Capitolo 12.

Quando aprii gli occhi vidi sopra di me una superficie bianca, illuminata da una forte luce.
Per qualche secondo ebbi paura di essere morta, ma finii col concludere che non poteva essere che fossi finita in paradiso, nonostante tutto quel bianco intorno a me, e che quindi dovevo essere viva.
Il dolore martellante che sentivo all'altezza della fronte sembrava confermare la mia ipotesi. Alzai piano una mano e sfiorai dove mi faceva male : i punti con cui mi avevano suturato la ferita alla testa tiravano in modo insopportabile.
Fu allora che mi resi completamente conto di essere in ospedale, e non in paradiso.
Il giorno prima, quando mi ero risvegliata dal mio quasi svenimento, i dottori mi avevano fatto una tac ed una risonanza magnetica alla testa, e poi una radiografia a tutto il resto del corpo, per assicurarsi che non avessi riportato qualche frattura.
A quanto pareva avevo riportato un trauma cranico "moderato", non troppo grave ma nemmeno lieve.
Mi era stato detto che, per il momento, sembrava che fosse tutto sotto controllo, e che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Tuttavia, avevano deciso di tenermi in ospedale per quella notte, tanto per essere sicuri che la situazione non peggiorasse.
Del resto, per mia fortuna, i raggi X avevano confermato come non avessi riportato nessuna frattura dopo l'incidente.
La detective Decker era rimasta al mio fianco fino alla sera prima, quando era stata letteralmente obbligata ad andarsene dall'ambulatorio. Averla al mio fianco mi aveva aiutata tanto, non solo perché era una figura che mi trasmetteva tranquillità, ma soprattutto perché la sua presenza mi faceva sentire amata e come se qualcuno si preoccupasse per me.
Da Lucifer, invece, ancora niente.
Ero piuttosto certa che Chloe gli avesse raccontato del mio "incidente",
e nonostante ciò lui non si era disturbato a chiamarmi e nemmeno a mandarmi un messaggino.
Niente di niente.
Dopotutto, questo era decisamente da Lucifer Morningstar : prima fa tutto il carino con me, poi promette di essere il mio "angelo custode", qualunque cosa voglia dire, poi ricambia il mio bacio, poi mi rifiuta e sparisce nel nulla proprio quando avrei bisogno di un...amico, credo.
O qualunque cosa fossimo noi due.
Maze, invece, mi aveva chiamata il pomeriggio del giorno prima, piuttosto preoccupata, per sentire come stessi.
Speravo che per solo una notte di ricovero non dovessi pagare troppo, anche perché adesso ero rimasta con un solo lavoro.
Certo : avevo i soldi che Lucifer mi aveva dato per recitare per lui, ma quelli li dovevo tenere da parte.
A pensarci bene era stato proprio quello l'inizio della fine, per me. Non che prima le cose andassero chissà quanto bene, ma almeno non mi ero mai ritrovata con un trauma cranico a causa di un "avvertimento" di un boss mafioso che cel'aveva con me.
Avrei davvero voluto incolpare Lucifer per la situazione in cui mi trovavo, o chiunque altro, ma sapevo che era tutta colpa mia.
Qualche ora dopo, fatto un veloce check up, fui dimessa dall'ospedale. Sarei dovuta tornare una settimana dopo per farmi togliere i punti di sutura dalla testa, e per controllare che tutto stesse andando bene.
Sapevo che quella cicatrice non mi sarebbe mai andata via, per quanto avessi potuto trattarla con creme e cremine varie. Forse, col tempo, sarebbe andata sbiadendo.
L'unica nota positiva era che era coperta dalla frangia, quindi non era visibile a meno che qualcuno sapesse che c'era e guardasse attentamente.
Di cicatrici ne avevo diverse, su tutto il corpo, e non erano mai state motivo di vergogna per me.
Fuori dal edificio bianco dell'ospedale a sette piani nel quale mi aveva portata l'ambulanza il giorno prima, la detective mi aspettava appoggiata ad un'auto grigia che doveva essere la sua di quando non era in servizio.
Non era prudente, secondo i dottori, che mi mettessi alla guida, almeno per qualche giorno. Mentre mi sedevo al posto del passeggero scrollai la testa per non pensare alla mia povera auto danneggiata, per la riparazione della quale avrei dovuto spendere chissà quanti soldi.
