Capitolo 35.

Non so per quanto tempo rimasi incosciente, ma quando aprii nuovamente gli occhi ero distesa sul mio letto.

La prima cosa che vidi e avvertii furono il volto di Lucifer a poca distanza dal mio ed un paio di mani che mi accarezzavano la testa.

<<Oh, mio Padre!>> esclamò lui, vedendomi spalancare le palpebre.

Il groppo in gola non se ne era ancora andato del tutto in realtà, ma sì era alleggerito quel tanto che bastava perché potessi sperare di non soffocare.

Però tremavo ancora. E forte.

Quantomeno non mi sentivo più come se fossi distaccata dal mio corpo.

<<Luc->> sussurrai, a corto d'ossigeno.

Lui era pallido e aveva gli occhi rossi.

Mi passò un braccio dietro la schiena e mi tirò leggermente su dal materasso, avvicinandoci.

Non potei fare a meno di guardarmi attorno con ansia, nonostante la sua presenza contribuisse a calmarmi.

<<Jennifer, di' qualcosa>> esclamò <<Ti prego, ti prego... Dimmi che stai bene>>

Sto bene?, mi domandai, e poi: sono appena svenuta?

I ricordi di tutto ciò che avevo passato fino a quel preciso istante mi investirono come un'onda anomala, ed io, sopraffatta, scoppiai a piangere.

<<Ehy, tesoro, hai... Male da qualche parte?>> il suo tono di voce era sempre più disperato.

Ora che l'ansia si era un minimo attenuata e potevo di nuovo ragionare, mi resi conto che doveva essere molto preoccupato per me. Che doveva essere spiazzato, non sapendo cosa fare.

Feci segno di no, respirando profondamente.

Lui mi strinse forte contro il suo petto e mi accarezzò la testa, quasi cullandomi.

<<Shhh>> mi sussurrò all'orecchio <<Non piangere, okay? Va tutto bene... Andrà tutto bene. Te lo prometto>>

Scossi di nuovo la testa, incapace di parlare, ed ebbi un singhiozzo piuttosto violento.

Lui mi riappoggiò con la massima delicatezza sul letto, continuando a guardarmi preoccupato, non riuscendo a calmarmi.

<<Come ti senti?>> mi domandò, mentre qualche lacrima gli inumidiva le guance.

Feci qualche altro respirone prima di parlare, visto che quella sensazione di soffocamento imminente non mi aveva ancora abbandonata.

<<Un po' impaurita>> riuscii a sussurrare.

Lui mi accarezzò le guance, poi si piegò in avanti e mi appoggiò piano le labbra sul collo.

<<E da cosa?>> domandò <<Non hai niente di cui avere paura, capito? Sei al sicuro>> la sua voce, leggermente roca per lo spavento che gli avevo fatto prendere poco prima, era uno dei suoni più rassicuranti che avessi mai avuto la fortuna di sentire.

<<Jenny, sono serio, guardami>> mi asciugò le lacrime, perché non vedessi tutto offuscato <<È tutto a posto, cara. Dico davvero. Va tutto bene. Tu stai bene>>

Io annuii nonostante mi tremassero ancora un po' le mani.

<<Amenadiel sta venendo qui>> mi spiegò, mentre mi lisciava i capelli <<Ha studiato tantissima medicina, te lo avevo mai detto? Sia umana sia angelica. Ti darà lui un'occhiata e deciderà se sia il caso di portarti in ospedale>>

Stava provando a cambiare argomento, ma alla parole "ospedale" mi ritornò in mente il sogno dal quale grazie al cielo ero uscita.

<<P-per quanto sono stata svenuta?>>

Lui si passò le mani tra i capelli:<<Non saprei... Un minuto, più o meno>> mi baciò velocemente la fronte <<Mi hai spaventato a morte>>

Quei sintomi terrificanti erano quasi del tutto scomparsi. Era rimasta la paura per l'incubo, ma a quella c'ero abituata.

<<Mi dispiace, Lucifer>>

Lui scosse la testa, asciugandosi le lacrime con un movimento veloce della mano sinistra:<<Tranquilla, l'importante è che sia tutto a posto>> e mi baciò a fior di labbra.

Lo fece così delicatamente che sembrava essere convinto che altrimenti avrei perso di nuovo conoscienza.

