CAPITOLO 10




Era una stanza asettica, bianca, senza nessun tipo di arredamento, c'era solo un tavolo su cui era proiettata l'ombra di una finestra con un'inferriata, sistemata in alto.

La porta, pesante e di ferro, si aprì ed entrarono due persone, un uomo e una donna di età compresa tra i cinquanta e sessanta, con un camice bianco e con dei documenti in mano.

<<Buongiorno Sig. Dwane o preferisce essere chiamato dottore?>> disse la donna con un voce soave e un sorriso rassicurante.

Dwane aveva lo sguardo perso nel vuoto, aveva segni di saliva agli angoli della bocca, non rispondeva.

I dottori si sedettero di fronte al paziente. <<Beh credo che preferirebbe essere chiamato semplicemente Archibald>> disse il dottore mentre apriva il fascicolo.
<<Non credo...>> disse a bassa voce verso la dottoressa, << che parlerà, abbiamo aumentato le dosi, lo tengono calmo, ecco perché vi ho detto di avvisarmi qualche giorno prima, oggi non otterremmo niente.>>.

<< Dott. Stwich, non è dipeso da me, ma il commissario Bright vuole concludere le indagini subito.>>

Al nome di Bright, gli occhi del giovane Dwane reagirono.

<<Dov'è il commissario?>> disse il dott. Stwich.

La porta si aprì nuovamente ed entro il commissario Bright, che zoppicava. Alla vista del commissario, Dwane iniziò ad agitarsi, il fiato diventava pesante.

<<Buongiorno, scusate per il ritardo>>.

<<Prego, non abbiamo ancora iniziato>> disse la dottoressa. Il commissario si sedette accanto al dott. Stwich.

Dwane iniziò ad agitarsi e cercò di liberarsi dalla camicia di forza che lo legava alla sedia.

<<E' lui, è lui, è lì dentro, il taglio, guardate il taglio, il taglio.>> diceva senza fermarsi.

<<Noto che continua a ripetere le solite cose...>> disse il commissario, con un tono di voce superficiale, ai due dottori <<...la teoria di un mostro che entra nei corpi umani non è cambiata>> continuò. <<Eh va bene, controlliamo il taglio>> disse beffardamente, il commissario alzò il capo e...non c'era nessun taglio sotto il mento. <<Contento, ora?>>.

<<Ci sta mentendo, io ti ho visto, io ero lì, tu non sei umano>> iniziò a gridare il povero Dwane si dimenava come un forsennato, tanto che furono chiamati degli infermieri con la dose di tranquillante e prima che il medicinale facesse effetto, il giovane professore capì che l'Essere si era evoluto, parlava ora e vide in una frazione di secondi gli occhi, del commissario, che si trasformarono in rosso.

<<Guardate i suoi occhi..>> disse disperatamente Archibald Dwane.

<<Sarebbe meglio, commissario, continuare un altro giorno>> disse il dottor Stwich.

Lasciarono tutti la stanza, il commissario s'incamminò verso la sua auto, entrò, si guardò intorno, aggiustò lo specchietto retrovisore, e con la mano si tolse la crema che nascondeva il taglio, sorrise.

Ormai il calmante era in circolo e lui si addormentò, inerme difronte alla verità che nessuno crederà e accettò il suo beffardo destino, in una piccola cella di un manicomio dove era accusato dell'omicidio del dottor Ferham, distruzione del cadavere e tentato omicidio del commissario Bright. L'Essere.

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