Capitolo 21.
Di colpo quella giornata era migliorata. Non di tanto, ma almeno un po' sì.
"Allora" gli dissi, una volta che fummo seduti al tavolo davanti alla crostata :" Che ci fai qui negli States? Pensavo fossi in Italia a studiare Scienze Areonautiche"
Non che non fossi felice di vederlo, anzi, ma la sua visita era più che inaspettata.
"Sì, beh, mi sono appena laureato" mi sorrise ancora, mettendo in mostra due file di denti splendenti.
"Lo sapevo che cel'avresti fata, Dani! Sono fiera di te"
"E c'è un'altra bella notizia, sai, Jey?
Jey era il soprannome che mi aveva appioppato fin da quando eravamo piccoli ed andavamo a scuola insieme. Nello stesso modo in cui io l'avevo sempre chiamato 'Dani', invece che Daniele.
"Cioè? "
"Ti avviso che farai fatica a crederci, dopo quello che è successo tra noi, ma i miei mi hanno ufficialmente perdonato!" esclamò "... Ci sono voluti quasi tre anni, ma alla fine cel'hanno fatta"
Mi alzai dalla sedia per prendermi un bicchiere d'acqua :"E scommetto che te l'hanno pagato loro questo viaggio a Los Angeles" risi sotto i baffi.
"In parte" rispose "Ma non provare ad insinuare che mi sia approfittato del loro senso di colpa per farmi una vacanza"
Alzai le mani, incapace di assumere un'espressione seria :"Lungi da me" risposi.
Ricordavo ancora quando - tre anni prima - mi aveva chiamato in lacrime dopo aver avuto una discussione che definirla accesa sarebbe un eufemismo, con i suoi genitori.
Visto che eravamo amici fin da quando avevamo tre anni conoscevo bene sua madre e suo padre, e sapevo che erano persone buone.
Il problema era stato che non erano affatto d'accordo che il loro figlio minore volesse diventare pilota. E non pilota di aerei di linea, ma pilota militare.
Avrebbero voluto per lui una carriera più 'tradizionale', magari che diventasse un un medico, un avvocato o uno psicologo.
E soprattutto - immaginavo io - non avrebbero voluto che Daniele scegliesse per sé un lavoro così pericoloso.
Non volevano rischiare di perdere il loro secondogenito, e questo lo trovavo più che comprensibile.
"A proposito : come sta Arianna? Sono mesi che non la sento"
Arianna era la sua sorella maggiore, la quale aveva quasi quattro anni più di lui, e si era laureata in giurisprudenza. Sembrava avere la stoffa per diventare un'avvocatessa di discreto successo, un giorno.
"Lei sta più che bene, Jey. È l'orgoglio dei nostri genitori" accennò un sorriso, ma il suo tono di voci aveva una vena amara "Certe cose non cambiano proprio mai..."
"Già" sussurrai, rattristandomi. Capivo bene quanto soffrisse per la sua situazione familiare, e non a torto probabilmente, ma quantomeno lui cel'aveva ancora una famiglia con la quale litigare.
Daniele ci mise pochi secondi a capire che cosa c'era che non andasse. Mi conosceva troppo bene. Era il mio migliore amico mica per niente.
Si alzò anche lui e venne ad abbracciarmi.
"Mi dispiace, Jey : a volte sono proprio un'idiota. E il bello è che lo faccio senza neanche impegnarmi, così nature"
Mi asciugaì gli occhi umidi con le dita :"Io l'ho sempre detto che è un tuo talento naturale essere idiota"
"Ehm, scusa...?" disse ironicamente, e mi abbracciò di nuovo.
"Ma perché non mi dici piuttosto chi è questo Lucifer che non vuoi vedere? Ma poi...'Lucifer', davvero?!"
Annuì :"E no, non è un nome di scena. È il suo vero nome. Lo so, lo so : è assurdo che qualcuno decida di chiamare Lucifer il proprio figlio, sembra qualcosa che farebbero due genitori che vogliono rovinarti la vita..."
Dani si appoggiò morbidamente al tavolo ed incrociò le braccia sul petto.
