76. Fiamme di Purezza e Distruzione
Bridget
Ryan intreccia le nostre mani e raggiungiamo insieme l'ingresso del Tempio.
Stringo tra le dita libere l'elsa della Spada di Luce, e lo stesso fa mio fratello, con la sua arma tempestata di rubini.
L'entrata consiste in una coppia di battenti di ferro, sui quali sono incisi immagini di uomini - probabilmente le divinità venerate nella struttura - attorcigliati tra righe e curve intagliate.
Ryan slaccia le nostre mani per appoggiare i palmi sulla porta e schiuderla con una spinta. I battenti cigolano rumorosamente, mentre rivelano l'interno della cattedrale.
Sorpassiamo l'uscio insieme, tenendo la presa salda sulle spade, pronti a difenderci e ad attaccare. Muoviamo qualche passo in avanti, poi il rumore rimbombante e improvviso della porta che si chiude ci fa sobbalzare.
Tolgo gli occhi dai battenti sigillati e li lascio vagare per l'ambiente. Un'infinita navata di marmo bianco conduce all'altare rialzato, sul quale è posto un tavolo rettangolare e candelabri alti e dorati. Il perimetro è tracciato da colonne che arrivano al soffitto, segnate da intarsi lineari.
Il Tempio è completamente buio, se non per piccoli sprazzi di luce provenienti da alcuni lampadari di cristallo, collocati tra una colonna e l'altra. In fondo alla cattedrale, dietro al tavolo bianco, si trova una fila di statue e sculture, rappresentanti gli dèi arcandidi.
E, sull'altare, Seth.
Mio padre ci squadra attentamente, dalla sua postazione, dietro al tavolo di marmo. Io e Ryan avanziamo lungo la navata, con i suoi occhi blu e neri inchiodati sulle nostre figure. La sua espressione non presenta il solito ghigno irrisorio. Anche se lieve, leggo lo stupore, sul suo volto.
Per la prima volta, siamo stati noi a precedere lui.
Arriviamo al termine della navata e, salendo tre gradini scolpiti nel marmo, saliamo sull'altare. Ci posizioniamo al lato opposto del tavolo rispetto a dove è Seth.
Poso i palmi sulla superficie dura e liscia, schiacciando la Spada tra le mie dita e il bordo della lastra fredda, e aggancio il mio sguardo in quello di mio padre. Analizzando la sua espressione, che tenta inutilmente di risultare neutrale, mi scappa un ghigno.
«Che c'è? Sorpreso di vedermi, paparino?» sibilo, marcando in tono di scherno l'appellativo.
Seth non risponde alla provocazione. Osserva me e Ryan, forse scervellandosi alla ricerca di una spiegazione. E, quando nei suoi occhi si accendono scintille di ira, sembra aver capito.
«Quel traditore» intuisce, ringhiando.
Rafforzo la stretta sull'elsa della Spada, irritandomi nell'udire la maniera in cui ha definito Luke.
"Calma, Bree. Non è ancora il momento" mi riprende Ryan, mentalmente.
Mio padre, che ha ancora la libertà di entrare nella mia testa, recepisce le parole di mio fratello e ridacchia. «Hai portato i rinforzi, eh, Bridget? Quando la smetterai di mettere in pericolo gli altri, solo per il tuo egoismo?»
Ha riacquistato quel suo sorrisetto maledettamente irritante e velenoso, e le sue affermazioni ottengono il risultato che sperava: mi colpiscono, lasciandomi interdetta. Lo smarrimento dura poco, però: un istante dopo, bollente e lampante, il furore mi avvolge.
Ormai, è tutto ciò che provo: rabbia. Nient'altro. Solo odio, collera e un'immensa voglia di vendicarmi.
"Sta cercando di provocarti. Non ascoltarlo" mi trattiene Ryan, traducendo in sentimenti la mia espressione livida di stizza.
Inspiro profondamente, riuscendo ad assopire in parte il desiderio irrefrenabile di scagliarmi su Seth.
«Brava, dà retta al tuo fratellino» continua, con quel suo timbro importunante. «O dovrei dire fratellastro?»
Stavolta, neanche i rimproveri di Ryan riescono a placarmi.
