-Capitolo 27-
Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale
Buon sabato...
Vero e unico creatore di bene è l'affetto, l'affetto naturale che scorre quieto ma inesauribile, a portare i freschi ruscelli della vita; mentre la passione o è fiamma che dissecca o è un tormentaccio rovinoso, che assorda, trascina, devasta.
(Emilio De Marchi)
LEXY
Dopo aver fatto ammissione di fidarmi di lui completamente, J, concludemmo la seduta, prima di licenziarmi mi diede appuntamento per il giorno dopo nei sotterranei della struttura.
Tra qualche minuto dovrò raggiungerlo lì, sono agitata, preoccupata per quello che succederà. Non mi ha infatti spiegato nei dettagli come voglia liberarmi dal dolore, seppur non sia stata totalmente sincera con lui. Benché io sia stata sconvolta dalla reazione di Tom io non aspettavo altro che un contatto fisico.
Avevo notato basi solide sulle quali lavorare, dopotutto un caso clinico come lui non è difficile da trattare, sognavo, agognavo il momento in cui sarebbe stato alla mia mercè come del resto è Cory.
Quello stupido ragazzino mi segue ovunque scodinzolante, asservito e malleabile ma pur sempre necessario al mio scopo: aumentare la mia necessità di essere ammirata, ambita.
Tom, mi ha sorpreso per questo perché se da una parte mi ha sorpreso per il suo disprezzo dall'altra scorgevo dai suoi occhi l'apprezzamento. Se da un lato mi ha destabilizzato e non poco, quello che mi ha fatto, dall'altro, malgrado la violenza e l'irruenza, sentivo fin sotto pelle il tatto reverenziale. Purtroppo per lui, io sono convinta che la debba pagare presto o tardi, non posso sopportare un affronto del genere.
Tutte queste condisiderazioni che vorticosamente frullano nella mia testa, mi distraggono da quello che di lì a poco succederà; non mi accorgo di essere dinanzi la porta di un sotterraneo umido che sa di stantio e segreti.
Non mi accorgo che, mentre cingo la maniglia, paradossalmente mi sto aprendo a qualcosa di sconosciuto; con l'agitazione a fluire nel mio corpo come scarica elettrica ad alto voltaggio; con il sangue a scorrere impetuoso come un fiume nei pressi di un rilievo in disgelo, con il cuore che rulla come una grancassa; io mi sento impaziente di varcare la soglia.
J, da sempre ha mostrato un debole nei miei riguardi, l'ho capito immediatamente la prima volta del nostro incontro, gli occhi a perdersi in ogni mio dettaglio e l'aria trasognante quando parlavo durante le sedute psicoterapiche. Mi ha spiazzato il suo invito ma, anche se inizialmente titubante, ne ho colto un'occasione per tirare l'acqua al mio mulino.
Una voce morbida, carezzevole mi accoglie: «Ciao, Exyl, sei qui finalmente!» non riesco a capire dove sia, la luce fioca crea un cono di luce al centro della stanza illuminando esclusivamente un lettino posto proprio sotto essa, l'oscurità intorno non aiuta a scorgere dettagli più rilevanti.
Nonostante tutto io muovo qualche passo nella direzione dalla quale percepisco essere partita la sua voce e appena mi trovo in prossimità della fonte luminosa, a un passo tra luce e tenebre, J sentenzia perentorio: «Ferma, Exyl, prima di cominciare devo dettare delle regole necessarie per il nostro rapporto. Va bene?»
«Di che regole si tratta? J mi stai mettendo paura!» asserisco ansiosa, va bene la fiducia ma è pur sempre un luogo tetro, lui non accenna a palesarsi e la voce, profonda e la perentorietà del tono, iniziano inquietarmi.
«La sento la paura, Exyl, è come il pizzico sulle corde di una chitarra, ti dico non averne, stiamo per intraprendere un viaggio del piacere: il mio dominando; il tuo lasciandoti andare » sentenzia con un cambio di inflessione nella voce che mi calma immediatamente.
«Scusami, J, ma non so nulla... cosa stiamo facendo? E... E cosa stai per farmi!» il respiro irregolare frastaglia le mie frasi, il pensiero dell'ignoto mi affascina e respinge, porto una mano al cuore nel tentativo di ammansire ciò che prepotente vuole dirmi: fuggi via, ma le gambe sono ancorate, cementificate benché le mie sinapsi comandino loro di muoversi.
D'un tratto avverto il soffio caldo lambire la base del mio collo, per la sorpresa sussulto ma rimago ugualmente immobile e con un ansito l'unica parola che fuoriesce dalle mie labbra è: «J».
Lui sorride di rimando a quella consonante implorante, poggia la punta del naso sulla mia nuca, lasciata scoperta per mezzo di una coda, e inizia ad ispirarne a pieni polmoni l'essenza, sale e scende in un moto estenuante, i miei sensi sono ebbri di quel movimento, il suo soffio diventa intenso e pesante mandando impulsi stimolanti al mio ventre.
Mi ritrovo ben presto a sospirare di pura estasi e anche la mia posizione di immobilità comincia a deficere, gli occhi si chiudono per la potenza delle sensazioni che pervadono il corpo; sposto il peso da un piede all'altro e a quel movimento J si blocca all'istante e asserisce categorico: «Non muoverti» -scandendo ogni sillaba- «Per rendere possibile ciò, ti legherò. Exyl, togli la maglia e porta le braccia dietro la schiena».
