbo fosse comodo, tornò da me e da Luci, seduti sul divano di casa sua.

<<Non so quanto sia buona quest'idea della terapia di coppia>> gli sussurrai all'orecchio.

<<Lo vedrai>> mi disse in tutta risposta.

Linda si accomodò su una sedia che aveva posto proprio davanti al sofà, per ricreare l'atmosfera presente nel suo studio.

Rivolsi una occhiata veloce a Lucifer, sospirando. Sapevo che stava facendo tutta quella farsa della terapia di coppia per me, per convincermi a parlare di ciò che stavo passando con uno psicologo.

<<Allora>> iniziò Linda <<Terapia di coppia, eh?>>

<<A quanto pare>> sospirai di nuovo <<Anche se stiamo insieme da tipo otto ore... >> incrociai le braccia sul petto.

<<Capisco>>

<<Oh, ma dottoressa, sono state delle ore piuttosto intense>>

Grazie Lucifer, grazie mille.

<<Ne vuoi parlare, tesoro?>>

<<Pensavo che Amenadiel ti avesse già raccontato ogni cosa>> il mio tono di voce era più acido di quanto non avrei voluto.

Linda non perse la calma:<<Sì, in effetti l'ha fatto, ma vorrei sentire anche la tua versione>>

Lei e Lucifer si saranno di sicuro messi d'accordo.

<<Ho sognato di nuovo mia sorella. In una bara. Il senso di colpa mi ha stritolato, come tutte le notti d'altronde, e poi quando mi sono svegliata non riuscivo a togliermi dalla testa l'odore di quei maledetti fiori>>

<<Quali fiori?>>

<<Il mazzo di fiori che le avevano messo in mano. Facevano un odore fortissimo, forse erano imbevuti di qualche sostanza chimica>> guardai prima Linda e poi Luci che mi fissavano preoccupati <<Per coprire l'odore della carne morta, suppongo. Non che io l'abbia mai chiesto a qualcuno a cosa servissero...>>

Lucifer si passò una mano sulla fronte. Stava iniziando a pentirsi della sua iniziativa? Lo speravo davvero.

<<Quindi stavo dicendo che mi sono alzata e sono andata in cucina. A quel punto ho scoperto che i demoni hanno messo un anello di Diana fuori dalla mia finestra>> la psicologa lanciò una veloce occhiata a suo figlio, a quelle parole <<Esatto: non solo hanno scoperto dov'è che abito, ma hanno anche - in qualche modo sconosciuto - avuto accesso al paradiso>>

Mi zittii, chinando la testa e guardandomi i palmi delle mani.

<<Amenadiel mi ha detto che hai avuto un attacco di panico, Jennifer>> Linda mi guardò con il solito sguardo da psicologa, quello che ti invita a parlare delle tue esperienze più dolorose.

<<Già. Pensavo davvero che sarei morta. Ah, e poi ho pensato anche che quando morirò per davvero non farò altro che passare dal mio inferno personale a quello vero e proprio!>> battei le mani <<Non sei d'accordo anche tu, Linda?>>

La psicologa aprì la bocca per rispondere, ma Luci la anticipò:<<Per favore, dottoressa, diglielo tu che non andrà all'Inferno, che la sua è solo una... Fissazione momentanea>>

<<Ma certo>> esclamai io <<Una "fissazione momentanea", eh? Disse quello che è stato intrappolato in un luogo per milioni di anni senza nemmeno rendersene conto!
Senti da che pulpito viene la critica>>

<<Ora calmatevi>> intervenne Linda <<Andiamo per ordine: tu, Lucifer, mi rendo conto che vorresti con tutto te stesso che Jennifer non finisse all'Inferno, ma la verità è che non dipende da te. Perciò forse stai proiettando - diciamo - qualche problema preesistente tra di voi su questo argomento di discussione. Qualche questione non del tutto risolta, magari... Come il fatto che ora Jennifer sa la verità su di voi, o meglio su di noi. E tutte le conseguenze che ne scaturiranno.
O forse c'entra la tua preoccupazione per la sua incolumità>>

Lucifer si era zittito di colpo.

<<Visto?!>> esclamai, rivolta a lui.