<<È tutto a posto>> dissi per rassicurarlo, mentre facevo leva sul materasso per tirarmi su a sedere.

Lucifer mi bloccò:<<No, non muoverti!>> esclamò prudentemente <<Resta ferma>>

Presi una delle sue mani e me la portai al petto, mentre lui mi guardava in apprensione.

Rimanemmo fermi così per altri dieci secondi, dopodiché un forte rumore provenne dall'altra stanza.

<<È mio fratello>> mi rassicurò Lucifer.

Amenadiel venne a sedersi vicino a me, sul lato del letto, dopo aver ritirato nelle spalle il suo magnifico paio di ali.

Mi prese le mani e mi fece mettere dritta. Non avevo problemi a rimanere in quella posizione: la debolezza, il tremore, la difficoltà a respirare, sembravano tutti spariti...

L'unica sensazione che continuava a tormentarmi era una sottile seppure ben presente ansia, che però rimaneva relegata in un angolo della mia mente.

<<Chiudi gli occhi e cerca di respirare normalmente>>

Feci come chiedeva Amenadiel e avvertii due delle sue dita che si appoggiavano con delicatezza sul mio collo, proprio vicino alla giugulare pulsante.

Non fu una bella sensazione perché mi ricordava poco prima, quando mi sentivo mancare il fiato, ma sopportai in silenzio.

Dopo circa sei secondi le tolse:<<Ottanta battiti al minuto>> mi informò <<Sono nella norma>>

<<Senti male da qualche parte? Al petto, per esempio, o alla testa?">> mi domandò.

Ci riflettei su prima di rispondergli:<<No>> dissi, e finalmente riuscivo a parlare normalmente <<Ho solo un po' male alle ginocchia, ma penso che sia perché le ho sbattute per terra>>

Amenadiel annuì, appoggiandomi una mano sulla spalla, proprio come aveva fatto l'infermiera nel mio sogno.

<<Vuoi raccontarmi cos'è successo?>> anche il suo tono di voce, proprio come quello di Lucifer poco prima, era calmo e rassicurante.

Guardai Luci, il quale mi prese di nuovo una mano tra le sue.

Esitavo. Mi ero già resa abbastanza ridicola con quella faccenda dello svenimento, non potevo peggiorare la situazione.

<<Ho fatto un incubo piuttosto brutto>>

Alla fine optai per la sincerità, dopotutto Amenadiel era lì per aiutarmi. Qualunque cosa mi fosse successa, se c'era uno che poteva farmi stare meglio quello era un angelo.

<<Capisco>>

Luci rimaneva in silenzio, mordendosi il labbro.

<<Ho sognato il momento d-della morte di mia sorella, quasi come tutte le notti da quattro anni>> mi guardavo le mani mentre parlavo << Ma non è stato quello il problema: quando mi sono svegliata sono venuta in sala e... Ho trovato fuori dalla portafinestra, appoggiato sul balconcino, un anello>>

Amenadiel si frugò nella tasca anteriore dei jeans scoloriti, tirandone fuori un oggettino familiare:<<Intendi questo anello?>>

Feci un respiro profondo, annuendo, e lui me lo appoggiò in mano.

<<È di mia sorella. L'aveva addosso il giorno in cui è morta. Com'è possibile che fosse fuori dalla finestra?!>>

Guardai prima Amenadiel, poi Lucifer. Non parlavano, si limitavano a scambiarsi dei veloci sguardi.

<<Odora di demone>> disse il secondo, alla fine <<Dev'essere stato uno di loro ad appoggiarlo sul tuo balconcino>>

Ebbi un tuffo al cuore, mentre la consapevolezza del significato di quelle parole mi si riversò addosso.

<<I-i demoni possono accedere al paradiso?>> domandai.

Lucifer serrò le labbra ed Amenadiel si strinse nelle spalle. Non serviva che me lo dicessero a voce per sapere che non potevano. Proprio come il Diavolo, anche i demoni erano banditi dalla Città d'Argento.

<<Lucifer>> rabbia mista a terrore mi si rimescolavano nel petto, senza darmi tregua<<Lucifer, dimmi la verità, okay?>>

Lui annuì.

