XIV. La Spia della Principessa
Edmund si trovava ad una delle sue riunioni del consiglio quando Rhynna convocò Marion nelle sue stanze. Non aveva più avuto occasione di parlarle in privato dacché suo marito era quasi sempre con lei, e se non lui le dame di compagnia.
Quel giorno, aveva detto loro che aveva intenzione di indugiare a letto. Aveva incolpato la notte precedente con suo marito per la stanchezza, e le ragazze erano andate via in un mare di risolini che senza successo avevano tentato di celare.
"Avete più saputo nulla di Margit?" chiese alla giovane strega quando furono sole nelle stanze della Gran Duchessa. "Trovo alquanto bizzarro il modo in cui si comporta, e forse... mi chiedo se il nostro incontro con suo figlio sia davvero stato casuale dopotutto."
Che Margit volesse davvero esserle amica, e fosse stato Edmund a mentirle? Per qualche ragione, nonostante non si potesse fidare pienamente neppure di lui, le risultava difficile credere a tale possibilità. Qualcosa del modo di fare della donna insinuava in lei il dubbio che non fosse onesta, anche se non avrebbe saputo indicare quale fosse l'esatto problema.
"Lei non ha... detto nulla di strano, che io sappia," le rispose Marion. "L'ho semplicemente udita parlare con lord Eric..."
"Sir Eric," la corresse di riflesso. "Se volete passare per una dama di compagnia, dovete conoscere i titoli dei cortigiani ."
La fanciulla annuì rapidamente.
"D'accordo, proseguite."
"Lei... ehm... Diceva a suo figlio che anch'egli dovrebbe sposarsi, ora che suo fratello ha preso moglie. Lui non voleva, ma lei stava elencando dei nomi. Tentava di proporgli fidanzamenti con delle giovani nobili, credo."
"È possibile." Rhynna annuì. "Immagino che continueremo a controllarla. Vi dev'essere qualcosa che vuole."
Soltanto, non aveva idea di cosa.
"Però, se mi è permesso dire la mia..." si intromise Marion. "Io non credo che sir Eric ci abbia invitate a prendere il tè per un secondo fine. Non pensate che potrebbe essere stato semplicemente... gentile?"
Rhynna a fatica tentò di trattenere una risatina, e non vi riuscì neppure molto bene.
Marion la fissò con gli occhi sgranati e le labbra semiaperte. "Ho... Ho detto qualcosa di sbagliato?" osò chiedere alla fine.
La principessa si sentì quasi in colpa per aver riso di fronte alla sua innocenza.
Si schiarì la gola per scacciare le ultime tracce di ilarità dal suo volto, dunque, prima di spiegare. "Ebbene, nessuno è semplicemente gentile con un estraneo nel mondo delle corti. Forse sir Eric non ha cattive intenzioni, forse non ancora, ma ha di certo delle intenzioni."
"Cosa volete dire, milady? A me lui sembra genuino."
"Soltanto perché qualcuno vi sorride e sembra onesto non vuol dire che lo sia. I rampolli nobili vengono istruiti nell'arte dell'etichetta e della politica di corte fin da quando imparano a reggersi in piedi. Il risultato è che la gran parte di noi mente come se le bugie fossero la sua lingua natia."
"Voi non sembrate una bugiarda."
Rhynna fece spallucce.
"Non ho mai amato gli intrighi di corte."
Quella era la verità.
Non aveva mai mentito a Marion, da quando l'aveva conosciuta. Ironico, tuttavia, quanto anche una verità non completa potesse essere ingannevole a volte.
"Fatto sta che se avete delle informazioni oggettive su sir Eric, dovete dirmelo. Altrimenti, proseguiremo nelle nostre ricerche."
"Ecco... Io... Io non..."
Marion divenne estremamente rossa in volto mentre incespicava con le parole, e Rhynna comprese.
Non era affatto una buona cosa.
"Vi ho avvertito di non innamorarvi di lui, Marion." La principessa sospirò. "Essere vicina al fratello del Gran Duca vi renderà esposta, e più sarete esposta più la gente vi noterà. E noterà anche ciò che fate... Ciò che siete."
