13.Hai mai pensato cosa provo io?

"You know I can't fight the feeling
And every night I'm feeling
Right now
I wish you were here with me."

Questo capitolo sarà situato dal punto di vista di Derek.

«Derek, sei già sveglio oppure dormi?» Sento chiamarmi dal ragazzo accanto a me, picchietta la mano contro il cuscino.
Mugulo qualcosa che non intendo far comprendere al ragazzo, mi passo velocemente la lingua tra le labbra e cerco di addormentarmi di nuovo.
«Derek?» Mi richiama con voce più bassa.

Sento il materasso sollevarsi appena e un certo vuoto davanti a me, non apro gli occhi, però probabilmente Stiles si deve essere alzato.
«Stiles» Bofonchio con voce impastato dal sonno, invitandolo a tornare a letto.

«Ci divertiamo?» Lo sento dire.

Neanche fossi un quindicenne arrapato, mi passano per la testa le peggiori idee, infatti rivolgo a Stiles uno sguardo misto tra lo scandalizzato e malizioso, insomma, non devo sembrare impacciato.
«Stiles, non penso tuo padre abbia bisogno di prove concrete per credere alla nostra relazione» Rispondo passandomi una mano tra i capelli per non far trasparire il nervosismo, tralasciandolo tra i capelli
Il ragazzo davanti a me arrossisce di botto.
«Hai assolutamente frainteso!» Si copre il viso con le mani «Maniaco perverso e pedofilo!» Urla in un sussurro, dovrebbe sembrare serio e arrabiato, però mi ritrovo a trovarlo adorabile.
Mi ritrovo a volerlo baciare per mettere a tacere quelle che dovrebbero essere offese nei miei confronti.
In tutta risposta gli sorrido divertito, non posso contraddirlo, devo aver dato quell'idea.

«E cosa intendevi allora?» Chiedo  tornando serio, nascondendo il grande disagio provato ora «Lydia, la mia amica, ha organizzato una festa, non sapevo se andarci, però ora, visto che non riesco a dormire ho pensato che sarebbe carino se mi presentassi, prima ci andavo sempre» Spiega non levando il suo sguardo dal colore lievemente dorato, da quegli occhi che da pochi mesi mi hanno scrutato tanto, come se in me ci fosse ancora qualcosa dentro di me.
Qualcosa per cui vale la pena scavare a fondo.
E io lo lascio fare, per me ne vale la pena scoprire.
Voglio che lui trovi in me ciò che io ho perso dieci anni fa in quella casa bruciata.

«E pensi che io non abbia sonno?» Gli chiedo, lui in tutta risposta si alza levando le coperte ad entrambi.
«Bene, allora a domani pensionato dei miei stivali, io vado a divertirmi, tu resta qui a poltrire!» Dice mentre si levo la roba, restando solo in boxer.
Trovo che improvvisamente ci sia un certo caldo nella stanza, anche se la finestra è aperta. «Stai bene anche così, Stiles» Rido, non volendo ammettere che non ho pensato quelle parole prima di dirle.
Il ragazzino mi tira la maglia sul viso, probabilmente per mettermi a tacere, io non muovo, il profumo del ragazzo è sul mio viso, io potrei anche uscire con questa maglia sul viso.
Sto bene io, la gente non se ne deve curare del mio aspetto.

«Penso che non te la darò indietro mai più» Rispondo poi levandomela dal viso.

Alla fine Stiles ha deciso di affidarsi a me per scegliere cosa mettere per andare alla festa.
Gli ho fatto mettere dei jeans che gli fasciano perfettamente le gambe, una canotta dello stesso colore dei jeans, cioè nera, è una camicia a quadri bianca e grigia.
Sta da Dio vestito così.
«Ammira» Gira su se stesso, fingendosi una sorta di modella.
Non posso che ammirare il ragazzo che mi si presenta davanti.
Appena tornerà Christopher lo dovrò ringraziare.
Mi fingo uno di quei ragazzini che fanno apprezzamenti sulle ragazze che gli passano davanti, fingendo un fischio.
«Fa qualcosa di buono oggi» Si lamento uscendo dalla porta.
Non può passare da lì, le scale scricchiolerebbero, di conseguenza potrebbero svegliare il padre.
«Stiles!» Urlo in un sussurro «Che c'è?» Chieds con lo stesso tono, alzo il capo ad indicare fuori dalla porta.
Scenderemo in qualche modo dalla finestra.
«Eh?»
«Tuo padre, genio»
«Aaah»
«Seguimi» Esco dalla finestra guardandomi in basso.
Forse dovremmo prendere le scale e spiegare tutto al padre, potrei dirglielo ma ormai è fuori anche lui.
L'errore che abbiamo commesso ci è costato.

