Capitolo 25.
Maze mi tirò un altro fendente con uno dei miei cucchiaini, fingendo di avere in mano un pugnale.
Lo schivai appena in tempo, abbassandomi velocemente. Peccato che per farlo persi l'equilibrio e caddi all'indietro, rischiando di sbattere la testa su una gamba del tavolo del mio salotto.
Io e Maze l'avevamo spostato contro il muro per avere più spazio di manovra, per allenarci meglio.
La mia cacciatrice di taglie preferita si sporse in avanti e mi tirò su praticamente di peso:<<Sei tutta intera?>>
Io annuì, stringendo i denti e massaggiandomi i glutei tutti indolenziti per la caduta.
<<Direi che per oggi basta così>> masticò lei <<Altrimenti finirò per ammazzarti, e Luci mi terrà il muso per almeno settecento anni>>
<<Sì, è uno che se la lega abbastanza al dito>> disse Eve rivolta a Daniele.
Erano entrambi seduti sul mio divano grigio, avendo insistito per assistere allo "spettacolo", come lo aveva definito Dani.
<<Giusto>> risposi, senza fiato <<Anche io penso che sarebbe meglio fare una pausa, così puoi riprenderti>>
Maze mi sorrise bonariamente, battendomi una mano sulla spalla.
Mi trascianai fino ad una sedia, praticamente strisciando, e mi ci issai sopra sbuffando per il dolore che provavo a tutti i muscoli del corpo.
Gli allenamenti di Mazikeen erano degli allenamenti nel vero senso della parola.
Dani si alzò e venne dietro di me per farmi un massaggio alle spalle.
<<Sei pronta per stasera?>> mi domandò lui.
<<Che c'è stasera?>> Eve si intromise nella conversazione.
Io alzai gli occhi, lasciando a Dani l'onere di darle una risposta.
<<Lucifer ha chiesto di conoscermi, quindi ha invitato me e Jey a mangiare fuori>>
<<Hai capito il ragazzo!>> commentò Mazikeen, ridendo sottovoce.
<<Maze...>>
<<Okay okay, come vuoi!>> si strinse nelle spalle <<Forse sarebbe meglio che io ed Eve ce ne andassimo, così avrete il tempo di prepararvi>>
In effetti erano quasi le sei e mezza, e l'appuntamento era fissato alle sette e un quarto, al The Litte Door, ovviamente uno dei ristoranti più raffinati di tutta Los Angeles.
Era stato inutile provare a spiegare a Lucifer che tutto quello sfarzo mi metteva vagamente a disagio, e che non mi piaceva che si spendessero troppi soldi per me, perché lui non aveva voluto smuoversi di un solo centimetro.
<<Missà di sì>> risposi.
<<Ma dopo devi scrivermi com'è andata, okay?>> disse Maze, uscendo.
Eve abbracciò sia Dani sia me, prima di seguire la sua fidanzata. Gli abbracci di quella ragazza erano davvero confortanti, confortanti come poche altre cose al mondo.
<<Okay>> dissi a Dani, una volta che fummo rimasti soli <<Che vestiti ti sei portato per stasera?>>
Lui alzò le spalle, tirando fuori dal grande borsone grigio un completo di giacca e pantaloni e giacca neri, nonché una cravatta dello stesso colore, e mise il tutto ordinatamente sul divano.
<<Allora, che te ne pare?>>
<<Ma che ragazzo elegante!>> commentai io, sorrisendogli <<Mettiteli addosso e poi saprò darti un parere>>
Daniele incrociò le braccia, scuotendo la testa:<<Sentiamo, invece come ti vesti tu?>>
<<Pensavo ad una gonna... >>
<<Cosa mi sono perso...? Tu odiavi le gonne!>>
<<Sì, le odio ancora, ma questa è davvero speciale>>
Detto ciò andai a chiudermi in camera mia, prendendo un profondo respiro, e la tirai fuori dall'armadio.
In realtà non era un vero e proprio vestito, ma un completo di gonna e maglietta rosse.