<<Mia sorella, Diana, e i miei genitori... Sono in paradiso, non è vero?>>

Luci esitava.

Scossi la testa:<<Tu mi avevi assicurato che fossero in un posto migliore...>>

Amenadiel prese la parola:<<Sono in paradiso, Jennifer. Te lo giuro>>

<<Ma allora com'è possibile che i demoni avessero l'anello di Diana?>>

<<Non lo so, ma ti prometto che lo scopriremo>> Amenadiel era sempre così diplomatico << Ma ora vorrei che mi raccontassi come ti sei sentita prima di svenire, così posso provare a capire cos'è stato>>

<<Come se avessi qualcosa incastrato in gola che mi impediva di respirare. Mi girava la testa, ed ero anche molto spaventata... Ad un certo punto ho creduto che sarei morta, perché era come se vedessi me stessa dall'esterno. Non so se rendo l'idea>>

Amenadiel annuì:<<Ti era mai successo prima d'ora?>>

Scossi la testa.

Lucifer guardava il fratello con ansia, in attesa della sua diagnosi.

<<E hai avuto questo episodio dopo un forte momento di stress, giusto? Con l'incubo e il ritrovamento dell'anello... >>

Alzai le spalle:<<Direi di sì>> risposi.

<<Si è trattato di un attacco di panico, suppongo. Ansia intensa, fatica a respirare, vertigini... Tutti i sintomi combaciano alla perfezione con la definizione medica. Di solito questo tipo di attacchi sono innescati da un momento di forte stress fisico o psicologico, o da un periodo di ansia prolungata. Lo svenimento è molto raro, ma se mi dici che sei andata in iperventilazione allora potrebbe anche essere plausibile>>

<<E quindi?>> Lucifer giocherellava nervosamente con i bottoni delle tasche dei suoi pantaloni.

<<Non è niente di grave, se è un episodio isolato. In più solitamente non crea danni fisici di nessun tipo, perciò non credo ci sia bisogno di portarti all'ospedale, Jennifer. Certo, a meno che non ti capiti di nuovo, o non inizi a sentire dolore al petto>>

Mi sentivo sollevata, davvero davvero sollevata.

<<Grazie mille>> gli dissi, e lo abbracciai.

<<Figurati: sono ancora e resterò per sempre in debito>> mi battè piano una mano sulla schiena.

<<Ci vediamo. Io ora devo tornare a casa, ma racconterò a Linda di quel che è successo>> spiegò le enormi ali grige, ed io dovetti socchiudere gli occhi <<Se dovessi aver bisogno di parlare con lei, non hai che da chiamarci>> stavolta era rivolto a me.

Un modo velato e gentile per dirmi che avevo bisogno di un consulto psicologico prima di impazzire del tutto.

Detto ciò volò fuori dalla mia portafinestra in un fruscio di piume, sollevando una corrente di vento non indifferente.

Appena fu andato Luci si precipitò a chiudere i vetri del balconcino, poi abbassò anche la tapparella a metà della sua lunghezza complessiva.

Tornò nel letto con me e mi circondò il busto con le braccia, baciandomi in testa.

Mi guardava con quegli espressivi e profondi occhi scuri ed io avvertì subito il dovere di rassicurarlo:<<Hai sentito tuo fratello? Sto bene>>

<<Questo lo dice lui, ma tu che mi dici?>>

<<Che sto bene. È stato solo un momento un po' così>> gli passai le mani tra i capelli neri.

<<Non hai detto che hai avuto paura di morire? Io non lo definirei "solo un momento un po' così" >>

<<Ero più che altro preoccupata per te, Luci>> ammisi.

<<Per me? E perché mai?>>

Mi divincolai, spostandomi le sue braccia di dosso, in modo da poterlo guardare bene negli occhi.

<<Allora, senti>> mi schiarii la gola <<Parlare dei miei sentimenti - soprattutto di quelli brutti - mi fa sentire una vera stupida, sappilo. Ho sempre l'impressione che dovrei tenere per me la mia sofferenza, come se gli altri non potessero capirmi... Ma so anche che se vogliamo che questa cosa - cioè noi - funzioni, devo aprirmi con te riguardo a come mi sento>>

<<Ti ascolto>>

Sospirai.

