Mai un attimo di calma!

PERCY

Il mio primo pensiero, una volta terminata la guerra contro Gea, è stato : Ecco! Adesso qualche mese di tregua prima di un'altra impresa mortale! Pensavo veramente che le Parche potessero concedermi un po' di tempo per riprendermi dalle fatiche dell'ultima folle battaglia contro nemici pressoché invincibili che ci hanno distrutto a livello fisico e mentale. Oh, pardon, ... dell'ultima gloriosa impresa eroica per dimostrare il nostro valore. Almeno, dopo la sconfitta di Crono, mi avevano concesso un po' di riposo. Quindi ero sicuro che dopo aver affrontato entità primigenie come Tartaro e Gea, potessero regalarmi un attimo di respiro prima di rigettarmi in campo. Riuscivo benissimo a immaginarle sedute su sedie a dondolo, che si tenevano la pancia sghignazzando tra loro con bocca stentata - Hahahah ! Che idea stupida!

Ecco perché, dopo solo tre giorni dalla caduta di Gea, mi ritrovavo in jeans e t-shirt del Campo Mezzosangue a desiderare ardentemente pancake blu, seduto al tavolo delle riunioni/ tavolo da pingpong della Casa Grande. Alla mia destra c'era Annabeth che mi scoccava occhiate penetranti, sbuffando di tanto in tanto, come se la esasperassi. Siamo sempre stati molto uniti, ma dopo l'avventura sull'Argo II e nel Tartaro, siamo diventati inseparabili. Mi ero accorto già da parecchio tempo di provare forti sentimenti per lei, forse dalla prima volta che mi ha rivolto la parola, dicendomi che sbavavo nel sonno, ma non ho mai avuto un attimo di tranquillità per parlarle, anche se qualche pensierino su un'uscita senza mostri insieme l'avevo fatto. Insomma, un figlio di Poseidone ed una figlia di Atena... la rivalità tra i nostri genitori non rende le cose facili. Di seguito intorno al tavolo c'era Reyna, con la lunga treccia nera drappeggiata su una spalla della maglietta viola del Campo Giove e il mantello da pretore. Aveva ancora profonde occhiaia scure e le guance incavate per lo sforzo compiuto al fine di condividere il suo coraggio e la sua forza con i due campi durante la battaglia. Affianco a lei c'era Jason. Il figlio di Giove appariva pensieroso mentre si tormentava i corti capelli biondi. Probabilmente si era reso conto di quanto avrebbe dovuto lavorare duramente per rispettare il giuramento di onorare ogni divinità. Ancora più frustrata appariva Rachel, seduta a gambe incrociate davanti a me, mentre disegnava ghirigori sul suo jeans con il pennarello verde. Chirone era accostato al tavolo nella sua forma di centauro ed aveva uno sguardo serio e preoccupato. D'altronde era stato lui a convocarci all'alba di quel 4 Agosto.

-Allora, Chirone? Come mai tutta questa urgenza? - mormorai, sbadigliando.

Negli ultimi giorni ero stato tormentato da incubi, per cui non mi sentivo affatto riposato. Quanto avrei voluto tornare a letto nella mia cabina e dormire una settimana intera... Magari però prima una bella colazione! Stavo morendo di fame!

-So che voi ragazzi siete stanchi. L'impresa che avete compiuto era praticamente impossibile, ma voi ce l'avete fatta. Avete superato secoli di ostilità e avete unificato i due Campi di figli degli Dei. Non è mai successo e non avrei mai pensato di vivere tanto a lungo da vedere questo momento. Eppure, eccoci qui. Io e la mia controparte Lupa siamo davvero fieri ed orgogliosi di essere i vostri mentori. Tuttavia...

-Ecco la batosta!- interruppe Jason a mezza voce, guadagnandosi un'occhiataccia da Reyna.

- ... un altro pericolo incombe sul nostro mondo.-.

- Boom!- feci io, accasciandomi ancora di più sulla sedia. - Cosa succede? Tartaro vuole la nostra pelle perché gli abbiamo fatto fare brutta figura davanti ai suoi figli? Vuole vendicare la mogliettina assassina? Crono si è riformato è vuole distruggere di nuovo l'Olimpo? O questa volta è Urano !? Manca solo lui all'appello ormai!

- Percy!- mi rimproverò Annabeth, dandomi una gomitata al braccio. - Stiamo parlando seriamente! Smettila di invocare quei nomi!-.

- Percy, figliolo, lo so che è ingiusto chiedervi di compiere altre missioni...- tentennò Chirone, pestando gli zoccoli sul lucido pavimento.

- Per di più i miei poteri profetici sono svaniti.- continuò Rechel, mangiucchiandosi le unghie - Non vedo nulla da tempo ormai e Apollo non risponde alle mie invocazioni. Ho provato a contattare anche Era, ma inutilmente.

- Figurati! Quando mai Lei è stata utile! - sbuffò la figlia d'Atena, incrociando le braccia sulla maglietta arancione sbiadita.

- Credo che Apollo stia subendo una punizione da mio padre. Era davvero furioso con lui quando ci trovavamo ad Atene.- le spiegò Jason.

- Se lo preghi, Bacco potrebbe saperti dire come mai non riesci a predire il futuro. Cioè... Dioniso. Non è il vostro direttore di Campo?- chiese Reyna a Rachel, sporgendosi sul tavolo.

- Ecco... non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte.- rispose lei, imbarazzata.

- Quando tutto va male, ecco che Mr. D. sparisce. Tipico di lui! Sarà andato ad una festa o si sarà addormentato nel campo di fragole. - ridacchiai io.

