Non ero pronto per questo!

PERCY

Ultimamente non avevo avuto l' occasione per stare da solo, tra Annabeth, Reyna, le Parche, Ciel e gli Dei. Quello era il mio primo momento di solitudine e silenzio. Lo odiai profondamente! Sentivo la mancanza dei miei amici e perfino delle litigate tra gli dei. Non riuscivo a crederci che mio padre mi avesse messo sotto chiave in un acquario! Certo, l'acqua intorno a me mi dava forza e mi piaceva la sensazione di galleggiare, inoltre avevo un letto con coperte blu e un tavolino bianco di madreperla con due sedie. Le pareti dell'acquario erano dorate e non c'era neanche una porta. Praticamente ero in prigione! Come gli era venuto in mente! Per di più il mio stomaco brontolava e non avevo nemmeno un orologio per sapere quanto tempo era già trascorso. Se gli dei avevano intenzione di tenermi segregato lì per anni, si sbagliavano di grosso. D'altronde Dioniso mi aveva detto che il processo poteva richiedere anche anni per trasformarmi in un Dio... quindi perché non lasciarmi almeno un po' più di spazio? Almeno la tv e un cellulare per tenermi in contatto con Annabeth. Era chiedere troppo? Avrei scommesso che l'idea di rinchiudermi era stata di Zeus o di Ares. Quei due mi odiavano proprio, anche se avevano in entrambi i casi cominciato loro la nostra faida! Zeus mi aveva accusato di avergli rubato la Folgore senza che io neanche sapessi di essere un semidio, mentre Ares aveva cercato di incastrarmi per il medesimo furto. Erano questi i grandi Dei che avrei dovuto sopportare per l'eternità? Solo al pensiero, mi si rivoltava lo stomaco e non per la fame.

Sguazzai avanti e indietro nella mia stanza acquatica. Mi sembrava di essere tornato al palazzo di Poseidone, solo che l'arredo era decisamente pessimo. Sentivo il sangue caldo ribollirmi nelle vene per l'ira di essere costretto in uno spazio così minuscolo.

-Che caldo!- sbuffai, togliendomi la maglietta e lasciandola fluttuare nell'acqua.

Possibile che facesse così caldo in quel contenitore? Tra l'altro il dorato delle pareti mi stava abbagliando. Mi portai una mano agli occhi, per provare a coprirmi. Un lamento di sorpresa mi fuoriuscì dalle labbra alla vista della mia pelle. Era dorata e brillava a intermittenza di luce calda. Mi guardai il corpo, costatando che quel fenomeno si era diffuso ovunque.

-Oh, Dei! Cosa..?-.

-Sta cominciando.- mi sorrise mio padre, apparendo da delle bolle davanti a me.

-Di già? Non dovevano volerci anni? È già passato un anno?- inorridì.

-No, figliolo. Il processo è stato molto veloce. È ancora lo stesso giorno in cui siamo stati ricollocati nell'Olimpo.- mi spiegò lui, cercando di tranquillizzarmi.

La bile mi salì in gola. Temetti di vomitare.

-Non farlo!- esclamò Poseidone, schioccando le dita.

Il mio stomaco si acquietò.

-Ecco, così va meglio, vero?- mi sorrise.

-Devo... parlare con mia madre...- mormorai.

Probabilmente era già in paranoia dato che non mi ero fatto sentire per tutta la giornata.

-L'ho avvertita io di ciò che sta succedendo. Lei è molto orgogliosa di te.-.

-Ah... grazie.-.

Avrei voluto sentire io la sua voce. Ero sicuro che mi avrebbe dato coraggio e tranquillizzato. Incrociai le braccia al petto, scendendo fino a sedermi sul letto. Poseidone mi seguì. Apprezzai che fosse venuto a tenermi compagnia.

-Farà male?- domandai.

-Non saprei dirti... Io sono nato così.-.

-Capisco. È normale che io sia così accaldato?-.

Stavo sudando in acqua!

-Si. La temperatura corporea della nostra vera forma è molto più alta di quella umana.-.

-Come i lupi mannari?- provai a scherzare.

- È direttamente connessa col tuo potere, quindi suppongo che anche quello stia aumentando.-.

-Non mi sento più potente.- sospirai.

