Capitolo 28.
La notte scorreva lenta.
I minuti in quella piccola camera di motel non passavano mai. Come se il tempo si fosse fermato, bloccato per sempre negli attimi di terrore che avevo vissuto solo poche ore prima.
Non riuscivo a pensare ad altro che a quell'uomo, alle sue parole, al suo sangue che macchiava il pavimento.
Buttai giù quello che rimaneva della lattina di birra che avevo aperto una volta finita la Coca.
Charlie si era svegliato un paio di volte e si era anche messo a piangere, ma io ero riuscita a calmarlo nell'unico modo che conoscevo: cantandogli un paio delle canzoncine che mia mamma usava quando ero bambina per farmi addormentare.
Avevano funzionato bene anche con il figlio della dottoressa Linda e di Amenadiel.
La presenza di quel bimbo accanto a me mi dava un certo conforto.
Almeno non ero sola.
Era un neonato e basta, certo, ma il suo respiro lento e regolare contribuiva a non farmi perdere la testa.
Mi chiesi distrattamente perché niente avesse più senso nella mia vita, ma non mi soffermai troppo su quel pensiero perché non volevo avere un'altra crisi esistenziale e rischiare così di svegliare Charlie.
Intanto l'orologio sulla parete della stanza segnava le due e quarantuno.
Non avevo nemmeno qualcosa per svagarmi... Non so, un libro, per esempio.
Avevo provato ad accendere la TV ma presto mi ero resa conto che avrei fatto meglio a spegnerla se non volevo peggiorare il mio forte mal di testa.
I pensieri si rincorrevano senza trgua, tanto più che non avevo nulla da fare. Pensieri di ogni tipo.
Passavano velocissimi dall'uno all'altro, senza darmi neanche il tempo di respirare.
Mi aprii un'altra lattina di birra.
Dovevo fare qualcosa se non volevo rischiare di addormentarmi.
Non ero pronta ad affrontare i complessi e terrificanti incubi che il mio subconscio avrebbe elaborato per torturarmi, una volta che avessi chiuso gli occhi.
Bevvi un altro sorso di birra e sentì in gola un orribile sapore di vomito.
Corsi in bagno senza perdere tempo - un po' in ansia di dover lasciare solo Charlie, anche solo per qualche minuto - e mi appoggiai sul lavandino.
Lo specchio davanti a me restituiva l'immagine di un volto stravolto. In tutti i sensi.
I capelli erano spettinati e il trucco era sbavato.
Mi lavai la faccia con il sapone fornito dal motel, sia per rinfrescarmi sia per ripulirmi da quei residui.
Mi passai le mani in testa, sospirando.
I conati di vomito sembravano essersene andati veloci com'erano arrivati.
Forse era quella birra che non era più tanto buona.
Un rumore di qualcuno che bussava sulla porta mi fece sobbalzare, avverando le mie più profonde paure.
No, vi prego, basta.
Non avrei potuto farcela a combattere ancora. A dirla tutta, riuscivo a malapena a stare in piedi in quel momento.
Mi precipitai fuori dal bagno e presi in braccio Charlie, il quale si svegliò all'improvviso e fissò gli occhi nei miei, come a domandarmi cosa stesse succedendo.
Succede che siamo nella merda, ecco cosa succede, piccolino.
Ancora due colpi alla porta e poi una voce arrivò a me, attraverso lo strato di legno dell'uscio:<<Jennifer, potresti aprirmi?>>
Lucifer mi aveva trovata.
Non seppi se esserne sollevata o meno.
Se da un lato la sua compagnia mi aveva sempre fatto bene, dall'altro lui era lo stesso uomo che aveva baciato un'altra donna. Per non parlare del suo coinvolgimento con l'uomo che voleva rapire Charlie.
Riappoggiai il bambino sul letto ed andai ad aprire la porta.
Comunque Lucifer era sempre Lucifer, e di certo non avevo paura di lui.
Era molto diverso da quando l'avevo lasciato qualche ora prima: non indossava più la giacca né il farfallino, e la camicia era tutta stropicciata.
I capelli erano in disordine e aveva gli occhi rossi come se avesse pianto molto.
Non l'avevo mai visto in quelle condizioni.
<<Luc...>> non mi lasciò finire e mi circondò il busto con le braccia, stringendomi come se ne andasse della sua vita.
<<S-stai bene?>> gli tremava la voce e, quando potei guardarlo nuovamente in viso, grossi lacrimoni gli stavano scendendo giù per le guance.
<<Sì>>annuii <<E anche Charlie>>
Lui si asciugò le guance e mi prese le mani nelle sue, guardandomi intensamente negli occhi, senza parole.
<<Lucifer, tu stai bene?>> gli chiesi, visto che mi guardava, piangeva e non diceva nulla.
<<I-io... Credo di essere innamorato di te>> si passò una mano tra i capelli <<No, la verità è che sono sicuro di essere innamorato di te>>
Rimasi a bocca aperta. Letteralmente.
