Capitolo 29.

Il letto di Lucifer era morbido e confortevole come me lo ricordavo. Mi sfilai le scarpe col tacco e incrociai le gambe.

Le caviglie mi facevano male da impazzire, così come un po' tutto il resto del corpo.

Luci recuperò dal suo bar personale due bicchieri ed una bottiglia in vetro piena di un liquido giallo, poi venne a sedersi sul letto vicino a me e me ne porse uno.

<<Cos'è?>> gli chiesi mentre me lo riempiva.

<<Liquore artigianale>> e se ne scolò diversi sorsi direttamente dalla bottiglia.

<<Che c'è?>> mi disse, giustificandosi<<Ne ho bisogno>>

Bevvi il contenuto del mio bicchiere tutto d'un fiato:<<Me la passi?>>

Luci mi guardò sorpreso - di sicuro credendo che lo avrei rimproverato per il suo comportamento - ma obbedì.

Mi portai la bottiglia alla bocca diverse volte, il sapore forte del liquore mi bruciava leggermente la gola.

<<Ne ho bisogno anche io>> asserii, e me la appoggiai in mezzo alle gambe.

Anche se sapevo che tutto l'alcool del mondo non sarebbe bastato a togliermi dalla testa le cose terribili che avevo visto, sia quella sera sia in precedenza.

Lucifer rimaneva zitto a guardarmi intensamente, come se avesse paura che scomparissi da un momento all'altro.

<<Luci?>>

<<Okay>> annuì <<Solo che non so da dove iniziare>>

<<Non so, potresti iniziare a spiegare da dove ti viene più semplice... Del tipo: inizi con la roba facile da "digerire" e vai avanti da lì>>

<<E se.. Se dopo tu non volessi più vedermi?>>

Che cosa poteva esserci di così grave da fargli pensare che potesse spaventarmi a tal punto?

<<Prometto che non scapperò>> il mio tono era ironico, ma lo sguardo che mi restituì Lucifer a quelle parole mi fece perdere la voglia di scherzare.

<<Allora>> iniziò dopo qualche secondo <<Cominciamo dalle cose facili...>>

<<Sì?>> dissi io, visto che si era zittito.

<<Il punto è che non c'è niente di facile, capisci?... >> si passò le mani tra i capelli.

<<Ti aiuterebbe se fossi io a chiedere quello che voglio sapere?>> volevo a tutti i costi rendergli più leggero il peso della confessione <<Potresti iniziare da lì>>

<<Va bene>> mi rispose.

Mi battei le mani sulle cosce:<<Allora, prima di tutto vorrei sapere com'è possibile che quella donna sia tua madre. Insomma, sembra avere pochi anni più di te...Cos'è, ha avuto un figlio a otto anni?>>

Lui tentennò, sospirando
:<<... Domanda di riserva?>>

<<Luci... >> lo presi per mano ed ebbi un'idea:<<Okay, la mia domanda di riserva è questa: com'è possibile che tu sia sempre così gelido?>>

<<Io s-sono... Diciamo che vengo da un posto un po' più caldo... Rispetto a Los Angeles>> si leccò le labbra <<Non vengo proprio da lì, più che altro ci ho passato... Beh, molto molto tempo>>

Bevvi un altro grande sorso di liquore, anche per dare a Luci un po' di spazio per prepararsi a rispondere alla mia domanda successiva.

Lo vedevo angosciato, estremamente angosciato. Non l'avevo mai visto in quelle condizioni, se non forse poco prima, quando credeva che fossi morta.

Possibile che l'idea di aprirsi con me lo spaventasse più di quella di avermi persa per per sempre?

<<... E da dov'è che vieni, Luci? Dove sei nato?>> gli chiesi.

Lui respirò a fondo:<<Ricorda che hai promesso di avere fiducia in me>>

Annuii:<<E tu hai promesso che saresti stato del tutto sincero>>

Lucifer si alzò in piedi, come in fibrillazione, ed iniziò a misurare a passi veloci la camera da letto, da una parete all'altra.

<<E va bene... Vengo dalla Città d'Argento. È lì che sono nato>> disse alla fine, fermandosi proprio di fronte a me.

<<La... Città d'Argento?>> chiesi.