" Tu stai evitando la mia domanda... " mi disse.
"Può darsi"
Stavo altroché evitando la sua domanda, non tanto perché non fossi in grado di mentirgli, ma più che altro perché non mi sembrava giusto farlo.
Erano quattro anni che non ci vedevamo di persona e mi era mancato tanto. Ci eravamo sentiti al cellulare e su Skype, ma ovviamente non era la stessa cosa. E iniziare subito con una bugia non mi pareva un'idea geniale.
"È uno con cui mi frequento" risposi alla fine, decidendo di optare per la sincerità "O mi frequentavo" feci schioccare la lingua contro il palato :"Onestamente non lo so più"
Lui mi appoggiò le mani sulle spalle, sospirando :"Ci siamo un bel po' incasinati, eh?"
Scossi la testa.
"Fidati di me : sono messa molto ma molto peggio di te"
Lui mi rivolse uno sguardo interrogativo.
Volevo davvero parlargli di tutti i casini in cui mi ero cacciata con la mafia francese, della bottiglia drogata e del fatto che fossi sospettata di amicidio.
Ma non potevo dirgli nulla dei primi due fatti. Avevo perso troppe persone che amavo, semplicemente non avrei perso anche lui. Non l'avrei messo in pericolo solo perché avevo voglia di dare aria alla bocca.
Dell'accusa di omicidio - ad essere onesta - non mi andava di farglielo sapere. Proprio perché Dani era una delle persone che mi conosceva meglio in assoluto, sapevo che anche se gliene avessi parlato non mi avrebbe mai giudicata in modo negativo, e non avrebbe creduto nemmeno per un attimo che fossi colpevole.
Tuttavia, mi vergognavo.
Forse, più che di quell'accusa infondata mossa nei miei confronti, avevo vergogna del fatto che non ero riuscita a fare nulla nella vita, mentre lui si era appena laureato e di lì a poco avrebbe iniziato ad allenarsi per realizzare il suo sogno.
"In ogni caso niente che non si possa sistemare con una fetta di torta" disse lui, accennando alla mia creazione della sera prima. E dire che poco prima del suo arrivo avevo avuto la stessa identica idea.
"È una crostata" lo corressi io.
"Stessa cosa"
Scossi la testa sorridendo e gli porsi un coltello così che potesse tagliarne una fetta.
"Molto buona" disse mentre masticava l'ultimo boccone.
"Grazie"
"Allora, passiamo alle questioni serie : dove andiamo a fare festa stasera?"
"Dani, io lavoro stasera"
"A che ora finisci, pure?"
"Alle due. E dopo aver finito non sarò proprio in vena di festeggiare..."
Dani si strofinò le mani l'una con l'altra, come le mosche che si sfregano le antennine, e disse :"E invece ti verrò a prendere dopo il lavoro e andremo a goderci la bella vita. Sai, mentre ero in aereo ho cercato su internet una lista dei migliori nightclubs di LA, ed ho visto un certo Lux che mi sembra interessante. Le recensioni sono tutte super positive "
Ma certo.
Volevo sbattere la testa sul tavolo.
"Sì, beh, riguardo al Lux... Lucifer è il proprietario" lo dissi tutto d'un fiato.
"Lo dici come se fosse una cosa grave, Jey! Quindi perché non chiedi al tuo ragazzo un paio di biglietti gratis...?"
Alzai gli occhi al cielo.
"Perché non è il mio ragazzo, perché non mi va di chiedergli un favore del genere e soprattutto perché al momento le cose non vanno proprio bene bene tra noi"
"Deve aver fatto qualcosa di grave per farti incazzare così. Mi dispiace per questo Lucifer, poverino : non sa cosa lo aspetta"
"Ti sembro incazzata?"
Scosse la testa :"No, per niente. Ma so che lo sei"
"Eh già"
"Senti qui, ho un'idea davvero geniale : noi due andiamo al Lux, stanotte, e facciamo finta che io sia il il tuo ex che ci vuole provare con te. Così entrambi otterremo ciò che vogliamo"
Mi misi a ridere.