"Io non sono..."
"Innamorata?"
Facile a dirsi. Meno facile era tener fede alle proprie parole.
"Forse non ancora. Sarà meglio che teniate a bada i vostri sentimenti. Una volta passato il limite, tornare indietro non è possibile."
Lei aveva iniziato ad impararlo a sue spese, e quell'avvertimento in fondo fu tanto per se stessa quanto per Marion.
"Non vorrete mettere tutto a rischio per un uomo che vi ucciderebbe se sapesse cosa siete davvero."
"No, io... Immagino di no."
Più di un avvertimento, Rhynna non poteva darle.
"Continuate a pedinare Margit in questi giorni, e venite a riferirmi ciò che scoprite," le ordinò. "Solitamente i matrimoni si combinano per ottenere alleanze. Non dovrebbe essere compito suo organizzare le nozze di sir Eric... Potrebbe significare qualcosa, credo."
E anche se così non era, quella donna poteva avere un piano. E se lo aveva, lei doveva scoprirlo prima che divenisse un ostacolo.
—
Margit di Sevandor si aggirava per i corridoi a testa alta. Non aveva un seguito di dame di compagnia, al contrario della principessa, eppure con le sue sete damascate e i suoi gioielli pareva altrettanto una gran signora.
Marion la seguì di soppiatto, un topolino grigio fra i tanti che si potevano trovare tra le pareti del castello. Non avrebbero potuto scoprirla, così. E la principessa avrebbe avuto le informazioni che voleva, e in cambio l'avrebbe protetta...
Per ciò, Marion aveva acconsentito a fare da spia per suo conto, anche se non aveva idea di che cosa dovesse trovare.
Proseguì anche quando l'altra donna, ad un certo punto, attraversò una porticina e discese delle strette scale a chiocciola.
Marion non aveva mai visto un castello prima di intrufolarsi nella carrozza della principessa per arrivare lì, ma immaginava che il luogo in cui si trovarono alla fine della scalinata fossero le segrete. Le pareti e il pavimento erano in pietra grigia, priva di alcun ornamento eccetto per le torce accese che a intervalli regolari erano poste sul muro e proiettavano la loro ombra a terra. Sembravano così in alto, dal suo punto di vista...
E poi era umido là sotto, e più freddo di quanto non fosse stato dentro il castello ai piani superiori.
C'erano in giro altri topi e ratti, e poi ancora vari insetti—cimici, scarafaggi, larve... Non sembrava un posto adatto a una lady. Neppure ad una che nobile in realtà non era nata.
Eppure Margit procedette a passo deciso. Sembrava che avesse una chiara meta in mente. Ma non intendeva trattenersi nelle segrete, a quanto pareva.
Andò avanti, oltrepassando anche alcune porte e corridoi laterali, per varcare infine una piccola porta sul fondo. Essa si apriva su un passaggio angusto e privo d'illuminazione da cui proveniva una puzza di chiuso.
Margit si sollevò le gonne fin sotto alle ginocchia e si insinuò nella strettoia.
E va bene, decise la giovane mutaforma, arricciando il muso e saltando dopo di lei dentro quello strano tunnel. Magari almeno avrebbe visto qualcosa che fosse utile alla principessa e le desse causa di tenerla con sé.
Marion non avrebbe saputo dire con certezza per quando a lungo dovette camminare lungo quel corridoio, fra ragnatele e ragni.
Infine, però, tornarono a vedere la luce de sole.
Guardandosi rapidamente attorno, capì che dovevano trovarsi in quella che pareva una piana ai piedi di una monumentale catena montuosa. Alcuni cespugli di fiori e bacche crescevano nelle vicinanze, e poté udire il canto di alcuni uccelli in cielo.
Anche per evitare che qualche rapace piombasse su di lei e la trasformasse nel suo pranzo fu rapida a rincorrere Margit verso la grotta scavata nella roccia presso cui si diresse.
Non sembrava che un luogo simile potesse celare niente di fuori dal comune, ma presto Marion fu costretta a ricredersi quando una figura emerse dalle ombre.