Mi svestì con calma, provando ad ignorare il dolore ai muscoli, e me li misi addosso.
Entrambi erano piuttosto aderenti sul corpo, ma non troppo. Mi vestivano bene, senza però farmi effetto "salsicciotto".
La gonna, in particolare, era lunga fino alle ginocchia e, visto che era attillata, non rischiavo che mi si sollevasse o che succedessero altri fatti molto poco piacevoli di quel tipo.
Poi passai a truccarmi: la maggior parte dell'energia la impiegai per coprire al meglio il gigantesco livido che mi ero procurata il giorno prima.
Del resto mi passai una sottile linea di eyeliner sopra e sotto l'occhio e un rossetto rosa sulle labbra, oltre ovviamente al fondotinta.
In complesso avevo fatto un bel lavoro, ora mancavano solo i miei stivaletti tacco dieci per completare l'opera.
<<Dani, puoi entrare se vuoi!>> gridai.
<<Wow, Jey!>> esclamò <<Stai alla grande>>
Anche lui era davvero bello. Sembrava che fosse fatto apposta per i vestiti eleganti. Se non fosse stato il mio migliore amico, se fossi stata una ragazza a caso che lo vedeva vestito così, ci avrei quasi sicuramente provato.
Mi venne da ridere a quel pensiero.
<<Anche tu>> risposi mentre mi infilavo le scarpe <<Se ti vestissi sempre così troveresti una fidanzatina in quattro e quattr'otto>>
<<Ma sta zitta...>> bofonchiò lui.
<<Direi che siamo pronti>> dissi qualche minuto dopo, avendo preso una pochette rossa e avendoci messo dentro il cellulare, le chiavi di casa e un paio di pacchetti di fazzoletti.
All'ultimo minuto decisi di infilarci trenta dollari, sebbene Lucifer si fosse offerto di pagare la cena sia a me sia a Dani.
Andammo al ristorante con due macchine diverse, Daniele con quella che aveva noleggiato dopo l'atterraggio negli States, ed io con la mia cara vecchia auto grigia, che nel frattempo avevo fatto riparare grazie ai quattromila dollari che mi aveva dato Luci come paga.
Mentre guidavo non riuscivo a non essere in ansia, ma nello stesso tempo ero anche felice dei progressi che stavamo facendo. Se Lucifer voleva conoscere i miei amici, significava che le cose tra noi stavano diventando davvero serie.
Non riuscii a trattenere un sorriso.
Mi ero affezionata a quell'uomo molto in fretta, sapendo bene che frequentarlo non sarebbe stato facile - considerando il suo passato, e il mio - ma sembrava proprio che stesse funzionando.
Accesi sovrappensiero la radio e la settai su una stazione a caso.
Subito partì una canzone che conoscevo bene: Highway to Hell degli AC/DC.
Mi misi a ridere a pieni polmoni ed alzai il volume. L'avrei preso come un segno di buon auspicio, per quella serata e per la mia relazione in generale con Lucifer Morningstar.
Dopo una ventina di minuti il navigatore mi informò che ero finalmente arrivata. Parcheggiai la macchina e spensi il motore.
Dani, che era subito dietro di me, fece lo stesso.
Il locale era assolutamente magnifico, da fuori. Era un struttura piuttosto bassa, ma nel complesso armoniosa.
Nella luce rossastra del tramonto il suo colore bianco panna sembrava assumere delle sfumature rosa, che gli davano una particolare atmosfera di fascino e mistero.
Davanti all'entrata - una grande porta sotto un arco a tutto sesto - si srotolava un lungo tappeto rosso, ed un ragazzo stava lì in piedi, pronto ad aprire e chiudere la porta per far entrare ed uscire i clienti.
<<Sti cazzi... >> sussurrai io, senza riuscire a trattenermi davanti ad un così evidente sfoggio di classe.
Dani sogghignò, sfregandosi le mani.
L'interno del The Little Door era ancora meglio dell'esterno. Iniziavo a capire cosa intendessero gli americani, quando nelle serie si riferivano ai "ristoranti italiani di lusso".