"Ma sei serio?!" esclamai "Cos'hai, dodici anni e mezzo?! "
"Sto solo cercando di restituirti il favore. Non mi sono ancora dimenticato di quella volta in autobus. Mi hai salvato da una bella figura di merda..."
"E chi se ne dimentica più" dissi io.
"Non è stata proprio una bella idea fingere di essere fidanzato con i miei amichetti"
"No, no infatti. Per niente. Per tua fortuna c'ero io a salvarti la reputazione"
"In verità dovresti solo ringraziarmi : è da lì che ti è venuta la passione per la recitazione, ci scommetto"
"Ma certo, certo : come no...
Ma - a parte questo - siamo troppo cresciuti per queste cavolate"
"E allora andiamo a divertirci senza bisogno di far ingelosire il tuo quasi - fidanzato"
Sbuffai.
"Non voglio rischiare di ritrovarmelo davanti, dico davvero. Cosa piuttosto probabile se andiamo a ballare nel suo club"
"Dai, mi stai facendo preoccupare : cosa ti ha fatto di così grave?"
Deglutii rumorosamente :"Non è stato sincero con me. Di proposito.
Ha dimostrato di non essere abbastanza maturo da portare avanti una relazione, neanche una che non è ancora iniziata, e mi ha fatto davvero incazzare. Anche perché io gli ho raccontato... Beh, tutto"
Dani rimase in silenzio per un attimo, scrutandomi :"Glielo hai detto?"
Abbassai lo sguardo ed annuii.
Mi venivano le lacrime agli occhi. Mi sentivo più stupida che mai.
Feci un respiro profondo e mi strofinai gli occhi umidi.
"Sai una cosa? Hai ragione" dissi rivolta verso di lui "Se vuoi andare a fare festa al Lux stasera, allora ci andremo"
E se avessi incontrato Lucifer avrei fatto finta di nulla, l'avrei evitato e basta, proprio come lui faceva con me.
Non potevo permettere che un uomo influenzasse così le mie decisioni, altrimenti avrei finito per diventare schiava di limiti che qualcun'altro mi imponeva.
E non era certo questo che volevo.
"Ben detto, Jey" e si alzò per venirmi incontro ed abbracciarmi "Sei sempre la migliore"
Il mio orologio da polso segnava le due e trenta di notte, e noi avevamo appena chiuso il Maccheroni House dopo l'ennesimo estenuante turno di lavoro.
A quel punto salire in macchina e guidare fino a casa per cambiarmi fu poco più che un automatismo.
Ero contenta di avere al mio fianco il mio migliore amico, ma non è che fossi dell'umore più adatto per fare festa. Dopotutto era ancora il ventidue giugno.
Divertirmi in un giorno del genere mi pareva sbagliato, quasi un crimine, ma ero arrivata alla conclusione che loro avrebbero voluto che io fossi felice. Avrebbero voluto che superassi il lutto e vivessi la mia vita.
Ci stavo ancora lavorando, ma per quella volta potevo sicuramente accontentare Dani.
E - chissà - magari mi sarei anche divertita, sempre a patto che non incontrassi Lucifer.
Tanto più che Mazikeen mi aveva scritto che lei e Eve sarebbero state al Lux quella sera, nel caso le volessi raggiungere.
A quanto avevo capito dalla mia amica, lei e Eve avevano fatto pace dopo una mezz'ora passata a gridarsi addosso l'una con l'altra, e si erano messe insieme.
Buon per loro.
Indossai un paio di pantaloni di seta bianca a vita alta, morbidi e confortevoli, che ovviamente erano un po' più larghi nella parte inferiore.
Non erano propriamente a zampa di elefante, ma più una specie di ibrido.
Sopra quelli misi una maglietta in tinta con i pantaloni, con una bella scollatura profonda a forma di V.
Mi pettinai i capelli con cura, e fui tentata di farmi una coda di cavallo.
Poi, però, ripensai a quella mattina, e alla coda che Lucifer mi aveva fatto la notte precedente...