La vecchia dai capelli canuti che spuntò dalla montagna non era particolarmente imponente, tutt'altro. Aveva la schiena curva, e si sorreggeva sulle gambe tremolanti grazie ad un bastone in legno intagliato. Portava una veste grigia, forse in cotone, o comunque non particolarmente di ricca fattura. A prima vista, insomma, pareva una modesta popolana come tante altre.
Soltanto che le persone normali non vivevano isolate nelle grotte. E di certo non era necessario prendere un passaggio segreto dai meandri del castello per far visita a una persona normale.
"Dov'è l'intruglio?" udì la voce di Margit quando furono abbastanza vicine all'anziana donna.
Intruglio? Non l'aveva mai udita parlare di un intruglio prima. Sembrava... strano. Il genere di cosa che la principessa avrebbe voluto sapere.
Marion rizzò l'orecchio per ascoltare al meglio—da così in basso, era difficile sentire con chiarezza.
"Avevi detto che sarebbe stato pronto in tempo. Prima che..."
Non riuscì a finire la frase che fu interrotta.
"La pazienza è una virtù, Margit." La donna più anziana parlò con un tono sorprendentemente deciso per una figura apparentemente tanto fragile. "Dovresti averlo imparato, nei tuoi anni a corte. In ogni caso," riprese presto, "non devi dubitare. Ciò che vieni cercando è pronto. Devi solo cedermi in cambio il pagamento concordato e sarà tuo."
Margit, che aveva già allungato una mano affusolata come per afferrare qualcosa, rimase di sasso. Dopo qualche attimo di silenzio, forse quando capì che la più anziana non stava scherzando, scosse la testa, contrariata. "Sai bene che non posso accedere alla tesoreria del Gran Ducato. Non senza il permesso del Gran Duca."
"Vedo che non ti piace più tanto che la tua vita dipenda dalla volontà di un uomo potente, eh?"
La vecchia avanzò fino a trovarsi faccia a faccia con Margit. Fece un risolino di scherno.
"Non sei riuscita a manipolare il nuovo Signore di Estelle come facesti il vecchio, pare. Ah, e non c'è da sorprendersi." Con un dito grinzoso le sfiorò la guancia, e sibilò: "L'età ha colpito anche te dopotutto."
Margit si ritrasse subito, sollevando il capo con uno sbuffo altezzoso. "Dammi quella fiala, e presto avrai quello che vuoi," affermò.
"Non se fallirai," replicò l'altra, fredda. "Ma questo rischio non mi riguarda. Io ho fatto la mia parte, e se vuoi usufruire dei miei servigi dovrai portarmi il mio compenso. Rivoglio il mio libro, Margit. Senza quello, non avrai la tua pozione."
Marion si trovò sempre più confusa nel cercare di mettere insieme i pezzi per capire di che cosa stessero parlando.
Chi era quella donna? Perché voleva un libro come pagamento? Forse era prezioso, se si trovava in una tesoreria...
Soprattutto, però, perché lady Margit voleva tanto quella pozione?
La ragazza ebbe paura di essere incappata in qualcosa di pericoloso. Per acquistare unguenti e profumi e medicamenti, di solito, i ricchi cortigiani avevano servi da inviare al loro posto.
E poi dubitava di riuscire a ricordare tutto per riferirlo alla principessa, ma doveva farcela. E non poteva di certo scappare. Doveva dimostrarle che non aveva sbagliato ad aiutarla.
"Siggi, si tratta di poche settimane," insistette nel frattempo Margit. "Che cos'è qualche settimana in confronto a tutto il tempo che hai già atteso?"
"Ho atteso per quindici anni. Per colpa tua,"
asserì, con freddezza, la donna chiamata Siggi. "Ma non è più il tempo il problema. Il problema è che non mi fido di te. Mi hai già ingannata una volta."
"E va bene. Se riesco a recuperare quel maledetto libro, onorerai il nostro patto?"
"Io sono una donna di parola," replicò Siggi. "Conosco l'onore. Non avrei perdonato il tuo tradimento se così non fosse."