" Come stai, Jennifer? " mi domandò Chloe mentre metteva in moto.
" Ho un po' male alla testa, sai : per la botta, ma del resto sto bene, credo"
" Va bene. Adesso devi pensare a riposarti, okay? Ti porto a casa"
Scossi piano la testa, quasi imbarazzata di chiederle di portarmi al Lux :" Vorrei bere qualcosa" mi limitai a sussurrare, e lei capì al volo.
In verità, Mazikeen mi aveva mandato un messaggio in cui mi chiedeva di andare a farle compagnia, se me la sentivo.
E poi, sebbene non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura, speravo di incontrarci Lucifer. O, quantomeno, di scoprire dove si fosse cacciato.
Dopo vari minuti di congetture, decisi infine di fare qualche cauta domanda alla detective Decker.
" Chloe " iniziai " Posso farti una domanda?"
Lei distolse per qualche secondo gli occhi dalla strada :" dimmi" disse.
" Mi chiedevo se... Beh, ecco..." tergiversavo, provando a prendere tempo " Mi chiedevo se Lucifer è davvero così bravo nel vostro lavoro come dice di essere..."
Abbassai gli occhi, in imbarazzo.
Chloe scosse la testa, ridacchiando " Beh, Lucifer è dotato nel capire i desideri della gente, lo sai, ed oltre a ciò mi è davvero utile in molt... "
Aggrottai le sopracciglia notando che aveva smesso all'improvviso di parlare.
" Ma non è questo ciò che vuoi davvero sapere su Lucifer, mi sbaglio?"
Mi morsi il labbro inferiore, diventando rossa come un pomodoro e vergognandomi di essere stata scoperta. Dopotutto, Chloe era una persona più sveglia della media, non c'era da sorprendersi.
" Può darsi " sussurrai.
La detective sorrise.
" Mi chiedevo se l'avessi visto o sentito al cellulare da ieri mattina...dal mio
' incidente ' " feci il gesto delle virgolette con le dita, mentre parlavo.
" Sì, l'ho chiamato ieri pomeriggio, mentre ti facevano la tac, per informarlo di ciò che ti era successo. Sai, nel caso avesse voluto venire a trovarti "
Avevo quasi paura a fare la domanda successiva " E lui?"
" Mi dispiace" disse la detective " Ha detto che aveva troppo da fare al Lux e non poteva proprio venire "
Dopotutto perché dovrebbe... Sveglia, Jennifer : lui ti ha rifiutata. Ha reso fin troppo chiaro che non ti vuole.
" Fa niente" riuscì a sussurrare.
E poi, per tutto il resto del viaggio, continuai a ripetermi in testa quelle due parole. Se le avessi ripetute abbastanza, mi dicevo, avrei finito col credere che fosse vero, che davvero non mi importava di Lucifer.
Arrivate davanti al Lux, Chloe mi domandò se volessi che restasse, ma io la rassicurai e, alla fine, dopo avermi fatto promettere di chiamarla se ne avessi avuto bisogno, acconsentì ad andarsene.
Entrai nel locale che avevo imparato a conoscere tentando di non guardarmi intorno per non far emergere ricordi dolorosi con i quali non ero pronta a fare i conti. Dovetti farmi forza per non girare la testa quando passai davanti al grande arco davanti alla camera di Lucifer. Maze, intanto, mi aveva mandato un altro messaggio in cui mi informava che mi stava aspettando in camera sua che si trovava accanto a quella di Lucifer.
La porta della stanza di Maze era di colore nero, liscia e fredda, probabilmente fatta in acciaio. Diedi una bussatina leggera e poi, gridando :" sto entrando!", feci il mio ingresso nell'appartamento.
Non era grande come quello di Lucifer, ma era altrettanto chic. Le luci rosse sul soffitto illuminavano tutto di una luce rossastra che rendeva il tutto simile ad una specie di sogno, anche perché le tapparelle erano completamente abbassate, impedendo che entrasse la luce del giorno. Davanti a me c'era un grande salotto di forma allungata in cui tutto - il divano, la televisione, i mobili e persino i soprammobili - erano neri. Ogni cosa, però, era di una sfumatura leggermente diversa, dal grigio al nero più scuro che avessi mai visto.
