Il triangolo no, non l'avevo considerato!
LEO
Dopo aver slegato Nico, rimanemmo stretti sulla brandina del Bunker Nove per tutta la notte. Parlammo delle nostre famiglie, delle nostre vite prima da umani, poi da semidei, di quello che sarebbe successo a Percy, di Annabeth e della speranza che il figlio di Poseidone non l'abbandonasse, di Hazel che credeva di essere incinta e si preoccupava di dare alla luce un bambino metà orso, di Jason e Piper che sembravano già una coppia di vecchi sposini, di Reyna che non aveva ancora nessuno accanto a se. Alternammo stati di dormiveglia a racconti, pensieri, storie, paure, fino al mattino inoltrato, accarezzandoci e baciandoci castamente a vicenda. Io in mezzo, i miei amati ai lati. Con mio sollievo, Nico si lasciava toccare anche da Will. Forse il figlio di Ade era colui che aveva maggiormente bisogno di affetto. Ero sicuro che tutti e tre avremmo fatto impazzire qualsiasi psicologo! Nico sembrava stare bene nella penombra del Bunker, ma conoscevo Will e sapevo che aveva bisogno di una boccata d'aria fresca e di un po' di sole. La nostra convivenza sarebbe stata molto complicata, d'altronde Will e Nico erano Luce ed Ombra, gli opposti. Infine decidemmo di tornare al Campo, dato che Will aveva il turno in infermeria ed io dovevo lavorare nella fucina. Diedi a Nico lo stesso pass di Will, dopo avergli fatto giurare sullo Stige che non sarebbe tornato negli Inferi per il momento. Non protestò, come invece mi ero aspettato. Forse anche lui stava iniziando a provare quella calda e rassicurante sensazione di appartenere a qualcuno, di avere qualcuno con cui essere se stessi senza paure, qualcuno da cui voler tornare. Era questo a farmi comprendere quanto amassi quei due ragazzi. Loro mi rendevano completo, forte, protetto e protettivo nei loro confronti. Io che non avevo mai avuto nulla dall'età di sette anni, ora avevo così tanto... chi mai se lo sarebbe aspettato. Avrei voluto viaggiare nel tempo per dire al me stesso di dieci anni fa: " tranquillo, le cose si aggiusteranno. Inizia a fare palestra così metterai su più muscoli e non assaggiare le patatine al formaggio, altrimenti diventeranno la tua droga". Ero pronto a qualsiasi sfida o compromesso pur di mantenere rapporti con entrambi.
Fischiettai allegramente tutto il giorno, mentre riparavo le spade spezzate dai figli di Ares. A quanto potevo dedurre dal fatto che le lame erano rosa confetto con Hallo Kitty o recavano scritte come Sono un grosso babbeo supponevo che il conflitto Ares – Ermes non era ancora stato del tutto sedato. Per fortuna tutti i semidei erano rientrati al Campo senza morti o feriti gravi. Non avrei mai pensato che Percy, Annabeth e Reyna sarebbero riusciti ad organizzare delle squadre equilibrate, invece ce l'avevano fatta eccome! L'umore al campo era generalmente migliorato e già si vociferava di un ritorno dei romani al Campo Giove. Verso l'ora di pranzo, quando il mio stomaco sembrava volere auto digerirsi dato che avevo saltato la colazione, sentì fuori dall'officina voci molto familiari. Con un sorriso, sgattaiolai fuori sentendo il battibecco che era probabilmente cominciato da tempo, tra Will e Nico.
-Dovresti scusarti con lui. Dovevi tenerlo al sicuro.- disse il figlio di Apollo.
-Se lui non fosse andato a curiosare in giro, non sarebbe successo nulla.- sbuffò infastidito il figlio di Ade.
-Si, Dave è una testa calda...-.
-Come tutti voi figli di Apollo.-.
-... però potevi anche andare a recuperarlo un paio d'ore prima!-.
-Sai quante urla si sentono negli Inferi? Credevo fosse un'anima dei Campi della Pena. Comunque... anche se volessi chiedergli scusa, non riuscirei ad avvicinarmi. Il ragazzo è terrorizzato da me e dal buio in generale. Dovrei urlare le mie scuse da tre metri di distanza con un megafono?!-.
-Potrei intercedere per te. Credo che Dave abbia paura di te perché gli hai dato di dimostrazione di cosa succede quando la pelle entra in contatto con l'olio bollente.-.
-Se non aveva lo stomaco per guardare, poteva girare la testa, anziché vomitare su tutto il tappeto. Il bagno d'olio bollente era una delle tecniche principali di tortura del Medioevo, ma tinozze del liquido venivano utilizzate anche per difesa. Le posizionavano sopra le mura difensive della città e le svuotavano addosso i nemici.-.
-Non mi andava poi tanto di saperlo... ora ho l'immagine di un uomo coperto di vesciche davanti alla faccia. Che schifo!-.
-Sei un medico, Solace. Non puoi dire " che schifo".-.
-Sai, dovresti evitare di cercare di terrorizzare quanti ti circondano. Dovresti anche toglierti quel cipiglio ombroso dalla faccia. Sembri sempre arrabbiato.-.