Ecco, lo vedi?! Stai lasciando che Lucifer Morningstar influisca sulle tue decisioni.
Ed oggi è solo una semplice scelta di outfit, ma col tempo le cose non possono che peggiorare.
Presi un elastico bianco - più o meno del colore della maglietta - e mi legai i capelli in uno chinon alto.
Diedi una sbirciatina veloce alla ragazza riflessa nello specchio. Appena un paio di secondi, non di più.
Come se temessi che, tenendo per troppo tempo lo sguardo fisso sulla superficie di vetro di fronte a me, la mia immagine riflessa avrebbe iniziato ad assumere le sembianze di un mostro.
Il mostro che sentivo di essere.
Proprio in quel momento suonò il campanello di casa, ed io scesi, dopo aver preso tutto il necessario.
Il Lux, quella sera, era pieno di gente. La musica veniva sparata a tutto volume dalle casse, e la gente si muoveva a ritmo, tutta accalcata sulla pista da ballo.
Presi per mano Dani e lo trascinai fino al bancone, dietro al quale c'erano due ragazzi che non conoscevo, probabilmente assunti per sostituire momentaneamente Maze e Michael.
Ordinammo due Negroni, tanto per iniziare la serata, e proprio in un quel momento mi arrivò un messaggio di Mazikeen che diceva che lei ed Eve stavano scendendo.
"Allora" parlavo forte, per sovrastare il frastuono delle casse :"Cosa te ne pare?" chiesi a Dani.
"Questo posto è assolutamente fantastico" mi rispose lui, bevendo un lungo sorso dal suo bicchiere.
"Eh già" sussurrai, facendo scorrere lo sguardo sulla moltitudine di gente intorno a me, sperando di non scorgervi Lucifer.
Dopo una decina di secondi mi rasserenai : lui non c'era, ma in compenso vidi Eve e Maze che scendevano le scale, mano nella mano.
La cacciatrice di taglie era vestita di pelle nera - come sempre - mentre la sua nuova fidanzata indossava un lungo abito azzurro e dei tacchi a spillo rossi.
"Daniele" gli dissi, quando la coppietta felice arrivò a portata di orecchio "Queste sono Eve e Mazikeen" e poi, rivolta a loro :"E lui è Daniele, il mio migliore amico"
"Piacere!" esclamò Eve, facendogli un sorriso a trentadue denti. Maze si limitò ad un cenno con la testa.
Come prima cosa - in pieno stile 'Mazikeen Smith' - ci dirigemmo al bancone ed ordinammo da bere.
Eve e la sua nuova fidanzata ordinarono un Long Island da dividersi, ed io ordinai un Angelo Azzurro, in memoria dei vecchi - si fa per dire - tempi.
<<Qui li fanno buonissimi!>> esclamai a Daniele, per convincerlo a prenderne uno anche per sé.
Lui scosse la testa e rise :<<Vorrei provarne uno, ma - non so se ti ricordi - dopo devo riportarti a casa con una macchina che ho noleggiato. Non vorrei distruggerla. Forse è meglio se non bevo più>>
Alzai le spalle :<<Hai ragione>> concessi, mentre portavo alle labbra il mio drink <<Sarà per un'altra volta>>.
Intanto Eve e Maze, a due centimetri da noi, si erano scolate in due secondi il loro drink.
In verità sospettavo - sebbene non ne avessi la certezza - che Eve si fosse limitata a guardare Mazikeen che lo beveva.
Anche io finii il mio in quattro e quattrotto, e Dani mi propose di andare a ballare con lui sulla pista.
<<Guarda che ballo ancora di merda, Dani, non sono migliorata...>> gli dissi, fingendomi infastidita.
Non mi piaceva affatto ballare (oltre al fatto che avevo la grazia di un Panzer tedesco durante la campagna di Russia), ma visto che avrei avuto il mio migliore amico con me per solo una settimana tanto valeva farlo felice.
<<Venite anche voi due? >> domandai a Maze.
Lei annuì, gli occhi illuminati di felicità.
<<Venire dove? >> mi chiese Eve.