<<Eccoti la verità: questo che sto passando tutte le notti da quattro anni, è l'inferno. E quando dico inferno, intendo proprio questo: Inferno.
In realtà non sono stata nel vero Inferno, non ancora, ma so che non può essere tanto peggio di questo>>

Mi misi a ridere, con le lacrime agli occhi:<<Non lo vedi quanto siamo simili? Anche io, proprio come te, mi sto torturando da sola, facendo sì di rivivere ogni notte i momenti peggiori della mia vita, quelli per cui mi sento più in colpa. In una specie di loop di dolore e perversione.
Volevo proteggerti, Luci. Non volevo che venissi a sapere di tutto questo>>

<<Beh>> aggiunsi <<Almeno quando finirò all'Inferno, quello vero, sarò ormai abituata e non ne soffrirò troppo!>>

<<Smettila, okay?!>> esclamò Lucifer, irritato <<Basta dire così: non finirai all'Inferno. Quando sarà il momento, tra molti, moltissimi anni, andrai in paradiso ad insultare mio Padre anche per me>>

<<Sai che non è così, Luci, lo sai. Quantomeno staremo insieme per l'eternità, no? Non è questo che vuoi, o hai paura di stancarti di me?>>

L'avevo messo in difficoltà

Alla fine non sapevo neanche io se fossi più ironica o fatalista. Parlavo con una tale leggerezza di faccende come essere la fidanzata del Diavolo e la dannazione eterna, che mi sorprendeva.

L'unica spiegazione possibile a quel comportamento era che lo chock di poco prima mi avesse sciolto la lingua.

<<Io desidero che noi due stiamo insieme>> mi disse, quando trovò le parole <<Certo che lo desidero, ma non a questo prezzo. Tu non finirai da nessuna parte se non in paradiso. Io non permetterò che accada>>

Apprezzavo che provasse a rassicurarmi, ma sapevo anche che non dipendeva da lui dove sarei andata dopo la morte, ma da me stessa.

Ed ormai era passato abbastanza tempo per sapere che il senso di colpa che tormentava i miei sogni non mi avrebbe abbandonata.

Comunque decisi di troncare lì quella discussione.

<<Grazie, Luci>> lo abbracciai forte, appoggiandogli la testa sul petto.

<<Ti amo>> mi sussurrò all'orecchio.

Mi irrigidì udendo quelle parole:<<Pensavo fossimo d'accordo, al riguardo...>>

<<Sì, mi dispiace tanto. Non te lo dirò più. Lo prometto>>

Alzai di sfuggita lo sguardo e vidi che aveva gli occhi tristi in quel momento. Per colpa mia.

<<Ma non pensare che non... Che non ti ami, solo perché non voglio sentirtelo dire>>

Luci mi sorrise:<<Bene, allora visto che sono notoriamente una persona seria e matura, credo che ti darò tutto il tempo che vorrai>>

<<Grazie>>

Abbassai lo sguardo sull'anello di Diana che stringevo ancora in mano, poi rotolai di lato e lo riposi in un cassetto del mio comodino.

<<Che ore sono?>> chiesi.

<<Quasi le cinque>> mi coprì con il lenzuolo <<Vuoi rimetterti a dormire, cara?>>

Scossi la testa.

Non avrei più avuto il coraggio di chiudere occhio per mesi, non dopo l'esperienza terrificante di quella notte.

<<E allora cosa vuoi fare?>>gli occhi gli scintillarono <<Dimmi, Jennifer, cos'è che desideri?>> mi guardava intensamente.

Sorrisi, decidendo di stare al gioco:<<Desidero... Desidero guardare una serie su Netflix>>

<<E va bene: andiamo pure a sceglierne una>>

Mentre ci dirigevamo in sala, con Lucifer che insisteva per portarmi in braccio per evitare che "cadessi di nuovo a peso morto rischiando di farlo impazzire", la mia testa era occupata da pensieri foschi.

Potevamo anche ignorare i nostri problemi per qualche ora, ma essi si sarebbero presto fatti vivi, che lo volessimo o no.

Che fossimo pronti o no.

Comunque, appoggiata al petto di Luci, abbracciati sul divano di casa mia davanti alla tv, era fin troppo facile dimenticare che ci fosse qualcosa che non andasse.