Appena entrati la ragazza che stava dietro il bancone ci chiese a che nome fosse la nostra prenotazione.
<<Morningstar>> le risposi.
Lei sorrise, arrossendo leggermente:<<Ma certo, il signor Morningstar e la sua amica vi stanno già aspettando>>
La sua amica?
Io e Dani ci scambiammo uno sguardo interrogativo, mentre un cameriere ci faceva strada fino al nostro tavolo.
Che diavolo significa tutto questo...
Avevo un brutto, brutto presentimento.
Appena svoltammo l'angolo, entrando in un'elegante salone, notai subito Lucifer in piedi vicino ad uno degli ultimi tavoli, il migliore di tutti.
Era vestito da vero signore, anche più del solito.
Indossava uno smocking - o tuxedo, come lo chiamavano gli americani - con tanto di farfallino, e aveva i capelli pettinati alla perfezione.
In verità anche la maggior parte degli altri uomini nella stanza indossavano dei completi eleganti, ma Luci li faceva sfigurare tutti quanti.
Deglutì per bene, per mandare giù l'eccesso di saliva che il mio corpo aveva improvvisamente sentito il bisogno di produrre.
Chissà come mai, eh?
Peccato che lì, in piedi proprio accanto a lui, ci fosse una donna. Non avevo idea di chi fosse, ma chiaramente conosceva bene Lucifer.
Aveva addosso un lungo abito scuro senza spalline, stretto sul busto e più largo nella gonna.
Portava i lunghi capelli biondicci legati in uno chignon ordinato, e ovviamente, si girò per abbracciare Luci.
Lui parve un po' preso in contropiede da quel gesto, ma alla fine ricambiò l'abbracciò.
Sbattei le palpebre, confusa, e mi bloccai sul posto, in piedi in mezzo alla sala.
La donna disse qualcosa a Lucifer sorridendo, ma non riuscì bene a capire cosa. Poi si sporse in avanti e appoggiò le labbra sulle sue per dargli un bacio veloce.
Anche Daniele doveva aver visto la scena, perché mi stava guardando tristemente.
Sbattei le palpebre più volte, provando a convincermi che quello che avevo appena visto non fosse reale, che fosse solo frutto della mia immaginazione.
E invece no. Lucifer aveva appena baciato quella donna, e chissà quante altre mentre io non c'ero.
Deglutii, ma questa volta era rabbia, non saliva.
Mi girai e me ne andai a passo veloce, nonostante avessi i tacchi e rischiassi quindi di slogarmi una caviglia o di cadere.
E la cosa peggiore di tutte era che non potevo nemmeno incolpare Lucifer per ciò che era successo. No, la colpa era anche mia, perché sapevo con chi avevo a che fare.
Sapevo bene che al signor Morningstar piacevano le belle donne, che se ne portava una diversa a letto ogni notte, eppure io mi ero illusa di poter costruire una relazione seria con lui.
Tornai verso la macchina e mi appoggiai al bagagliaio con entrambi io gomiti. La stupida ero stata io, che mi ero fidata di lui.
Le prime lacrime iniziarono a bagnarmi le guance, e me le asciugai con rabbia, stringendo i denti.
<<Cazzo!>> esclamai.
Scossi la testa, feci un paio di respiri profondi e poi fui pronta per salire in auto. Volevo andarmene da lì, e subito.
<<Jennifer, ti prego, aspetta!>> la voce di Lucifer raggiunse le mie orecchie quando ormai stavo per aprire la portiera.
Mi bloccai, chiudendo gli occhi. Pensai che se fossi rimasta ferma e zitta lui avrebbe capito che non volevo vederlo e se ne sarebbe andato, lasciandomi in pace.
Non accadde.
Mi raggiunse e mi appoggiò una mano sulla spalla nuda. Me la scrollai di dosso.
<<Ascolta... >> inziò.
Io mi girai piano verso di lui, facendo un altro paio di respiri profondi.