Eseguo l'ordine nell'immediato, appena tolgo la maglia, la pelle a contatto con la temperatura esterna comincia a aggricciarsi. J, senza allontanarsi da me, congiunge i polsi legandoli con, quello che i recettori del mio cervello pensano essere, un filo plastificato. Ultimata la procedura tenendo le sue mani ancora salde -da conferma ai miei sospetti portando le labbra al mio orecchio- sussurra: «Cavo elettrico».
Questo dettaglio, anziché terrorizzare, mi rende improvvisamente euforica al punto da portarmi a serrare i denti intorno al labbro inferiore.
Egli si porta dinanzi a me, facendomi scorgere il suo busto nudo: il petto contornato da una lieve peluria; il ventre glabro dal quale svettano gli addominali come piccole montagne; la zona al limitare della cintola abbracciata da una V definita.
Mi guarda con aria soddisfatta, si porta a rimirarmi come si fa per un'opera d'arte e soggiunge: «Sai, Exyl, dal nostro primo incontro ho sempre fantasticato su questo momento. Ho sempre sognato di vederti così, immobile e abbandonata al mio volere. Adesso però, passerò nel dettaglio a spiegarti le regole base...».
"Regole?" mi interrogo, e provo lo strano impulso di girare le suole e andarmene via ma, ciò nonostante, rimango dove sono perché i suoi occhi cerulei mi pregano e mi comandano di non farlo. Mi preparo, quello che inizialmente credevo fosse il bisogno di una volta, sta prendendo connotazioni più serie.
Si siede sul letto,
accavallando le gambe fasciate nel tessuto dei pantaloni, quella posizione mette in risalto la tonicità muscolare, portando le mani dietro le spalle rilascia su esse il peso del busto; col capo inclinato lateralmente rimane agganciato alla mia figura.
Sospira, J, il piglio adorante e sulle sue labbra fiorisce un sorriso obliquo, un altro sospiro e aggiunge: « Sei bellissima... ma passiamo alle cose serie le regole sono semplici.
Uno: avremo solo incontri di questo tipo;
Due: nessuno dovrà saperlo, almeno finché non sei ricoverata qui;
Tre: esigo che tu non abbia rapporti né sentimentali né fisici con altri;
Quattro: ti abbandonerai completamente e incondizionatamente a me, senza riserve;
Cinque: scegli una parola chiave che ti permetta di fermarmi non appena superi il livello di sopportazione. Allora, Exyl, accetti?»
Cinque condizioni, cinque imposizioni difficili da accettare ma, seppur io mi sia imbarcata in una situazione più grande di me, mi sento di dare assenso completo: «Si, J, accetto tutto. Come parola chiave scelgo: Tom», i suoi occhi si sgranano al suono di quel nome.
Egli si rimette seduto in posizione eretta e, abbassando il capo sentenzia mestamente: «Sicura di voler utilizzare quel nome?».
«Si, voglio tenere bene in mente il suo nome, perché se accetto questo è solo per colpa sua, quindi si è quella la parola chiave» ammetto in un fiato senza staccare gli occhi dal suo corpo.
A quelle mie parole, J scatta in piedi fulmineo, si avvicina a me strappando il mio reggiseno, mi fissa negli occhi e portando le mani sulle mie spalle dice: «Bene, iniziamo a giocare. Inginocchiati!»
Due ore dopo, siamo sdraiati sul letto, talmente esausta che le forze hanno lasciato il passo a un sonno profondo e ristoratore, mi sono ridestata grazie al contatto delle sue labbra che lambivano la nuca.
Con le mani si sta prendendo cura di me accarezzando ogni angolo del mio corpo, ancora nudi non troviamo la forza di rivestirci.
Devo essermi riassopita cullata da quei baci, mi sveglio avvertendo un'improvvisa sensazione di freddo colpire le mie spalle e girando il corpo, mi accorgo che si è alzato e sta indossando i pantaloni, mi prendo un attimo per osservare il suo corpo nudo, poi chiedo: «Come mai ti rivesti?».
J, continuando ad abbigliarsi passando poi ad abbottonare la camicia bianca, risponde: «Ho un appuntamento tra mezz'ora e poi è meglio se rientro prima io, sai non voglio destare sospetti. Tu, fa con calma, ci vediamo domani pomeriggio nel mio studio alla cinque in punto. Non mancare» e prendendo la giacca per poggiarla sul suo braccio, si chiana su di me, mi sorride dolce, un lieve contatto delle labbra e quel soffio che mi ha ubriacata di passione.
Si rialza e di gran carriera arriva sino alla soglia, afferra la maniglia ma prima di aprirla si volta un'ultima volta verso di me dicendo: «Lexy», il mio nome lasciato in sospeso, una nuova connessione stabilita, non siamo più Exyl e J, adesso siamo Lexy Davidson e Derek Johnson.
Dedico questo capitolo a WearTrisha la quale ha espressamente chiesto di leggere la prima volta tra Lexy e J...
È solo un capitolo di passaggio, ma fondamentale ai fini della trama.
Vi ringrazio enormemente... e per festeggiare con voi le mie prime 2000 views, (mastino saltellante🐕) domani pubblicherò su L'essenza delle peonie hot la parte che qui per ovvie ragioni non c'è.
STAY TUNED
SEPMGG
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