20. La selva dei castagni
La signora Giannina, dopo averlo salutato, offrì a Nereo un’altra mentina e se ne andò dondolando giù dalla strada, con il suo piccolo bastone da passeggio.
All’incaricato, a ripensarci, scese una lacrimuccia: un progetto del genere non poteva che essere lodato, chissà se era realizzabile? A dire il vero il problema è che non c’era nessun progetto, solo una serie di intenzioni. Era combattuto e non sapeva bene che cosa fare, ecco perché alla fine decise di segnarlo nel quaderno dei ‘buoni progetti’, quelli, insomma da prendere in considerazione. Al contempo, tuttavia, mise anche un bel punto di domanda accanto a quello del sindaco Andrei, che aveva annotato il giorno prima. Alla luce di quella storia di cui la sua misteriosa ‘amica’ lo aveva reso edotto, non poteva più far finta di niente e non avere qualche timore in più.
Nereo non aveva preso altri appuntamenti per il pomeriggio, perché c’era un impegno da onorare. Il nonno aveva la selva di castagni di famiglia proprio vicino a Roncale e gli aveva chiesto di raccoglierne un po’ per preparare le caldarroste quella sera. Tolse il suo abito di lavoro e lo ripose nella sacca e si mise dei vecchi pantaloni di velluto un po’ lisci e una maglietta smunta a maniche lunghe. Infilò gli scarponi di pelle un po’ consunti, quelli ‘da bosco’. Prese due borse di tela e raggiunse la selva a pochi minuti di distanza.
Le foglie frusciavano a ogni passo e il sole filtrava appena dall’intrico dei rami. Nonostante l’età non proprio più verde il nonno faceva del suo meglio per mantenere tutto in ordine e a dire il vero lo faceva bene: più che un bosco pareva un giardino. Qui e là i ricci erano caduti a terra. Dopo molti anni di strane malattie e parassiti, quell’autunno le castagne avevano dato finalmente dei frutti degni di questo nome e marroni opulenti sembravano sgusciare da soli dalla loro casa spinosa.
Non c’era assolutamente bisogno di pensare mentre si raccoglievano le castagne, perché tutti i lavori manuali non specializzati, nella loro meccanica ripetitività, avevano la capacità di svuotare la testa. A dire il vero un pensiero c’era, ma non riguardava la sua vendita miracolosa, bensì il camino fumoso nel locale senza luce elettrica dove il nonno avrebbe preparato le caldarroste, una volta che le castagne fossero state pronte. Gli pareva di sentirle risuonare nelle orecchie mentre passavano da un lato all’altro della padella bucherellata. All’improvviso qualcosa lo distolse dalla sua evasione. Inaspettatamente. Una voce che lo chiamava. Ma da vicino. Si voltò di scatto e trovò a guardarlo Carlotta, la sua vecchia maestra delle elementari. Trasalì, la maestra non aveva perso il vizio di giungere all’improvviso e inaspettata e il piede di velluto che non si sentiva camminare. Né aveva perso il suo taglio di capelli ordinato, l’aspetto curato, lo sguardo indagatore. La maestra Carlotta, anche ora che era in pensione, rimaneva sempre la stessa.
“Buongiorno Nereo”
“Buongiorno a lei”. Era abbastanza buffo, ma davvero Nereo non se la sentiva, neanche dopo tutti quegli anni, di dare del tu alla prima autorità non famigliare che aveva conosciuto nella sua vita. E a una delle uniche autorità che mai avesse riconosciuto.
“So che sei spesso qui a Roncale, non per le castagne” ammiccò lei.
‘Che senso della sintesi, in fondo le cose bastava farle intuire, non c’era bisogno di sproloqui’.
“In effetti…”
“Senti, quella storia dei venti milioni…”
“Se vuole possiamo parlarne in un appuntamento….” La interruppe lei.
Con lo sguardo un po’ stizzito della maestra interrotta, Carlotta Angelini alzò la mano con autorevolezza come per rimproverarlo, poi all’improvviso sciogliendosi in un sorriso disse.
“Non mi interessano i soldi e non ho progetti per salvare il paese. Anche perché prima si dovrebbero salvare i paesani – osservò con cinico realismo – ma credo che dovresti stare un po’ attento?”
“In che senso?” fece Nereo corrucciato.
“Vedi Nereo, io mi muovo da queste parti in cerca di funghi. Ho visto, ieri e oggi, una macchina parcheggiata, un fuoristrada blu, in fondo alla strada. Ha i vetri oscurati, non si capisce se c’è dentro qualcuno. Ma di sicuro ti so dire che non è di nessuno di qui. Arriva pochi minuti dopo che tu sali in bici o a piedi e va via un momento prima.”
Un brivido percorse la schiena del giovane.
“Vedi Nereo, magari non è niente, però sai, io vedo tante cose e ho pensato che era meglio avvisarti. Male che vada sono solo i deliri di una vecchia.”
Nel concludere la maestra Carlotta gli aveva offerto l’assist perfetto per rispondere.
“Ma che vecchia? Lei è ancora identica a una volta. Quanto al resto, stia tranquilla. Prenderò provvedimenti e vedrò di farci caso. Per ringraziarla posso darle un po’ di castagne?”
“Le accetto volentieri caro –fece lei prendendone un paio di manciate – ma solo quelle che posso mangiare io”.
Si salutarono e Nereo vide che la sua serenità era evaporata. Il biglietto prima e quest’auto poi: ma che stava succedendo?
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