<<Che vuoi?>> la mia voce era dura, ma calma.
<<Quello che hai visto lì dentro è solo un... Grosso, grosso malinteso, okay? Posso spiegarti tutto... >> si passò le mani tra i capelli, come faceva sempre quando era agitato.
<<Non mi interessa>> dissi a bassa voce <<Lasciami stare>>
Luci mi guardava in ansia. Nei suoi occhi neri vedevo tutta la concitazione del momento. Non doveva essere una bella esperienza essere colti con le mani nel sacco.
<<Cosa diavolo significa che non ti interessa?!>>
Non trovavo le parole <<Ma che cosa vorresti che ti dicessi, eh? Cosa vorresti che facessi? Che mi mettessi a piangere, a gridare... Che ti prendessi a schiaffi?!>> il mio tono di voce era freddo e distaccato, non arrabbiato.
Mi imposi di mantenerlo così, comunque fosse andata avanti la conversazione.
<<No...>> l'avevo preso in contropiede <<Cioè, non lo so... Tutto sarebbe meglio di... Beh, di questo>>
<<Scusami tanto se non ti faccio una scenata di gelosia in piena regola, ma in questo momento non ne ho la forza... E comunque dubito ne varrebbe la pena>> lo guardai dalla testa ai piedi. Nel suo tuxedo era uno spettacolo per gli occhi, non c'era perciò da stupirsi che le altre donne lo desiderassero.
Peccato che lui avrebbe dovuto respingerle, perché lui avrebbe dovuto desiderare solo me.
Feci per salire in macchina, ma Lucifer mi bloccò la strada:<<Ti prego>> disse <<Dammi almeno la possibilità di spiegare>>
<<Togliti di mezzo>> stavo iniziando a perdere la pazienza <<Lucifer, togliti di mezzo e vattene subito!>>
Se voleva farmi arrabbiare, oltreché soffrire, quello era di sicuro il metodo giusto.
<<Ma non capisci, vero, Jennifer?! Non è colpa mia, è colpa di quella donna! E quel... Quel bacio, quello che hai visto, non significa quello che pensi tu!>>
Feci mezzo passo indietro, disgustata dal suo comportamento e dalle sue stupide, insensate scuse.
<<Non dare la colpa a lei, perché non è lei quella che bacia una donna al ristorante, anche se nel frattempo si sta frequentando con un'altra... >>
<<Jennifer... >> sussurrò lui, appoggiandomi le mani sulle braccia nude. Un brivido mi passò per tutto il corpo. Non avrei saputo dire se di disgusto o di desiderio.
<<La verità è che sì, ci siamo baciati, ma no, non è come sembra, perché non provo quel tipo di sentimenti per lei, capisci? Non ci farei mai e poi mai sesso, per esempio... >>
Sì, era decisamente di disgusto.
Alzai le sopracciglia, una risata amara mi sfuggì dalla gola:<<Questa sì che è una consolazione: non ci faresti mai sesso! Oh, allora è tutto a posto... Nessun problema. Vai pure in giro a baciare tutte le ragazze che vuoi, tanto a me basta che tu non ci faccia sesso...!"
Mi asciugai le lacrime, abbassando lo sguardo.
Mi convinsi che, va bene, aveva baciato un altra, ma che quella situazione era qualcosa che avrei superato.
Quello era niente se messo a confronto con ciò che avevo passato.
Niente.
<<Ti avevo chiesto solo una cosa: di trattarmi bene. E invece tu mi fai questo >>
<<Jenny... >> sembrava contrito <<Vorrei poterti dire la verità - e allora tutto assumerebbe un senso - ma non è possibile!>>
Indietreggiai, schifata da lui, ma soprattutto da me stessa.
Avevo abbassato la guardia, mi ero fatta prendere in giro come una sprovveduta, ed ora ne pagavo il prezzo.
<<È sempre così con te, eh? Vorresti spiegarmi, ma ovviamente non puoi proprio farlo!...Se stanno così le cose, allora forse è meglio che torni dalla tua amica: scommetto che ti sta aspettando>>
Lui fece per aprire la bocca.
