L'eternità è un battito di ciglia
Erano sul divano, la testa di Alec poggiata sul grembo di Magnus, le mani di questo che scorrevano senza fretta tra i suoi capelli.
Ad un tratto, l'espressione dello stregone si incupì, e Alec non poté fare a meno di notarlo. "Che succede, Mag?"
"Non è niente, non è niente"
"Seh, come no. Dimmi, sai che puoi dirmi tutto, magari posso aiutarti"
Magnus sospirò. "No, non puoi, nessuno può. È solo che... è dura"
Alec si tirò su di scatto. "Cosa è dura?"
"Tutto. È dura, averti qui accanto a me, l'unica cosa di cui ho bisogno, e sapere che troppo presto te ne andrai, e io resterò solo. È dura sapere che tu invecchierai e io resterò sempre così, per quanto voglia invecchiare insieme a te. È dura, sapere che un giorno potrei dimenticare il tuo volto, e che di tutto quello che siamo resterà solo qualche ricordo sbiadito. È dura, ecco tutto".
Alec lo guardò negli occhi. "Hai perfettamente ragione, è dura. È dura sapere che mentre gli anni mi renderanno rugoso e cadente, tu sarai sempre perfetto, che magari non mi considererai più bello, che magari ti stuferai di me. È dura sapere che quando me ne andrò tu continuerai a vivere, ti rifarai una vita, troverai qualcun altro che ti scaldi il letto, e io non avrò lasciato niente se non qualche 'ricordo sbiadito', come dici tu, che la nostra storia sarà tutta la mia vita ma solo una piccolissima parte della tua. È dura, ma cerco di non starci troppo a pensare"
Magnus si portò di scatto le mani alla bocca. "Per Lilith, scusami tantissimo, Alexander! Per te deve essere ancora più brutto, mi dispiace aver pensato solo a me e al mio futuro!"
Alec sorrise, ma era un sorriso triste.
"Non scusarti di niente, anche tu sarai sconvolto, ed è bello sapere che ti importa di me a tal punto"
"Certo che mi importa di te, sei la persona più fantasticamente perfetta che io conosca, e nessuno potrà mai sostituirti!"
"Ti amo, Magnus"
"Ti amo anch'io, fiorellino".
*
Alec era a torso nudo di fronte allo specchio, le mani strette sul bordi del lavandino sul quale era curvo, i capelli ancora umidi che gocciolavano sulla sua schiena, i cui muscoli erano tesi al massimo.
"Cosa è successo, Alexander?!?"
Un Magnus preoccupatissimo fa il suo ingresso nel bagno, indossando una vestaglia glitterosa, i capelli stranamente in disordine, fissando l'uomo con evidente apprensione.
"Alec? Dimmi cos'è che non va, Alec"
Si avvicinò a lui, accarezzandogli con cautela le spalle contratte.
Alec alzò la testa, e Magnus fu certo di intravedere l'ombra di una lacrima scendere lungo la sua guancia alla velocità della luce. Gli occhi erano gonfi e stravolti, il volto era mortalmente pallido.
"Alexander..."
"Guarda, Magnus" disse, per poi passarsi la mano tra i capelli scuri e scombinati. "Guarda cos'ho trovato oggi mentre facevo la doccia"
"Quello... quello è..."
"Esattamente. Un capello bianco"
"Ma... perché...?"
"Un capello bianco, Magnus, è come un limite che, dopo che lo hai oltrepassato, non puoi più tornare indietro. Continueranno ad aumentare, e non smetteranno più"
"Non c'è problema, puoi sempre tingerli. Posso farlo io con la magia, o puoi andare in qualche negozio mondano..."
"Non è questo il problema! Il problema è che è appena iniziata la discesa. Non troppo tardi arriveranno i dolori, le rughe, e infine la morte. È questo, capisci? L'inizio della fine"
Lo sguardo di Magnus si indurì.
"Non pensarci neanche a morire, chiaro? Hai ancora un sacco di tempo davanti, non sei nemmeno a metà della tua esistenza!"
"Ma Magnus, non capisci che... sarà sempre peggio?"
"Lo so, ma è così, punto. Non c'è niente che possiamo fare, se non goderci appieno il tempo che ci rimane. Io voglio sfruttare ogni singolo secondo passato con te, fiorellino"
E Alec lo baciò.
*
"Ma come, non ti sei ancora vestito?"
Magnus faceva bene ad essere seccato: lui e il marito quella sera sarebbero dovuti andare a cena fuori per il loro anniversario, ma Alec era stravaccato sul divano con indosso il solito maglione bucato.
"Non possiamo uscire"
"No? E perché?"
"Perché tu hai l'aspetto di un ragazzino, io sono un uomo decisamente adulto con più capelli bianchi che neri, la gente non farebbe altro che fissarci, e a me dà fastidio. Già ci guardano male perché siamo due uomini, ma ora le occhiate triplicherebbero"
Magnus sospirò.
