22. Chi c'era nell'auto?

Nereo lesse il biglietto fino in fondo.
Conteneva un indirizzo internet FTPS, un protocollo di dati di scambio in internet con una password di apertura. Il testo era molto breve, scritto con la stessa grafia della prima volta e non lasciava spazio a interpretazioni.
"Caro Nereo, una rondine, si sa, non fa Primavera. E un'imprenditrice non scopre in due giorni una coscienza ambientale. Un'amica."
Nereo accese il suo computer, nonostante l'orario e controllò immediatamente l'indirizzo. Conteneva alcune cartelle, una con  delle mail, un'altra con il progetto. Essenzialmente il parco minerario era un nonnulla rispetto a quello che si prospettava.
Gli allegati, anche a un occhio poco esperto, svelavano senza troppi fronzoli che una prospezione mineraria aveva scoperto in val d'Arigna Rodio e Palladio, due elementi rari e preziosi. Non era difficile trovare i pretendenti allo sfruttamento. Quei 20 milioni, a dire il vero non sarebbero stati, secondo le carte allegate, necessari alla miniera da creare, quanto piuttosto alle bustarelle più giuste e alla creazione di un parco mineralogico e ambientale il cui scopo era gettare fumo negli occhi all'opinione pubblica e ai politici locali. Nereo era schifato dall'atteggiamento. Si disse che avrebbe segnalato quel progetto al mecenate. C'era molto, davvero molto che lui avrebbe potuto fare per bloccarlo. Ma non avrebbe denunciato. Alzare un polverone sarebbe stata, in quel momento l'ultima cosa utile.
Se ne andò a dormire un po' perplesso, sognando camion che passavano ininterrotti da immaginarie cave nella zona dei Forni e la montagna violentata per cercarne i tesori.
La mattina dopo decise che avrebbe fatto una colazione ricostituente come la sua vecchia bisnonna, morta quasi centenaria l'anno prima, gli aveva insegnato: uovo sbattuto, zucchero, un cucchiaino di Marsala. Una botta che lo riportò al mondo e gli fece per un momento mettere da parte quanto accaduto la sera.
Raggiunse il viale di Roncale come sempre, ma si ricordò della macchina blu. Fece perciò finta di entrare nell'ufficio ma tornò poi sui propri passi, trovandola parcheggiata. Preso il coraggio a due mani, bussò al vetro. Dal posto di guida nessuna risposta ma dalla portiera dietro scese una donna, vestita in modo che non lasciava spazio all'immaginazione.
"NEREOOOO sono alcuni giorni che vengo qui, caro, per cercare di incontrarti, sai io non mi ero prenotata!"
"Marika, che piacere - sorrise Nereo alzando gli occhi per evitare di concentrarsi sulle sue generose curve – ho temuto il peggio. Ma vieni pure in ufficio ora se hai un progetto. Ho un po' di tempo".
Nereo era sollevato, perché in fondo per quanto riguardava la macchina dai vetri oscurati si trattava solo di Marika Leoni, la starlette originaria del paese.
Marika indossava un paio di  stivali alti, che ne sottolineavano la gamba lunga e affusolata. Al di sopra, una giacca volutamente mal chiusa faceva intravedere un vestito corto color perla, svolazzante e dalle incredibili trasparenze, che permettevano di intravedere anche se non di vedere. Il decolleté era perfetto, le labbra carnose (per natura), il capello rosso fuoco in eleganti boccoli, le sopracciglia lunghe e gli occhi verdi. Marika Leoni aveva fatto qualche concorso di bellezza con buoni piazzamenti, poi si era data a un paio di cinepanettoni e altri film dalle non eccessive doti artistiche, poi qualche ospitata, il reality show "l'Isola delle formose" e ora si trovava... un po' a piedi, sempre bellissima ma al margine di quello star system che riteneva suo di diritto. Marika aveva cominciato a frequentare scuole di recitazione e altro ma molti sapevano che, in realtà, la sua ultima attività degna di nota erano stati alcuni film hard usciti per un noto distributore americano, nei quali le abilità degne dell'Actor's Studio non erano propriamente la caratteristica più importante.
Cinguettò tutta la strada della salita, che percorse con sorprendente facilità nonostante le calzature non proprio da passeggio e una volta arrivata in cima entrò nell'ufficio di Nereo e si tolse la giacca. O, per meglio dire, si spogliò.

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