<<Dico davvero: vattene!>>
Mi sporsi e notai che Daniele stava uscendo dal ristorante proprio in quel momento. Tirai un sospiro di sollievo.
Avevo bisogno di un amico.
Lucifer mi guardò intensamente, con uno sguardo indecifrabile negli occhi, e se ne andò.
<<Ma dove sei stato?>> chiesi a Daniele, in lacrime.
<<Mi dispiace, ho pensato di darvi un paio di minuti da soli>>
Per tutta risposta lo abbracciai stretto, affondando il viso nel tessuto della sua giacca.
<<Ti voglio bene>> mi disse <<Ehy, non preoccuparti, okay? Si risolverà tutto>> nel frattempo mi accarezzava la schiena.
Scossi la testa, sciogliendo l'abbraccio.
<<Mi dispiace Dani, ma devo stare un po' da sola>>
Lui mi guardava in apprensione:<<Starai bene da sola?>>
Mi sforzai di sorridergli:<<Cos'è, hai paura che vada a comprare una pistola?>>
Era una battuta orribile, nonché piuttosto fuori luogo dal momento che Dani sapeva che avevo superato tragedie infinitamente peggiori.
Lui scosse la testa e si avvicinò per baciarmi in testa.
<<Però prometti di chiamarmi stasera, prima di andare a letto?>>
<<Okay, va bene: lo prometto>>
<<Allora ci sentiamo>>
Detto questo si avviò titubante verso la sua auto, chiaramente non entusiasta all'idea di lasciarmi sola in quel momento.
<<Ti voglio bene anche io!>> esclamai, asciugandomi le lacrime che non la smettevano di scendere.
Aspettai che salisse in macchina e lo guardai andare via, mentre il cielo sopra la Città degli Angeli si oscurava e la notte calava.
Molto appropriato.
Guardai ancora una volta verso il The Little Door, mordendomi il labbro.
Avevo mal di stomaco, forse dovevo vomitare. Smettere di andare dalla psicologa era davvero stata una pessima idea.
Certo, così facendo avevo più soldi nel portafoglio, ma la mia salute mentale è fisica ne risentivano alla grande.
Rimasi ancora qualche minuto a guardare il ristorante, immaginandomi Lucifer e la sua amante - una delle tante, probabilmente - che cenavano insieme, facendosi gli occhi dolci.
E poi, lui l'avrebbe probabilmente accompagnata a casa - proprio come aveva fatto con me - e lei lo avrebbe invitato su per bere qualcosa insieme.
Avrebbe finito per rovesciarsi accidentalmente il bicchiere di vino rosso sul vestito, e allora avrebbe dovuto toglierlo per forza! Non fosse mai che si prendesse un raffreddore, con addosso un abito bagnato!
E Lucifer sarebbe stato più che contento della "coincidenza"...
In men che non si dica mi ritrovai seduta alla guida e misi in moto. Dovevo prima di tutto allontanarmi da quel maledetto posto, e per i successivi venti minuti non pensai che a quello.
Poi, lentamente, arrivai alla conclusione che avevo bisogno di una spalla a cui appoggiarmi.
Sarei potuta tornare al Lux, da Eve e Maze, per una serata a base di alcool a volontà, ma la verità era che non avevo voglia di bere né di ubriacarmi.
Volevo sentirlo fino in fondo il dolore che mi stava stritolando le viscere, in modo da non commettere più sbagli di quel tipo, in futuro.
Tuttavia avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse ad elaborare quel dolore, magari qualcuno di simile ad una figura materna, in grado di darmi consigli assennati.
Mi diressi verso casa sua, e poco mi importava che lei fosse anche la compagna del fratello di Lucifer.
Da quel che avevo capito lui e Amenadiel non erano in buoni rapporti, perciò era improbabile che Luci venisse a cercarmi a casa del fratello.
