Capitolo 18.
Lucifer's Pov
Quella sera la forte musica che veniva dal piano terra del Lux mi infastidiva.
Ovviamente, questo non era da me.
Mi ero fatto portare qualche bottiglia per sostituire quelle che avevo finito, ma la cosa strana era che in quel momento non mi andava di bere.
Sbuffai.
Certo, se avessi avuto un po' di Bourbon a portata di mano me lo sarei scolato subito, ma quello mi sarebbe stato consegnato solo il giorno dopo.
Sarei potuto scendere al piano di sotto e portarmi su qualche bottiglia, ma anche lo sforzo che avrei dovuto fare per arrivare fino all'ascensore e premere un pulsante mi pareva titanico, insostenibile.
La mia mente era altrove.
Jennifer aveva detto che aveva invitato Micheal a cena da lei, quella sera. E poi mi era sembrata più che preoccupata per lui quando non si era presentato.
Come avevano fatto a conoscersi? Non ne avevo idea.
Cosa provavano l'uno per l'altra? Non ne avevo idea.
Lui la amava? Non ne avevo la minima idea.
E lei, lei lo amava? Rabbrivdii.
Il pensiero che però mi infastidiva di più era che c'era la possibilità che quei due si vedessero per andare a letto insieme. Anche perché tutte le volte che io invitavo qualcuno nel mio attico era per fare sesso.
Okay, calmati, non è detto che Jennifer ragioni così.
Provai a convincermi che le mie erano preoccupazioni inutili, che lei e Michael erano solamente ed esclusivamente amici.
Ma sì, certo. Dev'essere così : amici e basta. E tra gli umani è normale andare a cena a casa di una tua amica.
Mi alzai in piedi, esasperato come non lo ero mai stato in tutta la mia esistenza.
Mi diressi in balcone e mi appoggiai al parapetto di vetro trasparente, lasciando che l'aria fresca della sera mi schiarisse le idee.
Feci spaziare lo sguardo verso il basso, sugli edifici illuminati della Los Angeles notturna.
Era uno spettacolo magnifico. Anche io - il Diavolo - non potevo fare a meno di rimanere a bocca aperta davanti ad una vista del genere.
Quello era uno dei motivi per cui avevo scelto di venire a vivere proprio ad L.A., quando avrei potuto scegliere qualunque posto nel mondo : l'aura di mistero, quasi mistica, che la città assumeva quando calava la notte.
In qualche modo mi ricordava la Città d'Argento. Sebbene non la vedessi da miliardi di anni, il suo ricordo era impresso a fuoco nella mia mente. Impossibile che lo dimenticassi.
Quando venni qui a Los Angeles dissi a me stesso che lo facevo per la grande possibilità di vita notturna che questa città offriva. Discoteche, night clubs, bordelli e chi più ne ha più ne metta.
Ma quella era solo una mera scusa che mi raccontavo per giustificarmi. Perché ovviamente ammettere con me stesso che in qualche modo mi mancava la città dalla quale il mio caro Paparino mi aveva bandito, sarebbe stato come ammettere che aveva vinto lui.
Invece ora potevo pensarci senza problemi. Probabilmente non sarei stato in grado di dirlo ad alta voce nemmeno se fossi stato da solo nella stanza, sicuro di non essere ascoltato da nessuno. Ma era comunque un passo avanti.
Era possibile che da quando conoscevo Jennifer ci fossero stati così tanti cambiamenti in me? E tutti in meglio.
O forse - e questo pensiero mi sconcertò più del dovuto - avevo già iniziato a mutare tempo prima che la conoscessi, e lei si era limitata a velocizzare e a rendere più evidente questo processo.
Mi massaggiai le tempie.
Era possibile che stessi cambiando per davvero? Io che da millenni ero rimasto lo stesso identico Lucifer Morningstar?
Non potevo esserne certo, in fin dei conti. Era perciò inutile che mi dessi tanta pena per qualcosa su cui non avevo il minimo controllo.
Il rumore delle porte dell'ascensore che si aprivano mi riscosse violentemente dalle mie congetture.
" Mi dispiace" esclamai "Ma il mio attico è off limits, chiunque tu sia! Forse dovresti tornare a goderti la festa giù di sotto "
Non ricevendo risposta mi sporsi per vedere chi fosse. Con mia grande sorpresa vidi Jennifer, vestita con maglietta e pantaloni rossi.