Che cavolo di posto è? Non ho mai sentito di nessuna città che abbia questo nome.

Lucifer allargò le braccia:<<Oh, giusto! Sì... Voi la chiamate con il più colorito titolo di "Paradiso">> e si zittì per osservare la mia reazione.

Io rimasi impassibile. Avevo promesso che l'avrei preso sul serio... Ma come potevo?
La mia parte razionale mi diceva che niente di ciò che l'uomo davanti a me stava dicendo potesse essere reale, che egli doveva aver inventato tutte quelle fantasie in seguito ai traumi d'infanzia dei quali mi aveva parlato Mazikeen...Eppure avevo visto delle cose, ed avevo sentito delle cose, alle quali dovevo dare una spiegazione.

Cose assurde. Cose che - lo percepivo - non facevano parte di questo mondo.

<<Quindi... >> mi schiarì la voce, con la gola secca <<Quindi, s-se sei nato in Paradiso... >> non riuscivo a capacitarmi di stare davvero prendendo in considerazione quell'ipotesi.

<<Sono il figlio di Dio, Jennifer. E della Dea della creazione... Nonché la donna che hai visto mezz'ora fa, al motel, e anche ieri sera al ristorante>>

Abbassai lo sguardo, in confusione.

"Il figlio di Dio" ha detto, ma Dio non esiste... Giusto?

No, ovviamente no. Non c'è nessun Dio, e di certo Lucifer non è il Diavolo.
Maze ha detto che quelle sono solo fantasie di una mente traumatizzata dal proprio passato... <<Va bene>> sussurrai <<Dammi una prova, allora...Dammi una prova che sei davvero il Diavolo>>

Non potevo credere a quello che stavo dicendo.

Lucifer si sbottonò la parte superiore della camicia bianca ansimando, come se fosse sotto sforzo, e si asciugò il sudore dalla fronte:<<Io... Non posso farlo>> gemette.

Mi alzai in piedi:<<Perché?>>

<<Non voglio perderti! E non posso. Soprattutto non dopo che ho pensato di averti persa per davvero>> disse <<E se lo faccio, Jennifer... Se ti mostro la prova che chiedi, non vorrai più vedermi>> aveva le lacrime agli occhi.

<<Posso farcela. Sono più forte di quanto credi, ne ho passate tante, di cotte e di crude, e questo non può essere tanto peggio>>

Lui scosse la testa, asciugandosi gli occhi:<<Lo so che sei forte, ma questo è qualcosa che non hai mai visto>> la sua voce era amara <<Fidati>>

<<Luci, io ti prometto che - qualunque cosa vedrò - non scapper...>>Lucifer mi interruppe allungando una mano:<<Ti darò quello che vuoi, Jennifer. Solo non farmi promesse che non sei sicura di poter mantenere>>

Mi avvicinai a lui, prendendogli le mani:<<Io prometto >> dissi solennemente <<Anzi, io giuro che non scapperò, Lucifer>> lo guardavo dritto negli occhi. Contava così tanto per me. Avrei fatto qualunque cosa in mio potere pur di non farlo soffrire.

Riuscii a strappargli un lieve sorriso:<<Vedi, se potessi ti descriverei il Paradiso... Il problema è che non esiste nessun idioma umano, presente né passato, che sia in grado di spiegare a parole quel fantastico luogo.
Perciò dovrò dimostrarti che sono sincero in un altro modo>>

Gli accarezzai le guance con le mani - per tranquillizzarlo - e poi gli afferrai il colletto della camicia per attirarlo a me.

Le sue labbra erano morbide e fredde come sempre, ma quella notte sapevano anche di liquore.

<<Vai pure: sono pronta>> dissi alla fine.

<<Io sono il Diavolo>> sussurrò, ed io feci mezzo passo indietro, confusa ed anche un po' spaventata.

Non era la prima volta che me lo diceva, ma di certo era la prima volta che me lo diceva parlando in italiano.

Ero nella confusione più totale.

<<Com'è possibile?!>> chiesi, nella mia lingua madre.

<<Il Diavolo parla tutte le lingue>> sussurrò lui, sempre in italiano.