Nella mia testa risuonò un inno vittorioso, ma subito dopo mi sentii una sciocca a ragionare in quel modo e a comportarmi come una bambina.

<<In quanto a te, tesoro>> disse Linda, stavolta rivolgendosi a me <<Credo che - nonostante tu voglia negarlo - tu sia molto scossa da una quantità di eventi accaduti in veloce successione: gli incubi, i demoni, la scoperta riguardo la vera natura della persona con cui stai... Tutte queste cose sommate insieme sono tante da metabolizzare.
Quindi è più che normale che tu abbia pensieri... Cupi, se così si può dire. Che tu ti senta più demoralizzata del solito, per esempio, e più impotente.
Il fatto che tu sia così certa di meritarti l'Inferno, io credo sia collegato a tutto questo mare di emozioni.
Sono sicura che, una volta che le avrai affrontate, ti sentirai meglio>>

<<Come sempre hai ragione, Linda. Peccato che "affrontare" i problemi sia più facile a dirsi che a farsi>>

Quella conversazione mi stava letteralmente mandando fuori di testa.

<<Lo so, Jennifer, lo so>> mi rassicurò la psicologa <<Come ti ho sempre detto, per questo tipo di processi servono tempo e pazienza>>

<<Io sono stata paziente, Linda!>> scattai in piedi, in un impeto di rabbia, ma mi rimisi subito seduta <<Mi dispiace, okay? Non volevo reagire in questo modo, ma ho bisogno di risposte. Del tipo: quanto tempo ci vorrà perché il senso di colpa mi abbandoni? O, piuttosto: mi abbandonerà, prima o poi, o continuerò a soffrire così?>>

Mi sforzavo di non piangere:<<Quello che intendo, Linda, è: se nemmeno il diavolo in persona è riuscito a sbarazzarsi del senso di colpa per un errore commesso milioni di anni fa, che speranze ho io?! >>
allargai le braccia <<Nessuna>>

Mi risposi da sola.

<<Ma io me ne sono liberato, Jennifer>> mi disse Lucifer <<Sono qui sulla Terra, non più all'Inferno: il che non può che voler dire che non mi sento più in colpa>>

<<Ma è davvero così?>> chiesi <<Hai davvero fatto abbastanza per superarlo?>>

Lui si grattò la testa, prendendo tempo.

<<Non lo so>> dichiarò alla fine <<La verità è che non lo so.
Nessuno lo sa, Jennifer. Sono stato il re dell'Inferno per milioni di anni, e se c'è una cosa che ho imparato è che non ci è dato sapere - neanche a noi angeli - se abbiamo fatto abbastanza oppure no.
L'unica arma che abbiamo e fare del nostro meglio, sperando alla fine di ritenerci degni di un premio e non di una punizione>>

Avevo gli occhi umidi:<<Ma non lo capisci? È proprio questo il punto>>
mi coprii il volto con entrambe le mani, respirando a fondo per calmarmi.

<<Quale?>> domandò Linda.

<<Non importa cosa farò, perché in fondo in fondo mi sentirò sempre indegna. E so che non cambierà mai>>

<<Hai salvato la vita a mio figlio, Jennifer, tu hai... Hai aiutato il diavolo in persona a sentirsi meglio riguardo a sé stesso. Il Diavolo in persona!
Il più irredimibile personaggio dalla creazione dell'Universo!>>

<<Adesso non esageriamo! >> commentò Luci, ma poi si riprese subito <<Comunque ha ragione>> disse, rivolto a me.

Scossi la testa:<<Non è... Non è abbastanza>>

Proprio in quel momento la porta di casa si splancò ed una Maze trionfante ne entrò saltellando.

L'orlo della sua corta gonna di jeans si alzava e si abbassava ritmicamente.

<<Salve, gente!>> gridò.

Mi chiesi cosa la rendesse tanto di buonumore quella mattina.

<<Ciao, Maze>> la salutò Linda, piuttosto scocciata per l'interruzione.

In mano teneva una sportina piena di bottiglie che tintinnavano, sbattendo l'una contro l'altra.

Scommetto che è alcool.

Il demone venne a sedersi sul divanetto, in mezzo tra me e Lucifer, e scoccò un bacio sulla guancia al mio fidanzato.

