Capitolo 31.

Mi girai di scatto verso l'ascensore,
nella direzione dalla quale era stato lanciato un pugnale di ferro lucido a forma di mezzaluna, con complicate decorazioni sulla lama.

Non mi era affatto nuovo.

<<Maze, ma come ti viene in mente, eh?!>> gridai <<Mi hai fatto prendere un colpo!>>

Tre secondi dopo realizzai che Mazikeen era un demone e mi zittii, indietreggiando in modo impercettibile.

Sia Lucifer sia Amenadiel avevano spiegato le ali in tutta la loro eleganza. Quelle di Lucifer mi lasciarono di nuovo senza fiato, benché fosse la seconda volta che le vedessi.

Le ali di Amenadiel erano altrettanto gloriose, e rilucevano di luce propria proprio come quelle del fratello. Tuttavia non erano candide, ma di un pallido colore grigio.

Sarei rimasta incantata a fissarle, se solo un demone non mi avesse appena lanciato un pugnale.

Amenadiel, vedendo che era solo Maze, le ritirò nelle spalle con un forte fruscìo di piume.

Lucifer lo imitò, ma era chiaro che fosse più restìo dell'angelo.

La nuova arrivata mi sorrise, scostandosi una ciocca di capelli scuri dal viso.

<<Scusa>> disse <<Non volevo spaventarti... >>

Guardai incredula prima lei e poi il coltello che aveva lanciato, ancora conficcato nel legno. Solo per miracolo non aveva colpito una bottiglia del bar.

<<C-come sarebbe a dire che non volevi spaventarmi?>> non riuscivo a capire se ero più arrabbiata o più terrorizzata da lei <<Stai provando ad uccidermi?!>>

Maze schioccò la lingua contro il palato e brandì un altro pugnale identico a quello che mi aveva buttato poco prima.

<<Ma certo che no>> e si avvicinò a me a passi svelti e leggiadri <<Al contrario, in verità: sono qui per il nostro allenamento giornaliero.
E visto come si sono messe le cose, ho pensato che volessi anticiparlo un po' d'orario>>

Io indietreggiai ancora e lei si passò la lingua sulle labbra, rigirandosi il pugnale tra le mani e facendolo fischiare nell'aria.

Non devo aver paura di lei, infondo è sempre Mazikeen. La mia amica Mazikeen.

Eppure il mio sesto senso mi faceva tremare le ginocchia.

<<Maze...>> la ammonì Lucifer, frappondendosi tra me e lei.

<<Che c'è?>> gli chiese, affilando lo sguardo <<Oh, capisco: le hai detto la verità>>

Io feci ancora mezzo passo indietro, finendo per andare a sbattere contro il bancone del bar.

Mazikeen superò Luci e venne da me, prendendomi per mano.

Dovette accorgersi che avevo gli occhi pieni di terrore.

<<Ehy, darling>> mi sorrise dolcemente <<Non avrai mica paura di me, vero?>>

Feci immediatamente di "no" con la testa e lei capii che mentivo.

<<Non devi>> mi rassicurò <<Noi due siamo amiche, giusto? Io sono qui per proteggerti... Lo scherzetto del coltello era solo per movimentare un po' la situazione>>

Trovai alla fine il coraggio di aprire bocca:<<Tre centimetri più a destra e mi avrebbe rinnovato il taglio di capelli>> la voce mi uscì in una specie di sussurro strozzato.

Lei scosse la testa, appoggiandomi le mani sulle spalle:<<Quello è un pugnale forgiato all'Inferno, Jennifer: per gli umani è assolutamente inoffensivo>>

Respira. Ricordati di respirare.

Maze mi abbracciò forte, stringendomi contro il suo petto coperto da una liscia giacca di pelle nera.

<<Al prossimo che prova a farti del male gli stacco la testa di netto e ci gioco a Golf>> mi sussurrò all'orecchio.

Provai a convincermi che la ragazza davanti a me non avesse nulla a che fare con i mostri che volevano usarmi per ricattare Luci.

Lei si staccò da me e si rivolse a Lucifer:<<E vale anche per te, bada bene!>>

Lui la guardò con rancore mal represso, e lei sorrise come se le fosse appena venuta un'idea di cui andava molto fiera.