Erano successe così tante cose nelle precedenti ore. Troppe cose.
E poi questo.
<<Tu... >> non sapevo cosa dire. Era l'ultima cosa che mi aspettassi da lui, soprattutto dopo che aveva baciato un'altra persona solo poche ore prima.
<<Già>> continuò lui, chiudendo la porta della stanza alle sue spalle<<Mi sono reso conto di tutti gli sbagli che ho commesso, Jennifer... E fino a tre minuti e ventisette secondi fa credevo di averti persa p-per sempre. Questo ha rimesso in prospettiva molte cose. Ha rimesso in prospettiva ogni cosa, in realtà>>
<<Credevi che fossi morta?>>
Lui annuì.
Ero felice che avesse smesso di piangere.
<<E, per la cronaca, la donna che mi ha baciato nel ristorante è in realtà mia madre, non una mia amante. Non ti farei mai niente del genere, credimi...
Sono stato un'idiota a non parlartene subito, è che non sapevo come fare!>>
<<Tua madre?! Come poteva quella donna essere tua madre?>> nulla aveva più senso per davvero.
Luci aprì le braccia:<<Lo so, lo so: è assurdo, vero? E scommetto che non è la cosa più assurda che ti è capitato di sentire nelle ultime ore. Ma ho bisogno che ti fidi di me>>
Mi misi le mani nei capelli ed andai a sedermi sul letto:<<Io vorrei, non sai quanto vorrei fidarmi di te!
Ma per poterlo fare ho bisogno che tu sia sincero con me>>
Lo vidi tentennare, mordendosi il labbro inferiore:<<Hai ragione. Prometto che ti dirò tutto quello che vuoi sapere, ma non qui. Non adesso>>
<<E allora quando?>>
<<Quando sarà al sicuro>>mi rispose lui, accennando a suo nipote con un segno della testa <<E quando mi sarò assicurato che lo sia anche tu>>
<<Va bene, Luci>> dissi, riavvicinandomi a lui e passandogli le braccia intorno al collo <<Tutto questo non ha alcun senso per me, sappilo, ma ho anche deciso che voglio darti fiducia>> e poi, più a bassa voce:<<Non deludermi>> sussurrai.
Lui scosse la testa:<<Non succederà>> mi disse appena prima di piegarsi in avanti e di darmi una fila di baci bagnati sul collo.
Il mio cuore stava già iniziando a dare di matto.
<<Ti amo>> mi sussurrò all'orecchio.
Dovevo ancora riprendermi dallo chock di sentire Lucifer Morningstar pronunciare quelle due parole.
Gli accarezzai il collo con entrambe le mani e appoggiai le labbra sulle sue, e avendo le scarpe col tacco non ebbi nemmeno bisogno di alzarmi in punta di piedi.
Fu un bacio profondo, più profondo di tutti quegli che c'eravamo dati in precedenza, e appassionato.
Quando ci staccammo avevamo entrambi il fiatone. Lucifer non era mai stato così bello e affascinante, nonostante i capelli ed i vestiti in disordine.
<<Ora sarà meglio farla finita>> ansimai <<Non vorrai mica bloccare la crescita al povero Charlie>>
La mia preoccupazione per la salute di quel bambino non stava scemando, anche adesso che non era più in pericolo. Inutile che provassi a buttarla sul ridere.
Lucifer si avvicinò al letto matrimoniale e prese in braccio il suo nipotino, il quale emise una specie di urletto di soddisfazione.
Luci si sforzò di fingersi indifferente, ma persino un cieco si sarebbe accorto di quanto tenesse a quel bambino.
<<Ciao, mio piccolo Mini - diel, come stai oggi?>> gli disse, accarezzandogli la testolina <<La mamma e il papà stanno venendo a prenderti, non preoccuparti>>
Non potei fare a meno di sorridere di fronte a quella scena.
"Mini - diel"
<<Per fortuna che non ti piacevano i bambini, eh>>lo apostrofai scherzosamente.
Di colpo Lucifer si incupì:<<Mio fratello ti sarà debitore fino alla fine dei tempi per Charlie. Hai rischiato la tua vita per salvare la sua. È stato un gesto molto coraggioso da parte tua>>
Provavo a non riportare alla mente i ricordi di quei momenti <<Di certo non potevo lasciarlo lì a morire>>
Mi avvicinai a lui e gli appoggiai la testa sulla spalla. Luci mise giù il bambino con molta cura e poi mi passo le braccia intorno alla vita, attirandomi a sé.
Vicino a lui era più facile per me calmare l'oceano in piena delle mie paure e delle mie ansie.
<<Sai che c'è?>> dissi, sollevando la testa per guardarlo negli occhi.
<<Cosa?>>
<<Anche io credo di essere innamorata di te>>
Lui mi sorrise e gli occhi gli si inumidurono di nuovo, come se fosse sul punto di ricominciare a piangere.
