0. Signori dell'Aria
"Molti secoli or sono, i draghi popolavano il nostro mondo. Enormi bestie sputafuoco, con ampie ali e corna gigantesche, regnavano sui cieli come sulla terra, e nessun'altra creatura avrebbe mai potuto competere con essi."
Seduti su un soffice tappeto di seta color porpora, Rhynna e suo fratello si scambiarono uno sguardo d'intesa prima che la bambina incitasse il padre a continuare: "Poi che cosa accadde?"
"Poi vennero gli uomini." Il principe Vissar si inclinò in avanti, e una ciocca di capelli biondo-argentei gli ricadde sulla fronte. "Essi s'imposero in ogni angolo del mondo conosciuto, e cacciarono i draghi dai loro nidi. Oh, non tutti, certo... ma il numero di Figli delle Fiamme diminuì drasticamente, lasciando spazio a nuove colonie che con gli anni diedero vita a potenti regni. Alcuni dicono che coloro che sterminarono i draghi furono eroi."
"Ma non è così, vero?" chiese Rhynna, attendendo la sua conferma.
Le aveva sempre assicurato che non era così.
Il principe scosse la testa. "No. Gli uomini che uccisero i draghi furono dei codardi. Sapete che cosa fecero i veri eroi?"
Rhynna lo guardò con impazienza, attendendo che terminasse la narrazione.
Lei e Ragnar avevano già udito quella storia in passato, ma ogni volta le immagini evocate dal racconto erano talmente vivide ed emozionanti che era come se non ne avessero mai sentito parlare prima.
Un mondo in cui le antiche creature del loro sigillo vagavano libere...
Rhynna non poteva che esserne affascinata.
Suo padre sorrise, i suoi occhi—di un azzurro quasi violetto—illuminati di un antico orgoglio. Lo stesso orgoglio che Rhynna provava nel ricordare i propri antenati.
"I veri eroi, mia piccola principessa, li domarono," quasi sussurrò, con quel tono che lo rendeva incredibilmente avvincente da ascoltare. "E assieme, i draghi e i loro cavalieri diedero al mondo un assaggio del potere del fuoco."
"Conquistarono la terra dai cieli... Come zio Ragnar e Kratōs?"
Vissar assentì. "Per questa ragione gli antichi popoli ci chiamarono Væren, Signori dell'Aria. I nostri antenati videro il mondo come nessuno mai prima aveva fatto, come ora fa vostro zio, l'imperatore, come me e vostra madre... E a breve, voi stessi solcherete i cieli, e i vostri nomi saranno scritti nei tomi di storia."
Rhynna annuì con tutta la solennità di cui era capace una bambina di sette anni.
Non tutti i figli della stirpe Væren formavano un legame con un drago—non ve n'erano a sufficienza, né ogni Væren era audace abbastanza da tentare.
Ma lei lo avrebbe fatto. Tutta la sua vita fino a quel giorno era stata devota al raggiungimento di quel singolo obiettivo, ad entrare fra i ranghi dei Signori dell'Aria di cui portava il nome.
Avrebbe reso fieri i suoi genitori e, finalmente, avrebbe potuto vedere tutto ciò di cui sono a quel momento aveva soltanto letto nei libri.
La madre, la principessa Aerya Væren, li raggiunse nella biblioteca in quel momento.
Indossava un elegante abito color vermiglio, adornato da un ampio ricamo nero che si snodava dal corpetto alla gonna: un drago, naturalmente.
La famiglia imperiale intera sarebbe stata presente, e ognuno di loro avrebbe indossato quegli stessi colori che distinguevano la loro stirpe, e avrebbero atteso di scoprire se Rhynna e Ragnar—conosciuto a corte come Ragnar il Giovane, per evitare di confonderlo con lo zio—fossero stati degni del nome di Væren e di essere inclusi nella linea di successione.
Rhynna si aspettava tutto questo. Nulla di più, nulla di meno.
Era stata informata riguardo le tradizioni e i meccanismi del rituale centinaia di volte. Ne aveva sentito parlare da... tutta la vita, per quanto poteva ricordare.
Così, quando sua madre chiese loro: "Siete pronti?", non ci pensò due volte prima di annuire.
Ragnar, al suo fianco, fece lo stesso.
Aerya sorrise ai suoi figli. "Suvvia, dunque, andate a prepararvi," li esortò. "L'imperatore e il suo seguito sono stati avvistati dalla torre di vedetta. Senza dubbio, saranno qui a breve."
"Sì, madre," i due gemelli risposero all'unisono, mettendosi in piedi.
Uscirono assieme.
"Quando torneremo, saremo cavalieri di draghi, ufficialmente in linea per il trono imperiale..." Ragnar mormorò non appena furono soli. "Riesci a crederci?"
"Non sembra reale..." Rhynna guardò avanti, ma la sua mente era altrove, proiettata al vicino futuro in cui sarebbe finalmente salita in groppa ad un drago per volare fra le nubi come suo padre e sua madre e i Væren delle origini prima di lei. Non poté fare a meno di sorridere.
"Ma avremo l'un l'altra. Siamo venuti al mondo insieme, e insieme possiamo fare tutto."
Ragnar annuì e le prese la mano, dandole una leggera stretta.
Erano arrivati alle loro porte, l'una di fronte all'altra.
"Ci vediamo là fuori," sussurrò il principe.
Rhynna scosse la testa, un sorrisetto formatosi all'angolo della bocca.
"Ci vediamo lassù," lo corresse.
Così, si separarono.
—
Il suono di un corno da cerimonia fu il loro segnale.
Il principe e la principessa fecero il proprio ingresso nell'arena, l'uno affianco all'altra, con indosso simili corpetti e calzoni di cuoio—per proteggerli dallo sferzare del vento, aveva detto loro la madre.