"Suvvia, non esageriamo. Credi a una vecchia amica, il castello non avrebbe mai fatto per te a lungo termine. E comunque, Arlod non avrebbe mai scelto te come sua amante. Eri già allora troppo vecchia e brutta per lui."
"Oh, io credo che ti sbagli, vecchia amica. Non nego tuttavia che, fra quelle serpi, devi esserti trovata davvero a casa. Non mi sorprende, vedendoti ora, che tu abbia svenduto il mio segreto al Gran Duca pur di assicurare un posto a corte."
"Come osi-"
"Hai chiesto il mio aiuto, Margit. Oso eccome." Siggi rise, come se infastidire quella donna che evidentemente conosceva bene la divertisse.
"E pretenderò che ripari ai tuoi errori, se ora desideri da me ciò per cui un tempo mi condannasti."
"Certo, certo, mettila come desideri." Margit sventolò delicatamente la mano all'aria, un gesto come di congedo. "Avrai quel libro, bene. Basta che la pozione funzioni."
"Ormai non ho più interesse ai tuoi giochetti politici," replicò Siggi. "Non ti sto mentendo. Voglio solo vivere in pace, lontana dagli intrighi." E poi, dopo una pausa spezzata soltanto da un lieve sospiro, la sua voce si incupì. Parve quasi addolorata quando disse: "Lui è morto, ed è morto credendo ai tuoi inganni. Non c'è più ragione per cui dovrei preoccuparmi di che cosa accade a corte."
Marion pensò che, qualsiasi fosse stato il segreto di quella vecchietta, doveva essere stato molto grave per farla esiliare in quella grotta, se davvero prima viveva a corte come una delle favorite del Gran Duca.
Lady Margit parve riflettere sulle parole di Siggi per qualche secondo prima di annuire. "Sì, è così. Ti porterò il libro non appena lo avrò tra le mani."
Quando infine ella fece per tornare da dove era venuta, Marion la precedette. E lo fece di corsa, perché anche se nelle sembianze di un animale aveva la sensazione che avrebbe potuto essere scoperta da un momento all'altro.
Trovò facilmente la strada nei passaggi sotterranei del castello, seguendo all'universo quella via che aveva percorso alle calcagna di Margit. Era una via lineare che infine sbucò nel cuore del castello, proprio da dove era partita.
Aveva tutte le intenzioni di dirigersi immediatamente presso le stanze della sua nuova padrona, soltanto che lì avrebbero potuto esservi le altre dame di compagnia. Quelle vere, che alla vista di un topo avrebbero strillato e le avrebbero tirato contro le scarpe.
Così, optò per le sue stanze. Si sarebbe ritrasformata rapidamente e solo dopo si sarebbe presentata di fronte alla principessa. Lei avrebbe trovato la scusa per congedare le altre.
Quando però, riprese le sue sembianze natali, aprì la porta fu costretta ad arrestarsi sul posto.
Di fronte a lei l'uscio era bloccato da una figura alta e imponente, dai capelli scuri che gli ricadevano in parte sulla fronte lievemente abbronzata.
"Eric!" esclamò di primo impatto Marion.
Sentì le guance andarle in fiamme, e poi ancora di più quando ricordò la lezione della principessa. "Oh! Volevo dire, sir Eric!"
Il suo tono però tradiva ancora la sua sorpresa. Era certa che non fosse così che avrebbe dovuto mostrarsi. Una compagna della Gran Duchessa avrebbe dovuto conoscere quelle maniere che a lei sfuggivano.
"Non preoccupatevi, milady." Eric fece spallucce, tuttavia, e poi aggiunse: "È colpa mia. Vi ho colta di sorpresa."
"S-sì... Cioè, no," si corresse subito, scuotendo il capo. Non voleva arrecargli offesa. "Insomma, non era mia intenzione accogliervi così sgarbatamente..." risolse infine, piegandosi in una riverenza. "È solo che non mi aspettavo di vedervi qui, ecco tutto."
Il giovane parve sopprimere una risata, se il suono soffocato che sfuggì alle sue labbra era di alcuna indicazione. "Comprendo che la mia presenza qui sia poco ortodossa, forse persino inappropriata... Ma desideravo vedervi."