In uno scatto furibondo, raggiro il tavolo, innalzo la Spada e la affondo su Seth. Mio padre crea uno scudo di magia nera, con cui difendersi. La lama ghiacciata e brillante si incastra su esso.
«Non imparerai mai» mi dice, strattonando lo scudo in un gesto reciso, che rischia di farmi perdere l'equilibrio.
Dissolve lo strumento difensivo magico e mi volta le spalle, dirigendosi verso le statue degli dèi. Quando arriva al cospetto delle sculture, torna a dedicarci la sua attenzione.
«Il tuo amato Luke non ti ha spiegato perché ti ha mandata qui?» mi domanda, mettendosi esattamente tra la statua di una dea dai capelli lunghi e quella di un dio alato.
«L'hai ucciso prima che potesse farlo» ringhio in risposta.
«Nessun problema, te lo spiegherò io. Vengo nel Tempio ogni giorno, dal momento in cui avete raggiunto Antylia, per rafforzare i miei poteri. Questo è il luogo con la concentrazione di magia più alta dell'intero regno. È persino maggiore di quella del Palazzo, ci credi?» Si guarda attorno con morbosa ammirazione, mentre illustra il suo piano. «E, proprio stanotte, ho toccato il livello necessario di energia per effettuare la trasformazione.»
«Quale trasformazione?» indaga Ryan, che mi ha affiancato.
«Ottima domanda, Principe. State a vedere.»
Una patina di magia nera riveste le sculture. Poi, all'improvviso, dei raggi di scintille scure partono dalle statue e perforano Seth. La sua figura viene circondata da una coperta luminosa e abbagliante, diventa l'epicentro di un tornado di saette magiche.
Un'intensa luce si sprigiona dalla sua sagoma, che viene completamente sopraffatta dalla magia nera. Spalanco le palpebre, fissando la figura di mio padre che cresce di stazza, avvolto nel velo di un incantesimo oscuro. Quando le scintille si spengono e si infrangono, rendendolo di nuovo visibile, sento veramente l'aria mancarmi.
Se dovessi rappresentare le tenebre, riporterei l'immagine della creatura che troneggia dinanzi ai miei occhi increduli e spaventati.
Così alto da sfiorare il soffitto della cattedrale, è un mostro vestito di metallo e lame. Un'armatura protegge ogni centimetro del corpo. Attraverso una coppia di buchi sull'elmo, in corrispondenza degli occhi, si scorgono due cristalli di luce viola. Lampi scintillanti, dello stesso colore, ornano l'armatura di ferro nero-argento, e al centro della clavicola brilla un'ametista.
In mano tiene una spada di acciaio affilata, che emette saette violacee ad ogni movimento, mentre dalla schiena spuntano lame aguzze e spilli.
"Volevi la guerra, Bridget? Sto per accontentarti."
La voce di mio padre mi rimbomba nel cranio, trafiggendomi la testa. Noto appena la spada che ci corre incontro.
«Ryan, spostati!» grido, osservando con sguardo terrorizzato l'arma che ci raggiunge.
Mio fratello scatta di lato e io indietreggio dalla parte opposta, mentre la spada si pianta nel centro dell'altare, liberando scariche viola e vibrazioni. Dalla lama, conficcata nel marmo bianco, si ramifica una lunga crepa, che giunge fino all'entrata sbarrata del Tempio. La spaccatura si allarga, aprendo una voragine sul pavimento della cattedrale.
Getto un'occhiata all'abisso. Vortici e fulmini neri si abbattono sulle pareti della fossa, che sembra non avere un fondo. Un inferno buio, dentro al quale imperversa il disordine e il male nella sua forma più grezza.
Ryan, dall'altra sponda della voragine, mi guarda preoccupato. Seth - o qualunque cosa sia diventato adesso - ci ha divisi. Ma a farmi sgranare maggiormente le palpebre sono le nuvole di fumo denso che fluttuano dall'abisso. Fumo che, in realtà, non è fumo.
Sono Ombre.
Le Ombre nel loro vecchio stato, macchie di fuliggine magica, come le ho conosciute la prima volta.