Alla fine scegliemmo di guardare una commedia romantica a caso.

O meglio, Lucifer la scelse ed io feci finta che mi andasse bene per farlo contento.

La successiva ora e mezza fu un vero strazio, per così dire, e potei trarre un sospiro di sollievo solo quando inziizarono i titoli di coda.

Mi stiracchiai:<<Le commedie romantiche sono stupide, anche se devo ammettere che l'idea di entrare ci colpo in una chiesa e gridare:"io mi oppongo!" mentre due persone si stanno sposando, mi fa morire!>>

<<Hai ragione. In effetti mi sono divertito più del solito, quando l'ho fatto>>

Mi voltai verso di lui:<<Non ci credo! Hai veramente impedito un matrimonio?>>

<<L'anno scorso. E fidati di me quando ti dico che ho fatto un favore alla futura moglie!>>

<<Non c'è che dire>> incrociai le braccia sul petto <<Il Diavolo è un vero gentiluomo>>

<<Finalmente qualcuno che se ne accorge!>> esclamò lui <<Sicura di stare bene, comunque?>>

<<Sì, sono sicura>> gli sorrisi per tranquillizzarlo.

<<Jennifer, io credo che dovresti andare a parlare con la dottoressa Linda. Devi farti aiutare da qualcuno>>

Mi morsi il labbro inferiore, tremando:<<Guarda che ce la faccio. Devo solo tenere duro e tutto andrà per il verso giusto, come sempre>>

Parlare dei miei problemi non era il mio forte. E poi ero stata per anni in terapia e non aveva funzionato.

Luci mi appoggiò piano una mano sotto il mento e mi fece girare la testa verso di lui:<<Per favore>>

Mi passai la lingua sulle labbra:<<Ho già provato a parlarne con Linda. Per quatto anni, sai? Persino il giorno in cui ci siamo conosciuti avevo appena finito una delle nostre sedute abituali. Le cose non sono migliorate>

E non miglioreranno mai.

<<Fai un ultimo tentativo>> mi pregò <<Solo qualche chiacchierata, va bene? Linda sarà più che felice di aiutarti. E se non dovesse cambiare nulla giuro che smetterò di pressarti>>

<<No>> sarei stata irremovibile.

<<Jennifer... >>

<<Ho solo bisogno di tempo, okay? Come ha detto Amenadiel, sto attraversando un periodo molto stressante. Molto.
Presto mi abituerò alla nuova situazione e tutto ritornerà alla normalità>>

Si passò una mano tra i capelli:<<Non avrei dovuto dirti la verità, mi sbaglio? Sarebbe stato meglio se avessi continuato a mentirti. Ti avrei risparmiato tutto questo schifo>>

<<No>> saltai su io <<Sono felice che tu abbia scelto di essere sincero con me>>

<<Almeno non sei scappata per un mese in Europa, come ha fatto la detective Decker>>

<<Oh, per quello puoi stare più che tranquillo: non ho intenzione di scappare da nessuna parte, non ora che le cose vanno bene tra noi!>>

<<Bene?>> mi sussurrò lui <<Vanno più che bene... Se non prendiamo in considerazione i tuoi incubi, i demoni che vogliono rovinarci la vita, i problemi con mio Padre, e tutto il resto>>

Sfiorai le sue labbra con le mie, sorridendogli.

<<Ma cara, a proposito di Europa, seriamente non ti manca casa tua?>> la sua voce si era fatta seria.

<<Sì, mi manca. È il luogo a cui appartengo, dopotutto>>

Lui annuì.

<<E a te non manca il paradiso?>>

Mi faceva stare male il pensiero che lui fosse esiliato per sempre dal posto in cui era cresciuto.

Sebbene io mi rifiutassi di tornare in Italia avrei potuto farlo, se solo l'avessi voluto.

Lucifer invece no.

Lui scosse la testa:<<La Città d'Argento non è mai stata casa mia. È il luogo in cui sono nato, al massimo, ma non mi sono mai sentito in pace lì.
Ne mi sono sentito a casa all'inferno, come puoi immaginare... L'unico posto in cui mi sia mai sentito accettato e voluto è qui, sulla Terra. Con tutti questi umani... Ma soprattutto insieme a te>>

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