79. L'Antico Splendore dei Ghiacci
Bridget
Le soffici fiammelle delle candele spruzzano lampi rossastri nel buio che riempie il Tempio degli Dèi. I bagliori giallo-arancio strappano il velo di oscurità, fuochi deboli ma vivaci nell'ambiente tetro della cattedrale, scintille d'oro rubino su uno sfondo di religioso e cupo silenzio.
Le candele, grossi cilindri bianchi posti lungo l'altare, gettano lingue di riflessi brillanti sulla cornice argentata della fotografia. Poso i polpastrelli sulla plastica che protegge l'immagine, accarezzando piano la lastra trasparente.
«Non smetterò mai di ringraziarti» sussurro, osservando la fotografia davanti alla quale mi sono inginocchiata.
Il volto bianco del ragazzo sembra quasi sorridermi dalla cornice, le sue labbra assumere quella curva dall'aria impertinente che lo contraddistingueva e le sue iridi nere splendere davanti alle fiamme delle candele.
Mi metto in piedi, tirando un'ultima occhiata a Luke, per poi concentrarmi sul resto delle diapositive. Sulla parete dell'altare, in fondo al Tempio, sono state affisse file e colonne di fotografie, rivestite da una cornice d'argento, che occupano l'intero muro. Sotto ognuna di esse si trova una targhetta placcata sulla quale è inciso il nome della persona raffigurata.
Dinanzi alla parete, come a vegliare sulle immagini, le statue degli dèi arcandidi, rivolte verso queste.
Si tratta di un sacrario dedicato ai Guerrieri deceduti durante le battaglie contro le Ombre, morti in guerra per il bene del regno, che abbiamo allestito qualche giorno fa. Tra le fotografie degli Arcandidi, è stata appesa anche quella di Luke, per ordine della sottoscritta.
Glielo dovevo. Il merito è tutto suo, che mi ha indicato il luogo giusto dove distruggere Seth. Uno spazio in cui onorarlo è il minimo che potessi donargli.
Scendo i gradini dell'altare e percorro la navata, arrivando all'uscita della chiesa. Spalanco le porte ornate di disegni incisi, respirando l'atmosfera pura e limpida di Arcandida. Il flebile sole mi colpisce la pelle del viso, mentre cammino per la radura innevata, con gli stivali che affondano nel terreno gelido e un leggero vento freddo che mi scombina i capelli.
Prima di immettermi nella ragnatela di conifere della foresta, mi giro a guardare l'imponente struttura del Tempio. La guglia crollata è stata sistemata e l'intero edificio ha subito lavori di ristrutturazione, sia all'interno che all'esterno.
L'occhio mi cade sulla porzione di terra vicino alle fondamenta della cattedrale. Una croce di ferro lucido è piantata nella neve, con un cartello di metallo che recita il nome di Seth. Indica il punto in cui è stata seppellita la scatola di legno che contiene le sue ceneri.
Mi addentro tra gli abeti verdi macchiati di neve, lasciandomi il Tempio alle spalle.
Sono passate due settimane dalla morte di mio padre, e da quando è stato allestito il sacrario mi fermo qui ogni giorno. Vengo per Luke, ma non posso fare a meno di bloccarmi dinanzi alla tomba di Seth e di contemplare i caratteri incisi sul cartello metallico, ripensando al momento in cui gli ho tolto la vita. Mi sono ripresa abbastanza velocemente dalla ferita che mi ha inflitto.
Avanzo per la foresta, aggirando i tronchi degli alberi e i rami sfuggenti delle chiome. Giungo all'uscita del complesso di conifere e proseguo di fronte a me, avvistando le sagome degli edifici di Arcandida che si stagliano in lontananza.
Arrivo nei pressi del villaggio e sorrido d'istinto quando respiro nuovamente l'aria di casa. Proseguo per le strade di Arcandida, contemplando il paesaggio della cittadina.
Le vie, un tempo segnate da neve e ghiaccio, adesso sono sgombre e pulite e collegano ogni struttura del regno. Le case del villaggio sono nel bel mezzo dei lavori di ristrutturazione, ma le crepe gelide che vestivano le pareti di pietra sono già sparite. La vegetazione è tornata a splendere con le sue foglie di smeraldo e la temperatura si è lievemente alzata.
Il regno sta riottenendo il suo antico splendore. Il ghiaccio che intrappolava Arcandida in una morsa ferrea si è sciolto, sostituito da un leggero strato di brina e neve che luccica sotto i morbidi raggi solari.
Respiro a pieni polmoni l'aria, sentendomi avvolgere in un abbraccio confortevole dal freddo dolcemente pungente. Osservo le strade del reame con occhi diversi, come se la maschera di oscurità che le copriva fosse calata. Ogni traccia di tenebre è sparita dal continente.