<<Grazie, Maze>> dissi <<Ma sai, preferirei che tu mi insegnassi, così potrò imparare a difendermi da me>>

Lei annuì, approvando:<<Così si fa! Prometto che sarò un'ottima insegnante... Anzi, adesso che ci penso credo che questa sarà la terza lezione che ti impartirò, Jennifer>> disse<<Sei pronta a scoprire come si uccide un angelo?>>

Un brivido mi trapasso la colonna vertebrale.

<<P-perché dovresti insegnarmi ad uccidere un angelo, quando il problema sono i demoni?>> la piega che stava prendendo la situazione non mi piaceva, soprattutto perché credevo di riuscire ad indovinare dove Maze volesse andare a parare.

Il demone alzò le spalle:<<Cultura generale>> sogghignò <<Non è mai abbastanza, mi sbaglio?!>>

Non riuscii a replicare, limitandomi a rimanere ferma e zitta. Come una scultura di sale.

<<Allora, Luc>> disse lei, rivolta al Diavolo <<Che ne dici di aiutarmi in una piccola dimostrazione pratica, caro?>> accentuò in particolare l'ultima parola della frase, con evidente intento di infastidire il diretto interessato.

Lui annuii deciso e si scrocchiò le dita delle mani, andando a recuperare la lama di Maze che era rimasta conficcata nel legno del mobile degli alcolici.

Si tolse la vestaglia di dosso e spiegò di nuovo le ali in tutta la loro larghezza.

<<Allora, Jennifer>> disse Maze, mentre lei e Lucifer si studiavano a vicenda <<La prima cosa che devi sapere sugli angeli è che sono dei veri bastardi... Non si possono uccidere normalmente con una spistolettata, eh no: ti servirà questa>> ed accennò alla lama che stringeva nella mano destra <<Solo i pugnali forgiati direttamente nel fuoco dell'Inferno possono ferirli>>

Non mi piaceva per nulla quella situazione, né tantomeno il modo in cui Maze guardava Lucifer, brandendo l'unica arma in tutto il mondo che fosse in grado di ucciderlo.

<<Devi sapere>> continuò il demone <<Che il punto debole degli angeli sono le ali: taglia quelle e si accasceranno a terra, contorcendosi per il dolore>>

E brandì il suo pugnale nell'aria, disegnando una linea verticale:<<Ecco come si recidono le ali angeliche, hai guardato bene?>> ripetè lo stesso movimento <<Un taglio netto e profondo all'attaccatura, che è proprio sovrapposta alla colonna vertebrale>>

Aveva appena finito di dire così che si fiondò in avanti, provando a colpire Lucifer con la lama. Lui parò prontamente il fendente e spinse Mazikeen all'indietro.

Vidi chiaramente il sorriso che le si disegnò sulle labbra, vedendo che il suo avversario faceva sul serio.

Allora avanzò di nuovo veloce come un serpente a sonagli e diede una testata all'avversario sulla fronte, appena sopra l'attaccatura del naso.

Luci indietreggiò sussurrando qualcosa - probabilmente qualche insulto assortito - e portandosi una mano al volto.

Quando la tolse era macchiata di sangue.

<<Mazikeen, questa non dovevi proprio farmela!>> esclamò lui stringendo i pugni ed avvicinandosi con fare minaccioso al demone.

<<No>> sussurrai.

La vista del sangue di Lucifer mi aveva fatto tornare vivida in mente l'immagine della sera prima, dell'uomo che voleva rapire Charlie... Il suo sangue che fuoriusciva dalla ferita ed iniziava ad espandersi sul pavimento e a macchiare il tappeto...

<<No, adesso smettetela!>> stavolta parlai abbastanza forte perché mi sentissero.

Entrambi - l'angelo e il demone - si bloccarono e si girarono nella mia direzione.

Mi chiesi distrattamente dove fosse Amenadiel visto che sembrava essere sparito nel nulla, ma in quel momento c'era altro a cui pensare.

<<Che cazzo di problema hai?!>> esclamai, facendo qualche passo verso Mazikeen <<Non so perché tu sia così arrabbiata con Lucifer, ma di certo non è un buon motivo per fargli del male!>>

Mi girai indietro, verso Lucifer, che guardava in basso come se si vergognasse:<<Parlo anche con te!>>

<<Come vuoi>> mormorò Maze e si fece restituire il secondo pugnale da Lucifer.

In meno di venti secondi era già fuori dalla stanza.

<<Jennifer...>> iniziò lui, ma si bloccò quando mi girai a guardarlo e notò che avevo gli occhi lucidi.