Maze era stravaccata sul divano, con addosso un tubino bianco che la fasciava a meraviglia, ed i lunghi capelli scuri sciolti e in disordine.
Bella come sempre, ovviamente.
In mano teneva un bicchierino pieno di un liquido scuro. Alcool, di sicuro.
Solo in quel momento mi resi conto che il suo bel viso color caramello era bagnato di lacrime.
Lei, appena mi vide entrare, se lo scolò tutto d'un fiato ed esclamò :" ventisette!"
Sul tavolino di vetro davanti a lei c'era un bottiglia di licquore quasi del tutto vuota.
" Ti sei fatta ventisette shottini?" le domandai io, andandomi a sedere accanto a lei sul suo divano di pelle nera.
" Già" confermò lei riempiendosi di nuovo il bicchiere " Lo so che sono pochi, darling : ho appena cominciato"
Annuii.
Ma certo : ventisette shottini sono pochi. Forse per te, Maze.
" Vuoi un fazzoletto? " la ignorai " dovrei averne qualcuno in tasca"
Lei mi guardò quasi disgustata
" figurati! Non ho bisogno di uno stupido fazzoletto. Quello di cui avrei bisogno è che...È che l..."
Maze tirò su col naso e tacque, bevendo a piccoli sorsi il contenuto del suo bicchiere.
" Ti va di parlarne, Maze?"
Mi sporsi in avanti e le appoggiai una mano sulla spalla. Dopotutto noi eravamo amiche, più o meno.
Lei posò gli occhi scuri su di me, ed in quel momento mi parevano molto simili a due profonde pozze piene di cioccolato fondente. Non mi ero mai accorta di quanto fossero profondi i suoi occhi castani.
" C'era questa ragazza" la sua voce era spezzata dai singhiozzi " Sì chiama Eve...Insomma, tu lo sai che mi piace fare sesso. Lo adoro.
Ma con lei non era una questione di sesso : ci siamo a malapena baciate... C-con lei c'era qualcosa di più...qualcosa di vero. I-io tenevo a lei, Jennifer, in un modo che facc-io fatica a capire persino io. Solo che poi sen'è andata. Mi ha lasciata qui a soffrire "
Le lacrime le scendevano con una frequenza sempre maggiore, atterrandole sulla pelle del collo.
" Mi dispiace, Maze. Mi dispiace davvero tanto. Quando una persona che amiamo ci lascia, per noi è diff... "
" Lei se ne è andata via, Jennifer! " Maze mi interruppe facendo finta di non sentire quello che dicevo. Io rimasi zitta " E non lo so, onestamente, se tornerà mai. E quel-lo che mi fa più incazzare è che, quando mi ha abbandonata, non ha pensato a quello che io avrei passato...o forse è solo che non le importava abbastanza!"
Vidi che stringeva e apriva i pugni ad intervalli regolari.
" Mi ha lasciata qui, sola, ad annegare. Non si è voltata indietro, nemmeno una volta, non ha neanche esitato. Mi ha voltato le spalle e basta. Come tutti quanti, del resto. Più passa il tempo, più sono certa di essere io il problema"
Un forte singhiozzo la fece sobbalzare ed io mi allungai di nuovo ad accarezzarle una spalla. Vederla così, così indifesa e vulnerabile, mi faceva venire voglia di toglierle tutto il dolore che vedevo dipinto sul suo volto e prenderlo per me. Anche se questo avrebbe significato soffrire al posto suo.
" No, ma certo che non sei tu il problema, Maze. È la vita che è una stronza, e fidati quando ti dico che io lo so bene. Vedrai che si sistemerà tutto"
Lei appoggiò piano il bicchiere che teneva ancora tra le mani sul tavolino accanto a noi, guardandomi con una luce nuova negli occhi castani.
Con un movimento agile e velocissimo si sollevò dalla pelle del divano su cui era seduta e mi spinse all'indietro, finché non mi ritrovai distesa, per poi mettersi a cavalcioni su di me.
" Maze..." provai a dire qualcosa, ma lei mi zittì piegandosi in avanti e baciandomi. Le sue labbra erano dolci e in qualche modo calde, ma il suo alito aveva l'inconfondibile sapore amarognolo dell'alcool.
Appoggiò le mani ai lati del mio collo, ma poi cambiò idea e le spostò tra i capelli, tirandoli leggermente.