-Io sono sempre arrabbiato. Specie quando ho a che fare con gente come te, sempre sorridente e rilassata.-.
-Invece dovresti rilassarti anche tu e prendere un po' di Sole. Quelle rughe sulla fronte ti rimarranno a vita.-.
-Will, taci!- si spazientì Nico.
Meglio interromperli prima che quei due iniziassero a strangolarsi a vicenda.
-Ehi, voi due. Stiamo lavorando qui, disturbate tutta l'officina.- ridacchiai, correndo loro incontro.
Will indossava il camice da medico sopra una maglia arancione del Campo, jeans al ginocchio e infradito azzurre. I suoi capelli brillavano al sole e gli occhi azzurri scintillavano d'allegria. Nico portava una semplice maglietta a mezze maniche nera, stranamente senza teschi e jeans lunghi e scarpe nere. I suoi capelli d'ebano e i suoi occhi profondi sembravano assorbire la luce e il suo colorito latteo contrastava con l'abbronzatura perfetta di Will e il mio colore un po' più scuro.
-Cosa ci fate qui?- domandai loro, pulendomi le mani sporche di fuliggine con uno straccio.
-Abbiamo pensato di portarti il pranzo.- mi sorrise Will, dandomi una bacio sulle labbra.
Sapeva di fragole e miele. Inebriante, dolce e delicato. Mi porse un cestino da picnic dall'aria pesante.
-Grazie.-.
-Lui ha pensato di portarti il pranzo – chiarì Nico – Io stavo dormendo quando è venuto a svegliarmi.-.
-Volevo solo assicurarmi che Hazel non ti avesse strozzato. Ieri era davvero in collera con te.- si strinse nelle spalle Will.
-Si, in effetti un pugno me l'ha dato.- sogghignò Nico – Comunque avrei preferito dormire tutto il giorno.-.
-I muscoli si atrofizzano se non fai esercizio. Te l'ho già spiegato. Inoltre ho scommesso con me stesso che ti avrei fatto diventare più solare.-.
-Quale modo migliore per farlo se non stare al Sole?!- intervenni io, ridacchiando.
-Era una battuta?- chiese Nico a Will.
-Non ne sono sicuro, ma ha ragione.- rise Will.
- Nico, per me non devi cambiare, ma se lo dice il Dottore...- gli feci l'occhiolino.
A quelle parole, Nico arrossì e sbuffò, tormentandosi con i denti il labbro inferiore. Non riuscì a trattenermi e sfiorai le sue labbra con le mie. Era più freddo di Will e il suo odore sembrava menta, più deciso, più forte, ma ugualmente inebriante per me. Nico parve stupito, poi imbarazzato. Will lo rassicurò mettendogli un braccio sopra le spalle e il figlio di Ade non si scansò. Il mio cuore cantava nel vederli così uniti. Il mio Will avrebbe fatto sciogliere perfino il ghiacciaio più freddo con quel sorriso abbagliante. Sentendo il mio stomaco brontolare, aprì il cestino trovandoci dentro acqua e diversi panini. Ne aprì uno per vedere cosa contenesse.
-Insalata?! Dimmi che non l'hai messa in tutti i panini.- inorridì.
-No, in alcuni c'è la bieta, in altri la rucola e in altri ancora la lattuga.-.
-Will!?-.
-Che c'è? La verdura fa bene.-.
-Non mi hai portato neanche una busta di patatine al formaggio.- sospirai, sconsolato.
-Te l'ho portata io.- arrossì Nico, porgendomi una busta di carta con dentro due sacchetti di patatine. – Ricordavo che ne parlavi sempre a bordo dell'Argo II.-.
-Nico, non viziarlo.- lo rimproverò Will.
Contento presi le patatine prima che il figlio di Apollo me le confiscasse. Will borbottò qualcos'altro sulle barbabietole, ma poi rinunciò.
-Stacco alle 18 dall'infermeria. Vuoi venire con me e Nico da Annabeth?-.
-Quando ti ho detto che sarei venuto, scusa?!- sbuffò Nico.
-Tanto non hai nulla da fare!-.
-Si, invece.-.
-Ah, si? Cosa?-.
-Dormire! – mugugnò lui – Ho giorni e giorni di sonno arretrato.-.
-Vai pure a dormire fino a quell'ora.- concesse Will – ti vengo a bussare più tardi.-.
-Non ti aprirò e non mi vestirò!- esclamò il figlio di Ade.
-Leo scassinerà la porta e per me puoi venire anche in mutande.- ridacchiò Will.
Si chinò a posargli un bacio sulle labbra, mi fece l'occhiolino e corse verso l'infermeria. Amavo davvero quel ragazzo!
-Lui è sempre così...- sbuffò il figlio di Ade.
-Rompiscatole? Espansivo? Solare? Si, sempre. Lo amo per questo. A te non piace?-.
-Non l'ho mica detto.- borbottò lui, distogliendo lo sguardo da me. – Will è Will.-.
-Parole molto profonde, Death Boy.- ridacchiai, scompigliandogli i capelli.
-Non chiamarmi così, Valdez!-.
Risi di gusto e tornai al lavoro col cuore gonfio di gioia.
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