<<Mettiti qualcosa di freddo sul naso>> gli consigliai.

<<Sto bene>> sminuì lui, facendo un breve gesto con la mano.

<<Okay>>

Mi diressi in camera da letto ed andai a raccogliere da terra quello che rimaneva del mio completo, compresi gli stivaletti col tacco.

<<Te ne stai andando?>> mi chiese Luci.

<<Sì>> non riuscii a guardarlo in faccia mentre parlavo <<Devo passare da Linda e Amenadiel a recuperare il cellulare. Dev'essermi caduto ieri sera>>

Lui si riscosse:<<Cel'ho io>> disse, ed andò a prendermelo.

Solo in quel momento mi ricordai che avrei dovuto chiamare Dani prima di mettermi a letto, il giorno prima.

Era comprensibile che me ne fossi dimenticata con tutto quello che era successo, ma il mio migliore amico sarebbe stato preoccupatissimo per me.

Luci tornò dopo meno di trenta secondi:<<Ecco>> disse, porgendomelo.

Lo accesi subito, in ansia, e la prima cosa che notai furono ventisette messaggi da parte di Lucifer.

Non li lessi neanche, passando direttamente alle cinque chiamate di Daniele.

Mi aveva mandato anche diversi messaggi, in un arco temporale che andava più o meno dalle undici alle due e mezza di notte.

Erano trentanove.

Dovevo averlo fatto preoccupare a morte.

<<Avrei dovuto chiamare Daniele ieri sera, prima di andare a letto...>> spiegai a Lucifer, che mi interrogava con gli occhi.

<<Povero Top Gun>> ironizzò, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.

Mi allontanai di qualche passo.

Daniele rispose al secondo squillò, come se fosse rimasto a dormire con il telefono in mano.

<<Cos'hai da dire a tua discolpa?>> esordì lui, senza nemmeno salutarmi.

<<Che mi dispiace>>

Se solo avesse saputo quello che era successo... Ma per ovvi motivi non potevo dirglielo, e non l'avrei fatto.

<<Mi dispiace davvero, Dani>> ripetei <<Mi sono completamente dimenticata che avrei dovuto telefonarti. Non è stata una notte facile>> ed era vero, anche se lui non poteva nemmeno immaginare quanto.

Per quello che ne sapeva, i miei tormenti nascevano dal fatto che avevo visto il ragazzo con il quale mi frequentavo baciare un'altra.

Non dal fatto di aver rischiato la vita solo per poi scoprire che quello stesso ragazzo era in realtà Satana.

<<Stai bene?>> mi chiese Daniele.
La sua voce si era addolcita.

<<Non lo so>> risposi.

Ed ero sincera.

<<Ti va di venire da me, dopo pranzo? Così stiamo un po' insieme>> avevo bisogno di un amico, soprattutto se quell'amico era la persona che mi conosceva meglio di tutti.

<<Puoi scommetterci, Jey>>

<<Allora ci vediamo tra poco>> lo salutai.

<<A tra poco>>

Spensi il cellulare e lo infilai nella borsetta, poi me la misi a tracolla e mi sedetti sul letto per infilarmi le scarpe.

Lucifer era seduto sul letto, completamente immobile. Si limitava a guardarmi con gli occhi languidi.

<<Daniele sta bene?>> mi domandò dopo infiniti secondi di silenzio.

<<Vedo che ti sei ricordato come si chiama...>>

Luci si avvicinò a me e tanto bastò perché desiderassi di non avere così tanti vestiti addosso.

Lui, per esempio, non indossava neanche più la camicia da notte.

<<Mi dispiace>> disse, guardandomi bene negli occhi.

Scossi piano la testa, sconsolata:<<Lascia perdere, Luci>>

<<No, senti... Io->> poi pronunciò qualche parola sconnessa dal suono che non avevo mai sentito, ma che era più musicale e dolce di qualunque lingua terrena.

Sembrava avere il potere di lenire le mia sofferenze.

<<Vuol dire "ti amo" nella lingua degli angeli >> mi informò Lucifer, visto che non aprivo bocca.

<<Senti, Lucifer: io ci provo! Ci provo davvero a... Ma tu sei, beh, il Diavolo!Voglio dire...>> sospirai <<Questo non facilita di certo le cose>>

Lui deglutì.