Io provai a spingerla all'indietro per le spalle, ma lei non si spostava di un millimetro, come se fosse fortissima.
" Maze!" esclamai.
Lei sembrò riscuotersi dal suo stato di trance, e, mentre si rimetteva seduta dalla sua parte del divano, lasciandomi libera, vidi che i suoi occhi si velavano di nuovo di lacrime.
" Jennifer, io... Io, pensavo che, se avessi fatto ses... Beh, insomma, lo sai cosa intendo. E poi, tu hai detto una cosa c-che mi ha fatto ricordare E-ve"
Avrei dovuto essere arrabbiata con lei per il modo in cui mi era saltata addosso - letteralmente -, ma non ci riuscivo : la ragazza seduta accanto a me stava soffrendo così tanto che avrebbe fatto qualunque cosa pur di alleviare quel dolore. Non gliene facevo una colpa, perché conoscevo fin troppo bene quel tipo di sofferenza e le azioni stupide che ti spinge a commettere.
" Mi dispiace, Maze, ma io non sono lei. E neanche nessuna delle ragazze che ti porti a letto per tenerti occupata, è Eve "
Lei si passò le mani tra i capelli, singhiozzando "... Lo so" sussurrò.
" Comunque" disse, asciugandosi le lacrime e porgendomi un bicchiere pieno di liquore " Tu come stai, darling? Sei tu quella che ha avuto un incidente, e io sono l'amica di merda che non si è nemmeno preoccupata di venirti a trovare in ospedale. Mi dispiace di non essere venuta, ma in verità fino a ieri stavo dando la caccia ad una delle mie taglie. Sono tornata in città solo stamattina".
Presi il bicchiere che mi offriva, ringraziandola :" Oh, non preoccuparti di non essere venuta, so che tu, quantomeno, eri davvero occupata a fare qualcosa di importante e che non stai inventando una scusa per giustificarti.
Sarai anche sua amica, ma sei decisamente più matura di Lucif... "
Mi zittì lasciando la frase a metà.
Mazikeen aggrottò le sopracciglia, irrigidendosi " Che bastardo " sussurrò tra i denti " Non posso credere che tratti così la gente, voglio dire... Dimmi cosa ti ha fatto e io vado a fargli il culo a strisce. Di nuovo "
" No, Maze, lascia stare, va bene? Dimmi solo se sai dov'è "
Un bello schiaffo glielo darei io stessa, pensai, mentre buttavo giù il licquore che, a quanto pareva, era alla liquirizia.
Lei alzò le spalle con noncuranza, facendo una smorfia di disgusto " Non lo so : è da ieri che non lo vedo " le sue parole erano cariche di veleno" Ma se dovessi trovarlo dagli un calcio volante anche da parte mia, siamo intese, darling? "
" Ma certo " mi limitai a rispondere " Ma certo "
Detto questo mi avviai fuori dal suo appartamento, salutandola, e nell'uscire passai davanti a quello di Lucifer.
I tre versi dell'Inferno di Dante incisi sull'entrata sembravano essere lì con l'unico scopo di prendersi gioco di me.
Sospirai profondamente, costringendomi ad allontanarmi da quel posto.
Stavo per scendere le scale verso il piano inferiore, quando sentii qualcuno chiamarmi dall'attico di Lucifer. Era la sua voce.
Me lo stavo immaginando?
" Lucifer!" esclamai " sei tu?"
" Sì" la sentii di nuovo " Ti prego, entra" mi disse.
Se avessi fatto come mi chiedeva e fossi entrata avrei calpestato la mia povera dignità, ma volevo che Lucifer fosse sincero con me, una volta per tutte. E poi l'avrei lasciato perdere.
Avanzai, entrando nella stanza principale del "covo segreto" di Lucifer Morningstar.
Era tutto proprio come me lo ricordavo, ovviamente. Eppure, il pregiato pianoforte nero sembrava ridere di me, quella volta.
Così come le bottiglie di alcolici nell'angolo bar e i libri nella libreria.
Stavo tornando da un uomo che mi aveva palesemente respinta.
Ero ridicola e lo sapevo fin troppo bene.
Lucifer Morningstar, sedicente Diavolo, era stravaccato sul suo divano di pelle italiana con addosso solo un paio di boxer neri ed un paio di calzini dello stesso colore.
