Capitolo 30.
Mi stiracchiai a fondo, sospirando, e mi feci scivolare il lenzuolo di dosso.
Il sole di prima mattina inondava la stanza, penetrando dalla grande portafinestra del salotto.
Raramente in vita mia mi ero sentita così bene.
Lo stesso non si sarebbe potuto dire per il mio povero completo a due pezzi, che era finito in brandelli al pari della camicia di Lucifer, ed ora giaceva buttato da qualche parte sul pavimento.
L'unica cosa che al momento avessi addosso era la catenina di Diana. Mi allungai piano e sfiorai la piccola pendente croce dorata, sovrappensiero.
Quello che era il Diavolo (ormai dovevo prenderne atto), dormiva tranquillo accanto a me, con il volto schiacciato contro il cuscino.
Ciò che avevo scoperto su Lucifer poche ore prima era un'enormità, ed avrei dovuto trovare del tempo per mandare giù quel boccone, ma per il momento non potevo fare altro che pensare...
A quello che mi aveva detto sulla mia famiglia, sul Paradiso.
Mi aveva assicurato che loro erano là, e che la Città d'Argento fosse un luogo meraviglioso, tanto meraviglioso da non essere nemmeno descrivibile a parole.
Sapere che erano felici - dovunque si trovassero con esattezza - mi dava una gioia indescrivibile. Non contribuiva ad attenuare il dolore per la loro perdita, ma mi dava un po' di sollievo.
Certo, sono in un posto in cui non li raggiungerò mai, ma questo importa poco.
Importava poco davvero finché non mi soffermavo troppo a lungo su quel pensiero.
Mi passai le mani tra i capelli arruffati e mi alzai piano dal letto, attenta a non svegliare Lucifer.
La prima cosa che mi conveniva fare era trovare dei vestiti, perché iniziavo ad avere i brividi. E non perché avessi freddo.
I ricordi della sera precedente, di tutto ciò che era successo anche solo prima della confessione di Lucifer, non erano facili da gestire.
E dire che stavo così bene, ero così felice fino a qualche secondo prima!
Mi asciugai velocemente le lacrime e constatai che i poveri resti del mio vestito giacevano vicino al grande letto matrimoniale.
Per mia fortuna almeno le mutande e il reggiseno si erano salvati. Nonostante non fosse proprio igienico infilarmeli dopo che avevano passato la notte sul pavimento, decisi di farlo lo stesso. Dopotutto avevo fatto - e visto - di peggio. Molto peggio.
Proprio in quel momento ebbi un flashback del... Demone della sera prima, del suo sangue che schizzava fuori dalla ferita alla spalla.
Era davvero rosso.
Di un'intensità spaventosa.
Feci un respiro profondo: non volevo che Lucifer mi vedesse così e pensasse chissà che cosa, soprattutto perché quella notte era stata una delle migliori della mia vita.
Beh, da un certo punto in poi, almeno.
Avevo appena fatto sesso con il Diavolo.
Ero terrorizzata dalla grandezza del significato che quella certezza si portava dietro, ma era anche piuttosto divertente, in senso molto lato.
Aprii lentamente le ante nere dell'enorme armadio di Lucifer, sperando che non gli dispiacesse che prendessi in prestito una sua camicia.
Non che d'altronde avessi altra scelta, sempre che non volessi uscire in biancheria intima.
Sembrava che Lucifer possedesse una quantità infinita di vestiti. Soprattutto camicie, in realtà. Infilate ordinatamente nelle loro grucce.
Sorrsi, notando subito che erano disposte in ordine di colore, dal più scuro al più chiaro.
Ne scelsi una verde menta, la sfilai con attenzione dall'appendino e me la misi addosso.
Sul busto mi andava anche abbastanza bene, ma mi era decisamente troppo lunga. Mi faceva da minigonna.
E anche le maniche mi andavano abbondanti, così ci feci un paio di risvolti.
Mentre mi chiudevo i bottoni uno ad uno, non potei fare a meno di constatare che ero in effetti innamorata di Lucifer.
E visto che Lucifer era il Diavolo, e visto che due più due fa quattro, sembrava proprio che fossi innamorata del Diavolo in persona.
Un normale martedì...
Nel frattempo Luci dormiva ancora beato sotto le lenzuola, così tornai nel letto e mi stesi accanto a lui.
Subito un paio di braccia mi avvolsero e mi attirarono verso il loro proprietario, finché non mi ritrovai con la testa appoggiata sul suo petto.
<<Buongiorno>> sbadigliò.
<<Buongiorno, Luci>> non potei fare a meno di sorridere: aveva tutti i capelli scompigliati e schiacciati.
