Lotto contro un mostro leggendario
PERCY
Affidai un messaggio a Connor per avvertire Annabeth che andavo a trovare Tyson, pur sentendomi in colpa nel lasciarle tutto il lavoro del quartier generale, ma anche sollevato. Mostri e combattimenti mortali m'innervosivano meno di leggere fascicoli e assegnare missioni suicide agli altri. Non sopportavo di starmene al sicuro mentre i miei "cugini" rischiavano la vita.
Guidato dagli Ippocampi e incitato da mio padre, nuotai molto al largo, fino a raggiungere un'ampia area sabbiosa con diversi avvallamenti e al centro torreggiava un rettangolare masso nero da cui spuntava un tentacolo rosso gigantesco.
-Cosa..?- mormorai, a bocca aperta.
-Il Kraken! Qualcuno cerca di liberarlo!- mi spiegò con voce grave Poseidone.
-Non era solo un mito?-.
-Anche noi siamo un mito.- mi disse Atena.
Nella piana infuriava la battaglia. Vidi Tritone, in splendente armatura perlacea, lottare contro un piccolo uomo che camminava lateralmente come un granchio, la schiena ingobbita, le braccia sollevate di lato che lanciavano sfere colorate esplosive e aveva un elmo dorato sopra gli unti capelli ispidi e gli occhi uno più alto dell'altro.
-Forco!- urlò mio padre, stringendo il tridente che gli era apparso in una mano.
Conoscevo quel dio, uno dei figli di Gea. Riconobbi anche la sua assistente Kate, dea dei mostri marini. Stava cantando e schivando i dischi dorati che mia sorella Cimopolea le stava lanciando nel tentativo di decapitarla. Individuai Tyson, che con i suoi fratelli si stava occupando dei telchini e di altre creature che non conoscevo. Gli nuotai accanto, sfoderando Vortice ed infilzando mostri uno dopo l'altro. Sarebbe stato più facile senza i consigli di Ares che mi distraeva, ma riuscì a farmi largo nella calca fino ad arrivare a Tyson.
-Fratello!- mi abbracciò lui, stritolandomi.
-Anch'io sono felice di vederti.- sussurrai a denti stretti.
Mi stava schiacciando le costole. Per fortuna mi lasciò andare. Schiena contro schiena, provocai un vortice nelle onde che spazzò via la maggior parte dei nostri assalitori. Combattemmo contro l'esercito avverso. Io usai le onde per destabilizzare i nimici, allontanarli o avvicinarli contro la mazza di Tyson. Stava andando tutto bene finché sentì l'urlo della mia sorella divina.
-Percy! Vai ad aiutarla!- mi ordinò mio padre, con la faccia contratta in una smorfia d'insofferenza perché non poteva aiutarci.
Feci fuori tutti i mostri che mi capitarono a tiro fino a raggiungere Cimopolea. La vidi stesa al suolo, con i capelli che ondeggiavano e scintillavano simili a tentacoli di medusa. Kate continuava a cantare, con occhi spiritati e rossi. Alzò una lunga lancia per abbatterla su mia sorella, ma io la intercettai appena in tempo, deviandola. Il colpo fu così forte da farmi tremare le mani.
-Ehi, Lea. Come va?.-.
-Cosa ci fai qui, fratello? Non ho bisogno del tuo aiuto.-. mi disse lei, rialzandosi.
-Lo so, ma ero stanco di starmene in disparte a giocare con i telchini. Posso partecipare?-.
-Ok.- sorrise lei, affiancandosi a me.
Insieme costringemmo Kate in un angolo.
-Dobbiamo farla tacere.- mi spiegò Lea – Il suo canto ha risvegliato il Kraken. Se quel mostro uscirà dalla sua prigione...-.
Non avevo bisogno di sentirla concludere la frase per capire che non sarebbe stata una bella cosa. Dopo molti tentativi e ferite superficiali, riuscimmo ad atterrare Kate e Cimopolea la decapitò con un colpo del suo disco di metallo. Altri due tentacoli del Kraken fuoriuscirono da sotto il masso.
-Perché continua uscire?- domandai.
-Ormai è quasi sveglio. Dobbiamo raggiungere Tritone!- ansimò lei, asciugandosi l'icore da un taglio sul volto.
Per fortuna fu nostro fratello a raggiungerci, dopo aver sistemato Forco. La battaglia sembrava volgere al termine. Mancava solo l'occuparsi di un terribile mostro leggendario che faceva orrore alle divinità stesse ed era pressoché incontrollabile...
