26. Progetto che va, progetto che viene


La mattina ormai era quasi sfumata, se si eccettua un ultimo progetto portato senza grande convinzione dal presidente dalla Ponte Nuoto, che voleva realizzare una piscina in paese, senza peraltro riuscire a spiegarne minimamente l'utilità.
Per il pranzo si era portato un pane di segale di quelli di Berola, dove c'era il forno storico del paese e del formaggio della Valfontana, magro ma saporito. Guardava le Orobie dal terrazzo del suo ufficio contemplando in solitudine il paesaggio montano.
Nel primo pomeriggio avrebbe avuto la visita di Giulio Sala, un suo amico di infanzia. Si chiedeva davvero cosa avesse in mente Giulio, una di quelle persone brillantissime e a volte introverse, che non amava assolutamente le luci della ribalta, era molto molto strano che avesse un progetto da presentare.
Il bel Giulio (come lo chiamavano per il viso da attore anni '50 alcune signore del paese) arrivò con al seguito Fausto Raimondi e con un'espressione da cane bastonato.
Se c'era qualcuno che davvero Nereo non poteva soffrire era il Raimondi, malignamente soprannominato in paese 'Il guru'.
Arrivarono insieme e si sedettero al tavolo dell'incaricato.
"Ciao Giulio, Vedo che non sei venuto solo perciò saltiamo le cose personali, magari ci si vede stasera. Racconta, cosa hai in mente?"
"Ecco..." cominciò il Sala timidamente, ma subito fu travolto dal torrente in piena di Fausto Raimondi.
"Avevamo pensato a un progetto assolutamente innovativo e unico, perché lei capisce, Tommasi, anzi mi permetto di darti del tu, Nereo, che noi non siamo come gli altri."
L'incaricato strabuzzò gli occhi. "Prego?"
"La prospettiva demo-etno-antropologica che la maggior parte dei progetti fino a ora ti ha, se va tutto bene, offerto, unitamente a una serie di speculazioni volte ad alimentare il consumo residuale di un territorio già violentato da politiche dissennate di amministratori locali poco colti e meno ancora intelligenti, come del resto si sa i famosi cretini di Valtellina..."
Nereo era visibilmente irritato "Giulio poi venire tu al dunque".
"Allora l'idea sarebbe..." provò il giovane, ma di nuovo il Raimondi lo interruppe con foga.
"Una prospettiva partecipativa Un discorso che rimette al centro le energie socioambientali sopite e che".
Nereo non ne poteva più. Pensò che era giunto il momento di esercitare il suo piccolo potere, quello che il suo ruolo gli consentiva.
"Se ne vada, signor Raimondi".
"Prego?" fece Fausto.
"SE NE VADA... fuori di qui, Non ho intenzione di ascoltarla oltre".
il guru sbiancò e cominciò a parlare nervosamente in falsetto "Lei é solo il solito valtellinese ignorante e non ha alcun diritto di trattarmi in questo modo".
"Oh ma qui si sbaglia - fece Nereo furbescamente affabile - io ho un appuntamento con Giulio Sala e non con lei, che non ha i requisiti per presentare un bel niente. Questo é un ufficio privato. Nel quale comando io e decido io. E ora decido che lei può prendere la porta e andarsene. Tutto chiaro?"
Fausto non aveva scelta e se ne andò bofonchiando frasi sull'arretratezza patologica culturale e sull'ignoranza e l'inconsapevolezza ed espressioni come 'tutti cretini' senza soluzione di continuità.
"Te ne pentirai Nereo. E tu, Giulio, leggi il discorso scritto che ti ho preparato, non aggiungere niente di tuoi mi raccomando".
Quando finalmente se ne fu andato, l'incaricato guardò negli occhi il vecchio amico.
"Giulio, ma come hai fatto a farti infinocchiare da uno così? Adesso non dirmi che mi leggerai tutta una manfrina piena di termini incomprensibili scritta da quel... pallone gonfiato".
Giulio lo guardò con aria ironica e con il suo sguardo così intelligente, di quello che non sbagliava mai un calcolo.
Estrasse dalla borsa un plico. "Progetto metaculturagricolo sociale" di Fausto Raimondi.
"Ti risponderò così. Questo é il progetto Raimondi - si chinò e pose un altro plico vicino al primo, ancora chiuso in una cartelletta azzurra - e questo, invece, é il progetto Sala. Ero sicuro che lo avresti cacciato via dopo poco e avremmo potuto parlare di qualcosa di serio".
"Hai capito, il Giulio?" pensò tra sé e sé Nereo di nuovo stupito nel volgere di poche ore.

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