Lui la guardò ancora più stranito.

Maze appoggiò il suo sacchetto sul pavimento e ne tirò fuori una bottiglia di birra, dopodiché fece saltare via il tappo con i denti e la porse a Luci.

<<Tieni>> gli disse <<Bevi!>>

Lucifer prese in mano la bottiglia, guardando Mazikeen e poi me con fare interrogativo.

<<Vieni, darling>> mi passò un braccio intorno alle spalle, mentre apriva un altra delle birre che aveva portato con sé e me la porgeva.

<<Dobbiamo festeggiare!>> esclamò, bevendo un sorso dalla bottiglia prima di darmela.

Linda guardava la sua amica con fare scioccato e lo stesso faceva Lucifer.

<<Che cosa c'è da festeggiare?>> le chiesi.

Nel frattempo si era avvicinata a tanto così dal mio volto, e si passava la lingua sulle labbra coperte di rossetto nero.

<<Sai che sei proprio carina oggi?>> mi sussurrò <<Capisco perché gli piace tanto stare con te>>

La allontanai con gentilezza da me, dopo aver appoggiato per terra la birra che mi aveva dato poco prima.

<<Maze, ma stai bene?>> le chiesi, scuotendola per le spalle <<Che ti prende?>>

<<Me lo chiedo anche io...>> commentò Lucifer, incrociando le braccia infastidito.

<<Vuoi sapere cosa mi prende?! >> era decisamente su di giri <<Mi prende che sono una donna... O meglio: un demone, libero!>> si piegò per prendere la bottiglia di birra che avevo appoggiato e ne bevve un lungo sorso <<Questo sì che è un avvenimento da festeggiare!>>

Scambiai un'occhiata perplessa con Luci, mentre Linda, preoccupata più di tutti, andava in cucina a prendere dell'acqua per Maze.

<<Tu e Eve vi siete lasciate?>> le chiese Lucifer.

Mazikeen annuì, bevendo un altro po' di birra:<<Lei... Lei ha lasciato me. Avrei dovuto immaginare di non essere abbastanza per la prima donna in assoluto, giusto?!>> sbiascicava, allungando le vocali delle parole.

<<Mi dispiace>> la abbracciai <<Che è successo?>>

<<E io che cazzo ne so, scusa? Andava tuuuutto bene, ma poi lei ha deciso di lasciarmi per messaggio. Capite, per messaggio!>> finii gli ultimi sorsi di birra che rimanevano <<Non si è neanche data pena di farmi una telefonata... Non so, mandarmi un vocale, o qualcosa del genere... >> sbadigliò, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare all'indietro.

Lucifer la prese per le spalle e le appoggiò piano la testa sul divano.

<<È ubriaca?>> gli chiesi.

<<Sembra proprio di sì>> constatò lui <<Deve aver svuotato una cantina intera per ridursi in questo stato...>>

<<Giusto>> era pur sempre la stessa donna che si era scolata più di ventisette shottini uno dietro l'altro, sempre per provare a dimenticare Eve.

Linda si inginocchiò accanto al demone addormentato, accarezzandole piano e con fare amorevole una guancia.

<<Se volete potete andare: a lei ci penso io. Voi andate pure a godervi una buona colazione, ma state attenti>> e fece a Lucifer un occhiolino di intesa.

<<Hai sentito il consiglio della dottoressa?>> mi chiese lui, dandomi una leggera gomitata <<Noi dobbiamo ancora andare a fare colazione>>

<<Va bene, andiamo>> acconsentì <<Ma sei sicuro che Maze starà bene dopo quello che le è successo?>>

<<Ricorda che stai parlando di Maze>>

Giusto.

<<E poi sto io qui con lei>> mi rassicurò Linda <<Amenadiel è andato a fare la spesa ma tra poco dovrebbe tornare>>

<<Okay, va bene>>

Luci mi prese per mano e ci incamminammo insieme fuori dalla villetta. Mi faceva sempre un certo effetto quando lo faceva.

<<Non ti senti meglio adesso?>> mi domandò, dopo essere saliti sulla mia macchina.

Sbuffai:<<Beh, di sicuro non si può dire che non sia stato... Catartico>>

Lui sorrise, orgoglioso.