Aveva finito, proprio in quel momento, di scolarsi una bottiglia di limoncello e quindi l'appoggiò per terra, sul tappeto, vicino ad altre tre bottiglie di vuote.
Perfetto!
Sarà facile avere una conversazione sensata se il mio interlocutore ha nelle vene più alcool che sangue.
Lucifer si alzò a sedere con estrema fatica, puntellandosi con i gomiti sulla pelle color nocciola del divano.
Solo in quel momento notai che aveva un livido scuro - e anche piuttosto grande - sotto l'occhio sinistro.
Era di un bel colore nero - violaceo il che mi diceva che doveva esserselo procurato piuttosto di recente, probabilmente il giorno prima.
Lui, accorgendosi che glielo fissavo, disse :" Maze era piuttosto arrabbiata, in effetti "
Spalancai la bocca, sorpresa. Sapevo che Mazikeen era una persona particolare e molto brava con i coltelli, ma non pensavo che dicesse sul serio quando affermava di aver 'fatto il culo a strisce' a Lucifer.
" Maze ti ha fatto questo?" accennai all'enorme livido che aveva sullo zigomo.
Lui annuì.
"Ti fa molto male?" gli chiesi, in apprensione.
Lui scosse la testa.
Qualcosa mi diceva che avrei dovuto fare un bel discorsetto alla mia amica.
Non mi importava quanto stesse soffrendo: non poteva fare del male agli altri. Soprattutto non a Lucifer.
Il quale, nonostante tutto l'alcool che aveva ingurgitato, sembrava incredibilmente sobrio.
" Devi averle fatto qualcosa di grave per farla incazzare così... "
Mi sedetti accanto a lui sul divano, come poco prima avevo fatto con Mazikeen.
" Jennifer... " iniziò lui, sussurrando il mio nome e facendomi venire un brivido.
" No, Lucifer, non sono venuta qui per sentire le tue stupide scuse..." era difficile per me pronunciare quelle parole, ma dovevo a me stessa una risposta " Anche se non mi vuoi in quel modo, e fidati che capisco il perché - insomma, avrei dovuto aspettarmelo - proprio non capisco perché tu non sia venuto a trovarmi in ospedale"
Lui dischiuse le labbra, ma non disse nulla. Mi passai le mani tra i capelli, rendendomi perfettamente conto di quanto mi stessi rendendo ridicola.
" Prima del nostro... Prima del nostro bacio, Lucifer, io pens-savo che noi due fossimo, beh, che fossimo amici. Pensavo che tu tenessi a me. E invece, evidentemente, mi sbagliavo"
Avevo gli occhi lucidi, ma mi sforzai di non scoppiare in lacrime.
Lui scosse la testa, stringendo le labbra carnose e riducendole ad una sottile linea rosa " Non è questo il punto, Jennifer "
Feci un respiro profondo per calmarmi, ma non ci riuscii. Se c'era una cosa che odiavo era essere presa in giro.
" No?!" esclamai " E allora qual'è il punto? Dimmelo tu, perché evidentemente io non sono abbastanza intelligente per arrivarci da sola! "
Lucifer si avvicinò a me finché il mio ginocchio destro non arrivò a sfiorare il suo, e mi sorrise mestamente.
Non l'avevo mai visto così triste, se non forse la mattina precedente, poco prima che lo baciassi.
" Il punto è che io sto pensando solo al tuo bene, Jennifer : non voglio che tu ti faccia male, e quindi devo starti alla larga "
Vedevo quanto si sentiva in colpa : cel'aveva stampato a caratteri cubitali in fronte, impossibile non notarlo.
Feci finta di sistemarmi meglio sul divano, ma in realtà mi avvicinai a lui di qualche millimetro.
" Non è colpa tua, Lucifer "
Lo rassicuravo come meglio potevo. Non mi importava quanto mi avesse fatto soffrire, non in quel momento almeno. Non ora che sapevo perché Lucifer avesse fatto ciò che aveva fatto. Non era una scusante per il suo comportamento, ma quantomeno mi aiutata a comprendere il suo punto di vista.
Lui si sporse in avanti e mi prese la mano destra stringendola tra le sue, in un tentativo maldestro di replicare il modo in cui l'avevo tenuto per mano la mattina precedente.
