10. Scozia

"Allora cosa facciamo?" Domandò Rory.

Lasciò la sua borsa per terra, mentre il Dottore roteava intorno alla console, mettendo in moto la sua amata cabina.

"Torniamo nel 21° secolo e prendiamo le prove concrete che metteranno a tacere la tua professoressa!"

Tirò la solita leva e i motori andarono su di giri.

"Un giorno mi insegnerai a pilotarla?"

"Cosa? No!" Sistemò davanti a lui gli schermi.

"Perché?"

"Perche dovrei!" Ribattè il Dottore "L'ultima volta che qualcuno che non ero io ha pilotato il Tardis... oh, lascia perdere!"

Il pavimento tremò e fino a qui nulla di nuovo.

Ma le luci si spensero e si riaccessero un paio di volte, poi presero a pulsare come un allarme.

"Questo non l'ha fatto l'ultima volta!" Sbottò Rory.

Il pavimento tremò ancora più forte quando il Dottore provò a domare il Tardis.

"Perché di solito non si comporta così!"

Rory finì disteso per terra, terrorrizzato.

"Allora fai qualcosa!"

"La fai facile!"

Anche il Dottore sembrava in difficoltà a rimanere in piedi.

"Non vuole saperne! Ha cambiato rotta! Ci sta portando da qualche parte!"

"Cosa diavolo sta facendo questa carretta?"

"Ehi! Modera i toni! È sensibile!"

Le luci finalmente si stabilizzarono e il pavimento restò fermo.

Rory si rialzò sbuffando.

"Quindi dove siamo?" domandò.

Il Dottore rigirò intorno alla console senza rispondere, schiacciando pulsanti e tirando leve.

"Dove siamo?" ripetè Rory.

"Domanda sbagliata!"

Rory alzò gli occhi con uno sbuffo, ma strinse i denti ed evitò di insultarlo.

"Quando siamo?"

"Non ne ho la più pallida idea!"

"Stai scherzando vero?"

Il Dottore recuperò la sua giacca foderata di rosso, con uno stupido sorriso.

"Non vuole farmi vedere le coordinate!"

"Allora cosa facciamo?"

"Quello che faccio sempre!"

Afferrò la mano di Rory e corse fuori, tirandoselo dietro.

Era una vecchia abitudine che non sarebbe morta facilmente.

Fuori dal Tardis non c'era un mondo alieno e selvaggio e neanche un'utopica e favolistica città.

Loro e la cabina blu erano circondati da una decina di uomini robusti e dipinti in faccia d'azzurro.

Alzarono in coro un urlo che salì fino al cielo e qualcuno tra le stelle, fortunatamente, lo sentì.

Una donna, seduta alla sua scrivania lontana anni luce da quella barbarie, stava controllando per un'ultima volta un vecchio documento.

Si trattava di una leggenda, una pergamena che risaliva al medioevo terrestre, ritrovata in quella che sarebbe stata chiamata Scozia.

Era un racconto bizzarro per non dire noioso.

Si parlava di un monolite blu e di un vecchio e di come fossero comparsi e scomparsi nel battito d'ali di un gufo.

La donna ridacchiò riconoscendo il muso lungo dell'anziano nella miniatura alla fine del documento.

Si alzò e si infilò la mantella con cappuccio, poi impostò con attenzione il suo manipolatore del vortice.

"Sto arrivando, dolcezza"

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