9. Alponia
Il progetto di Nives e Ines Berardi procurò a Nereo un leggero mal di testa. Non solo e forse non tanto per l’abitudine delle due a fare domande e risposte ma, soprattutto per la mole della documentazione accompagnatoria.
“Abbiamo buttato giù due cosine nel tempo libero, no?” disse civettuola Nives, estraendo dalla borsa una pila di circa trecento fogli.
“Ecco, queste sono tutte le menzioni di strade che un tempo erano acciottolate nel paese e che ora non lo sono più”
“Esattamente –fece eco Ines – e questi sono i prospetti degli edifici che non ci sono più” (altro incredibile malloppo.
“Quindi se ho capito bene –corrugò un secondo la fronte Nereo – quello che vorreste fare è ricostruire completamente questa contrada di San Martino, che si troverebbe tra la chiesa cadente di Santa Cristina e il torrente Rhon, ma esattamente come descritta in un documento del 1416, con le sue dodici case in pietra, la chiesa, le strade, e farne un museo della pietra e del risc”.
“Sì, certo, il risc, cioè l’acciottolato” si sentì in dovere di spiegare Nives.
“Ma scusate, perché non avete pensato all’acciottolato che è già presente in paese?”
“Perché l’idea è quella di espandere il centro storico, e poi quello in paese è un acciottolato recente!” rimbeccò Ines.
“Ma questo sarebbe ancora più recente!” fece disperato Nereo.
“Ma sarebbe autenticamente riprodotto all’antica” risposero all’unisono.
Il giovane a questo punto le ringraziò e congedò, spiegando che avrebbe fatto loro sapere: in due minuti sarebbe arrivato il successivo visitatore. Che candore le sorelle Berardi, che visionarietà ai limiti dell’assurdo. Ancora tuttavia non immaginava, come ebbe a scoprire da un paio di telefonate al nonno, quasi un catasto del paese vivente, che tutti i terreni della “scomparsa contrada di Santa Marta” erano al momento di proprietà delle sorelle Berardi, che le avevano ereditate da una vecchia zia da poco scomparsa. Nell’uscire, mentre si rimbrottavano l’una l’altra, Ines e Nives incontrarono il visitatore successivo. Che diavolo di progetto poteva avere in mente lo Scarizza (soprannome che significava scintilla), il meccanico del paese.
“Heila, Nereo, non ti vedo nell’officina da quando ti presentavi per farmi resuscitare quel rottame di motorino Garelli che avevi rubato a tua zia, come va?”
L’Incaricato pensò che lo Scarizza, al secolo Mario Fendoni, era un tipo simpatico, non era cambiato di una virgola e di certo non aveva fatto dei corsi di marketing o di empatia. Ma questo, in fondo, era il suo forte.
“Che cosa vorresti fare Mario con tutto quel malloppo?” cercò di ingraziarselo in modo colloquiale.
“Allora, devi sapere che io oltre alle macchine ho un’altra grande passione nella vita”
“La birra rossa” pensò tra sé Nereo ricordandosi le quantità che ne trangugiava in alcune serate al bar del Nando.
“Gli animali selvaggi ed esotici. Tutto quello che nel tempo sono riuscito a risparmiare lo ho usato per fare dei viaggi a vedere tigri, leoni, pantere. Pensa sono stato anche a vedere diversi tipi di aquila nel Deserto del Gobi”
“Interessante” rispose Nereo, non vedendo bene dove il suo interlocutore volesse andare a parare.
“E quindi ho pensato – disse il Fendoni carezzandosi la barba lunga mentre gli occhi cominciavano a brillargli all’improvviso – perché non fare un bello zoo safari in Val di Rhon?”
"Oh mamma, cioé - si contenne l'Incaricato - dove esattamente, e con che tipo di animali?"
"Ma no, non una roba tipo con le giraffe, che tra l'altro hanno freddo da noi - interpolò Scarizza - ma uno su bello in alto con gli animali della zona della tundra e del nord Europa: renne, alci, orsi e naturalmente i lupi, magari una bella colonia di lemming"
"Eh già, magari" sgranò gli occhi Nereo.
"E naturalmente - tornò a lisciarsi la barba - anche tutta la vegetazione andrebbe in qualche modo riprodotta. Che poi, parliamoci chiaro, licheni ce ne son già tanti sopra i 2300"
"Giusto..."
"E quindi alla fine, ma sai, sarebbe ovviamente una grande attrazione anche turistica, pensavo di chiamarla 'Alponia', un nome simpatico, no, perché prende un po' dalle Alpi e un po' dalla Lapponia".
Nereo non poté trattenere una risata, ma la stemperò in un colpo di tosse.
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