<<Non essere così compiaciuto!>> gli rivolsi una mezza occhiataccia.

"Mezza" perché tenevo troppo a lui per arrabbiarmi solo perché aveva provato ad aiutarmi.

Lui mi sorrise, in quel modo in cui mi sorrideva sempre quando era davvero felice, e mi fece venire le farfalle nello stomaco.

Tornai a concentrarmi sulla strada.

<<Sicura di stare bene?>> mi chiese dopo un po'.

<<Io sono una tosta, sai? Certo che sto bene>>

Calò nuovamente il silenzio mentre guidavo verso il Lux, visto che Lucifer voleva mettersi un'altro completo prima di fare colazione.

<<Cos'è, credi di stare nel milleottocento che vuoi fare il cambio d'abito per metterti a tavola?>>

Lui rise:<<No>> disse <<Ma, se vuoi, puoi venire su con me e aiutarmi a scegliere cosa mettere>>

<<Passo>> gli risposi <<Per ora>>

<<Fa' come vuoi>> incrociò le braccia, fingendosi offeso.

Quando arrivammo davanti al Lux io mi parcheggiai, e Luci scese dalla macchina.

<<Sicura che mi vuoi aspettare qui?>>

Alzai le spalle:<<Sì, stai tranquillo. Puoi sempre arrivare in sette secondi, se dovessi aver bisogno di te, no?>>

<<Sì, ma...>>

Gli feci segno di avvicinarsi ed aprii il cassetto del cruscotto, dal quale rilucevano colpiti dalla luce del mattino due pugnali di metallo nuovi di zecca.

<<Sono un regalo di Maze>> spiegai.

<<Va bene>> sospirò lui <<Cercherò di essere il più veloce possibile, ma potrebbe volermici un po'>>

<<Fai con calma, tanto non c'è fretta>> dissi, mente accarezzavo sovrappensiero la lama di uno dei due pugnali, che appartenevano a me fin dal nostro primo allenamento.

Mentre lo guardavo allontanarsi e poi entrare nel Lux, la mia attenzione si concentrava lentamente su altre questioni.

Daniele, per esempio.

Mancavano pochi giorni a quando sarebbe dovuto tornare a casa, in Italia, ed io ero stata pochissimo con lui.

Per ovvi motivi.

La vicinanza con me l'avrebbe messo in pericolo, avrebbe rischiato di farlo diventare un bersaglio vivente proprio come era accaduto a me.

Già si metteva abbastanza in pericolo da solo con il lavoro che si era scelto.

Mi portai una mano alla bocca ed iniziai a mangiucchiarmi nervosamente le unghie.

Erano anni che non guardavo più i film di guerra come facevo prima.

Il problema era che, avendone visti tanti da ragazzina, quando mi veniva l'ansia che gli succedesse qualcosa la mia mente si dimostrava sapientemente capace di accedere al repertorio di immagini che avevo conservato nella memoria.

Soprattutto di combattimenti aerei.

Scossi la testa.

Mi dispiaceva di non poter stare con lui, ma non avrei per niente al mondo messo in pericolo il mio migliore amico.

Proprio in quel momento sentii bussare piano sul mio finestrino e sobbalzai, riscuotendomi dai miei pensieri.

Vidi una donna di mezza età in piedi appena fuori dalla mia macchina.

Aveva la pelle abbronzata e una massa di capelli ricci che le incorniciavano il volto, in più portava degli spessi occhiali da sole.

Abbassai il vetro, diffidente, allungando una mano per afferrare uno dei due pugnali regalatimi da Mazikeen.

<<Scusi il disturbo>> disse la donna <<È lei la signorina Jennifer Bianchini?>>

<<Sì, sono io>> il suo tono e i suoi modi di fare gentili mi tranquillizzarono un minimo: non sembrava essere intenzionata a farmi del male.