Dagli spalti, la loro famiglia al completo li osservava.
E di fronte a loro, così vicini che sarebbero bastati pochi altri passi per poterli toccare... Draghi.
Rhynna li aveva già visti prima, certo.
I suoi genitori le avevano persino concesso di volare con loro, ma ora era diverso.
Da questo singolo istante dipendeva il resto della sua vita.
E poi lo sentì. Fu quasi come se qualcosa la chiamasse... No, qualcuno.
Era una voce dal timbro antico, la voce di una creatura che aveva visto molte cose.
"Salve, principessa," sibilò.
Rhynna si guardò attorno, eppure non vide nessuno che potesse aver parlato.
Nessuno, eccetto per...
Si lasciò guidare nella direzione da cui aveva sentito provenire la voce.
Infine, le sue iridi indaco incontrarono quelle enormi e simili ad oro fuso di una maestosa bestia dalle scaglie verdi.
E sentì, nel profondo del suo animo, di doversi fermare.
"Sei tu."
Percepì tutti gli sguardi posarsi su di lei in quell'esatto istante. Era il momento, ne era assolutamente certa.
E Rhynna era pronta.
Mantenne la sua attenzione sul drago, e poté giurare di averlo visto annuire...
"Come ti chiami?" chiese alla creatura, la voce ridotta a poco più di un sussurro.
Non lo vide aprir bocca, ma udì comunque la sua risposta: "Mi chiamano Reghyos, principessa."
Ella chinò il capo in segno di saluto.
Reghyos replicò il suo movimento, avvicinando il capo al palmo aperto della bambina.
Rhynna si lasciò sfuggire un sussulto di sorpresa. Poi, le sue labbra si piegarono in un incontenibile sorriso.
"Salve, Reghyos."
Gli accarezzò il muso delicatamente, in un misto tra cautela e curiosità. La pelle della creatura era squamata e ruvida, lievemente riscaldata dal tiepido sole di primavera.
Quando entrarono in contatto, fu come se un fulmine le avesse attraversato il corpo, e tutto ad un tratto il mondo attorno a lei parve divenire più luminoso.
Senza neppure rendersene conto, le sue labbra si mossero a formulare la domanda decisiva: "Posso montarti in groppa?"
In risposta, il drago si chinò.
E con un rapido sguardo verso gli spalti, Rhynna vide il sollievo pervadere la sua famiglia.
Certa del suo successo, fu come se un nodo si fosse sciolto nel suo stomaco, e al suo posto vi era ora soltanto pura anticipazione delle avventure a venire.
Aggrappandosi agli spuntoni protuberanti dal suo collo, Rhynna si issò in groppa a Reghyos.
Dopodiché, il drago scattò.
E in un batter d'occhio, la principessa non vide altro che cielo azzurro e batuffoli di nubi bianche attorno a lei. La velocità le strappò il respiro, e dovette tenersi stretta al collo della creatura per non cadere. Tuttavia, con il cuore a mille, rischiò un'occhiata verso il basso.
L'arena e il castello vicino si stavano rimpicciolendo visibilmente, le persone erano ormai ridotte a formiche... Sotto di lei vi erano pianure verdeggianti, i picchi delle montagne, dolci laghi argentei e il mare luminoso.
La sensazione di guardare il mondo dall'alto in basso, soltanto lei e il suo drago, era... Era inebriante. Ogni angolo del mondo le sembrava a portata di mano, ogni sua curiosità facile da saziare. Avrebbe potuto vedere le isole, il Continente Meridionale, persino sorvolare il mare e raggiungere il confine del mondo...
Un fremito di gioia scese lungo la sua spina dorsale, e si lasciò sfuggire una risata di pura, incontenibile emozione.
Stava volando. Stava davvero volando.
Era un tutt'uno con la creatura sotto di lei, ne sentiva i pensieri, e senza bisogno di una parola poté comandargli di salire più in alto, più in alto, finché la terra sottostante non le apparve piccola come nelle mappe che suo padre teneva nella biblioteca del suo palazzo.
I libri e le storie, comprese in quel momento, non avevano reso giustizia alla bellezza del continente dall'alto.
Non avrebbe mai voluto scendere.
Fu distratta dalla contemplazione soltanto quando, tutto ad un tratto, un'ombra le saettò di fronte.
Colta alla sprovvista, Rhynna sobbalzò, ma presto udì la voce di Reghyos nella sua mente che la rassicurò: "Tuo fratello, principessa. E mia sorella, se la vista non m'inganna."
Certo, Ragnar. Anche lui si era legato ad un drago.
Rhynna si lasciò andare ad un sorriso.
Sapevo che ce l'avrebbe fatta, pensò.
"Allora, non tratteniamoci oltre," disse a Reghyos. "Ho sempre sognato di scoprire di che cosa sono fatte le nuvole!"
Il vento le sferzò le guance e le scompigliò i capelli, strappandoli alla treccia in cui erano legati, ma non le importava.
Fu come se un fuoco si fosse accesso dentro di lei quel giorno. Fino ad allora, era stata una bambina felice, non le era mai mancato niente... ma in quel momento, capì che cosa significava sentirsi davvero vivi.
Seppe, mentre sorvolava il suo castello sulle montagne di Vårg Ærglings, con l'intero mondo a portata di mano, che era nata per quello.
E non sarebbe mai più stata soddisfatta con meno.
Ora che aveva avuto il suo primo vero assaggio di pura, completa libertà, non poteva immaginare di perderla.
Volerò per sempre, giurò a se stessa quel giorno.
E quella sensazione nessuno avrebbe potuto portargliela via.
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