Potei quasi avvertire il rumore del suo cuore che si spezzava. Mi accorsi della gravità di quello che avevo appena detto un secondo troppo tardi.

<<Adesso quello che sono "non facilità le cose", eh?!>> esclamò <<Eppure la notte scorsa non sembrava che ti facessi chissà quali scrupoli morali al riguardo!>>

Si alzò dal letto di scatto e si allontanò da me, stringendo ed aprendo ritmicamente i pugni:<<Avrei dovuto immaginarlo, era solo questione di tempo prima che realizzassi che ciò che sono ti disgusta>>

<<No, non è così!>> parlavo velocemente, a macchinetta <<Lasciami spiegare>> lo presi per mano, facendolo risedere sul letto, vicino a me.

Lui si coprì il volto con quella che gli avevo lasciato libera, così la afferrai tra  le mie.

Deglutii:<<Luci, io ti ho detto che sono innamorata di te. Ieri notte. Non ti ricordi?>>

Lui scosse la testa sorridendo amaramente:<<Tu hai detto che che credevi di essere innamorata di me, Jennifer. E per di più solo dopo che io te lo avevo detto per primo, perciò non so...>> esitò, in cerca delle parole giuste <<Non so quale valore possa avere per te, okay?>>

<<Oh, andiamo: non dirmi che fai sul serio!>>

La sua espressione fu più che eloquente.

<<Ho detto che credevo di essere innamorata di te perché è così che mi hai detto anche tu appena arrivato, capisci?>>

<<Ma poi io ti ho detto chiaramente che ero sicuro di essere innamorato, mentre tu non l'hai fatto>>

Mi alzai, lasciandogli le mani, e mi sistemai i capelli:<<Beh, sono venuta a letto con te, no? È ovvio che provo qualcosa>>

Lui alzò le spalle.

<<Io sono andato a letto con tanta gente di cui non sapevo neanche il nome, se è per questo!>>

Non posso credere che l'abbia appena detto.

Vidi che si era accorto dell'errore commesso, ed anche che era troppo tardi per rimediare.

Al contrario di me quando dicevo qualcosa di insensibile, lui non si era espresso male: intendeva dire esattamente quello che aveva detto.

<<Jennifer...>> mi accarezzò il collo con la mano destra.

Mi vennero le lacrime agli occhi.
Non è che non sapessi con quante persone Lucifer fosse stato - dopotutto era il Diavolo - ma non mi aspettavo che me lo sarei sentita dire in quel modo. Non da lui, almeno.

Sicuramente non la mattina dopo che avevamo fatto l'amore per la prima volta.

Mi tolsi piano la sua mano dal collo.

<<Evviva la sincerità!>> esclamai, fingendo allegria.

Lucifer stava zitto. Resosi conto del commento inopportuno che aveva fatto, aveva probabilmente concluso che quello fosse la maniera migliore in cui potesse uscire da quella situazione.

<<Come ho detto sono una frana in queste cose>> si scusò.

<<No>> dissi, alzando le spalle <<Hai ragione: dobbiamo essere onesti l'uno con l'altra sul nostro passato e sui nostri amici>>

Luci mi guardò interrogativo.

<<Riguardo a Daniele... È vero che è solo il mio migliore amico ma, ecco, potremmo essere stati insieme. Anni fa>>

Lui incrociò le braccia:<<Ci avrei scommesso!>>

<<Ah sì?>>

<<Ma certo! Il mio talento è sapere cosa desiderano le persone, ed ho visto come Danny ti guardava in quel ristorante>>

Ed ecco che sbaglia di nuovo il suo nome...

Mi misi a ridere:<<No no, non hai capito: siamo stati insieme, sì, ma avevamo dodici anni! Posso assicurarti che è da tempo che non lo vedo in quel modo>>

<<Forse tu non lo vedi in quel modo, ma Diego la pensa diversamente>>

<<Non è vero>> esclamai <<Tu non lo conosci nemmeno!>>

<<Fidati, quando ti dico che non ho bisogno di conoscerlo per sapere certe cose>>

<<Quindi gli leggi nella mente, o qualcosa del genere?!>>

<<No, ma in compenso sono il Diavolo!>> gridò <<Capisci?>>

Uscii dalla stanza, i tacchi dei miei stivaletti che ticchettavano contro i tre gradini in marmo.

<<Ci vediamo>> gli dissi mentre uscivo, senza neanche voltarmi a guardarlo.

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