"E da quando ci facciamo condizionare dagli altri?"
"Da quando gli altri non fanno altro che farmi notare cose che preferirei dimenticare"
Magnus si sedette sul divano accanto all'uomo, poggiando una mano sulla sua.
"Non permetterò a nessuno di rovinare la nostra serata speciale, ti prometto che incenerirò chiunque guardi anche solo per sbaglio dalla nostra parte. E poi, a dirla tutta, i capelli bianchi ti stanno d'incanto, fanno risaltare in maniera incredibile i tuoi occhioni blu"
Alec sorrise.
"Non so cosa mettermi"
"Tranquillo, ci penso io"
*
"Sei fantastico, lo sai?"
"Certo, non c'è dubbio, sono sempre il migliore!"
Alec rise, e Magnus non poté fare a meno di notare le rughe che la smorfia gli provocava.
"E tu sei bellissimo, lo sai? Sei l'unica persona al mondo alla quale le rughe stanno divinamente"
"E i tuoi occhi sono più belli di quelli di qualsiasi gatto io abbia mai incontrato"
La mano di Alec che accarezzava lo zigomo di Magnus era ruvida ma al tempo stesso morbida. Quando lo strinse a sé gli sembrò fragile al punto che avrebbe potuto schiacciarlo se avesse aumentato la stretta, ma era sempre il suo Alec, forte come una roccia e delicato come un bocciolo.
"Sei meraviglioso, fiorellino. E sei mio, tutto mio, e di nessun altro"
"Sono tuo" confermò lui "e tu sei il mio irritante, dolce e assolutamente imprevedibile marito"
"Amo come suona questa frase, sai. 'Mio marito'. Specialmente se pronunciata dalle labbra che desidero più di ogni altra cosa"
"E io amo te"
"Anch'io, Alexander, anch'io".
*
"Alec? Alec? Alec! Alec, ti prego, svegliati!" Magnus scosse il corpo, ma esso non dava segni di vita.
"Alec". Quella mattina, quando si era svegliato, Alec era lì, e per lui il risveglio non sarebbe mai arrivato.
"Alexander! Alexander, ti prego, non mi lasciare! Io ho ancora bisogno di te, ho bisogno di baciarti, di sentire la tua voce quando mi chiami, delle tue mani che mi accarezzano, del tuo sorriso che mi rassicura, dei tuoi occhi che mi sciolgono. Ho bisogno di dirti 'ti amo' un'ultima volta, mi servono solo cinque minuti. Cinque minuti, vi prego, solo cinque!"
Piangeva, Magnus, ma le sue lacrime non avrebbero potuto portarlo indietro come nelle favole. Nulla gli avrebbe restituito l'uomo che amava. Per quanto implorasse, gli occhi che tanto amava non si sarebbero mai più riaperti.
Alec era morto. E lui era solo.
*
Magnus distolse lo sguardo. Non poteva restare oltre a fissare il corpo dell'uomo che tanto amava, il corpo che conosceva a memoria, bruciare lentamente. Non riusciva proprio a capire quest'usanza Shadowhunters, distruggere tutto ciò che restava dei defunti non era un po' come ucciderli di nuovo?
Non riusciva a guardare, proprio non ce la faceva. Le lacrime gli colavano lungo il viso senza sosta, per la prima volta dopo anni, secoli, non era truccato, ma non gli importava di come appariva agli altri.
L'unica persona di cui teneva in grande considerazione le opinioni non c'era più.
*
Non ce l'aveva fatta.
Si era imposto di farsi coraggio per lui, ma non ce l'aveva fatta. Era scappato dal funerale, rifugiandosi dietro un albero a metri e metri di distanza dalla pira funebre. Semplicemente, non avrebbe retto ancora a lungo.
Rumore di passi, poi una testa spuntò nel suo campo visivo.
"Che vuoi?"
Era quel Simba, Steve, o come accidenti si chiamava. Del 'team originario', era ormai l'unico superstite. Pensarci fece ancora più male a Magnus. Aveva perso tante di quelle persone a cui teneva, ma ciò non rendeva quelle morti meno facili da accettare.
Sheldon non disse niente, si limitò a sedersi accanto a lui.
"Perché sei qui?"
"Perché so come ti senti"
"Ah si?? E sentiamo, mister SonoRiuscitoAPerdereL'ImmortalitàSenzaMorireDiMorteAtroce, come dovrei sentirmi?"
"Lui ti manca. È normale" rispose, senza rispondere alla provocazione. "Ho perso Isabelle cinque anni fa, so perfettamente cosa si prova. Perciò, se invece di aggredirmi ti lasciassi aiutare, potrei dirti come sono riuscito ad accettare la cosa"
"Scusa"
"Fa niente, amico, ti capisco, ripeto"
Silenzio.
