Per sempre.
ANNABETH
Era passato ormai un mese intero dall'ultima volta che avevo visto Percy. Quel Testa d'Alghe me l'avrebbe pagata cara! Possibile che i poteri divini gli avessero dato alla testa e che si fosse dimenticato di me, la sua ragazza!? O che non mi amasse più? Il solo pensiero mi spaventava a morte e mi faceva montare la rabbia dentro. Così ero stata solo un passatempo? Un gioco? Mi aveva ingannata per tutto il tempo? Se mi amava veramente, come poteva essersi dimenticato di me... di nuovo?! In quei giorni ero insopportabile persino a me stessa ed alternavo furia omicida e depressione. Iniziai a prendere lezioni di lotta da Clarisse. Lei era l'unica che non mi trattava coi guanti. Tutti gli altri, inclusa Piper, sembravano pensare che sarei crollata da un momento all'altro. Vedevo la pietà nei loro sguardi e, anche se cercavano di mascherarla con la gentilezza, m'innervosivano ancora di più. Ammetto che forse avevo un tantino esagerato col malumore in quei giorni... Col senno di poi probabilmente non avrei dovuto cercare di infilzare Mr.D. col pugnale perché non voleva concedermi il permesso di salire sull'Olimpo a cercare Percy. Mi sarei ritrovata ad essere un delfino, se Chirone non fosse intervenuto in tempo. Mi sentivo abbandonata ... ed odiavo sentirmi così! Ero arrabbiata con Percy, con gli Dei, con mia madre che non rispondeva alle mie suppliche, con i miei fratelli che cercavano di distrarmi, con me stessa per come mi sentivo. Avevo il cuore a pezzi e mi odiavo per essere così debole, così patetica. Proprio come l'ultima volta che Percy era scomparso. La rabbia cedette il posto all'ansia. Magari gli era successo qualcosa di brutto... Poi alla disperazione, poi alla crudele attesa, che infine sfociò in depressione. Se fossi mancata a Percy, mi avrebbe scritto almeno una lettera. Probabilmente non gli importava più nulla di me. Settembre che era subentrato, rifletteva il freddo che provavo dentro di me.
Dopo interminabili giorni, Mr. D. mi convocò alla Casa Grande.
-Cosa succede?- domandai, di malumore come al solito.
-Nulla di che. Devi venire con me sull'Olimpo.-.
-Perché?- chiesi col cuore in gola.
-Sei stata convocata.-.
-Da chi?-.
-Smettila di annoiarmi con le tue domande. Andiamo.-.
Dioniso mi schioccò le dita davanti al volto e l'odore di vino mi riempì le narici. Riaprendo gli occhi mi ritrovai nella sala del trono sull'Olimpo. I dodici dei erano tutti lì seduti e alti tre metri. Ai piedi di Poseidone sedeva Percy, con quel suo solito sorriso sarcastico, da piantagrane, che m'irritava da anni. Ebbi un déjà-vu di quando lo avevo rivisto dopo tre mesi al Campo Giove. Come allora, i miei sentimenti si risvegliarono nel petto per ardermi il cuore. Lui mi corse incontro, ma io non mi lasciai abbracciare e, fregandomene altamente degli spettatori presenti e del fatto che era diventato un Dio, adesso, lo accolsi con un pugno allo stomaco, lo presi per il polso e lo scaraventai a terra di schiena, per poi piazzargli un ginocchio sul petto ed il braccio sulla gola.
-Bastardo! Potevi almeno scrivermi in tutto questo tempo!- gli urlai contro, incurante degli schiamazzi alle mie spalle.
-Cosa? Quanto tempo è passato?- chiese lui, del tutto stupito.
-Trentuno giorni, Percy! Un mese intero senza avere tue notizie! Mi hai abbandonata, di nuovo!- alzai il braccio per tirargli un pugno sul viso, ma non ci riuscì.
Ricacciai indietro le lacrime di frustrazione, rabbia e sollievo. Mi sollevai e lo lasciai andare, allontanandomi un po' e stringendomi tra le braccia, timorosa di andare in pezzi per davvero.
-Trentuno giorni? Annabeth, mi dispiace.- impallidì lui, rimettendosi in piedi.
-Colpa mia.- intervenne Poseidone. Mi girai a guardarlo – Ho addestrato Percy in una stanza speciale dove il tempo scorre in modo diverso. Solo un minuto fa siamo tornati sull'Olimpo e lui ha subito chiesto di te.-.
-Davvero?- domandai, con voce tremula per la speranza che si riaffacciava dentro di me.