Una schiera di entità mi fronteggia. Indietreggio, finché non vado a sbattere di schiena contro una colonna e sono costretta a fermarmi. Le Ombre mi accerchiano, e mi rendo conto che, dall'altra parte del crepaccio, Ryan è messo nella stessa identica situazione.
"Dobbiamo attaccare, Bree" mi comunica telepaticamente.
Non me lo lascio ripetere: agguanto la Spada di Luce e mi fiondo sulla prima Ombra della fila, disintegrandola con un affondo dell'arma. La creatura si smonta in nebbia e cenere al solo contatto con la lama. Pianto la spada nei corpi deformi di altri due spiriti, in un unico gesto secco, distruggendoli.
Una sfera magica vola nella mia direzione, lanciata da una delle Ombre. La paro con la lama della Spada e, dopo che la palla elettrica si è frantumata, infilzo la creatura maligna.
Volgo gli occhi all'ultima entità rimasta. Galleggia in aria come una nuvola di smog, fissandomi con il suo sguardo invisibile. Mi ero scordata dei brividi che le Ombre mi procuravano, osservandole. Mi scrollo di dosso la sensazione glaciale, infliggendole un colpo secco, che la disgrega in mille particelle scure.
Tiro uno sguardo rapido a Ryan: sta uccidendo un'Ombra, l'unica ancora presente dal suo lato. Sto per esalare un respiro di sollievo, quando un altro gruppo di spiriti esce dalla fossa.
Punto la Spada in avanti, tenendole a debita distanza, ma due dita ghiacciate e inconsistenti mi stringono il collo da dietro. L'Ombra che mi ha agguantata mi spinge al suolo, facendomi scontrare con prepotenza sul pavimento duro. Serra le mani sulla mia gola, strappandomi l'ossigeno e sottraendomi l'energia.
Guardando alla mia destra, mi accorgo di essere atterrata a un millimetro dalla voragine. L'abisso si espande sempre di più. Senza una superficie su cui poggiare, il mio braccio scivola oltre il bordo della fossa infernale.
L'Ombra continua a soffocarmi e a rubarmi la magia, mentre l'apertura sul pavimento rischia di inghiottirmi. Sento il vuoto reclamarmi e l'energia defluire a fiumi dal mio corpo.
Mi lascio andare allo sconforto e la voragine si allarga sotto di me, nel precisissimo istante in cui una sfera magica e bianca si schianta sull'Ombra. La creatura evapora e, finalmente libera, mi allontano dalla soglia del baratro, che nel frattempo mi aveva raggiunta.
Osservo con il cuore in gola la voragine, dove bruciano fiamme nere. Alzando lo sguardo, trovo quello di mio fratello. Mi sorride impercettibilmente.
"Grazie" gli dico.
Ryan torna a battersi contro le Ombre e io decido di fare lo stesso, alzandomi e impugnando nuovamente la Spada. Conficco la lama nei corpi delle entità rimaste, che si inceneriscono sul colpo.
Le Ombre continuano a risalire dalla fossa, e se ne accumulano davvero troppe. Ryan pare essere dello stesso pensiero, dato che mi lancia un'occhiata allarmata. Faccio rimbalzare in modo concitato lo sguardo tra uno spirito e l'altro.
Mi impongo di tramutare la paura in forza. La prendo e la incanalo. Percepisco la magia scoppiettare al mio interno; le cellule del mio corpo si sovraccaricano e, feroce come un'esplosione, l'energia scoppia e spazza via qualunque entità mi circondi.
Le Ombre spariscono da entrambe le sponde della voragine, dissolvendosi in cenere e fumo. Io e Ryan, sebbene ancora divisi, ci incamminiamo parallelamente verso l'altare, dove la creatura della morte sosta.
Compiamo a malapena due passi, che una violenta scossa fa vibrare il pavimento, facendoci perdere l'equilibrio e cadere a terra. I bordi della fossa si spostano nella nostra direzione, allargando l'ampiezza del baratro.
Delle braccia di vapore nero serpeggiano dall'abisso. Due corde di nebbia scura ci fluttuano incontro e la sagoma spettrale di un'ombra mastodontica, un fantasma della notte, sbuca dalla voragine.
Le dita deformi del mostro ci stringono in una morsa ferrea e ghiacciata. Percepisco un freddo buio entrarmi nelle vene e congelarmi il corpo, spilli di neve che mi perforano l'anima.