" Che sorpresa! " dissi, andandole incontro.
Poi, però, a circa dieci passi da lei compresi che c'era qualcosa che non andava. Per esempio il fatto che puzzasse di alcool.
Non feci in tempo a dire nulla che lei era già distesa sul mio divano di pelle, al quale era arrivata non senza barcollare.
" Jennifer? " chiamai il suo nome andando ad inginocchiarmi sul pavimento di fianco a lei.
" Sì?"
" Guardami" le dissi, prendendole il volto tra le mani :" Qualcuno ti ha dato qualcosa? Della droga, intendo"
L'ansia si era impadronita di me. Ansia derivata dal fatto che non sembrava fosse abbastanza in sé da raccontarmi quello che fosse veramente successo.
" No" biascicò lei sbattendo
le palpebre :" A meno che non ce ne fosse un po' nella tua fiaschetta, mischiata con l'assenzio... Sai, molto buono. Davvero molto buono " fece una pausa per provare a mettersi seduta, ma alla fine dovette desistere
" Cavolo, non riesco a rimettermi dritta!" e scoppiò a ridere.
Io scossi la testa. Doveva essersi ricordata di avere ancora in casa la mia fiaschetta di Jacques Senaux Black.
" Ti prego" le dissi mentre lei si massaggiava le tempie ad occhi chiusi " Dimmi che non hai guidato fin qui in queste condizioni"
" Non preoccuparti, Luci! Mi sono fatta una luuuunga camminata al chiaro di luna. Un po' di ginnastica non fa mai male"
Non che questo sia molto meglio dell'opzione 'macchina'.
Ed aveva cominciato pure a parlare in italiano.
Per un lungo attimo mi domandai se fosse il caso di far finta di non aver capito quello che aveva detto, chiedendole di ripeterlo in inglese per non far saltare la mia copertura.
Tuttavia, aveva ingerito una quantità notevole di assenzio ad ottantotto gradi, ed era quindi probabile che il giorno dopo non si sarebbe più ricordata della nostra conversazione. Né di me che capivo l'italiano.
" Non credo che tu abbia idea di quanto sei ubriaca, cara " le dissi mentre mi alzavo da per terra e mi sedevo accanto a lei, aiutandola a sedersi dritta.
" E invece sì che lo so" sussurrò lei, lasciando cadere la testa all'indietro.
" Potresti dirmi quanto del mio assenzio ti sei scolata?" iniziavo ad essere vagamente divertito.
Lei assunse un'espressione confusa, passandosi le mani sul viso :" Non mi sono scolata niente " biascicò.
Dovetti sforzarmi seriamente per non scoppiare a ridere.
Jennifer alzò gli occhi al cielo e si accoccolò vicino a me, appoggiando la testa sulla mia spalla.
" Sicura di stare bene?" domandai
:" Non devi vomitare o cose così? "
" No " disse.
E poi, dopo qualche secondo :" Mi dispiace per... Per questo, ma non potevo rimanere sobria " biascicava così tanto che faticavo a capire quello che diceva, soprattutto perché il mio italiano era un po' fuori allenamento.
" Non preoccuparti " risposi, benché non capissi cosa intendesse esattamente, e la baciai in fronte vicino alla cicatrice.
Lei mi sorrise :" Su" sussurrò " Perché non me lo chiedi?"
" Che cosa?"
" Quello che vuoi sapere" disse lei " Sai come si dice, no? 'In vino veritas'..." mentre parlava mimò il gesto delle virgolette con le mani prolungandolo un po' troppo.
" Sì, beh, non mi va di invadere la tua privacy " le dissi. Ed era vero.
Se c'era qualcosa che voleva dirmi me lo avrebbe detto da sobria. Mi sarei sentito un impiccione se le avessi 'estorto' una confessione mentre era così ubriaca.
" Grazie " si schiarì la gola" Molto maturo " e passò la mano destra sulla mia giacca nera di cachemire.
" È sempre stata così morbida, o...? "
Ridacchiai sommessamente.
Per qualche minuto nessuno dei due disse nulla, l'unico suono che avvertivo era quello della musica, proveniente dal piano di sotto.
Arrivai persino a chiedermi se Jennifer non si fosse addormentata, ma quando mi girai a controllare lei era sveglia, con lo sguardo perso nel vuoto siderale.
" Possiamo andare a letto, Lucifer?" mi domandò dopo un po'.