<<A ballare>>
<<Oh, ma certo che veniamo!>> e prese per mano Mazikeen, trascinandola in pista praticamente di peso.
<<Wow>> mi sussurrò Daniele all'orecchio, mentre anche noi ci avviavamo :<<Le tue amiche sono davvero bizzarre>>
Alzai le spalle come a dire :"E che ci vuoi fare?"
<<Ti dirò che non mi dispiacciono, così a primo impatto>> continuò Dani.
<<Vero?! Sono simpatiche! >> esclamai.
Tutto intorno a noi c'era una miriade di persone che ballava, o meglio : che si muoveva, al ritmo della musica martellante che proveniva dalle casse.
I bassi erano così potenti che sembravano farmi tremare il cuore in petto.
Dani era più che felice di potersi scatenare, ed io, nonostante odiassi tutto ciò che avesse a che fare con il ballo, ero più che felice di vederlo felice.
Passammo più di mezz'ora a scatenarci, letteralmente, al ritmo serrato delle canzoni del Lux.
Erano quasi le quattro di mattina quando chiamai una pausa. Avevo sudato ventisette camicie, nel frattempo.
Io e Dani tornammo seduti al bancone per berci qualcosa, mentre Maze ed Eve rimasero a ballare.
Dopo qualche minuto di respiri profondi e due bicchierini di Cherry il mio respiro torno ad una frequenza accettabile.
<<Non mi sento più niente>> ansimai.
Dani rise, fingendo di non essere affatto provato.
Inutile che provi a fare finta di niente.
<<Missà che ti conviene sederti>> scherzai <<prima di svenire>>.
Proprio in quel momento Maze tornò dai suoi quaranta minuti buoni di danza sfrenata.
<<Dov'è Eve? >> le chiesi.
<<Oh, era stanca e così è andata su. Mi ha chiesto di salutarvi anche da parte sua, prima di raggiungerla>>
<<Salutamela>> disse Dani, educato come sempre.
<<Contaci>> rispose lei.
Io mi sporsi in avanti ed abbracciai forte la mia amica :<<Sogni d'oro, Maze>> le sussurrai all'orecchio <<Anche se dubito che stanotte dormirete molto, tu ed Eve... >> le avrei fatto l'occhiolino, se solo ne fossi stata capace.
Mazikeen si limitò ad alzare le spalle con l'ombra di un sorriso sulle labbra :<<Chissà!>> esclamò, mentre si allontanava per dirigersi al piano di sopra.
Rimasta sola con Dani, visto che avevo ancora sete, ordinai un Cosmopolitan ad uno dei barman.
Daniele si sedette accanto a me :<<Vacci piano>> mi disse.
Io feci spallucce :<<Tanto mica guido io>> risposi.
Finii il Cosmopolitan in poco tempo e decisi che era ora di smetterla, perché l'alcool iniziava a farsi sentire.
Mi alzai in piedi e constatai che non avevo alcun problema di stabilità, e neanche a camminare in linea retta.
<<Che ore sono? >> domandai a Dani, sbadigliando e coprendomi la bocca con una mano.
<<Le quattro e dodici>> mi rispose, dopo aver sbadigliato anche lui.
Io sbadigliai di nuovo.
<<E va bene, Jey>> disse lui <<Ho capito : vado a prendere la macchina e ci vediamo tra pochi minuti davanti all'entrata>>
Sorrisi nell'accorgermi che davvero "certe cose non cambiano mai", compreso il bellissimo rapporto che avevamo da bambini.
Non importava per quanti anni fossimo stati lontani, ci era bastata una serata insieme per tornare a capirci a vicenda come facevamo quando l'unica nostra preoccupazione era di fare bella figura nella prossima partita di Palla Avvelenata.
<<Grazie, ti sarò debitrice a vita per questo>> dissi.
<<Al vostro servizio>> scherzò Dani, e poi si avviò verso l'uscita del Lux.
Mi sedetti al bancone, sospirando di felicità.
Quella sì che era vita. Per la prima volta in chissà quante settimane, mi sentivo davvero davvero felice.
Di una felicità intensa e pura, perché proveniente dal mio passato, e non dal presente.