«Pff, e io che ti seguo pure, tu e le tue stupide idee» Si lamenta levandosi delle foglie dalla camicia «Veramente sei tu quello che ha deciso nel bel mezzo della notte di andare ad una festa, costringendomi a seguirlo»
«Zitto, Sourwolf, andiamo!» Borbotta avanzando poi a passo veloce.
Amo quando mi chiama così.
Più in là forse ammetterò di amarlo, credo, forse.

Siamo nella strada per casa dall'amica e la musica si sente già in lontananza, le luci rendono ben visibile la casa anche da lontano.
L'idea di tornare a casa sua mi tormenta da quando siamo caduti dal albero accanto alla sua finestra.

«Stiles! Oh..Derek! Non ci speravo più, entrate su» Una ragazza biondo fragola si sposta di lato, lasciandoci entrare nella casa stracolma di persone.
Ora ricordo chi è Lydia, è la ragazza che aveva fatto apprezzamenti sul mio fisico, mettendo a disagio Stiles, rendendolo davvero adorabile.

Avrò bevuto uno o due drink, o forse di più, quando vengo trascinato a ballare da una ragazza, probabilmente della stessa età di Stiles.
Tra le luci offuscate riesco a vederla chiaramente a vederla.
È decisamente più bassa di me, mi fissa con quegli occhi nocciola quasi dorati che sembrano urlare di volermi, i capelli castani non troppo lunghi le circondano il viso e quel sorriso, quel sorriso così tenero.
Okay.
Sto parlando della ragazza, ma sto pensando a qualcun'altro.
Questo non dovrebbe accadere.

Quando parte una canzone in particolare, una che mi piace particolarmente ho la sana idea di levarmi la ragazza da dosso, per andare dalla persona a cui ho pensato tutto il tempo, quella con cui voglio stare davvero.
Già, non lo ammetterò a voce alta, ma potrei continuare a volere lui nonostante tutti.

Vedo l'amico, Scott mi pare si chiami, se non ricordo male, allontanarsi, probabilmente per cercare il ragazzo.

Quando lo noto muovere il piede a ritmo della canzone che sta per iniziare sorrido con quella poca lucidità che mi è rimasta.

Lo prendo per un braccio e lo porto a ballare con me, facendolo voltare verso di me.
Penso di essermi perso nei suoi occhi, come in un labirinto, e non ho assolutamente idea di cercare l'uscita.

Faccio per poggiare le mani su di lui, ma ma me lo vieta.
Invece inizia a muoversi a ritmo della canzone «Hey»Mi dice all'unisono con la canzone appena partita.

Stiles mi spinge a cantare, non lo farò mai.

«I was doing just fine before I met you.» Sorride, ha bevuto. Perché ha bevuto? Ma soprattutto, quanto? Perché sembro un padre protettivo? «I drink too much and that's an issue but I'm okay» Canticchia e alzò lo sguardo al soffitto.
Ho detto che non canterò e così resterà.
«Non canterò» Dico poi, sporge lievemente il labbro inferiore e ridacchia, muovo il piede a ritmo della musica e solo dopo un po' sono sorpreso da me stesso.

« So baby pull me closer in the backseat of your Rover that I know you can't afford»Non dovevo cantare.
Improvvisamente la distanza tra noi diminuisce, Stiles incrocia le braccia dietro il mio collo e io di conseguenza gli circondo la vita con le mia braccia, spingendolo contro di me.

Poggio la fronte sulla sua spalla, il mio respiro contro il suo contro il suo collo, la mia voglia di baciarlo che fa a botte con la pochissima lucidità rimasta e il mio cuore, che dovrei tenere a bada, ma non riesco.
Non quando un infantile babysitter, iperattivo, di troppe parole e sarcastico sta qui, tra le mie braccia, con la testa sul mio petto.
Come lo dovessi proteggere da tutto.

Come fossi la sua ancora.
Come fossi il suo angolo felicità.


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