Si strofinò gli occhi scuri:<<Sono davvero, davvero felice che tu sia ancora qui>>
Abbassai lo sguardo:<<Dove altro potrei essere dopo stanotte?>>
Lui scosse la testa, puntellandosi con un gomito sul cuscino per stare più dritto:<<Quello che intendo è se... Se quello che hai saputo ti va bene. Se sei spaventata, o se stai avendo dei ripensamenti riguardo >> e indicò noi due ed il letto sul quale eravamo distesi <<A questo>>
Alzai le spalle:<<Comunque sono ancora qui, no?>> dissi.
Vidi lo spettro dell'angoscia passata riapparire negli occhi del mio interlocutore:<<Sai che se Linda fosse qui direbbe di sicuro che rispondere ad una domanda con un'altra domanda è un metodo molto comune, utilizzato di solito da chi vuole eludere la risposta?>>
Stavo eludendo la risposta?
<<Linda lo sa, Lucifer?>> scattai io.
<<Se Linda sa di noi due?>>
<<No>> scossi la testa <<Se sa che Amenadiel, il padre di suo figlio, è un angelo!>>
<<Oh sì, lo sa eccome: è stata la prima a cui l'ho rivelato...>> sbuffò <<Capisco che tu possa aver bisogno di un po' di tempo in più per capire come ti senti, quindi se non vuoi rispondermi subito...>>
Feci un respiro profondo. Molto profondo.
<<Okay, senti>> parlavo a bassa voce <<Tutto questo è uno chock, per me... Onestamente ho perfino preso in considerazione l'idea di essermi immaginata ogni cosa. Il che sarebbe comunque più realistico di tutto quello che mi hai detto!>> feci un largo gesto con la mano <<Comunque non credo di aver paura di te, voglio dire: abbiamo fatto l'amore. Così spaventata non ero>>
Lucifer annuì e mi passò una mano sul collo, sporgendosi per baciarmi.
Il mio corpo reagì ancora prima che la mia mente si rendesse bene conto di ciò che stesse succedendo, ed in meno di tre secondi mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui.
Eravamo separati solo dal sottile lenzuolo di velluto.
Magari può strappare anche questo...
<<Ma che bella camicia, cara, davvero di ottima qualità: dove l'hai comprata?>> scherzò lui, accorgendosi del prestito che mi ero autoconcessa.
<<Scusa, Luci>> risposi <<Ma a mia discolpa posso dire che i vestiti che avevo addosso ieri sera non sono più esattamente nella condizione di essere messi!>>
<<Ho scoperto che strapparli è - a quanto pare - molto più veloce che stare a sfilarli>>
Gli diedi un'amichevole pacchetta sulla spalla:<<Come se tu già non lo sapessi...! È inutile che provi a mentire con me>> mi tolsi da sopra di lui perché iniziavo ad aver paura di pesargli troppo, e mi distesi al suo fianco.
<<A proposito di questo, Jennifer, c'è una cosa di cui devo parlarti>>
Respira profondamente, mi dissi.
<<Spara>> provai a buttarla sulla leggerezza ma venni tradita dal mio tono di voce.
<<Quando ti dicevo che non menttivo mai, che tu eri l'unica con cui lo facevo, non era un eufemismo... Io davvero non avevo mai mentito a nessuno. Ed ora giuro che non voglio farlo più neanche con te>>
Rimasi in silenzio per un po' troppo, così lui si preoccupò di nuovo che stessi per scoppiare.
<<No>> mi affrettai ad esclamare <<È ovvio che sono felice che tu voglia essere sincero con me! Dico davvero: sono più che felice>>
<<Ma...?>>
Mi inumidii le labbra:<<Ma mi stavo chiedendo il perché>> ammisi <<Il perché di tutta questa filosofia dell'onestà>>
Lucifer mi passò un braccio intorno alle spalle ed io gli appoggiai la testa sul petto. Era la posizione perfetta nella quale aspettare che mi rispondesse.
<<Non lo so>> disse, mentre mi accarezzava i capelli <<Credo che in un certo senso volessi dimostrare a me stesso che dopotutto non ero... Non ero come il mondo intero mi descriveva. Che non cercavo con le mie menzogne di portare fuoristrada le povere anime "innocenti" degli esseri umani, che non ero responsabile per le loro azioni deplorevoli>>
Annuii, accarezzandogli il petto con la mano.
<<Tu mi credi, vero?>> all'improvviso la sua voce aveva assunto un tono angosciato.
Come poteva una persona tanto accorata essere l'essere orribile e senz'anima che veniva descritto nella Bibbia? Non lo era, infatti.