<<Piacere>> mi allungò una mano che io strinsi <<Il mio nome è Mary Skeyton e lavoro per la Mascherade Inc, una società che opera qui a Los Angeles da circa un decennio. Non so se la conosce>>

Scossi la testa:<<No, mi dispiace>>

<<Fa niente>> mi sorrise, frugando nella grande borsa nera che portava a tracolla <<La nostra specialità è l'investigazione, se così vogliamo dire: pediniamo delle persone su richiesta del partner, o di un conoscente del partner, come in questo caso, per scoprire se li tradiscono o fanno qualcosa che non dovrebbero. E se è così, allora noi scattiamo le prove e le formiamo al diretto interessato.
È tutto legale, ovviamente>>

Inarcai appena le sopracciglia:<<È un lavoro interessante, ma che cosa c'entra tutto questo con me?>>

Avevo paura della risposta che avrei ottenuto.

<<Lei, signorina, non si sta frequentando con un certo Lucifer Morningstar? Almeno così ci aveva scritto per e-mail la committente dell'ordine>>

<<Sì, e vero>> deglutii <<Si può sapere chi sia questa committente?>>

<<Si è firmata solo come "Eve", perciò fatico a dirglielo precisamente. Il che non è strano, visto che la metà degli ordini che riceviamo sono anonimi. Le uniche informazioni obbligatorie che richiediamo al mittente sono il nome della persona su cui vuole che investighiamo e quello della vittima del presunto tradimento>>

Eve ha contattato un'agenzia per tenere d'occhio Lucifer per me?

<<E quindi?>> chiesi alla signora Skeyton.

<<Ecco qui>> mi porse una grossa busta bianca <<Le foto le ho scattate io stessa ieri sera, al No Vacancy, un bar al 1611 N El Centro Eve. Saranno state circa le undici e mezza>>

Le rivolsi un'ultima occhiata e aprii la busta, che conteneva un paio di immagini stampate in formato F4.

Riconobbi subito il soggetto della prima, sebbene fosse stata scattata da lontano: Lucifer.

Vestito dell'abito che indossava la sera prima, era seduto su uno sgabello del bar e sembrava parlare con una ragazza bionda che indossava un abito rosso a paillettes.

Alzai la prima immagine per guardare la successiva e mi si strinse il cuore.

Lucifer e la stessa ragazza della prima foto si stavano baciando e anche piuttosto appassionatamente, a quanto pareva. Lui aveva persino le mani sotto il suo vestito.

Avevo l'amaro in bocca, sia letteralmente sia metaforicamente.

<<Come posso essere certa che non siano state editate con photoshop, o qualcosa del genere?>>

La donna mi guardò bonariamente:<<Forse non ci crederà, ma noi siamo piuttosto rinomati qui a LA. Non rovineremmo mai la nostra reputazione falsificando le prove che portiamo ai nostri clienti>>

Sospirai, col cuore a pezzi.

<<Quanto le devo?>> domandai.

<<Niente, stia tranquilla: il pagamento viene effettuato da chi ci commissiona l'ordine, non dal suo beneficiario>>

Annuii.

<<Arrivederci>> mi salutò lei, ma io ci feci a malapena caso e non le risposi.

Stavo per perdere il controllo e scoppiare a piangere, ma mi dissi che non dovevo precipitarmi alle conclusioni.

Già una volta credevo che mi avesse tradito, ma poi c'era stata una spiegazione: era sua madre quella che l'aveva baciato, probabilmente perché non voleva che suo figlio stesse con un'umana.

Rimisi le foto nella busta e infilai quest'ultima nel vano portabagagli.

Qualche minuto dopo, quando Lucifer tornò tutto sorridente, gli aprii la portiera come se nulla fosse.

<<Sto morendo di fame!>> esclamò, baciandomi velocemente le labbra <<Mi dispiace di averti fatta aspettare, ma sai com'è, ci vuole tempo per pettinarsi così divinamente>> ed accennò ai suoi capelli.

<<Dove vuoi che andiamo a fare colazione?>> gli chiesi.

<<Pensavo al Mad Hatter, ti va?>>

<<Okay, perfetto>> misi in moto l'auto.

Il viaggio era lungo quasi venti minuti, perciò avrei avuto tempo per indagare su quelle foto.

Una piccola parte di me mi diceva che in verità mi stavo solo arrampicando sugli specchi, continuando a negare l'evidenza dei fatti. Non volevo darle ascolto.

Non volevo ammettere che avesse ragione.