" Ma certo" le accarezzai una guancia "Vuoi camminare o preferisci che ti porti io?"
Jennifer ci pensò su qualche secondo e poi mi avvolse le braccia intorno al collo, appoggiandosi al mio petto.
Mi alzai dal divano con lei in braccio senza fare il minimo sforzo, e ci dirigemmo in camera da letto.
La appoggiai con delicatezza sul materasso rosso e, mentre lo facevo, pensai che nessuna donna - o uomo - aveva dormito tre volte insieme a me senza fare sesso. Nessuno a parte lei.
Speravo che questo indicasse quanto fossi cambiato, quanto seriamente tenessi a Jennifer.
" Perché fa così caldo qui dentro?!" esclamò :" È insopportabile, Luci... Sto schiumando "
" Non fa affatto caldo, cara. Sei tu che hai bevuto troppo" provai a dirle, ma inutilmente, perché lei stava già provando a sbottonarsi i jeans. Senza grande successo, in realtà.
" E va bene" acconsentii alla sua muta richiesta d'aiuto solo quando fu evidente che non ce l'avrebbe fatta da sola. Con un movimento veloce e cercando di toccarla il meno possibile le sbottonai i jeans, aprii la zip e le sfilai i pantaloni.
Cercai di concentrarmi su qualcos'altro piuttosto che su di lei mezza nuda distesa nel mio letto.
Anche perché dubitavo fosse abbastanza in sé per dare o no il proprio consenso, quindi, secondo la legge, se avessi fatto sesso con lei sarebbe stato come se la stuprassi.
Faresti meglio a ricordartelo, mi dissi.
Mentre mi toglievo la giacca e la camicia per infilarmi nel letto con lei, notai che portava attorno alla caviglia destra una collanina d'argento da cui pendeva una piccola croce.
Non avevo mai pensato a Jennifer come ad una persona religiosa, ma, del resto, non avevamo mai parlato di quell'argomento insieme.
Quella catenina sembrava suggerire che, in realtà, lei fosse cristiana. Probabilmente anche cattolica, visto che era italiana.
Mi venne voglia di ridere.
Se davvero era credente immaginavo che non l'avrebbe presa proprio benissimo se avesse saputo che io ero davvero il Diavolo.
" Dopo stanotte dovrai andare a confessarti tre volte di seguito, cara " sussurrai. Lei non mi sentì.
Mi distesi nel letto accanto a Jennifer, spostandole di lato le ciocche di capelli che le erano finite sul volto.
" Lucifer, io... Sono felice di essere qui con te " nell'udire quelle parole il mio cuore fece una specie di capriola dalla gioia.
" Anche io sono felice che tu sia con me " le sussurrai di rimando appena prima che mi abbracciasse stretto stretto, come se avesse bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi.
" Stai bene, cara?" era la seconda volta che glielo domandavo quella sera, ma ora intendevo qualcos'altro.
Nessuna risposta : si era addormentata alla velocità della luce.
Eppure lo vedevo nel suo sguardo che doveva esserci qualcosa che non andava. Per forza.
Le accarezzai piano la guancia e Jennifer si appoggiò istintivamente alla mia mano.
Ero così assorto che presi un colpo quando il mio cellulare - appoggiato sul comodino - squillò.
Cercai di rispondere più in silenzio possibile, per non disturbare la ragazza che dormiva accanto a me.
" Pronto, Amenadiel " sussurrai, rispondendo alla telefonata.
" Ehy Luci, so che è tardi ma chiamo per sapere come sta Jennifer. Sai, io e Linda eravamo in pensiero per lei "
" Come fate voi a sapere di Jennifer? "
" Circa un'ora fa ha mandato un audio a Linda nel quale era palese che si fosse ubriacata e diceva di voler venire al Lux. Così mi ha chiesto di seguirla per controllare che non le capitasse niente nel tragitto "
" Amenadiel angelo custode " dissi, e risi sottovoce quando sentii mio fratello sbuffare. In verità gli ero molto grato per Jennifer, sia a lui sia a Linda.
Anzi, devo proprio ricordarmi di ringraziare la mia psicologa quando la vedo.
" Comunque sì, sta bene " risposi alla prima domanda che mi era stata posta.
" Ottimo. Beh, ci sentiamo più tardi... " percepii che stava per chiudere la telefonata, ma c'era ancora una cosa che desideravo chiedergli.