-Si, è vero.- confermò Percy. – Però questo non mi giustifica. Annabeth, ti prego, perdonami.-.
Lo guardai in quegli splendidi occhi verdi. Sembrava proprio il mio solito, irritante Testa d'Alghe. Avrei voluto mandarlo nell'Ade, come avevo fatto mille volte nella mia testa durante quei giorni di solitudine, ma non ci riuscì. Io lo amavo troppo. Abbandonai l'ira e il dolore e accettai il suo abbraccio.
-Sarai pure un Dio, ma resti sempre un'idiota!- esclamai.
-Il tuo idiota?- sorrise lui, chinandosi per baciarmi.
-Si.- sospirai io, ricambiando il bacio.
Sentì Afrodite sospirare e Zeus schiarirsi la voce. Mi staccai da Percy, tenendolo sempre tra le braccia.
-Potrei portare Annabeth a fare una passeggiata?- domandò Percy.
Zeus e Poseidone acconsentirono ed io mi lasciai condurre fuori dal palazzo. Percy mi prese la mano. La sua pelle era calda e il suo pollice disegnava cerchietti sul mio dorso. Ci sedemmo in un giardino sotto un ciliegio in fiore. Posai la testa sul petto di Percy, sentendo il suo cuore battere sotto la solita maglia del Campo Mezzosangue. Odorava di brezza marina e salsedine, come sempre.
-Allora, come ti senti?- gli chiesi.
-Strano. Trasformato. Ho l'ansia da prestazione come prima di una battaglia e che sembra pesarmi sulle spalle come quando sorreggemmo il cielo sul Monte Tam.-.
-Un buon inizio.- sorrisi.
-Gli Dei non mi sopportano come al solito. Mentre Poseidone cercava di farmi sopprimere la mia vera forma, Ares ha tentato di strapparmi un braccio.- si lamentò lui.
- È normale?-.
-Apollo ha detto che lo fece anche con lui.-.
-Quindi Ares ti darà problemi?-.
-Nulla a cui non sono abituato. D'altronde sono sempre stato il nuovo arrivato in ogni scuola. So come sopravvivere.- sogghignò.
-Non sei entrato in una nuova scuola. Sei entrato a far parte delle divinità dell'olimpo.- specificai.
- È lo stesso. C'è il bullo, la bella cheerleader, il simpaticone, l'alcolizzato, il direttore, la noiosa...-.
-Percy! Vedi di non farti cacciare!- ridacchiai.
-La vedo difficile. Non ho mai portato a termine neanche un anno. Sono convinto che Artemide stia affilando una freccia con il mio nome sopra.-.
Gli diedi un buffetto sui capelli, ridendo. Mi faceva piacere vedere che non era poi cambiato così tanto. Mi sembrava di parlare col vecchio Percy, non con il Dio degli Eroi. Alzai la testa a guardarlo negli occhi. Avrei potuto giurare che un'iride scintillava di filamenti ramati in mezzo al verde, l'altra di dorati.
-Sai...- cominciò lui, raddrizzandosi con la schiena sul tronco – Ermes mi ha consigliato di reclutare degli aiutanti, almeno finché non avrò imparato a sdoppiarmi o essere onnisciente o roba così...-.
-Sdoppiarti? Avere due Percy Jackson? Poveri noi, il mondo non reggerà.- ridacchiai.
-Molto spiritosa.- sorrise lui, alzando gli occhi al cielo.
-Do ragione ad Ermes. Avrai bisogno di aiuto. Sei fin troppo disordinato, non sai amministrare nemmeno il tuo armadio.- sorrisi.
-Si, lo so. Per questo ho pensato a te.- ammise.
-A me?- chiesi, sbigottita, ma lusingata.
-Si. Sei brava con questo genere di cose e sei la persona più in gamba che conosco.- annuì lui.
-In effetti è vero. Sono molto ordinata. – mi vantai – Posso farlo e potrei anche addestrare altri eroi che mi sostituiranno quando...- non riuscì a concludere la frase.
Sapevo che sarei morta, mentre lui sarebbe rimasto in circolazione per molto, molto tempo. Lo accettavo, eppure era difficile da digerire. Ma avrei fatto tesoro di ogni singolo secondo passato insieme, così sarei morta senza rimpianti e col sorriso sulle labbra per aver passato la vita con l'uomo che amavo.
-Perché dovresti addestrare dei sostituti?- domandò lui, sinceramente curioso.
Come al solito, il suo cervello non si era spinto più in là di poche ore.