È improbabile che venga a cercarmi in generale, visto che sarà molto impegnato in questo momento.
Strinsi i denti e le lacrime ricominciarono a scendere. Proprio non era una buona idea guidare in quello stato. Rischiavo di uscire di strada ed ammazzarmi.
Ma tanto mancavano solo pochi minuti di viaggio per arrivare a casa di Linda.
C'ero stata solo una volta, una decina di mesi prima.
La mia psicologa non stava tanto bene, così mi aveva chiesto se potessi andare a casa sua per fare la nostra solita seduta.
Era passato un po' di tempo, ma per fortuna io avevo una buona memoria fotografica per i posti ed in generale per tutto ciò che mi succedeva.
Il che significava che il bacio tra Lucifer e la sua nuova fiamma mi sarebbe rimasto impresso per molto, molto tempo.
Finalmente, arrivata nel quartiere residenziale in cui abitava Linda, parcheggiai e spensi il motore.
Mi guardai nello specchietto retrovisore per controllare di essere presentabile: a parte gli occhi rossi e il trucco leggermente sbavato non sembravo in condizioni disperate.
Uscì dalla macchina praticamente strisciando, e mi diressi verso la villetta di Linda e Amenadiel.
Salii i due scalini davanti all'entrata e suonai il campanello. Ero abbastanza sicura che quella fosse la casa giusta.
Aspettando che mi aprisse mi diedi una sistemata al vestito ed ai capelli.
Qualche secondo dopo la porta venne effettivamente spalancata, ma mi ritrovai davanti un uomo di colore, non Linda.
Aveva addosso dei vestiti comodi e sformati, di sicuro una tuta da portare in casa, ed era davvero alto.
Appena mi vide mi rivolse un sorriso educato, mettendo in mostra due file di denti bianchi e dritti.
<<Salve>> considerai che quello era probabilmente Amenadiel <<Scusi il disturbo, ma sto cercando la dottoressa Linda>>
<<Adesso non è in casa. Ha fatto un po' tardi in ufficio, ma dovrebbe tornare tra una quarantina di minuti... Aspetta, ma tu non sei Jennifer?>>
Ci misi qualche secondo a concepire che quello fosse il fratello di Lucifer, ma poi arrivai alla conclusione che doveva essere stato adottato.
<<Sì, sono io. Piacere di conoscerla, Amenadiel>>
E gli porsi una mano che lui strinse con cordialità.
<<Dammi pure del tu>> disse <<E mi faresti davvero un piacere se entrassi>>
<<Grazie mille dell'offerta, solo non vorrei disturbare...>> sebbene fosse cresciuto insieme a Luci, quest'uomo era decisamente più affabile di lui.
Non facevo fatica a capire perché Linda ci avesse fatto un figlio insieme.
<<Figurati, nessun disturbo. Anzi>> e si girò di lato, lasciandomi lo spazio per entrare.
<<Grazie tante>> ripetei, perché mi stava facendo entrare in casa propria e perché non aveva fatto domande fastidiose sui miei occhi arrossati.
Il salotto di casa Martin era un ambiente spazioso, con il parquet di legno lucido e le pareti dipinte di un giallo caldo. Era arredato con gusto leggermente retrò, ma il colore bianco panna dei mobili stemperava il tutto.
<<Siediti pure>> mi disse Amenadiel, indicandomi il lungo divano bianco a pochi metri dal televisore.
Io annuii, facendo esattamente come chiedeva.
<<Vuoi qualcosa da bere?>> chiese.
In realtà, non avendo cenato, stavo morendo di fame. Ma ovviamente non potevo chiedergli del cibo, quindi optai per una via di mezzo:<<Un bicchiere d'acqua, per favore>>
Lui scomparì nella stanza attigua, probabilmente andando in cucina.
Ne approfittai per tirare fuori il cellulare. Avevo diciassette notifiche: dieci chiamate e sette messaggi.
Tutti di Lucifer, ovviamente. Spensi lo schermo e lo rimisi nella mia pochette senza indugi.