" Fratello, mi chiedevo se potresti darmi un'informazione... Riguardo a Jennifer "
So che non è molto morale, ma la curiosità mi divora. Devo saperlo.
" E cioè? "
" Mentre la seguivi da casa sua al Lux, ti è sembrato che... Voglio dire, se una persona è molto credente o porta addosso cimeli religiosi tu lo percepisci subito... " esitavo a chiedere a mio fratello ciò che veramente volevo sapere, perché infondo lo sapevo che era sbagliato.
" Vuoi sapere se va a messa tutte le domeniche, Luci? " ora toccava a lui ridere.
" No, io... È solo che... " non sapevo come continuare la frase.
" Io l'ho messa sul ridere ma la faccenda è seria, Lucifer. Se ci tieni tanto a conoscere questo aspetto della sua vita, perché non le chiedi di parlartene? Io di certo non ti dirò nulla. Non spetta a me "
" Giusto" risposi, vergognandomi più che mai.
" Buonanotte " disse Amenadiel, e quasi quasi mi sembrò di vederlo mentre scuoteva bonariamente la testa e andava a controllare che Charlie stesse dormendo bene.
In effetti, diventare padre l'aveva reso più paziente e accomodante.
Nel frattempo Jennifer non si era mossa di una virgola. Era immobile come una statua e respirava piano.
Sembra morta, pensai, e rabbrividii.
Mi ritornarono in mente le parole di Mazikeen :' Quanti anni ha? Ventidue? Beh, gliene restano circa ottanta, se le va bene' e poi ' Lei andrà in Paradiso, Luci, e non potrai vederla mai più '
Improvvisamente avvertì il panico impadronirsi di me. Un panico feroce, che mi fece sobbalzare e tremare nello stesso momento. Non avevo così paura da quando ero arrivato all'Inferno - dopo che mio Padre mi bandì dalla Città d' Argento - e avevo visto per la prima volta la mia faccia da diavolo.
Mi imposi di rimanere calmo, ma i polsi mi tremavano.
Ottant'anni, se le va bene.
Quelle sei stupide parole non la volevano smettere di rimbalzare all'interno della mia scatola cranica, tormentandomi.
Ottant'anni sono troppo pochi.
Ottant'anni erano un attimo per me. La mia lunghissima esistenza faceva sì che percepissi il tempo molto diversamente dagli esseri umani, il che, di solito, non era un male.
E non era un male perché non avevo niente da perdere. Per quanto trattasi e facessi affari con gli uomini, mi guardavo bene dall'affezionarmi a loro. Non mi interessavano se non come oggetti animati con i quali potevo stipulare dei patti, che a dire il vero erano spesso più vantaggiosi per me di quanto non lo fossero per loro.
Non mi era mai importato più di tanto degli umani; vederli crescere, invecchiare e morire non mi aveva mai toccato.
Però sapevo che con Jennifer sarebbe stato diverso. E lo stesso con la detective, con Ella e con tutti gli amici che mi ero fatto in quell'anno di 'vacanza' terrestre.
Prima di allora non avevo mai avuto amici mortali. Anzi, a dire la verità, non è che ne avessi chissà quanti.
La mia unica confidente per miliardi di anni era stata Maze, un demone, un demone immortale senz'anima.
Guardai Jennifer che dormiva beata accanto a me, il suo petto che si alzava e si abbassava ritmicamente, il suo volto sereno e i capelli sparpagliati sul cuscino.
Sarebbe morta un giorno. E non avrei potuto fare nulla per impedirlo.
Il mio caro Paparino invece sì, visto che sembrava che ci provasse gusto a resuscitare i morti. Peccato che l'avesse fatto solo con il suo amico Lazzaro. I soliti favoritismi, insomma.
E dubitavo che l'avrebbe rifatto per Jennifer, soprattutto perché così facendo mi avrebbe fatto un favore. Non sia mai che il mio caro Papà facesse in qualche modo qualcosa che mi faceva piacere.
E c'era di peggio : non solo sarebbe morta, ma sarebbe anche andata in Paradiso.
L'unico cazzo di posto che mi sarebbe stato interdetto fino alla fine dei tempi.
Non l'avrei vista mai più.
Avrei passato tutta la mia stupida infinita vita immortale a crogiolarmi nel tormento di averla così lontana da me. Quantomeno, avrei saputo che era in Paradiso, e che era presumibilmente felice e in pace.
