19. La signora Giannina
Il pomeriggio esordì invece con la signora Giannina.
La signora Giannina era altra un metro e quarantacinque e aveva suppergiù la stessa circonferenza. Ciononostante si era arrampicata a piedi senza tutto questo sforzo, certo camminando pian piano, dalla sua casa sino a Roncale. Nereo non ricordava bene quanti anni avesse, ma di certo erano più di 80. Potevano essere 85.
La signora parlava sottovoce ed era estremamente lucida.
“Buongiorno Nereo, come sta la nonna Ester?”
“Benissimo signora Giannina.”
“Portale i miei saluti, ‘me racumandi’.”
“Sarà fatto”. Dopo tutto per gli anziani si resta sempre i nipoti di qualcun altro, anche nell’età adulta.
La signora Giannina sorrise e chiese a Nereo se volesse una mentina. Dopo il suo pasto al sacco e il caffè ci stava proprio bene, perciò accettò. Poco dopo, con la sua voce calma e chiara, cominciò a esporre la sua idea.
“Sai Nereo, io ho tanti tanti anni.”
“Eh sì” sospirò l’incaricato.
“Che nemmeno saprai quanti sono. Beh, sono 89.”
“Accidenti se si conserva bene a livello di testa questa “ pensò lui.
“Beh comunque io per fortuna conosco tante cose, vedo tanta gente e ho pensato che cosa si poteva fare per rendere il paese più bello per tutti.”
Ecco una prospettiva completamente nuova. Migliorare il paese nel senso di renderlo più bello, chissà cosa aveva in mente la vecchietta.
“Mi sembra un’ottima idea, signora Giannina.” La incoraggiò Nereo.
“Beh, speriamo! – fece eco lei – però ci tengo subito da dire che non è tutta farina del mio sacco.”
“Ah.” Fece lui perplesso
“Allora, devi sapere che tutti i mercoledì noi facciamo i laboratori della memoria, quelli dove vengono all’associazione PonteRicorda i bambini e dove andiamo anche noi vecchietti a raccontare le cose, no, le cose di una volta.”
“Certo li ho ben presenti” PonteRicorda era una vera istituzione che raccoglieva un po’ tutte le memorie del paese e una colonna della relazione nonni / bambini in paese. “Allora – continuò – immagino che li abbiate fatti con il gruppo degli altri volontari?”
“Hehe – fece lei con gli occhietti azzurri e vispi – immagini male. Non si può chiedere queste cose a noi vecchietti, perché quello che era bello che era bello per noi, o magari che è bello per noi oggi, chissà se piacerebbe a quelli dell’età dei tuoi genitori? Di sicuro non ai bambini”.
“E quindi?”
“E quindi abbiamo pensato, cioè l’idea è stata mia allora lo ho poi fatto solo io che tanto dicono già che la Giannina è un po’ matta - che magari si poteva per una volta fare le interviste al contrario. Allora ho chiesto per due settimane a tutti i bambini come volevano che fosse il paese, per stare meglio. E ne sono venute fuori di idee.”
Da sotto il grembiule la vecchietta estrasse una cartelletta di cartone rigido, nella quale aveva su un foglio segnato tutto quello che avevano proposto i bambini. Accanto a idee abbastanza singolari, tipo “Vorrei che ci fossero i robot spazzini per tenere tutto pulito” ce ne erano alcune estremamente sensate tipo “Vorrei che il comune desse una bicicletta da usare gratis a tutti quelli che vengono d’estate al ristorante dentro il paese così almeno parcheggiano tutti fuori e smaltiscono quello che mangiano”.
Poi giardini per bambini, colori, fontane da sistemare, la festa del marzapane e altre idee rivoluzionarie quali un computer che sceglie da solo i rifiuti quando si buttano tutti assieme e una scopa e un badile all’angolo delle strade principali del paese così la gente passando le avrebbe pulite dalle carte o dalla neve d’inverno.
“E non è finita” annunciò la trionfante Giannina a Nereo. Un altro malloppo uscì dalla cartellina. Erano tutti i disegni che rappresentavano ciò che i bambini volevano.
L’incaricato non sapeva se avrebbe scelto quello, nemmeno se sarebbe stato possibile, sapeva che però la Giannina, a 89 e da sola, aveva fatto quello che schiere di sociologi, psicologi e politologi ben pagati faticavano a fare in molti anni.
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