Se avesse preso un corso rapido per imparare la mia... Ma neanche in quel caso sarebbe arrivato ad una pronuncia così perfetta in poco più di una settimana... Né tantomeno avrebbe potuto imparare la grammatica, una delle più difficili...

Mi presi la testa tra le mani.

<<Stai bene?>> e fece per appoggiarmi una mano sulla spalla, ma poi cambiò idea e rimase fermo.

<<T-tu parli italiano?>>

Lui annuì con cautela.

"Il Diavolo parla tutte le lingue"... Così ha detto venti secondi fa.

Un brivido mi fece tremare dalla testa ai piedi.

<<Basta così con le rivelazioni, per stasera... Hai già sopportato tanto, tesoro, non vorrei esagerare>> mi disse sottovoce.

Mi affrettai a scuotere la testa:<<No, voglio sapere chi erano quegli uomini che volevano rapire Charlie>> mi tremavano le labbra.

Sentire Lucifer parlare in italiano mi faceva una stranissima sensazione, ma non mi dispiaceva per nulla. Era il fatto che ne fosse capace a spaventarmi.

E se Lucifer fosse davvero il Diavolo?

Quel pensiero mi attraversò la mente come un lampo a ciel sereno.

La prima istintiva risposta che mi diedi fu:"È impossibile".

Perché era impossibile che Lucifer fosse il vero Lucifero.

<<Charlie è una creatura celeste, almeno per metà... Perché, vedi, mio fratello è un angelo>> e mi guardò con apprensione, come aspettandosi una reazione esagerata.

<<Tuo fratello è... Amenadiel è un angelo?>>

Stavo iniziando a credergli.

Stavo impazzendo anche io?

<<Sì, il che fa di Charlie una specie di angelo a metà, non so se mi spiego>> una risata nervosa gli sfuggì dalle labbra <<E quell'uomo... Quello che voleva prendere mio nipote, era un demone>>

Un demone, ma certo.

"Sai, ieri sera ho combattuto contro un demone che voleva rapire Charlie, il figlio di un angelo che a propria volta è il fratello del Diavolo... Ed ovviamente anche il figlio di Dio!"

Una sola perpetua domanda continuava a frullarmi in mente:"Come diavolo è possibile che Lucifer sia davvero il Diavolo?"

<<Un demone?>> chiesi con un filo di voce.

Luci annuì:<<Proprio come Maze>>

Mi guardai intorno spaesata, assolutamente spaesata, e mi schiarii la voce.

<<Mazikeen sarebbe un demone? Beh, perché mi sorprendo... In fondo è come se l'avessi sempre saputo, no?! Maze è Maze... >> risi nervosamente, sul punto di avere una crisi di nervi.

<<E perché i... Demoni volevano rapire tuo nipote?>>

<<Per farlo re dell'Inferno al posto mio, visto che io non intendo ritornarci... E visto che solo un essere celeste - o celeste a metà, a quanto pare - può comandarlo>>

Respirai profondamente:<<Giusto, l'Inferno, che ovviamente esiste!>>

Non riuscivo a parlare. Bevvi un altro, lungo sorso di alcool.

Stavo iniziando a credere a Lucifer, il che non poteva che essere un segno che stavo perdendo la testa.

<<Stai bene?>> mi domandò lui per la seconda volta, appoggiandomi una mano sulla spalla

Irrigidì i muscoli, sforzandomi di non sobbalzare: non volevo farlo star male.

<<Per favore, potresti smettere di parlare italiano?>> gli chiesi.

Luci si sedette accanto a me:<<Pensavo che ti avrebbe fatto piacere avere qualcuno con cui parlare la tua lingua... >>

Alzai le spalle:<<Sì, diciamo>>

In verità era solo inquietante. E inspiegabile.

Doveva esserci un'altra spiegazione... Cazzo, ma quale?!

Lucifer mi passò un braccio intorno alle spalle, incerto.

Lo lasciai fare.

<<N-non sei spaventata?>> mi domandò.

Scoppiai di nuovo a ridere, e lui mi guardò ancora più preoccupato:<<Mannò: oggi è solo un normale martedì, suppongo! Un demone ha provato a strapparmi gli organi interni mentre stavo proteggendo il bambino che voleva rapire... Ovvero il nipote di Dio>>

Ero decisamente impazzita se credevo a quelle cose.