Governa la pace, e anche dentro di me percepisco un equilibrio che bramavo da mesi. Il lato buono e quello cattivo convivono in armonia, facendomi sentire bene con il mio animo interiore. Sono finalmente libera, come non lo ero da tanto.
Ho detto addio agli incubi, alle visioni oscure, alle giornate passate a detestarmi. Tutto ciò appartiene al passato.
Raggiungo il Palazzo. Anche la residenza reale, così come il villaggio, è in fase di restauro. Oltrepasso l'ingresso spalancato del castello. Tra i corridoi sfrecciano Guerrieri e Arcandidi indaffarati con le riparazioni, che fanno a malapena caso al mio arrivo. Chi mi nota mi accenna un sorriso cortese, per poi tornare a occuparsi delle proprie mansioni.
Mi snodo tra i passaggi del pian terreno, finché non arrivo alla meta. Mi blocco davanti alla porta che stavo cercando. Batto le nocche sul battente e, quando ricevo il permesso, entro.
Varco la soglia di un piccolo e ordinato studio, appartenente a chi ricopriva l'incarico di funzionario di corte, al tempo del regno di Selene. Adesso, l'ufficio appartiene a Mark. Il signor Smith, seduto dietro la scrivania, alza il suo sguardo chiaro su di me.
«Bridget» esclama, sorpreso di vedermi, «come mai qui?»
«Ho una cosa da restituirle.»
Sgancio la catena sottile da cui oscilla il ciondolo della Spada di Luce, togliendo il gioiello e posandolo sul palmo. Il direttore dell'Accademia si alza e mi fronteggia.
«Ho compiuto il mio dovere» dichiaro, porgendogli la collana.
Mark afferra il ciondolo. Scruta la Spada, poi colloca i suoi occhi nei miei. Non riesco a decifrare il suo sguardo.
«Beh» esordisce, tornando alla scrivania, «direi che è arrivato il momento di restituirti il favore.»
Adagia il gioiello sulla superficie di legno chiaro. In seguito, si gira di nuovo verso me, appoggiandosi al bordo della scrivania e incrociando le braccia al petto.
«Non appena i lavori di ristrutturazione saranno terminati, tu e Ryan verrete incoronati» decide in tono solenne.
«Grazie, signor Smith» rispondo, sinceramente riconoscente.
«Ti prego, chiamami Mark. Tra poco, non sarò più io a dare ordini.»
Poi, il direttore fa qualcosa di assolutamente inaspettato: china il capo in segno di rispetto, lasciandomi interdetta. Mark, colui che non si fa sottomettere da nessuno, sta riconoscendo il mio ruolo di superiorità.
«Ho sempre visto una regina, in te» confessa, alzando il capo. «Sarai un'ottima guida, Bridget. Sei ciò che gli Arcandidi meritano.»
Sorrido a Mark, orgogliosa e felice delle sue parole. E, anche se mi ha detto di non chiamarlo così, non riesco a non farlo. «Grazie, signor Smith.»
****
Scendo le scalinate di marmo e brina, giungendo al piano terra del Palazzo di Ghiaccio. Attraverso l'intreccio di corridoi, le cui pareti sono ornate da motivi di argento e oro, e giungo all'ingresso del castello.
Mio fratello mi ha chiesto di raggiungerlo davanti ai battenti della porta d'entrata. Lo scorgo nell'atrio, illuminato dai fasci di sole che penetrano dalle finestre. Guardando oltre le lastre di vetro, noto un cielo azzurro e limpido.
«Perché volevi vedermi?» chiedo a Ryan, quando gli sono di fronte.
«Voglio farti vedere un posto» risponde soltanto.
Mio fratello si incammina per il corridoio. Lo seguo, salendo i gradini alle sue spalle. Superiamo rampe e rampe di scale, ma non accenna a fermarsi.
«Quanto manca?» gli domando, con il fiatone per lo sforzo.
«Dobbiamo arrivare all'ultimo piano.»
Sgrano le palpebre, immobilizzandomi sul gradino. Ryan prosegue e mi affretto a riaffiancarlo; imbocchiamo un'altra scalinata, che ci porta ai piani alti del castello.
«Non potevamo raggiungerlo dalla mia stanza?» protesto, irritata e a corto di ossigeno. «Dovevi proprio farmi scendere fino all'entrata?»
«Perché dovevo salire, se tu potevi scendere, sorellina?» ribatte con un ghigno.
«Quando sarò Regina, farò installare un ascensore» proclamo, arrancando a fatica dietro mio fratello.
«Smetti di lamentarti. Ci siamo quasi.»
Sorpassiamo l'ultimo gradino della rampa, arrivando a un pianerottolo stretto e angusto, delimitato da tre pareti. Una porta di legno bianco sorge sul muro centrale. Ryan si avvicina al battente. Recupera un mazzo di chiavi arrugginite dalla tasca e ne inserisce una nella serratura, schiudendo la porta.
