~ 2 ~
Arrivai ad Ellesméra il giorno successivo, le lucciole mi indicavano la via maestra passeggiando sulla schiena di una collina. Le case, costruite con i canti degli elfi, erano decorate a festa per la nuova stagione.
Inoltrandomi nella capitale, intravidi mille volti ed ombre che si affacciarono alle finestre fino ai più alti rami. Mi osservavano non capendo il motivo per cui mi attaccavo ad un oggetto e non ad un maestoso e bellissimo drago. Mi definivano con vezzeggiativi futili, nomignoli volti solo a provocare loro le risa.
Non gli davo torto.
Preferivo stare con i deboli umani e scoprire le loro intricate tradizioni, invece di conversare con un elfo che ha il solo scopo di deridermi.
Schivai con un balzo una pozzanghera, ritrovandomi fradicio pochi istanti dopo. Aegnor, un giovane elfo combattente, ammirato dal mio popolo per la sua forza, mi aveva spintonato nel fango. - Feccia umana. - Commentò ridendo con il ghigno stampato sul volto. Mi alzai imbrattato fradicio e sporco di fanghiglia. Ma l'unica cosa che mi preoccupava era che la custodia si era imbrattata a sua volta, rischiando di rovinare il violino. - Sentiamo, come pensi di conversare con il tuo giochetto? - Ululò piegandosi dalle risate. Lo guardai, non c'era ira nella mia voce, solo una sottile linea di derisione. - Oggi avevi la prova con le uova... - Dissi, accennando al rituale dove un drago avrebbe scelto il cavaliere. - L' uovo si è schiuso? - Chiesi puntando il mio sguardo sulle sue iridi dorate. Si arrossò e con prepotenza le sue mani mi presero per il colletto della mantella. - Tu, stupido mezz'elfo! - Ringhiò. - Non dovresti vivere qui! Sei solo un rifiuto umano! Devi crepare nelle tue terre! - Aggiunse digrignando i denti e sputandomi in faccia. Comprensivo, gli sorrisi, fingendo calma mentre il cuore mi scoppiava in petto. - Almeno non verrò ripugnato da un drago, forse non hai le staffe per diventare un Cavalier-... - Un pungo. Un pugno sul mento. Ma io non demorsi.
Mantenni il sorriso, nonostante stessi per svenire dopo la lunga camminata ed il freddo che mi ero da poco lasciato alle spalle. Iniziò a picchiarmi con foga, mentre io tentavo solo di proteggere il mio violino. Non mi interessava se mi faceva del male, potevo guarire con la magia. - Sfogati Aegnor, usufruisci della mia impotenza! - Dissi ridendo. Tutti mi guardarono con orrore.
Un elfo che si faceva umiliare in uno scontro, era un abominio al mio orgoglio ed al mio stesso popolo. Non potevo cadere più in basso e questa consapevolezza mi tranquillizzò, lasciandomi umiliare come meglio desiderava.
Tra la luce che si alternava con i pugni di Aegnor, intravidi il volto di mia madre, le lacrime che le rigavano il volto mi straziarono il cuore. - Smettila! Basta! Basta! - Urlò correndomi incontro. Aegnor non sembrò sentirla e solo quando lo trattenne per un braccio arrestò il suo fendente a mezz'aria. La sua mano sinistra ancora stretta al mantello. - Come ti ha ridotto? - Sussurrò piano, accarezzandomi il viso. Mi prese e portando il mio braccio sulla sua spalla parlò alle ombre che ancora ci osservavano irrequieti. - E voi lasciate che un rappresentante del nostro popolo attacchi un suo coetaneo con tale violenza?! - Incespicai nel tentativo di prendere la custodia caduta a terra. Tutto sembrava vorticare nel caos assoluto. - Come abbiamo fatto a cadere così in basso? - La sentii dire, mentre le ombre reagivano alle sue parole scomparendo tra gli arbusti. - Non solo state dilaniando il volto di un vostro concittadino, ma anche attaccando il nipote della nostra sovrana! - Improvvisamente gli occhi di tutti si poggiarono sul mio gracile corpo. Per lunghi istanti, si poteva udire solo il gracidare di una rana, mentre piccole cicale cantavano in lontananza.
Il mio corpo sussultò.
Ciò significa che...
- Lui è il vostro futuro Re! -
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