Rimase in silenzio, una ruga di preoccupazione a segnargli la fronte, ed io ripresi:<<Si scopre che ho dormito tipo tre volte insieme al Diavolo in persona... Oh, e una volta mi sono anche offerta di fargli un pompino, ma lui ha rifiutato!>> il mio tono di voce era ironico e concitato.

Se avessi continuato a parlare alla fine sarei riuscita a dare un senso a tutte quelle insensatezze.

<<Jennifer, onestamente non capisco se mi credi e sei sotto chock, oppure se non mi credi e questa è una specie di sarcastica presa in giro>>

Scossi la testa:<<Onestamente non lo capisco neanche io...>> gli occhi mi si riempirono di lacrime <<Lucifer, pensi che io stia impazzendo?!>>

Lui me le asciugò prontamente:<<No, affatto... Senti, tesoro, non vorrei pressarti, so quante ne hai passate, ma - se vuoi - posso mostrarti la prova definitiva che sono davvero chi dico di es...>>

Si interruppe a metà della parola, notando che avevo iniziato ad annuire con veemenza.

<<Sì, ti prego>> sussurrai, incapace di parlare più ad alta voce <<Per favore... I-io ho bisogno di sapere che non sono pazza, che tutte le cose strane che ho visto e che ho sentito, sono... Vere>>

Lui mi guardava con una strana luce negli occhi, palesemente combattuto.

<<Non piangere>> mi sussurrò alla fine, abbracciandomi <<Va bene, me lo hai chiesto tu... Ma, Jennifer, devo avvertirti che quello che stai per vedere è spaventoso... Mostruoso.
Ma, vedi: quello è ciò che sono davvero, ed io credo che meriti la verità, dopo tutto quello che ti ho fatto passare. Voglio che tu abbia la possibilità di scegliere... Stavo per dire del "nostro futuro", ma penso che farei meglio a riferirmi al "tuo" futuro, perché dopo quello che ti mostrerò...
In ogni caso, io ho capito che devo darti la scelta che a me non è stata data, sai, da mio Padre, e tutto il resto... L'ho capito quando pensavo che tu fossi morta, e mi dispiace da impazzire. Ti prego, perdonami>>

<<Non hai niente da farti perdonare>> dissi, scossa da quel discorso così profondo. Non si era mai aperto in quel modo, non con me. L'avevo sempre percepito in qualche modo distante, come se fosse onesto con me ma nello stesso tempo non volesse sbilanciarsi e dire troppo.

Ma ora...

<<E invece sì: non sono stato sincero con te fin da subito, mentre avrei dovuto farlo. Quando ho capito quello che provavo... Avrei dovuto dirti la verità.
Avrei dovuto smettere di pensare a me stesso - sempre e solo a me stesso, come ho fatto per migliaia di anni - ed iniziare a pensare a te, ed a ciò che ti stavo precludendo>>

Si alzò in piedi lentamente e si posizionò proprio davanti a me.

Respirava con la bocca aperta, le spalle si alzavano e si abbassavano a quel ritmo frenetico.

<<Ricordati che non hai niente di cui avere paura, va bene?>>

Io annuì, temendo che se avessi parlato mi sarebbe tremata la voce.

<<Ti amo>> sussurrò Lucifer guardandomi con rimpianto, come se intuisse che di lì a poco mi avrebbe persa, e poi chiuse gli occhi.

Non sapevo cosa stesse per succedere, ma mi promisi che avrei mantenuto la promessa fatta a Lucifer, non importava cosa avessi visto.

All'improvviso una luce bianca e molto intensa iniziò a sprigionarsi dal suo corpo, così forte e calda che mi costrinse a coprirmi gli occhi con una mano.

Il mio cuore intanto batteva all'impazzata.

Persino con le palpebre chiuse vedevo rosso, ed una forte ventata di aria calda mi investì.

Non faceva male, nonostante il calore intenso: era rassicurante, mi dava come la sensazione che un velluto liscio mi stesse accarezzando la pelle.

Ci vollero parecchi secondi prima che potessi socchiudere gli occhi, e guardare ciò che era successo.

Lo stupore che provai a quella vista non era neanche lontanamente esprimibile a parole.