Nei suoi occhi leggevo quanto fosse insicuro, probabilmente preoccupato che mi sarei ritratta se avesse provato a toccarmi. Non lo feci.
" Chi ti ha proposto il lavoro all'hotel Marmont, Jennifer? Chi ti ha involontariamente spinta a bere quella bottiglia drogata? Chi è andato a 'parlare' con un boss mafioso, provocando quasi sicuramente il tuo 'incidente'?" Lucifer teneva gli occhi bassi, fissi sulle nostre mani intrecciate tra loro, e sembrava sul punto di avere un breakdown " Lo vedi? Sono tossico per tutte le persone che hanno il coraggio di starmi vicino. Faccio loro del male...
Distruggere, è questo che fa il Diavolo, no? È l'unica cosa che sa fare.
E più ti starò intorno più soffrirai, ed io... N-non è questo che voglio per te "
Io scossi la testa, rivolgendogli lo sguardo più dolce che potevo.
" Lucifer... Ma io non sono affatto distrutta, né 'danneggiata' . Io sto bene, dico davvero " il mio tono di voce mi parve convincente, ma lui non era d'accordo, si vedeva bene.
Tolse una mano da sopra la mia e me la appoggiò delicatamente sulla fronte, sollevandomi la frangia di qualche centimetro e scoprendo la cicatrice.
" E questo tu lo chiami 'stare bene'? "
Aveva gli occhi scuri inondati di lacrime che si sforzava di non lasciar scendere.
Mi affrettai a rassicurarlo.
" È solo una cicatrice, Lucifer. Non è la prima che mi sono fatta, e non sarà nemmeno l'ultima" gli sorrisi " La testa non mi fa neanche più male "
Più o meno.
" Oggi è solo una cicatrice, ma domani? Ci conosciamo da meno di una settimana, e guarda che cosa ti è capitato per colpa mia!
Questo è ciò che succede quando il Diavolo si...affeziona" una lacrima gli scese sulla guancia destra e lui si affrettò ad asciugarla.
" Non è colpa tua, Luci. Lo ripeto. Certo, tu mi hai offerto il lavoro all'hotel Marmont, ma sono stata io ad accettarlo. Ed è vero, se non avessi accettato il lavoro che mi hai offerto non mi sarei mai trovata davanti a quella bottiglia di Prosecco, ma berla è stata una mia scelta.
Tu dici che sei dannoso per le persone che ti sono accanto, ma mi hai fatto solo del bene da quando ci conosciamo. Hai pagato la mia cauzione, mi hai riaccompagnata a casa quando ero ubriaca, mi hai portata da Linda quando mi hanno drogata... E potrei continuare "
Lucifer mi guardava in silenzio, gli occhi che luccicavano e le lacrime che gli rigavano il volto.
" Non piangere... " sussurrai, asciugandogli le guance con le dita.
Lui mi afferrò la mano e se la portò alle labbra lasciandoci un bacio leggero, come la prima volta che ci eravamo incontrati.
" E a proposito di quel bacio... Io, beh, sono stato uno sciocco ad andarmene via così. È solo che..."
Abbassai gli occhi, vergognandomi. Sapevo cosa intendeva e non c'era bisogno che lo dicesse ad alta voce.
"...È solo che non sei tipo da relazione seria" completai la frase che lui aveva lasciato a metà.
Luci sorrise con il suo proverbiale sorriso luminoso ed entusiastico :" In realtà, stavo per dire che ero spaventato dai... Dai sentimenti che ho provato quando mi hai b-baciato... Il Diavolo spaventato, ironico, vero? "
" Cosa?! " esclamai.
Forse avevo alzato un po' troppo la voce. Avevo quasi gridato.
Non può essere vero.
Il suo sorriso si allargò ancora di più e alzò leggermente le sopracciglia.
Gli sorrisi anche io, al settimo cielo.
Mi sporsi di lato, passandogli le braccia intorno al collo, e rimasi così, ferma, a pochi centimetri dal suo volto. Volevo che fosse lui a baciarmi, questa volta.
Lui sorrise, intuendo le mie intenzioni, e mi appoggiò le mani sui fianchi attirandomi contro il suo petto nudo.
Poi, finalmente, mi baciò.

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P. s.= Buon Natale a tutti ragazzi e ragazze, e auguri di buon anno nuovo (Sperando che sia meglio del 2020).

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