Iniziavo a sentirmi la testa ovattata e le orecchie otturate. Chiusi gl'occhi, per un bruciore improvviso, poi li riaprì. Poseidone mi guardava, sorridente.

-Cosa c'è?- sbuffai.

Dal nulla fece apparire uno specchio e me lo mise davanti agli occhi.

-Oh, porco Crono!- imprecai di cuore.

Avevo un occhio dorato, intendo tutto dorato, sclera e pupilla incluse. L'altro occhio era color bronzo.

-Questo... è permanente?-.

-Sono i tuoi occhi da Dio, Perseus. Un occhio di oro imperiale ed uno di bronzo celeste-.

Notai che anche quelli di Poseidone erano più verdacqua che mai, senza il bianco della sclera o il nero della pupilla.

-Inquietante.- deglutì.

Iniziai a sentire male ovunque, come se qualcosa dentro me stesse crescendo, cercando di strappare l'involucro di pelle umana. Mi rannicchiai con un gemito. L'acqua intorno a me iniziò ad agitarsi.

-Sarà meglio spostarti in un posto più sicuro. Vieni.- mi disse Poseidone, prendendomi tra le braccia.

Non mi opposi. Mi sentivo come se stessi per esplodere, il che era effettivamente ciò che stava accadendo. Che schifo di giornata!

Papà mi portò nel... beh, nel nulla. Con c'erano pareti, né soffitti, né pavimenti. Io ero tra le braccia di papà, sospeso nel vuoto. Intorno a noi si affollavano gli Dei, ma non riuscivo a percepirne la forma. Sentivo solo le voci.

-Senti che potenza! Sarà divertente fallo a pezzi.- disse Ares.

- Ares, non toccare mio figlio!-.

-Lascialo andare, può cavarsela da solo, adesso.- disse Zeus.

Le braccia di mio padre svanirono, ma io rimasi a galleggiare in quello spazio, dolorante.

-Questo provano le donne incinte?- domandai, ad un'altra fitta.

Voleva essere una battuta, ma Era mi rispose seriamente.

-No, ma non è poi tanto diverso.-.

-Già non lo sopporto!- sbuffò Demetra.

-Ehi, Percy, apri gl'occhi.-.

-Mr. D. mi ha chiamato col mio vero nome?- chiesi.

Uno specchio distorto e colorato che non avrebbe potuto riflettere un bel niente, mi restituì la mia immagine. Avevo un corpo, ma non era il mio solito. Ero luce.

-Sono una lucciola gigante!- esclamai, deluso.

-Adoro questo ragazzo.- disse Apollo. – guarda meglio.-.

In effetti, iniziavo a delineare i contorni della mia figura. Avevo una semplice forma umana, sebbene non ben definita, ma ero totalmente dorato ed emanavo intensa luce che sembravano fili d'oro. Anche gli dei avevano una forma simile, ma di colori diversi. Apollo era il più simile a me, ma il suo corpo emanava luce gialla, più opaca della mia. Efesto era rosso, Demetra era marrone e dorata, Zeus era bianco acceso, Poseidone era verde acceso e blu, Era era scintillante, Artemide era argento, Ermes era bianco e nero, Ade era ovviamente nero, Ares era rosso e nero, Afrodite era rosa, Atena era grigia e oro, Dioniso era viola e argento.

-Wow.- dissi, sbattendo le palpebre, anche se non ero sicuro di avere palpebre.

Non credevo che la mia forma fosse particolarmente grande, eppure mi sentivo più... vasto. Poi mi accorsi di poter sentire Annabeth. Ero convinto che si stesse facendo la doccia. Poi sentì Jason, Leo, Hazel, Frank, Nico, Will, Connor Stoll, Leo, Drew, Piper, Clarisse, e tutti gli altri. Li percepivo come estensioni del mio essere.

-Mi citeranno in tribunale per violazione della privacy.- sorrisi, imbarazzato.

-Tranquillo, t'insegnerò a... ridimensionarti.- mi disse mio padre e sentì la sua forza fondersi con la mia.

Sentivo anche i sentimenti di tutti i semidei. Avrei avuto molto lavoro da fare al Campo, ma non sarei stato da solo. Il mio pensiero fisso era su Annabeth. Sapevo esattamente cosa volevo fare e mi venne una nausea molto poco divina.

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