17. Non c'è più tempo!
Una volta seminata Asia Zubiani sulla via di Roncale, Nereo si accorse che aveva un paio di minuti per aprire la porta ed entrare in ufficio ad accogliere il primo visitatore: era ufficialmente in ritardo.
In effetti Alice Testa era già fuori dalla casa e camminava nervosa avanti e indietro lungo il viale.
Nereo lo sapeva dall’agenda. Ma lo aveva immaginato: Alice avrebbe senz’altro proposto qualcuna delle sue idee.
“Nereo, finalmente non c’è più tempo!!!” Disse la ragazza con una volce che chiaramente aveva in se i tre punti esclamativi.
“Non c’è 'più tempo per cosa?”
“Per correre ai ripari”.
“Benissimo - pensò Nereo giardando la ragazza dall’apparenza ingannevolmente normale – non oso immaginare che mi toccherà ora”.
“Stanno arrivando!”
“E chi?”
“Gli extraterrestri! Non hai visto quanti avvistamenti UFO ci sono stati in Val Fontana e in Val Malenco negli ultimi mesi e anni? E sono aumentati. Dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi!”
“Immagino” si disperò l’Incaricato.
“Allora, io credo che l’unica soluzione sia quella di nasconderci. E’ inutile preparare una difesa, tanto se sono arrivati qui dallo spazio sono senz’altro molto più forti di noi. E poi già ne ho visti gli effetti in paese!”
“Degli extraterrestri? A Ponte?
Gli occhi della ragazza, anche una bella ragazza dai capelli neri e gli occhi chiari, si fecero spiritati e beffardi.
“Eh, tu puoi anche pensare che non sia vero, sono bravissimi a farci credere che non sono tra noi, ma io ho visto”.
“Cosa?”
“A Pusmarch, su sotto la Panoramica, ho visto una scena incredibile. L’acqua della fontana scorreva all’improvviso al contrario”
“Al contrario?” chiese Nereo.
“Sì, dalla vasca al tubo anziché dalla spina alla vasca, e poi è passato un ufo nel cielo, luminoso e tondo.
“A che ore?”
“ A mezzogiorno, un giorno caldissimo di agosto”.
“Luminoso e tondo come il colpo di sole che ti sei presa” pensò il giovane.
Nereo continuava tuttavia a chiedersi il perché fosse venuta da lui Alice: che voleva fare con i soldi? Provò a chiederglielo esplicitamente, e a domanda esplicita, risposta esplicita.
“Allora, io ho preparato un progetto” fece lei estraendo una cartellina.
All’interno non c’era nessun progetto ma dei bellissimi disegni a china, che tradivano il fatto che Alice, prima dei suoi naufragi ufologici (era impazzita nel 2012 convinta che i Maya avessero predetto la fine del mondo) aveva frequentato l’Accademia di Brera, dalla quale era uscita anche con una menzione d’onore.
I disegni raffiguravano senza ombra di dubbio una casetta in pietra a metà di un prato a San Bernardo poi una serie di grotte fantascientifiche con installazioni di vario genere e gente che mangiava mentre al di fuori c’era una sorta di pioggia di stelle ed esseri dalle lunghe braccia e gambe solcavano la zona. Uno stile un po’ postpunk, ricordava vagamente Metropolis.
“Cosa vuoi dire esattamente?” chiese accondiscendente Nereo, un po’ come si faceva con i matti.
“Che dobbiamo fare un bunker! –rispose – Ma non qui in paese, verso San Bernardo, su a 1200 metri. E’ infatti assolutamente noto che gli extraterrestri sono interessati ai fondovalle, ai paesi e alle cime delle montagne ma tralasceranno di pattugliare la cura degli alpeggi. Sanno che non c’è nulla di che”
“Eh certo, lo sanno”
“Sì. 20 milioni più qualche fondo da una grande sottoscrizione pubblica che avvierò saranno appena sufficienti per un bunker da 144 persone con le infrastrutture.”
“144? E gli altri?”
“Gli altri? Non ti sembra che sarà difficile trovare 144 persone a Ponte che valga la pena salvare e con le quali fondare un giorno l’umanità nuova?”
Su questo Nereo poteva anche essere d’accordo. Chissà però se Alice immaginava che non sarebbe stata parte del gruppo.
“Hai perfettamente ragione, anzi sai che ti dico? Valuterò le tue proposte con estrema attenzione”.
“Ma mi raccomando, dobbiamo sbrigarci!!! E fare tutto segretamente! Hanno una spia in paese!”
“E chi?”
“La Gina giù in posta”.
Era troppo, anche per il paziente incaricato.
“Capisco… non ti preoccupare e buona giornata dai”.
Mentre Alice Testa scendeva la strada Nereo cercava a fatica di immaginare, con la sua pur fertile immaginazione come la formosissima, paciosa e giunonica postina potesse essere una spia degli extraterrestri. Povera Alice. Ma i disegni erano davvero belli. Decise che li avrebbe appesi alle pareti dello studio. All’inizio dell’appuntamento successivo mancavano ancora quindici minuti.
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