- Ragazzi!- richiamò la nostra attenzione Chirone - Quello che voglio dirvi è proprio questo! Gli Dei, tutti e tredici incluso Ade, sono spariti senza lasciar traccia da ormai tre giorni!

Un silenzio carico di tensione seguì le sue parole. Pensai subito a mio padre, al fatto che non lo avessi neanche sognato in questi ultimi giorni. Dopo la sconfitta dei giganti, prima di essere catapultati da Zeus oltre oceano con un amorevole ceffone per tornare al Campo ad affrontare Gea ( Sebbene Leo avesse chiesto ad Ermes di avvolgerci in carta colorata con un fiocco rosso e spedirci come pacco regalo), Poseidone mi aveva preso da parte e mi aveva assicurato che la resurrezione di Gea era inevitabile, che non era colpa mia, che lo avevo reso orgoglioso nel Tartaro e che aveva piena fiducia nelle mie capacità. Mi aveva detto che ci saremmo sentiti dopo la battaglia, eppure non avevo ricevuto da lui neanche un messaggio. E mio padre ha sempre mantenuto le sue promesse...

-Come fa ad esserne sicuro?- stava chiedendo Reyna a Chirone. - Noi romani non abbiamo contatti frequenti con gli Dei. Può capitare di non vederli anche per anni.

- Gli Dei greci si sono sempre tenuti maggiormente in contatto con noi. Prima che Mr. D. assumesse il comando del Campo, attraverso l'Oracolo. Io stesso posso chiamare sull'Olimpo in situazioni di emergenza. Ebbene, nella Sala dei Troni e nei Templi non c'è alcun Dio. Anche Talia ci ha detto che Artemide è insolitamente scomparsa. Inoltre Persefone mi ha avvertito della sparizione del Divino Ade. I morti iniziano ad agitarsi, Eolo a spazientirsi perché non riceve ordini Meteo. Temo che possa accadere il peggio...

- In cosa consisterebbe il peggio?- domandai, sentendomi attorcigliare lo stomaco.

- Gli Dei minori potrebbero cercare di conquistare maggior potere, prendendo d'assalto la sala del trono.- annunciò grave il centauro.

- Cosa... cosa possiamo fare per impedirlo? Abbiamo bisogno di un piano! Dobbiamo trovare gli Dei dispersi e... e parlamentare con Eolo e gli altri... assicurare che gli Dei torneranno! Potremmo dirgli che sono in vacanza!- balbettò Annabeth, volgendo tutt'intorno lo sguardo.

- No. Credo che la scelta migliore sia coprire l'assenza dei vostri genitori. Dovete spartire tra voi semidei i loro ruoli.

- Non possiamo coprirli!- disse Jason, sconvolto.

- Forse...si...Dovremmo conoscere i loro compiti, disperdere gli eroi e assegnargli ruoli da legati. E nel frattempo organizzare delle squadre di ricerca...- rimuginò Reyna.

Io, Jason e Rachel la guardammo sconvolte, ma Annabeth annuì. Poi mi guardò. I nostri occhi s'incrociarono. Verde e grigio.

-Abbiamo bisogno di un comando centrale.- mormorò lei pensierosa.

- Potreste allestirlo qui, nella Casa Grande. Voi quattro potreste essere il Comando Centrale.- propose Chirone.

- No!- disse Jason.

- Sono d'accordo con Jason! È impossibile che riusciamo a gabbare gli dei minori con una farsa del genere!- gli diedi manforte, ancora sconvolto da quello che Chirone stava proponendo.

- Non volevo dire questo, fratello. - mi sorrise Jason. - Volevo solo dire che c'è bisogno di me sull'Olimpo. Se qualcuno deve interpretare la parte di ambasciatore di Giove o Zeus, preferirei essere io.

- Allora io dovrei andare al palazzo di Poseidone, no? - mugugnai incerto.

C'ero stato solo una volta in tutta la mia vita e non avevo buoni rapporti né con la mia matrigna, né con il mio fratello divino, Tritone. Però non mi sentivo pronto ad amministrare due interi campi di semidei. Quello era un lavoro più per i figli di Atena e di Bellona. Non per me, un figlio del Dio del mare, dello "Scuotitore di terra". Avrei combinato solo un guaio dietro l'altro.

-No, Percy. Tu ci servi qui. Sono sicura che tuo fratello Tritone se la caverà. Magari potremmo mandare Tyson a controllare la situazione.- replicò Annabeth, convinta.

- Sono d'accordo con Annabeth. - disse Reyna. - Tu sei un eroe acclamato per le tue gesta anche nella nostra Legione. Hai recuperato l'Aquila, sei stato pretore, anche se per breve tempo. Devi restare anche per sostenere le nostre truppe. Si sentiranno più al sicuro con te come Comandante. Anche Jason sarebbe andato bene, ma solo lui può essere ambasciatore del Dio dei Cieli.

L'ultima cosa che avrei voluto fare era darle ragione, però... dannazione, ce l'avevano entrambe! Mi ero impegnato a proteggere la Legione accettando il titolo di pretore. Anche se, dopo che Leo aveva bombardato il Foro ed eravamo scappati, probabilmente me l'avevano tolto. Capivo il punto di vista di Reyna. Controvoglia annuì.

-Bene. Voi Annabeth, Reyna, Percy... nostri valorosi eroi, il futuro dell'Olimpo dipende da voi. Chi ha voglia di patatine al formaggio?- sorrise Chirone.

Stranamente non avevo più fame...


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