Lui era ancora in piedi davanti a me, immobile e ad occhi chiusi, ed i muscoli del suo volto erano distesi.

Il fatto sorprendente era che, attaccate alle sue spalle, erano spuntate due enormi ali bianche.

Mi si mozzò il fiato, mentre le fissavo.

Emanavano una luce propria, una luce dorata che, essendo i miei occhi abituatisi, ora mi pareva soffusa.

Una specie di aura angelica, che splendeva come il sole.

Ma, al contrario della luce solare, quel bagliore non faceva male agli occhi. Anzi, non riuscivo a distogliere lo sguardo da così tanta magnificenza.

Mi tremavano le mani.

È tutto vero.

In quei pochi secondi le nozioni imparate dodici anni prima, a catechismo, mi fluirono in mente, catturando ogni mio pensiero.

"Lucifero, il figlio prediletto di Dio, prima della Caduta, era l'angelo più splendente di tutto il Paradiso..."

Persino "Lucifer", il nome in sé, proveniente dalla lingua latina, significava "portatore di luce".

Tutto assumeva un senso in quel momento. Ogni stranezza, ogni incomprensione, ogni tentennamento da parte sua... Ogni cosa.

Ci misi qualche minuto a trovare il coraggio di parlare:<<Luci... >> sussurrai.

Lui aprì gli occhi per la prima volta:<<Jennifer, lo so che è mostruoso, che ti fa paura...>> disse di slancio, convinto che fossi terrorizzata da lui, chissà poi come mai.

<<Io non ho paura>> mormorai, alzandomi in piedi ed avvicinandomi a lui.

Lucifer mi guardava confuso, ed anche un po' spaventato dalla mia reazione. Pensava che sarei scappata a gambe levate, o qualcosa del genere.

<<Ma cosa...?>>

Lui è veramente il Diavolo... Ma è anche un angelo.

Parlai solo quando fui sicura di poter mantenere un tono di voce più o meno normale:<<Io non ho paura, Lucifer... E c-come potrei?...>> avrei voluto alzare una mano e toccarle, ma allo stesso tempo non trovavo il coraggio:<<Sono... Sono la cosa più che bella che io abbia mai visto>> qualche lacrima mi solcò le guance.

Quella vista era così al di sopra, così divina - nel senso più profondo della parola - che non potevo non commuovermi.

<<Sono... Che cosa?>> Lucifer pareva ancora più sbalordito di me.

Non riuscivo a distogliere lo sguardo.

Luci si guardò una spalla e poi l'altra, poi si toccò il volto. Solo in quel momento parve comprendere ciò che era successo - qualunque cosa fosse - e alzò gli occhi al cielo per un attimo.

Quando li riabbassò erano velati di lacrime.

<<Tu hai le ali... >> non era una domanda, la mia, perché le vedevo spiegate davanti a me in tutta la loro... Gloria angelica.

Tuttavia sentivo il bisogno di dirlo ad alta voce per assicurarmi di non avere le allucinazioni.

<<E non ho più la mia faccia da Diavolo...>> considerò.

<<Cosa significa?>>

Mi sorrise con gli occhi lucidi:<<Ti spiegherò poi, ma ora... Tu non hai paura di me?>> mi chiese <<Non vuoi scappare via urlando?>>

Scossi la testa. Sapere che lui era davvero il Diavolo, quello della Bibbia, era spaventoso. Anzi, era terrificante.

Tutte le mie convinzioni sulla vita e sulla morte e sulla fede, erano appena state sconvolte e ribaltate da cima a fondo... Tuttavia percepivo che l'uomo, cioè l'angelo, che mi trovavo davanti, non aveva niente della malvagità che gli veniva attribuita.

Quelle ali erano così splendenti e candide... Niente di così bello e puro sarebbe potuto appartenere ad un essere malvagio.

<<In questo momento... In verità, vorrei... >> esitavo.

Lucifer fece un passo verso di me, cauto, ma si astenne dal toccarmi:<<Di solito non amo citare il mio caro vecchio Padre Onnipotente, ma in questo caso devo proprio farlo: chiedi e ti sarà dato>>

Suo padre. Suo padre che era Dio.

Scossi la testa per concentrarmi<<Posso toccarle?>> chiesi tutto d'un fiato.