Non che questo mi avrebbe fatto sentire meglio. Sapevo di essere troppo egoista per gioire di una situazione del genere, e non mi sarebbero bastati otto miseri decenni per cambiare la mia prospettiva.
Lei, intanto, riaprì gli occhi e si stiracchiò.
" Tutto a posto?" le accarezzai la testa.
" No..." gemette, mentre si strofinava gli occhi :" Sto morendo di caldo, Luci. Altroché Inferno, qui è molto peggio! "
Sorrisi. Non penso proprio.
Mi alzai a sedere sul materasso, che scricchiolò :" Resta qui, cara : vado ad accenderti l'aria condizionata "
Non che fosse in grado di andare chissà dove in quelle condizioni.
" La maglietta " biascicò Jennifer, ed io mi bloccai :" Per favore "
" Co-osa?" feci quella domanda anche se sapevo cosa intendesse. Stavo solo cercando di rimanere calmo e di non fare cose di cui poi mi sarei pentito.
" Aiutami " disse lei, sforzandosi di alzarsi a sedere contro la spalliera del letto. Le misi le mani sui fianchi per agevolarla nel movimento.
" Vuoi che ti tolga la maglietta?" le chiesi in un fiato.
Non che non volessi farlo. Santo Papà, morivo dalla voglia di sfilargliela. E di... Beh, di fare lo stesso con tutti i vestiti che aveva addosso.
Ma non potevo. E non l'avrei fatto.
Lei annuì in risposta alla mia domanda." Ti prego" sussurrò, alzando le braccia.
Un brivido caldo mi corse per la schiena, facendomi tremare di piacere. Non fare cazzate, mi dissi.
Le feci passare piano la maglia rossa dalle spalle e dalla testa, le mani che mi tremavano in maniera impercettibile.
" Grazie" mi disse Jennifer.
Al di sotto aveva una cannottierina trasparente che non le copriva nel modo più assoluto il reggiseno nero.
Deglutii in maniera un po' troppo rumorosa.
" Io... Devo prendere un po' d'aria " mi affrettai a dire.
Dovevo allontanarmi un secondo da lei. Subito.
La brezza della sera mi avrebbe aiutato a concentrarmi.
Mi alzai e mi diressi a grandi passi in balcone. Mi sentii subito più libero di respirare. Meno tentato, insomma.
Adesso capisco come debba essersi sentita Eve quando le ho offerto la mia "mela" proibita.
Scossi la testa. Per essere il Signore degli Inferi, il Diavolo, la prima e più fastidiosa spina nel fianco di Papà in persona, provavo sentimenti e pulsioni fin troppo umane.
"A cosa pensi?"
La voce di Jennifer era più vicino di quanto mi aspettassi. Strano che non mi fossi accorto di come si fosse alzata dal letto e mi avesse raggiunto, appoggiandosi al parapetto trasparente.
"Penso che sarebbe meglio se ti allontanassi dal balcone!" e le misi le mani sui fianchi, facendola allontanare dal vuoto e allo stesso tempo attirandola a me.
Notai che si era infilata la camicia blu che mi ero tolto per mettermi a letto con lei. Le stringeva un po' sul petto, ma nel compenso le andava decisamente lunga e la copriva fino a metà delle coscie.
L'aveva abbottonata solo fin sotto il seno, cosa che non mi aiutava di certo a mantenere la concentrazione.
"Non sono così ubriaca" disse lei, sorridendo, e mi passò le braccia intorno al collo guardandomi intensamente negli occhi.
Le sue pupille erano dilatate e riducevano le iridi a due sottili linee di colore verde scuro.
"Certo...Non sei affatto ubriaca" avrei voluto essere ironico, ma mi mancava l'aria.
"Va meglio" sussurrò lei, passandomi le mani sul petto :" Molto meglio rispetto a poco fa "
"Le tue pupille raccontano una storia diversa, cara. Non per contraddir..." ma non riuscì a finire la frase, perché Jennifer si alzò in punta di piedi e appoggiò le labbra sulle mie affondandomi le dita tra i capelli.