Non mi stupisco quando, varcandola, scopro una rampa di scale a chiocciola. Trattenendo uno sbuffo di nervosismo, mi accodo dietro mio fratello, cominciando a salire i gradini di legno scricchiolante.
Alla sommità della scalinata si trova una seconda porta. Ryan mette un'altra chiave del mazzo nella fessura apposita e apre il battente. Oltre la soglia mi aspetto quasi di scorgere altre scale, ma rimango letteralmente senza fiato nel momento in cui vedo il paesaggio.
La porta conduce su una terrazza fatta interamente di ghiaccio. Esco fuori e un vento feroce mi fa svolazzare i capelli. Siamo saliti su una delle torri dalla punta affilata e gelata del Palazzo, che viste dal basso paiono spuntoni di un azzurro freddo. Il balcone è piccolo e quadrato ed è posto quasi in cima alla guglia.
«È il punto più alto del Palazzo» mi informa Ryan, seguendomi sulla terrazza.
Spinta dalla curiosità, butto un'occhiata oltre il parapetto, e una violenta morsa di vertigini mi attanaglia lo stomaco. Ci troviamo così in alto che le strade di Arcandida sembrano fili di cotone, sottili e scuri, ramificati intorno agli edifici.
Ma è quando sollevo lo sguardo di fronte a me, che rimango totalmente estasiata. Il paesaggio su cui si affaccia la terrazza sembra rapirmi e rinchiudermi in una gabbia di ammirazione. Non riesco a scollare le pupille dal panorama.
Dalla torre è visibile ogni angolo di Arcandida e persino del continente. Quassù la barriera protettiva non offusca la vista di ciò che sorge dietro lo scudo e lo scenario naturale è nitido e incantevole.
La catena dei monti Himmelsk spicca sullo sfondo, rocce e cime innevate che sfiorano il cielo. Per una volta, mi sento all'altezza di quelle montagne, e non più in inferiorità.
Le Pianure Ghiacciate, immensi drappi di seta candida, sono trapuntate di macchioline color smeraldo. La foresta di conifere è interrotta da un cerchio d'acqua, scintillante sotto il sole che inonda il paesaggio. Il lago di Vann. Si intravede anche il fiume omonimo, che sfocia nel bacino lacustre e ne esce, continuando il proprio percorso tra gli alberi.
Le Pianure proseguono lineari fino all'orizzonte, dove sfumano, affiancate dalle montagne. Il panorama, bianco e immacolato, sembra rappresentare la purezza della magia arcandida. Con le curve dolci dei monti e il mare di neve, dà l'idea di un vastissimo infinito limpido.
«È...» farfuglio, ma la bellezza mozzafiato della natura di Antylia mi strappa le parole di bocca.
«Meraviglioso, vero?» termina Ryan, al mio posto. «E presto sarà tutto nostro.»
«È surreale» osservo, posando le mani sulla ringhiera gelida. Il freddo mi penetra nelle ossa, eppure sono troppo incantata dal paesaggio per farci caso.
«Abbiamo lottato tanto per arrivare fin qui.»
Una sensazione di timore che è diventata familiare, durate queste due settimane, mi azzanna. «Ho paura di non essere idonea, Ryan.»
«Anche io, Bree, ma non devi. Non riuscirei ad immaginare nessun altro, ad occupare questo ruolo. E non si tratta di destino o diritto ereditario, si tratta del fatto che saresti la migliore Regina che il regno abbia mai visto.»
«E tu sarai al mio fianco» concludo, guardandolo dritto nelle iridi decorate d'oro, in tono che oscilla tra l'affermativo e l'interrogativo.
Mio fratello ricambia lo sguardo e intreccia le sue dita alle mie, che stringono la ringhiera di ghiaccio. «Insieme, sorellina» mi sorride, facendomi un occhiolino.
«Sempre» aggiungo, serrando a mia volta la presa.
Spazio Autrice
Buon pomeriggio lettori miei💗💗
Ce l'ho fatta ad aggiornare a un orario decente!
Allora, finalmente respiriamo un po' di pace, in questo capitolo. Sono passate due settimane e Arcandida ha raggiunto un nuovo equilibrio, così come la nostra Bree. È un capitolo di passaggio, ma spero vi sia piaciuto lo stesso! Volevo farvi conoscere la nuova situazione dei Guerrieri, di nuovo in armonia fra loro, dopo tutto ciò che hanno passato.
Il prossimo capitolo, dal punto di vista di Mason, sarà davvero importante per lui. E, inoltre, sarà l'ultimo, prima dell'epilogo. È strano dirlo, ma siamo agli sgoccioli!
Ci vediamo venerdì.
Xoxo🤺
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