Ci distendemmo insieme sul letto, vicini a Charlie, e rimanemmo abbracciati.
Lui mi baciò in testa e mi passò più volte le mani tra i capelli, con estrema delicatezza.
<<Ancora non posso credere che tu... Sei sicura sicura di stare bene?>>
<<Sono solo un po' indolenzita>> lo rassicurai.
Lui annuì, senza però smettere di guardarmi con gli occhi neri che brillavano di felicità.
Nessuno mai mi aveva fatta sentire desiderata come mi sentivo quando stavo con lui.
<<Ti amo>> ripetè, accarezzandomi la testa per l'ennesima volta.
<<Non riesci proprio a smettere di dirlo, eh?>>
<<No>> mi rispose lui, alzando le spalle.
In quel momento ero al settimo cielo. Bastava che rimanessi nel presente, senza pensare al mio passato, né alla mia famiglia, né agli avvenimenti di poche ore prima.
Bastava che non chiudessi per troppo tempo gli occhi e tutto sarebbe andato bene.
Qualcuno bussò alla porta della stanza ed io scattai, sollevando metà del busto e scrollandomi di dosso le braccia di Lucifer.
In pochi secondi il mio cuore era tornato a battere a ritmo frenetico.
Luci si alzò a sedere, guardando cautamente prima verso di me e Charlie e poi verso l'entrata della camera.
<<Oh, sono Mazikeen e gli altri>> mi disse, tranquillizandomi, poco dopo aver tirato fuori il suo IPhone dalla tasca dei pantaloni.
Andò ad aprire loro la porta, ed io presi Charlie per darlo alla sua mamma.
Linda aveva gli occhi rossi, proprio come quelli di Lucifer poco prima, ed anche quelli di Amenadiel non scherzavano affatto.
Lei è sui marito presero subito in braccio loro figlio. Lo guardavano come se fosse un dono del cielo.
Era probabile che avessero disperato di poterlo riabbracciare.
Invece Mazikeen venne da me e mi si gettò addosso di peso, in un goffo tentativo di dimostrare affetto:<<Stai bene, darling?>> mi domandò.
<<Sì, ed è in buona parte è merito tuo e dei tuoi consigli, Maze>>
Lei incrociò le braccia, soddisfatta:<<Solo un paio di lezioni e metti k.o. un demone! Continua così e potrai venire insieme a me a cacciare taglie molto presto!>>
Ecco un'altra cosa strana che Lucifer avrebbe dovuto spiegarmi, in seguito.
Luci mi prese per mano e mi portò fuori dalla camera, all'aria aperta. A qualche metro dal portico stava in piedi una bella donna, alta e snella, che indossava un vestito grigio molto familiare.
Lucifer percepì il mio imbarazzo probabilmente, perché mi accarezzo la schiena e mi sospinse avanti con dolcezza.
<<Mamma>> disse a quella donna <<Questa è Jennifer. Jennifer, questa è mia madre, Charlotte>>
<<Piacere di conoscerla>> dissi titubante e le offrii la mano.
Era lei la donna perfida che mi era stata descritta da Maze, quella che si drogava e maltrattava un piccolo Lucifer?
<<Il piacere è tutto mio, Jennifer>> la sua voce era melliflua e acuta <<Sono felice di conoscerti, finalmente. Lucifer non ha fatto altro che parlare di te...>>
Mi rivolse un ultimo sorriso di accommiatamento ed entrò nella stanza 12A per unirsi al resto degli altri.
Lucifer mi appoggiò le mani sui fianchi e mi abbracciò stretta. Ancora.
<<Che vogliamo fare?>> mi domandò.
<<Andiamo a casa?>>
<<E se invece andassimo nel mio attico? Sai, alle lenzuola rosse del mio letto sei mancata tanto>> e si mise a ridacchiare.
<<E sia>> acconsentii <<Ma tieniti pronto: hai tante cose da spiegarmi>>
All'improvviso lo vidi incupirsi. Si leccò le labbra e la solita ruga d'espressione gli solcò la fronte, come tutte le volte in cui qualcosa lo metteva in ansia.
<<Luci... Me lo hai promesso>> glielo ricordai a bassa voce, prendendolo per mano.
<<Manterrò la parola data, non preoccuparti, cara>>
<<Bene>> dissi soddisfatta.
<<Senti, missà che è meglio se utilizziamo la tua auto per andare al Lux...>> mi sussurrò dopo qualche secondo.
Aggrottai le sopracciglia:<<Tu... Non sei venuto in macchina, vero?>>
Si strinse nelle spalle:<<No. No, infatti>>
Aggiunsi mentalmente anche questa stranezza alla lista delle cose che Lucifer avrebbe dovuto spiegarmi.
-
Questo sì che è un capitolo importante! Una svolta epocale nella storia, se così si può dire.
Che ve ne pare?💗
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