Il sorriso di Lucifer si allargò ancora di più:<<Fa' pure>>

Allungai piano una mano, finché la mia pelle non arrivò a sfiorare l'estremità dell'ala destra. Era liscia, più di qualunque cosa avessi mai toccato.

In verità, più che liscia era quasi evanescente. Non avrei saputo come definire il materiale di cui era composta.

E pulsava impercettibilmente, come se avesse vita propria.

Forse - mi sorpresi a pensare - era proprio così.

Appoggiai il palmo della mano e la accarezzai piano, godendomi quel contatto.

Lucifer tremò ed io la ritrassi velocemente.

<<Ti ho fatto male?>>

Lui scosse la testa:<<No, affatto. Non hai idea di come mi senta in questo momento: continua>> disse, ma poi si corresse subito:<<Se vuoi>>

Allora appoggiai entrambe le mani sulle sue ali e le accarezzai piano. Lui socchiuse gli occhi e inclinò la testa all'indietro, continuando però a guardarmi con circospezione, come se si aspettasse che da un momento all'altro avrei iniziato ad urlare.

<<Tutto a posto?>> mi chiese alla fine, quando ebbi finito di massaggiargli le ali, notando che gli occhi mi erano tornati lucidi.

Io annuii, singhiozzando, e mi coprii la bocca con le mani.

Luci ritrasse le ali nelle spalle e mi asciugò le lacrime con la punta delle dita.

<<Mi dispiace>> sussurrò <<Devi essere sconvolta, comprendo che tutto ciò dev'essere difficile da metabolizzare, e praticamente impossibile da accettare... >>

<<No, no... >> singhiozzai di nuovo <<Grazie mille, Lucifer... Grazie>> dissi, e lo abbracciai.

<<Non capisco>> sussurrò lui a fior di labbra, circondandomi il busto con le braccia.

<<Io ho sempre pensato che l'Inferno e il Paradiso fossero tutte cazzate, che quando uno muore, muore e basta... Ma tu, tu sei un angelo, Lucifer!... Hai le ali e v-vieni qui a dirmi che è tutto vero! E se... Se è tutto vero, allora significa che mia sorella e i miei genitori... Sono davvero in un posto migliore>>

Lui annuì, accarezzandomi le guance con le mani e approfittandone per asciugarmi le ultime lacrime.

Era così bello in quel momento.

Era sempre stato magnifico, ovviamente. Ma gli occhi non gli erano mai brillati così, non era mai sembrato così felice.

<<Lucifer?>> lo chiamai.

<<Sì?>>

Avrei voluto dire qualcosa - qualunque cosa - ma baciarlo mi pareva un'opzione migliore, in quel momento.

Gli infilai le mani nei capelli scuri e lo lo attirai ancora più vicino a me.

La solita sensazione di calore mi invase, ma stavolta fu diverso: non avevo intenzione di fermarmi.

Lui mi sollevò di qualche decina di centimetri, in modo che avessi il viso all'altezza del suo senza dovermi mettere in punta di piedi.

Non sembrava fare fatica, ma per sicurezza gli avvolsi le gambe intorno alla cintura, e la gonna mi si sollevò fino alla vita.

Gli tolsi le mani dai capelli per aprire i bottoni della sua camicia che erano rimasti chiusi, ma si rivelò un'operazione più complicata del previsto.

Imprecai mentalmente, ma poi mi venne da ridere.

Anche Luci sembrava molto divertito, tanto che alla fine mi disse:<<Guarda come si fa>> e con un leggero movimento delle mani strappò in due il tessuto della camicia, ed i bottoni saltarono via. Lasciò cadere per terra, ai suoi piedi, le due parti di quel "cadavere" di stoffa pregiata.

L'avevo già visto a petto nudo, ma solo in quel momento mi resi conto che il ricordo non gli rendeva giustizia.

Lucifer mi rimise le braccia intorno alla vita, provando ad avvicinarmi ancora di più a lui, anche se eravamo già appiccicati in ogni modo possibile.

<<Mi dispiace per la tua camicia>> ansimai, mentre mi baciava il collo <<Era molto costosa?>>

<<Chi se ne frega>> sussurrò lui a corto di fiato.

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