Tutti noi ci radunammo intorno ai tentacoli fluttuanti, cercando di schivare i colpi. Tyson, Cimopolea, Tritone ed io infilzavamo e tagliavamo il mostro in ogni modo, ma nulla sembrava scalfirlo.
-Come si uccide quest'essere?!- urlai, spingendo Tritone di lato prima che fosse schiacciato da una tonnellata di carne di mostro marino.
-C'è un tentacolo dorato.- mi spiegò lui – È più piccolo rispetto agli altri ed è la fonte del suo potere. Se riesco a tagliarlo, il mostro si ritirerà nella sua grotta.-.
Non avrebbe dovuto essere difficile individuarlo... e invece lo fu. Ero stremato e insanguinato quando ebbi la fugace visione di qualcosa che brillava sotto il masso.
-Il tentacolo dorato è ancora là sotto.- mormorai.
Ebbi solo un attimo per prendere la mia decisione, ma rischiai.
-Percy, no!- mi urlò mio padre mentre schivavo un altro attacco e mi inabissavo sotto il buio masso, guidato da quel vago luccichio e dalla luce di Vortice. Un occhio più grande di me e totalmente rosso si aprì nell'oscurità accanto al tentacolo di luce. Vidi gli orrori delle tempeste, di centinaia di anime ingoiate da quella creatura, solide navi colare a picco in fauci enormi e dai denti aguzzi. Provai il terrore più puro e ricordai del periodo passato nel Tartaro. Di tutte le volte che ero stato disperato, sconfitto, tutte le persone che avevo perso, tutto il dolore che avevo mai patito. Che senso ha lottare? Non è più facile lasciar perdere tutto? Dimenticare. Dimenticare le responsabilità, il dolore, la paura, la fatica. Lasciare andare tutto e consegnarsi all'oblio? Non pensare più a nulla. Non pensare. Chiudere gl'occhi e lasciarsi divorare per non soffrire più per niente, per nessuno. Per Annabeth. Annabeth! Mi riscossi.
-Agh!- urlai, buttando fuori tutta la mia frustrazione e tagliando finalmente il tentacolo dorato, sottile come un capello.
Un urlo di indescrivibile potenza risuonò tutto intorno a me. La flebile luce che proveniva dal masso alzato iniziava a svanire. Nuotai, nuotai più veloce che potevo, pensando solo alla mia Annabeth. È da lei che stavo correndo. Riuscì ad emergere da quel buco per un pelo, mentre il maso si riposava sul terreno lasciando fuoriuscire delle bolle. Intorno a me si accalcarono i miei fratelli.
-Fratello, ci sei riuscito!- mi abbracciò Tayson con le lacrime agli occhi.
Anche Lea sorrideva, seppure in modo un po' strano.
-Non c'era bisogno del tuo intervento! Avevo tutto sotto controllo.- sbuffò Tritone.
-Lo so.- sospirai.
In contemporanea stavo ascoltando anche le prediche degli Dei.
-Non avresti dovuto farlo! Sei un'irresponsabile!- mi urlava contro Poseidone, seppur non sembrando arrabbiato.
-Hai stoffa ragazzo. Devo ammetterlo.- annuiva Ares.
-No. è solo stupido. Gettarsi nella tana del Kraken senza un piano!- mi rimproverava Atena.
-Si. Uno stupido fortunato però.- mi fece l'occhiolino Ermes.
-Quel Kraken ha nello stomaco molte anime che sarebbero destinate a me. Questa è una vera seccatura.- si lamentava Ade.
-Credo che adesso sia meglio che vada.- sospirai.
Tyson mi stritolò in un altro abbraccio e Lea mi diede un bacio su una guancia.
-Ehi!- mi bloccò Tritone, trattenendomi per un braccio. – Hai combattuto bene.-.
-Grazie.- sorrisi.
Per il ritorno mi feci trasportare dagli ippocampi dato che ero stanco morto. Emersi nella baia del Campo Mezzosangue. Era notte, probabilmente molto tardi. Sapevo che Annabeth me l'avrebbe fatta pagare per essere partito senza di lei, quindi me la presi con comoda nel tornare alla Casa Grande.
-Sanguini ancora. Sporcherai il mio bel salotto.- mi fece notare il Signor D.
In effetti il sangue mi usciva copioso da un taglio all'interno del braccio. C'era qualcosa che non andava... Il mio sangue stava... brillando?!
Gli dei mi si affollarono intorno e Apollo mi prese per il polso, accostando gl'occhi al mio braccio.
-Questo... sembra... icore...- sussurrò.
Un brivido mi attraversò la spina dorsale.
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