"Non mollare" mi incoraggia Ryan, che però sta subendo la stessa tortura.
E forse è la voce di mio fratello a spronarmi, a impedirmi di accasciarmi tra le dita dell'Ombra, di lasciarmi andare al gelo e alle tenebre che mi logorano. Qualunque sia la causa, mi sforzo di tenere gli occhi aperti e di scavare nei rimasugli dei miei poteri stremati.
Chiamo a me ogni briciolo di energia, in tutte le sue forme: sento ardere il fuoco e congelare il freddo, raffiche di vento e scosse di terremoto. Gli elementi della natura si accumulano al mio interno, insieme a scariche elettriche e a scintille bianche.
Poi, sparo quell'accozzaglia di poteri contro l'Ombra. Lo spirito viene disgregato dal miscuglio magico e non resta altro che polvere e gas. La presa sui nostri corpi si scioglie; cado sulle ginocchia, sfinita. La voragine, accanto a me, si chiude, e mio fratello mi raggiunge. Mi dà una mano a rialzarmi e siamo di nuovo fianco a fianco.
Davanti a noi, Seth, che ci punta addosso le ametiste che sfoggia al posto degli occhi.
"Attenzione a dove metti i piedi" mi avverte, entrando nella mia mente.
Abbasso lo sguardo. Mi accorgo troppo tardi di essermi posizionata esattamente sulla crepa che attraversa la navata. Prima che possa spostarmi, la voragine si spalanca di colpo. Tutto ciò che sento dopo è vuoto. Il nulla che mi abbraccia mentre precipito.
O, almeno, finché qualcosa non blocca la caduta.
Riaprendo gli occhi, che avevo chiuso per il terrore, noto le mani di mio fratello che mi agguantano i polsi, dal bordo del precipizio. Sotto di me bruciano le fiamme dell'infermo, che mi attendono, e sopra c'è l'espressione affaticata di Ryan, che investe tutte le sue forze per tenermi. Mi appiglio a mio fratello come se fosse la mia ancora di salvezza durante una burrasca, pregandolo con lo sguardo di salvarmi.
Lui mi tira su, digrignando i denti per la fatica. Risalgo sul confine del crepaccio, riemergendo dall'abisso delle Ombre. Ryan non molla la presa sui miei polsi finché non tocco nuovamente il pavimento di marmo della cattedrale.
In seguito, mi lascia e chiude la voragine con un incantesimo. Respiro profondamente, cercando di placare i tremori dovuti alla paura. Mio fratello mi allunga la mano; stringo le sue dita e mi metto in piedi, rivolgendogli un'occhiata colma di gratitudine.
«Non ti avrei mai lasciata cadere» asserisce, sorridendomi.
Mi porge la Spada di Luce, che mi era scivolata dalle mani e che, fortunatamente, è stata recuperata da lui e non dai vortici oscuri dell'abisso.
Stavolta, tenendoci lontani dalla crepa, arriviamo al cospetto del mostro che racchiude il corpo di mio padre. Osservo la creatura, fatta di armatura e di raggi viola.
"In cosa si è trasformato?" domando a Ryan.
"Nell'antica ombra della morte. Viene considerata la creatura più pericolosa del mondo arcandido. È letteralmente impossibile batterla, Bree."
Quasi volessi dimostrargli il contrario, mi butto sul mostro e affondo la spada. La lama cozza con l'armatura, producendo un suono metallico e stridulo, ma la veste di ferro non si incrina neanche.
Seth ribatte lanciando una pioggia di scariche violette. Mi paro con una barriera magica, sulla quale si abbattono i fulmini color ametista. Ritiro lo scudo e ricorro ai miei poteri.
Creo una sfera che tiro sul mostro, senza smuoverlo di un centimetro. Guardo, demoralizzata, la palla elettrica che si distrugge contro l'armatura.
"È immune ad ogni attacco" considera Ryan. "Come lo battiamo?"
"Non ne ho idea" rispondo, avvilita.
Io e mio fratello proviamo a convergere i nostri poteri in un'unica scia magica, ma l'antica ombra risucchia l'incantesimo, mantenendo la compostezza.