-Pronto, genio?! Io non vivrò per l'eternità. Dovrò trovare qualcuno che t'impedisca di far saltare il mondo in aria.- ridacchiai, celando un groppo che mi si stava formando in gola.
-E se tu potessi farlo?-.
-Fare cosa?-.
-Vivere per sempre.- si strinse nelle spalle lui.
Raggelai.
-Percy, cosa mi stai offrendo?- domandai con voce piana.
-L'eternità da... uhm... passare con me, se ti va...- borbottò, arrossendo.
-Vuoi che io accetti l'immortalità per essere la tua eterna segretaria?- domandai, inarcando un sopracciglio.
-Ecco... io preferirei che fossi anche mia consigliera...e...- s'interruppe.
Il mio cuore sembrò volermi perforare la cassa toracica e quasi non riuscivo più a trattenere le lacrime.
-Percy! Concludi la frase prima che t'infilzi col pugnale!- esclamai, sentendomi la testa scoppiare.
Non poteva star accadendo realmente ciò a cui stavo pensando! Lui si passò una mano tra i capelli. Prese fiato e... mi si inginocchiò accanto. Mi prese una mano tra le sue.
-Annabeth Chase, vorresti sposarmi, se tua madre non mi ucciderà all'istante?-.
Mamma non lo fulminò.
-Tua moglie... per l'eternità?- domandai, quasi soffocando.
-Si, se vuoi.- annuì Percy, porgendomi un anello con una perla blu sopra e la montatura d'oro.
L'eternità, con il mio Percy. Io e lui, per sempre. Lacrime di gioia presero a colarmi sulle guance, ma Percy dovette interpretarle diversamente.
-Se non vuoi... lo capisco... forse è presto... siamo giovani e tu puoi avere chiunque.. e... uhm io...- balbettò, verdognolo in volto.
-Percy, mettimi quell'anello al dito, prima di vomitarci sopra.- singhiozzai.
-Questo... è un sì?-.
-Si, si!- ripetei.
Lui urlò e mi prese in braccio, alzandosi e facendomi girare in torno. Ci baciammo, stringendoci a vicenda come a fonderci in un sol corpo. Poi, ebbi quell'anello al dito ed ogni mia più piccola paura svanì.
Quello stesso pomeriggio, gli dei mi concessero l'immortalità e il mio sangue cambiò in Icore. Afrodite mi prese a braccetto, parlando di matrimoni, cerimonie e gazzebi fioriti, ma per fortuna Ermes mi salvò distraendola con uno specchio. In quel momento non mi importava di nessuna cerimonia. Avevo tutta l'eternità per festeggiare e dire la novità a Piper, Hazel e gli altri. In quel momento volevo solo stare da sola con il Dio degli Eroi, mio marito, Percy, il mio Testa d'Alghe. Lo ritrovai seduto accanto al tempio delle Parche, con i piedi penzoloni sull'Orlo del Mondo. Mi sedetti accanto a lui. Ci prendemmo per mano e posai la testa nell'incavo del suo collo, ripensando a tutte le nostre avventure.
-Cosa faremo per tutto il resto della vita?- sospirò lui, dandomi un bacio sulla fronte.
-Direi di vivere giorno per giorno, senza preoccuparcene.- replicai.
-Vuoi dire che tu, figlia di Atena, non hai nessun piano per il futuro?- sorrise lui.
-Si, ce l'ho. Rimediare a tutti i tuoi casini.- affermai.
-Non ti annoierai?-.
-Non potrei mai annoiarmi con te.-.
-Non ti stancherai di me?-.
-Mai.-.
-Perché?- domandò lui, con le labbra tremule per il sorriso represso.
-Vuoi proprio farmelo dire?- sbuffai, alzando la testa a guardarlo.
-Si, voglio sentirlo ancora.-.
-Ti amo, Testa d'Alghe.- sorrisi.
-Ti amo, Sapientona.- ricambiò lui.
-Me lo dirai ogni giorno?-.
-Ogni giorno di tutta l'eternità.- annuì lui.
Non ebbi bisogno di farlo giurare sullo Stige per sapere che avrebbe mantenuto la sua promessa. Ci baciammo e in quel momento il mondo sarebbe potuto esplodere ed io non me ne sarei accorta.
Nota dell'autrice:
Eccoci qui xD. Grazie per chi è arrivato fino alla fine della storia! Spero vi siate divertiti ed emozionati come me. Ogni commento o consiglio è ben accetto ;* Alla prossima!!!!!
Kiss Kiss dalla vostra Vale <3
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