"Come sei riuscito a superarla?"
"Non si supera mai, il senso della perdita resta sempre, è impossibile liberarsene. E, sinceramente, neanche lo vorrei. Voglio ricordarmi di lei, di noi. Ecco come sono riuscito ad andare avanti"
"Come?"
Sherman porse lui una semplice agenda blu e una comunissima penna. "Cioè?"
"Scrivi"
"Cosa?"
"Tutto quello che ti ricordi di Alec, tutto, nei minimi particolari. Caratteristiche, abitudini, momenti speciali e non. Qualsiasi cosa, anche le più banali. Aggiungi delle vostre foto, prova a disegnarlo. Una volta che avrai messo nero su bianco i tuoi ricordi, ti sentirai meglio. I tuoi ricordi saranno lì, al sicuro, pronti per essere riletti ogni volta che vorrai, così avrai la certezza che non te ne dimenticherai mai"
"Grazie, Sa...Simon"
"Figurati"
*
E Magnus scrisse.
Scrisse ogni singolo dettaglio, scrisse per giorni, per mesi. Anche Simon se n'era andato, ormai, ma restavano sempre i figli, i nipoti dei suoi amici di un tempo. Maxwell Herondale veniva a trovarlo almeno una volta alla settimana, portando con sé la moglie e i figli. Erano ancora la sua famiglia, nonostante tutto. Loro c'erano sempre per lui.
Magnus non era poi così solo.
*
"Zio, ti prego, aiuto, abbiamo bisogno di te!"
Il tempo di aprire un portale, e Magnus era già dai nipotini di Isabelle. Avevano sette e quattro anni, ed entrambi avevano ereditato gli stessi occhi blu di Alec.
Quando aveva ricevuto la telefonata allarmante del maggiore, ancora non era sorto il sole. Era orario dei demoni.
I piccoli erano nel giardino dell'Istituto, ma i genitori a quanto pare non erano in casa, usciti presto per una battuta di caccia improvvisa.
E ora loro si ritrovavano circondati dai demoni.
Magnus creò una barriera magica, una sorta di cupola azzurra contro la quale i demoni si scontravano senza riuscire a passare.
"Andate, il portale è ancora aperto!"
Ogni secondo che passava era una sofferenza, ogni demone che sbatteva contro la barriera era come un pugno allo stomaco.
"E tu, zio? Devi venire anche tu!"
"Intanto andate voi, io arriverò dopo"
"Ho paura, zio!"
"Andate, presto! Non so fino a quanto riuscirò a resistere!"
"Ma zio, ti aggrediranno!"
"Me la caverò. Voi muovetevi"
"Morirai!"
"Andate, vi prego, o moriremo tutti e tre"
Il piccolo era in lacrime, mentre il maggiore si tratteneva a stento.
"Ti vogliamo bene, zio"
"Anche io, piccoli. E ora andate, presto!"
I bambini si infilarono nel portale, che si distrusse.
Magnus non ce la faceva più, era esausto.
La barriera crollò.
I demoni lo sommersero.
Dolore. Dolore.
E poi più niente.
*
"Magnus? Ehi, Magnus! Non avrei mai creduto di vederti qui!"
Magnus aprì gli occhi.
Mise a fuoco un volto, chino su di lui.
"Alec?"
"Indovinato"
"Alec!" Magnus si mise a sedere, abbracciando il marito di slancio. Era proprio come al solito: giovane, dai capelli neri scombinati e gli occhi blu che brillavano.
"Si, Mag, sono io! Quanto mi sei mancato, amore mio! Ti amo, ti amo!"
Magnus lo baciò, zittendolo.
"Anche io ti amo, Alexander"
Si sedettero vicini, abbracciati.
"Sei un eroe, Magnus. Il mio bellissimo e coraggioso eroe"
"Quindi sono morto sul serio?"
"Si!" esclamò l'altro, radioso, per poi correggersi. "Cioè, ovviamente mi dispiace, ma ora siamo qui, siamo di nuovo io e te!"
"Alec, Alec, Alec, quanto mi sei mancato, non c'è stato un giorno in cui non pensavo a te!"
Alec sorrise.
"Lo so"
"Come, lo sai?"
"Lo so perché c'ero. Ero lì con te"
"Aspetta, tu... cosa?"
"Ero con te" rispose semplicemente Alec. "Sempre"
"E ora sono qui"
"E ora sei qui"
Si guardarono negli occhi, poi Magnus prese la parola.
"Non avrei mai pensato di dirlo, ma sono felice di essere morto"
"Non avrei mai pensato di dirlo, ma sono felice che siamo entrambi morti"
Scoppiarono a ridere in sincronia.
"Siamo pazzi?"
"Si, può darsi"
"Mi sei mancato"
"Ma ora sono qui, per sempre"
"Davvero?"
"Si, Alexander, davvero".
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