Marion stentò a credere a ciò che udì. "Vedere... me?"
"Spero di non disturbare." Eric accennò un sorriso, adesso.
E per un attimo, la fanciulla pensò che forse la principessa si era sbagliata. Non sembrava essere un inganno.
Però lui pensava che fosse una lady. Una nobildonna, perché le dame da compagnia erano tutte nobili. Forse era per quello che era gentile con lei, che sembrava interessato a vederla. Non l'avrebbe mai guardata se avesse saputo che era una popolana. O una strega.
No, anzi... Se avesse saputo che era una strega, l'avrebbe voluta vedere eccome... Su una pira, mentre bruciava viva.
Eric si appoggiò a braccia conserte sul lato dell'ingresso.
"Perdonate il mio ardire, milady... ma voi mi incuriosite. Non siete venuta con la principessa da Elythen, e non vi ho mai vista da queste parti prima. Eppure, mi sembra di riconoscervi..."
A quelle parole, Marion sentì un brivido percorrerle lungo la schiena. Ecco che il suo breve sogno ad occhi aperti si frantumava del tutto. E con esso, forse anche la sua copertura. Se le avesse domandato da dove veniva? Se avesse indovinato, sarebbe stato ancora peggio.
Comunque, non osò aprir bocca e rivelare qualcosa che potesse comprometterla.
"Non che mi lamenti, certo," disse invece il cavaliere. "Era tempo che si vedessero volti nuovi in questo castello. Specie," aggiunse, azzardandosi ad inclinarsi in avanti, "volti graziosi come il vostro."
Il nodo formatosi nel suo stomaco si sciolse a quelle parole, e non solo. Al suo posto, Marion sentì uno strano calore. Fu come se ci fosse qualcosa che svolazzava con fervore dentro di lei.
Dovette distogliere lo sguardo dal ragazzo e sbattere un paio di volte le palpebre per ritrovare un po' di lucidità.
"Io dovrei... La mia signora potrebbe aver bisogno di me..." esalò, la voce ridotta a poco più che un sussurro.
Non sapeva perché lo disse, se perché davvero lo credeva o perché voleva scappare da quella situazione. Da lui.
Eric non si fece da parte. Le fece un altro sorriso, invece, e i suoi occhi parvero illuminarsi quando notò che lei lo stava guardando.
"Sua Grazia ha di certo sufficienti dame che potranno ben adempiere al loro compito, anche senza di voi," affermò. "Vi assicuro che non lamenterà la vostra assenza."
"Non... non credo che..."
"Io, d'altro canto..." la interruppe lui, mantenendo quella voce suadente che sempre di più si stava insinuando nella sua mente, "sarei assai grato se voleste farmi il dono della vostra compagnia."
Marion provò ancora una volta a protestare. Aveva da fare, e non poteva lasciare che per incoscienza lui scoprisse il suo segreto.
O almeno, aprì la bocca per protestare, ma invece le sfuggì un balbettato: "N-Non capisco..."
In risposta, ricevette un sorrisetto enigmatico. "Capirete, milady."
Eric si raddrizzò e piegò le braccia dietro la schiena, e in quel momento parve esattamente il nobile cavaliere che era.
"Posso entrare?" chiese.
La principessa le aveva detto di non lasciare che i suoi sentimenti avessero la meglio. Avrebbe dovuto ascoltarla. Sapeva che era così. Ma se la sua mente voleva una cosa, il suo corpo la pensava in modo opposto. Prima che potesse rendersene conto, si trovo ad annuire e a scostarsi per concedergli di passare.
Il nobiluomo non si fece pregare. Chiuse la porta dietro di sé quando la seguì nella stanza.
Infine Marion capì, proprio come Eric aveva promesso. Capì più cose di quanto aveva immaginato fosse possibile. E allora seppe anche che non ci sarebbe stato modo di tornare indietro. Ma, giacendo nel letto con il braccio del giovane attorno alla vita, non riusciva proprio a pensare che fosse un male.
Soltanto, lady Rhynna non avrebbe mai dovuto saperlo.
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