14. Hi, honey, i'm home
Il Dottore lasciò Rory all'università come aveva promesso, direttamente dentro al suo dormitorio, e lo cacciò fuori dalla cabina prima che potesse fare altre battute nel pieno stile degli Harkness.
Cominciava a pensare che l'influenza del Capitano su quel ragazzo non fosse una buona cosa.
Ristabilì le coordinate iniziali e mentre il Tardis attraversava come di consueto il vortice spazio temporale, osservò il suo riflesso su una parte liscia e straordinariamente pulita della console.
"Non ridere..."
Si passò una mano tra i capelli, preoccupato.
"Forse dovrei davvero tingerli... oh, al diamine!"
Mentre ancora il Tardis gli rideva dietro, raggiunse la stanza del guardaroba. Attraversò una ventina di metri o poco più e trovo una giacca identica a quella che stava indossando, solo pulita e stirata.
La campana del Tardis suonò, mentre atterrava.
"Certo, certo che sono pronto!"
Lasciò la vecchia giacca a terra e ritornò alla console.
Si piazzò davanti alle porte, ma non le aprì subito.
Per prima cosa sistemò la giacca, piegò il colletto della camicia e si sistemò ancora i capelli.
"Non sono un adolescente alla presa con la prima cotta" si ripeté a denti stretti "Ora che ho tempo, voglio che tutto sia perfetto"
Il Tardis rimase in silenzio; era il suo modo per ridere fino a scoppiare.
Il Dottore prese coraggio e aprì le porte.
Almeno non aveva sbagliato luogo e, a prima vista, neanche il tempo.
Era atterrato in salotto senza distruggere nulla, il che non era così ovvio.
Non poteva girarsi senza posare lo sguardo su qualcosa di inestimabile valore storico.
Persino l'intonaco dei muri era di una sfumatura di bianco persa nella nebbie del tempo.
Gran parte dei mobilio e dei cimeli era stato sicuramente trafugato da qualche collezione privata, conoscendo la padrona di casa, ma il Dottore se ne dimenticò.
River era seduta sul divano di pelle, terribilmente terrestre e anni '60, che lo guardava sorpresa, in silenzio.
Il Dottore si gustò quel momento: era molto difficilmente sorprendere la dottoressa Song.
"Sono a casa, tesoro"
"In orario, dolcezza" fece subito lei.
"Oh..."
"Allora non lo trovo strano soltanto io"
Il Dottore si voltò al Tardis, indeciso se lanciare un occhiataccia o ringraziare, così non fece nulla.
"Non è l'unica cosa strana"
"Ah no?"
"Ti sei cambiata"
Nulla di eccessivo. Un paio di pantaloni da cavallerizza proprio come nel suo stile e la felpa dell'università, di quando ancora la frequentava come studentessa e le felpe dell'università andavano di moda.
"Come avevo detto"
"Si, ma ti sei cambiata!" Ripeté indicandola.
"Non ti seguo, che è altrettanto strano. Che serata bizzarra!"
"Noi due insieme siamo un epicentro di stranezze" ridacchiò il Dottore, sedendosi accanto a lei.
"Comunque sia, intendevo che le ultime due volte che hai detto "Oh, allora dovrò cambiarmi" ti eri ripresentata senza..."
"Si, d'accordo, ricordo" lo fermò "Ma siamo qui perché tu l'hai chiesto"
"Credevo che fossi morta, River. Avresti potuto lasciare un biglietto della serie "Ehi dolcezza, alla libreria era tutto uno scherzo!" Non pensi?"
Si era fatto serio, ma River era abituata all'undicesima rigenerazione arrabbiata, questa poteva gestirla a occhi chiusi.
"Non potevo. Era un punto fisso n..."
"Eppure sei qui! Pensi che questo non complichi il continuum?" Sbottò l'altro.
"Il tempo non è collassato" gli fece notare la moglie, sorridente.
Il Dottore si guardò intorno, come se si aspettasse di vedere da un momento all'altro l'entrata in scena di Churchill o di Cleopatra o magari di entrambi.
"Quindi..."
"Non era la mia morte ad essere un punto fisso, stupido, stupido, stupido Dottore!"
Rise ancora, baciandolo sulla guancia.
"Tu che mi vedevi morire, era quello l'inizio di tutto. Ti ha spinto fino qui o sbaglio?"
"Quanto è passato per te?"
Specificazione inutile, perché entrambi sapevano che erano passati più di 1000 anni della vita del Dottore, dall'avventura nella libreria, con le sue scarpe di tela, la capigliatura ridicola e Donna... oh, Donna...
"Mh, forse una decina di anni..."
"E tu..."
Il Dottore non riuscì a finire la frase. Alzò le mani al soffitto e le riabbassò con stanchezza.
"Va tutto bene"
Regola numero uno: il Dottore mente.
"Mi dispiace. Ho provato a chiamarti, ma non rispondi mai al telefono" tentò di scusarsi lei.
Regola numero uno bis: la moglie del Dottore mente mille volte meglio.
"D'accordo. Ultima cosa, poi giuro che passiamo ad altro. Come?"
Le prese le mani e la guardò negli occhi come si era ripromesso di non fare a meno che non fosse sicuro al 100%.
Regola numero due: il Dottore non è mai sicuro di nulla.
"Ho usato il manipolatore del vortice, nel momento stesso in cui..."
"So cosa ho visto. Avrei dovuto saperlo, aspettarmelo..."
Il Dottore sospirò: "D'accordo. Ora passiamo alle cose serie, alle cose adulte"
River rise, ma non fece commenti e restò ad ascoltare.
"Dato gli ultimi eventi, non posso più ignorarlo. Devo chiederti se posso inserirti nei database quale tutore di Rory"
"Cosa?"
"Vedi, sono il bidello all'università. Sai cos'è un bidello? È una strana parola per "il tipo che dirige davvero tutta la baracca". In mancanza di un parente prossimo, tendo a mettere il mio nominativo nelle iscrizioni dei ragazzi. È automatico. Ma visto che ora tu sei la seconda sua parente prossima..."
River non capiva perché ci stesse girando tanto in tondo.
Il Dottore si sentiva costretto a togliersi dai nominativi di Rory e questo non gli piaceva.
Non perché fosse il figlio dei suoi più cari amici che potesse ricordare, si sarebbe sentito così per chiunque.
Smetteva di essere d'aiuto per qualcuno e si sentiva un po' più vuoto.
"C'è già Jack, ma i moduli richiedono due contatti. In caso succedesse qualcosa di grave, mi capisci."
"Ti conosco" precisò "Va bene. Ma spero che non servirà mai"
"Anch'io" ammise il Dottore, toccandole il naso con un dito.
"Stai mentendo, dolcezza"
"Anche tu"
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