1. Il Notaio
Il notaio Aldrovandi si tolse gli occhiali per ripulirli con la pezzuola che aveva nel cassetto della sua preziosa scrivania di legno antico. Gesto che ripeteva decine di volte al giorno come un tic, quando era nervoso.
Del resto, a dirla tutta, lo sapeva: era passata soltanto mezza giornata e nel suo ufficio, a Sondrio, l'impiegata era già sull'orlo di una crisi di nervi, mentre la RAI, le televisioni private e i giornali e persino la BBC chiamavano la sua segretaria in continuazione.
I milionari, si sa, sono gente eccentrica con idee eccentriche, ma nessuna gli era parsa a un tempo tanto pazza quanto sensata come l'idea di colui che lo aveva ingaggiato. All'inizio aveva lui stesso pensato a una burla, ma il Benefattore, con una serie di documenti alla mano e certificazioni di una affidabilissima banca privata elvetica, aveva dimostrato di essere realmente in possesso dei fondi e volerli utilizzare per quel progetto. E con quella bizzarra modalità. Il disturbo, all'Aldrovandi, sarebbe stato lautamente pagato. E la pubblicità, per quanto stressante, avrebbe certamente giovato allo studio.
E così, quel 1 ottobre era apparso a Ponte in Valtellina un annuncio in formato A1, un grande cartello in alcune delle bacheche, che aveva dato il via al prevedibile pandemonio.
La prima ad accorgersene era stata la Lina, una stacanovista insonne che al mattino, prima di andare al lavoro, andava a fare un giro veloce a piedi per tutto il paese. Aveva pensato, ovviamente, a una bufala ed era andata a preparare la colazione ai suoi familiari. I soldi andavano sudati con l'impegno e milioni di ore di lavoro, non cadevano dal cielo, pensò.
Poco dopo fu la volta della signora Sermonti, una vedova di carabiniere del sud Italia che era venuta ad abitare in Valtellina suo malgrado. Anche in questo caso, tuttavia, non ci sarebbe stata nessuna conseguenza, dal momento che la novantaseienne era in fuga dalla badante e aveva altro a cui pensare. Se non fosse che Lyudmila, la badante, arrivò trafelata e raggiungerla proprio davanti al cartello e, lettone il testo, si mise a strillare per la sorpresa come una sirena, attirando in pochissimi minuti una folla di curiosi che, con il passare del tempo, non fece che crescere.
Dopo quattro minuti, Alberto Aldrovandi ricevette la prima telefonata di chiarimento in studio mentre dopo 10 minuti si ebbe la prima prenotazione dall'impiegata per un appuntamento.
Dopo un quarto d'ora Anita, una quarantenne abbronzatissima con due tatuaggi tribali, capello corto e un'aria killer ne aveva già pubblicato la fotografia con tanto di selfie in Facebook, in un post pieno di puntini di sospensione e punti esclamativi. Il che, in men che non si dica, aveva provocato una marea di condivisioni, like e il conseguente interessamento della stampa e di una folla sconsiderata di curiosi.
Il manifesto recitava, testualmente
"Cari amici di Ponte, conosco da molto tempo il vostro paese perché da bambino ci venivo in vacanza. La vita mi ha dato molto e ora ho deciso di condividere con voi una parte della mia fortuna. Donerò 20 milioni di Euro alla persona che dimostrerà di avere realmente a cuore il paese. Avete tempo due settimane per farvi vivi e prenotare un appuntamento con un mio incaricato che, in seguito, verrà ad ascoltare le vostre proposte. La condizione per partecipare è di essere residenti in paese da almeno dieci anni."
A. T.
Per tutti i dettagli e per prenotare un appuntamento visita si prega di rivolgersi allo studio del notaio Aldrovandi Alberto, in Sondrio. Il numero dedicato è 338.XXX.XXXX"
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