Daniele mi faceva quell'effetto, oltre a ricordarmi casa. Il luogo nel quale non potevo tornare, e l'unico in tutto il mondo che contasse qualcosa per me.
Il barman di prima mi appoggiò accanto, sul bancone, un bicchiere da cocktail con all'interno diverse dita di Bourbon. Mi specchiai per qualche secondo in quel liquido dal caldo colore ambrato.
<<Credo che abbia sbagliato persona : io non l'ho ordinato>> dissi al ragazzo che me lo aveva appoggiato davanti.
Lui scosse la testa :<<Glielo offrono>>
<<Me lo offre chi?>> gli domandai, anche se temevo di conoscere la risposta.
Lui si limitò ad accennare alla mia destra con un movimento della testa.
Mi girai di scatto e, come per magia, Lucifer Morningstar in persona era in piedi al mio fianco. Quella sera indossava un completo nero di Prada, il cui colore si intonava alla perfezione con quello dei suoi capelli.
<<Spero non ti dispiaccia, cara>> disse, dopo qualche secondo di silenzio più che imbarazzante.
Io abbassai lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi :<<Grazie>> dissi, lapidaria <<Ma ho già bevuto abbastanza>> e con un movimento della mano allontanai il bicchiere di Bourbon da me.
Vidi che Lucifer deglutiva, palesemente a disagio.
<<Devo parlarti>> ammise alla fine <<So cosa pensi in questo momento, ma se tu mi dessi qualche minuto per spiegarti come stanno veramente le cose... Magari potremmo andare su, nel mio attico, e discuterne con calma... >> nei suoi occhi scuri c'era una scintilla febbrile, quasi d'urgenza, che non avevo mai visto prima.
Maledissi me stessa per essermi lasciata convincere ad andare proprio al Lux, con tutti i nightclubs che c'erano ad LA.
<<Mi dispiace ma devo tornare a casa>> sussurrai <<Subito>>
Lucifer aprì leggermente le braccia e poi si infilò le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni :<<Ti va se ti dò un passaggio? Sai, avevo in programma di andare a fare un bel giro in macchina>>
<<Sono con un'amico>> dissi, mordendomi il labbro.
Stavo per aggiungere un "mi dispiace" alla frase, ma non lo feci. Se c'era uno di noi due che avrebbe dovuto dispiacersi di come aveva trattato l'altro, quella non ero di certo io.
<<Ah>> disse.
<<Io... Io devo andare. Mi aspetta>>
Mi alzai dalla sedia, imbarazzata come non mai, e stavo per andarmene quando Luci mi appoggiò una mano sulla spalla.
<<Un secondo, ti prego>> disse.
Io mi irrigidì a causa di quel contatto e lui se ne accorse. Ritrasse subito la mano, gli occhi scuri colmi di rimorso.
<<Capisco>> si limitò a sussurrare, ma lo fece così piano che non fui nemmeno certa di aver capito bene. Il suo tono di voce era più che addolorato.
Per la prima volta alzai la testa e lo guardai per bene negli occhi.
<<E solo che... Insomma, io voglio essere felice, Lucifer>> gli dissi <<Sarò onesta con te : io voglio solo essere felice. Penso di meritare un briciolo di felicità. E quello che hai fatto stamattina è stato... Beh, molto brutto. E mi ha fatto capire che soffrire in questo modo non è quello che voglio>>
<<E questo che cosa significa?>>
<<Significa che so che sei una brava persona, Lucifer, e significa che tengo a te. Ed è per questo che credo e spero che tu possa trattarmi meglio di così... Ma, se mi sbagliassi, noi due non avremmo più niente da dirci>>
Lui fece per aprire bocca ma io non ero disposta a parlare di quell'argomento in quella serata, nel bel mezzo di un nightclub pieno di gente, senza un minimo di privacy.
<<Ci vediamo domani>> gli dissi, precedendolo <<Buonanotte>>
Ebbi il forte impulso di abbracciarlo, ma mi trattenni. Mi girai e mi allontanai più in fretta che potei.
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