<<Allora>> dissi, con nonchalance <<Che hai fatto di bello ieri sera?>>

Il suo sguardò schizzò su di me alla velocità della luce, ma poi alzò le spalle, provando a dissimulare la propria reazione:<<Sono andato un pochino in giro per la Città degli Angeli, cara>> quando parlò era sulla difensiva.

Pessimo segno. Pessimo, pessimo segno.

<<Non sarai mica andato a bere, spero!>> il mio tono di voce era ironico e leggero.

<<No, affatto: in verità sono andato a giocare a bowling, se vuoi saperlo. Ci sono rimasto praticamente tutta la sera, fino a poco prima di venire da te>> mi sorrise <<Il massimo che ho bevuto è stato un succo alla pera che aveva un sapore orribile>>

Strinsi le labbra.

Mentiva in modo davvero convincente, quella volta. Sembrava quasi che fosse sincero, ma sapevo che non poteva esserlo: le foto lo incastravano.

Decisi di provare con un diverso approcio.

<<Ma che bravo ragazzo>> commentai <<Io invece ieri sera al lavoro ho incontrato una persona molto interessante>>

<<Sì? E chi è?>>

<<Si chiama Alejandro ed è di origini peruviane. È il nuovo "acquisto" della titolare del ristorante, sai? Lavora in cucina, come aiuto cuoco.
Non puoi nemmeno immaginarti quanto è bello e affascinante, Lucifer! Oltre ad essere simpatico. Non è che lo conosca chissà quanto bene, ma sembra anche piuttosto intelligente>>

Luci mi guardava interdetto.

<<Insomma>> dissi <<Non so se ho reso bene l'idea, ma non sarebbe male se riuscissi a farmelo, un giorno di questi>> mi zittì e osservai attentamente la sua reazione.

Rimase in silenzio per diversi secondi, come ponderando ciò che stava per dire, poi esclamò:<<Ma che diavolo stai dicendo?! Ti sei già dimenticata che stiamo insieme? Dai, ammettilo che vuoi solo farmi ingelosire>>

Quella esitazione non poteva che essere la conferma dei miei dubbi. Doveva essere rimasto zitto a ragione su ciò che sapevo. Se cioè avessi scoperto ciò che aveva fatto e stessi provando - come in effetti stavo facendo - a fargli commettere un passo falso che lo incriminasse.

Non gli risposi nemmeno e mi limitai ad accostare al lato della strada.

<<Jennifer, ma che succede?>> il suo tono di voce era sempre più ansioso.

Stronzo, pensai con rabbia.

Rimasi muta e mi limitai a tirare fuori la busta bianca. Gliela misi in mano con malagrazia.

<<Succede che sei un bastardo, ecco cosa succede!>> lo dissi in italiano.

Non c'era lingua migliore per esprimere i sentimenti e volevo che la mia rabbia la sentisse tutta.

Faceva finta di non capire.

<<Apri la busta!>>

Luci fece come avevo detto e ne tirò fuori le due foto maledette.

Le guardò bene. Una dopo l'altra.

Sembrava sconvolto.

Non si aspettava che qualcuno lo fotografasse. Non si aspettava che sarei venuta a saperlo.

<<Jennifer...>> fece per appoggiarmi una mano sulla guancia, ma io la spinsi via.

<<Scendi dalla mia macchina>> sussurrai, mentre le prime lacrime si facevano strada sul mio volto.

Chiusi gli occhi, aspettando di udire il rumore di una portiera che si apriva e si chiudeva.

I secondi passavano, ma non lo sentivo.

Lucifer era ancora lì, immobile,

<<Non mi hai sentita?! Scendi dalla mia macchina, ora!>>

<<Non so che dire>>

Scossi la testa, accennando alle fotografie che teneva in mano:<<Non c'è niente da dire. È tutto chiarissimo.
Ora scendi!>>

Stavolta mi obbedì.

<<Ridammi le foto>> allungati una mano fuori dal finestrino senza guardarlo in faccia.

Lui mi allungò la busta bianca ed io la gettai sul sedile che aveva occupato fino a poco prima.

<<Buona fortuna>> gli dissi, faticando a mantenere l'autocontrollo <<Per tutto>>

Non aspettai che rispondesse e partii a tutta velocità.

Avrei preferito non averci mai più a che fare.

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