<<Sì, ti credo. Penso che le persone compiano cattive azioni perché è così che sono fatte. Non credo che abbiano bisogno del diavoletto appollaiato sulle loro spalle sinistre per essere spinti ad essere crudeli, malvagi, e chi più ne ha più ne metta>>
<<Okay!>> esclamai, riscuotendomi <<Vado a farmi una doccia, se per te non è un problema>>
Lui alzò le spalle:<<Fai come se fossi a casa tua>> mi disse, ma lanciò uno sguardo preoccupato verso la finestra che non mi sfuggì.
<<Temi che torneranno a prendere Charlie?>>
<<Purtroppo ne ho la certezza>> disse lui <<Per ora con lui c'è Maze, il che è una bella fortuna perché non c'è nessuno all'....Sai, da dove veniamo, che le tenga testa>>
<<Almeno questo>> sussurrai, e poi andai a chiudermi in bagno senza aggiungere nulla.
Gli ero grata di non aver detto ad alta voce "Inferno", perché in quel momento mi sentivo abbastanza emotivamente fragile da avere un collasso improvviso. O una crisi di nervi. O peggio.
E non ero nemmeno riuscita a parlare con Linda, il che certo non mi aiutava. Anche se lei doveva essere preoccupata per suo figlio in quei giorni, perciò forse non era proprio il momento adatto per renderla partecipe dei miei problemi.
L'acqua calda della doccia mi fece bene e mi aiutò a rilassare i muscoli doloranti. Mi lavai con cura il corpo, attenta a non bagnarmi i capelli.
E dire che la sera prima non mi sentivo così male! A dirla tutta neanche per tutta quella notte avevo sentito dolore.
In compenso il livido sulla fronte iniziava a scolorare. I bordi erano già diventati giallastri e la pelle intorno era un pochino meno sensibile.
Stetti poco sotto l'acqua e quando uscii trovai appoggiati sul lavandino - oltre alla camicia di Lucifer che mi ero tolta poco prima - un'enorme asciugamano rosso ed un paio di pantaloni neri a zampa d'elefante.
Chissà da dove li ha tirati fuori questi...
Mi asciugai e mi vestii con calma, mi lavai la faccia e feci un paio di sciacqui con un colluttorio che avevo trovato abbandonato in un cassetto.
Stavo per uscire quando sentii delle voci. Il panico - benché non sapessi ancora cosa stesse succedendo - mi bloccò subito sul posto.
Lucifer stava parlando con un uomo, lo potevo udire chiaramente attraverso la sottile parete di cartongesso del bagno.
Ci misi qualche attimo - qualche terribile attimo - a riconoscere che quella voce apparteneva ad Amenadiel.
Un altro dei figli di Dio. Giusto.
È tutto normale. È tutto normale.
No, in verità di quella situazione si poteva dire di tutto tranne che fosse "normale".
Feci un respiro profondo, aprii la porta ed uscii.
Lucifer si era infilatò un paio di boxer ed una camicia da notte rossa, che però teneva opportunamente aperta sul davanti.
Amenadiel era in piedi vicino a lui, dall'altra parte del bancone dell' open bar, e teneva un bicchiere di cristallo riempito di una bevanda alcolica di colore scuro in mano.
Pareva sorprendentemente normale. Molto più di Lucifer.
Ma era un angelo.
Entrambi si accorsero della mia presenza e smisero di parlare.
Dopo qualche secondo decisi di essere io la prima a spezzare il silenzio:<<Che succede?>> mi batteva forte il cuore <<Charlie sta bene?>>
Amenadiel annuii, facendo qualche passo verso di me, ma con molta lentezza, come se avesse paura di spaventarmi:<<Sì, lui sta bene. Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per noi, Jennifer.
Sarò in debito con te a vita... Cioè per sempre, nel mio caso. Quindi se c'è qualcosa - adesso o in futuro - di cui avrai bisogno, sarò più che felice di aiutarti se posso>>
"Per sempre, nel mio caso"
Ridacchiai nervosamente:<<Quindi sai che lo so?>>
<<Sì, Luci mel'ha appena detto>> rispose <<Sono davvero colpito: l'hai presa davvero davvero bene.
Visto che le altre due umane a cui abbiamo rivelato chi siamo sono rispettivamente, la prima passata per un periodo piuttosto lungo di trauma e la seconda addirittura scappata per un mese in Europa, non posso che farti i miei complimenti>>
<<Grazie >> mi chiesi chi fosse la seconda umana che sapeva tutto, oltre a Linda <<Perciò non sei qui per uccidermi... O per portarmi all'Inferno?>>
Amenadiel e Lucifer si guardarono ed il primo scoppiò a ridere, mentre il secondo gli riempiva il bicchiere e si sforzava di rimanere serio.
Sì, beh, era una battuta la mia. Sapevo che Amenadiel non era venuto per uccidermi, né tantomeno per trascinarmi all'Inferno a causa delle mie colpe. O almeno lo speravo.
<<Ma allora cosa sta succedendo?>> domandai, andando da Lucifer.