Mi feci forza e mi tirai indietro." Oh, Jennifer... Senti, io non... "
Lei mi interruppe di nuovo, alzando gli occhi al cielo :" Stai polleg, Luci. Lo so che non hai intenzione di scopare con me stasera, ma questo è solo un bacio! "
Non ero certo di cosa significasse 'polleg', forse era un'espressione dialettale che non conoscevo. Comunque sentirla parlare così mi tranquillizzava : forse era davvero meno ubriaca, dopotutto.
"Però" disse lei "Un pompino potresti anche fartelo fare, eh "
La guardai piuttosto sorpreso, indeciso se essere compiaciuto o meno dalla sua proposta, che comunque non avrei potuto accettare.
"Sto scherzando, non ti allarmare!" si mise a ridere piegando il collo all'indietro e lasciandoci letteralmente cadere a peso morto.
Fui colto alla sprovvista e ci misi qualche secondo per rimetterla dritta.
" Sei già fortunata a non essere andata in overdose, cara. Anzi, se devo essere sincero sono un po' preoccupato sotto questo aspetto "
"Beh, diciamo che se svengo almeno sai il perché" e rise.
"Ma quanto sei simpatica!"
"Grazie" sussurrò lei appena prima di baciarmi di nuovo.
"A cosa devo tutte queste attenzioni?" le domandai appena mi diede un attimo di respiro.
"Non ti piacciono?"
"No, non è questo... Lo sai che non potrei nemmeno baciarti mentre sei così ubriaca? Per la legge valgono come molestie sessuali "
Jennifer aggrottò le sopracciglia, ridacchiando :" Lucifer Morningstar che si fa degli scrupoli morali, questa si che è bella! "
Ha ragione, in effetti. Persino da ubriaca e non sapendo che sono davvero il Diavolo riesce a vedere l'ironia di questa situazione...
"Ma - se vuoi - posso firmarti una autorizzazione scritta. Non c'è problema!"
Scossi la testa per l'ennesima volta.
"Possiamo tornare dentro? Stai congelando" aveva le mani che parevano ghiaccioli.
In tutta risposta si soffiò aria calda sui palmi e poi me le infilò nelle tasche anteriori dei pantaloni.
"Lucifer?"
"Sì?"
"Io ti piaccio?" mi chiese a sorpresa.
"Ma certo che mi piaci" la rassicurai.
"E... Mi pare di capire che tu abbia intenzioni serie con me"
Mi chiesi con una certa ansia dove volesse andare a parare con quel discorso.
"Sì, infatti"
E - in effetti - se ripensavo al mio comportamento, mi ero proprio mosso come un uomo che ha intenzioni serie.
"Allora" sussurrò lei "Ti prego di non farmi del male"
Trattenni il respiro, terrorizzato.
Perché parlava così?
Sa chi sono?
Mi tremava il cuore.
"Perché dici queste cose?" domandai " Non ho intenzione di farti del male. Ti ho già detto che non lo farei mai"
Ha paura di me?
"No, non intendo male fisico, Lucifer. Quello che volevo dire era : per favore, non farmi soffrire..." mi disse " Mi ha già fatto soffrire anche troppo"
Piegai le ginocchia per avere il volto alla sua stessa altezza e guardarla meglio in quegli occhi verdi, che all'improvviso si erano riempiti di dolore :"Chi è che ti ha fatto soffrire?"
Vederla così rammaricata faceva stare male anche me.
"Destino, karma, fato... Chiamalo come preferisci"
"Oh! " esclamai " Altri - tipo io - lo chiamano semplicemente :' mio Padre che si diverte a fare lo stronzo' "
"Forse lo chiamerei anche io così, se solo credessi nel dio dei cristiani. Se solo non fossi convinta che tutte le religioni sono stupide"
"Interessante punto di vista!" e lo pensavo davvero.
Anche perché - nonostante avesse appena dichiarato di essere atea - portava alla caviglia un ciondolo con un simbolo cattolico.
Chissà che non si tratti di uno dei tanti scherzetti del mio caro Paparino.
"Comunque" le sistemai una ciocca color nocciola "Ti prometto che proverò in tutti i modi a non ferirti"
Abbassai lo sguardo, mortificato.
Stavo per prometterle che non l'avrei mai fatta soffrire ma, siccome davo tanta importanza ai patti che stringevo, non me l'ero sentita di farle una promessa che non sapevo se sarei stato in grado di mantenere.
Se fossi umano sarebbe tutto più semplice...
"Ne ero certa" mi rispose Jennifer abbracciandomi. Ignara di stare abbracciando il Diavolo in persona.
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