Non volevo pensare a lui, e non dovevo: mi sarei messa a piangere se l'avessi fatto.
<<Tieni>> Amenadiel tornò qualche secondo dopo con il bicchiere che gli avevo chiesto, e me lo porse.
Lo ringraziai per l'ennesima volta e poi lo bevvi tutto d'un fiato.
<<Allora, Jennifer>> mi chiese, quando glielo restituii vuoto <<Cosa ha fatto Lucifer questa volta?>>
Io alzai lo sguardo, presa completamente di sorpresa.
Risi sottovoce per non scoppiare a piangere:<<Vedo che hai un'opinione piuttosto precisa di tuo fratello... >>
Amenadiel venne a sedersi accanto a me ed alzo le spalle, sorridendomi:<<Non fraintendermi: voglio bene a Lucifer, ma lo conosco abbastanza per sapere che è sua precisa caratteristica rovinare tutto, anche senza rendersene conto... >>
<<Oh, stavolta temo che se ne sia reso conto perfettamente>>
<<Mi dispiace molto. So che sei qui per Linda, ma se volessi parlarne anche con me sappi che non ho niente da fare. Almeno finché Charlie dorme così tranquillo>>
Feci un respiro profondo e mi inumidii le labbra con la lingua.
<<Noi... Siamo ormai... Insomma, ci frequentiamo da un po', e pensavo - nonostante conoscessi la reputazione di Lucifer - che tra noi stesse nascendo qualcosa di davvero serio>> mi asciugai una lacrima <<Serio solo per me, a quanto pare>>
Amenadiel mi guardava con quei suoi grandi occhi scuri e comprensivi:<<Non so che cosa ti abbia fatto mio fratello per farti stare così male, ma di una cosa sono sicuro: Lucifer tiene a te>>
Mi passai le mani sul volto, cercando di ritardare la crisi di nervi che sentivo in arrivo per quando fossi stata sola con Linda.
<<Non abbastanza>> risposi <<Sai cosa ha fatto? Aveva invitato me ed un mio amico al ristorante, per conoscerci meglio, e quando siamo arrivati l'ho trovato lì a baciarsi con una donna...
Lei era ovviamente bella da far paura... Voglio dire: conoscerai i gusti di Lucifer molto meglio di me!>>
Amenadiel fece un lungo sospiro, passandosi una mano sulla testa rasata.
<<Mi dispiace>> ripeté per la seconda volta.
<<Figurati. Non sei tu a doverti dispiacere, ma io>>
In effetti, avevo tanta voglia di confidarmi con qualcuno. Poco importava che conoscessi appena Amenadiel: una sensazione mi diceva che potevo fidarmi di lui, che potevo raccontargli tutto.
<<Tu?>> mi chiese <<Mi è sembrato di capire che sia stato mio fratello a baciare un'altra donna, non tu>>
<<Già>> sussurrai <<Ma avrei dovuto immaginarlo che sarebbe andata a finire così. Voglio dire: cosa speravo di ottenere, provando a costruirmi una... Relazione con Lucifer?!>>
<<Bisogna avere fede, non c'è altro in cui possiamo sperare. La fede è l'unica cosa che abbiamo>> Amenadiel mi fece un grande sorriso, più aperto di tutti quelli che mi aveva rivolto in precedenza.
Aprii la mia borsetta e tirai fuori un fazzoletto per soffiarmi il naso e asciugarmi gli occhi.
Da tanto tempo l'unica persona o cosa in cui avessi fede ero io stessa.
Intanto fuori dalla finestra il sole era tramontato, e l'oscurità era calata del tutto.
Proprio in quel momento udimmo un forte rumore appena al di fuori dell'entrata, come se qualcuno stesse provando a buttare giù la porta.
Io e Amenadiel ci guardammo negli occhi a vicenda.
<<Immagino che questa non sia Linda>> gli sussurrai, deglutendo.
Milioni di possibili immagini cruente mi balenarono in mente, ed un intenso brivido mi trappassò la colonna vertebrale.
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