Lui mi strinse un braccio intorno alla vita in modo quasi automatico, ma percepivo che non era del tutto presente. La sua mente era altrove.
Nessuno dei due fratelli pareva volermi rispondere.
Mi era venuto un orribile sospetto <<A-anche Linda sta bene?>> mi tremò la voce.
Doveva stare bene. Non poteva esserle capitato qualcosa.
<<Lucifer?>>
<<Sì sì, sta bene. Come tutti gli altri>> mi rassicurò lui.
<<E allora qual è il problema?>>
Sia Luci sia Amendaiel finirono d'un fiato il loro drink.
<<Il problema>> si decise alla fine a rispondermi l'imponente uomo di colore <<È che ho buoni motivi di pensare che ci siano i demoni dietro la tua accusa per omicidio, così come dietro la vostra "disavventura" all'hotel Marmont>>
Mi schiarì la gola sforzandomi di rimanere impassibile, mentre dentro di me si agitavano un tripudio di ansie, paure ed incertezze.
<<Ah sì?>> quando parlai la mia voce era strozzata.
Lucifer mi strinse ancora più forte, facendomi appoggiare la testa sul tessuto morbido della sua vestaglia.
Amenadiel annuì, grave:<<Mi dispiace dirtelo così, ma non devi preoccuparti: li sconfiggeremo. D'altronde non sarebbe la prima volta...>>
Agrottai le sopracciglia, confusa:<<Come sarebbe a dire che non è la prima volta?!>>
<<Ci hanno già provato a rapire Charlie, ma io li ho rimandati all'Inferno e pensavo di averli castigati così duramente da scoraggiarli... E invece mi sbagliavo>>
Sentire il Diavolo dire "Inferno" mi fece correre un brivido tra gli organi interni... Li stessi che quel demone aveva minacciato di strapparmi il giorno prima.
<<Ma... Che cosa c'entro io con i demoni, scusate?>> esclamai <<Che cosa c'entro con questa specie di contesa angelica?!>>
Luci mi guardò preoccupato, con uno sguardo di scuse negli occhi.
Capii al volo che si sentiva in colpa.
<<I nostri amici devono aver capito che - invece di rapire un bambino protetto da due angeli ed un demone - sarebbe stato più semplice ricattare il loro vecchio re perché tornasse a governare l'Inferno, magari servendosi di qualcosa a cui tenesse molto... O di qualcuno>> Amenadiel incrociò le braccia <<Credo che abbiano tenuto Luci sotto osservazione per un bel po', in cerca di un punto debole su cui fare leva... Non so se mio fratello te lo ha accennato, ma questo è il loro lavoro all'Inferno: torturare i dannati, scovando e servendosi dei loro punti deboli. Sono molto esperti nel farlo, perciò appena sei entrata nella sua vita devono aver intuito quanto fossi importante per lui>>
Lucifer mi lasciò andare e prese a caso una bottiglia, aprii il tappo a mano e ne bevve metà del contenuto a collo.
Amenadiel guardò il fratello con disapprovazione<<Credo che il loro piano iniziale fosse quello di farti finire in prigione per omcidio così da tenere te e Luci separati, o addirittura di fare in modo che venissi condannata a morte... Ma poi la detective Decker ha intuito che ci fosse qualcosa che non quadrava su quella scena del crimine, e soprattutto Lucifer ti ha pagato la cauzione, perciò il piano è andato in frantumi>>
Quindi era Chloe l'altra umana che conosceva la verità.
Luci bevve un altro infinito sorso di quello che alla fine avevo riconosciuto come Porto, e con quello svuotò del tutto la bottiglia.
Ma certo, l'alcool è la soluzione a tutti i nostri problemi!
Lui si accorse dello sguardo di fuoco con cui lo stavo trafiggendo.
<<Io non mi ubriaco>> scrollò le spalle <<Dovrei bere ogni goccia di liquido in questa stanza e arriverei comunque ad essere a malapena sbronzo, quindi non c'è bisogno di guardarmi in quel modo>>
Rivolsi un'occhiata interrogativa ad Amenadiel.
<<Dice davvero>> mi confermò.
L'ennesima rivelazione che spiegava molte cose, ma che nello stesso momento ero assolutamente assurda.
Come non aveva senso che un gruppo di demoni cercasse di rapirmi ed uccidermi, ma tant'era...
Proprio in quel momento qualcosa lanciato ad una impressionante velocità mi passò a pochi centimetri dalla tempia destra, scompigliandomi un ciuffo di capelli, ed andò a conficcarsi nel muro, tra due bottiglie di qualche costoso superalcolico.
Cazzo.
Il respiro mi si mozzò in gola, ed anche Luci e Amenadiel sobbalzarono.
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