In risposta, sferra una scarica elettrica viola, che mi centra e mi scaraventa su una delle colonne che segnano il perimetro della cattedrale. Il marmo rigido rende lo scontro estremamente doloroso. Scivolo sul pavimento, stringendo i denti per reprimere il male alla schiena, dove sento le vertebre danneggiate.
A spingermi a tornare all'attacco è Ryan, messo in difficoltà dalle continue offensive di Seth. Para tutti gli incantesimi, perciò mio padre usa la spada di acciaio e luce viola per aggredirlo.
Mi alzo, serrando le dita sull'elsa della Spada. Con un gesto netto, pianto la lama nel pavimento e trasferisco sull'arma i miei poteri. Una scia di intrecci neri e puri striscia sul pavimento e raggiunge Seth. I rovi magici si attorcigliano sulle gambe del mostro e risalgono lungo il copro, fino a intrappolarlo in una rete incantata di magia arcandida e oscura.
Sfruttando il momentaneo vantaggio, Ryan scocca frecce magiche di fulmini e luce sulla creatura mostruosa. Gli attacchi sembrano ferirla: emette lamenti sinistri e si divincola dalla presa delle corde incantate, che però non cedono.
Seth strattona di nuovo i rovi e, stavolta, riesce quasi a sradicarli. Mi riposiziono al fianco di mio fratello, rivolgendo la punta della Spada all'Ombra, in posizione di difesa.
"Dobbiamo trovare un altro modo. Questo non durerà a lungo" gli faccio notare, ma non mi presta attenzione.
Sposto lo sguardo su Ryan: i suoi occhi bicolore sono incatenati al soffitto del Tempio. Fissa una rientranza, dove si trova una delle guglie visibili dall'esterno.
"Ho un piano" mi informa all'improvviso. "Ma devi seguirmi."
Senza aspettare il mio consenso, innalza la sua spada tempestata di rubini. Avvicina la lama d'argento a me.
"Usa i tuoi poteri sulla spada. Quando ti do il segnale, falla esplodere."
Corrugo la fronte, frastornata dai suoi comandi. La sua espressione, invece, è determinata, motivo per cui non replico. Come mi ha ordinato, rivesto la lama di saette e fiamme distruttive, micce che aspettano solo di essere innescate.
Mio fratello prende la mira e lancia la spada al soffitto, aiutandosi con i poteri per conficcarla nella rientranza della guglia. Nel frattempo, Seth si libera dai rovi, con una tirata secca che strappa le corde dal suolo. Le riduce in cenere e alza la sua arma, emettendo ringhi e latrati e additandoci con la lama d'acciaio della sua spada.
La spada cala su di noi, ma non muovo un muscolo in attesa del segnale di Ryan. Guardo di sottecchi mio fratello, che fissa la spada di Seth con un cipiglio assorto. L'istinto di allontanarmi è forte, eppure la fiducia nei suoi confronti è maggiore.
"Adesso!" urla nella mia mente, quando lama è a un millimetro dalle nostre teste.
Accendo la scintilla sulla spada di Ryan, incastrata nella guglia, e sprigiono l'energia devastante. Un boato rimbomba tra le pareti del Tempio e la struttura trema intensamente, oscillando. Un'onda d'urto ci spazza giù dall'altare, facendoci atterrare sul pavimento della navata.
La guglia crolla, si frantuma e pezzi di ferro e mattoni precipitano dal soffitto, su cui si apre un buco. I detriti della torre demolita sotterrano Seth, nascondendolo sotto un cumulo di macerie.
"Sei un genio" mi complimento con mio fratello, fissando sconvolta la montagna di rottami e lo spicchio di cielo notturno che si intravede dall'apertura sul soffitto.
Ryan mormora un paio di parole in risposta, ma non le ricevo, perché, di botto, il mucchio di detriti scoppia e i rottami vengono sparsi per tutta la cattedrale. L'antica ombra della morte, di nuovo in piedi, ci fissa con i suoi due lampi viola.
«Speravate davvero che un paio di ferrami potessero uccidermi?» ci deride, la voce forte e cavernosa.
A occhi sgranati, mi giro verso Ryan. Lui, però, ghigna furbescamente. «No» si limita a dire, osservando compiaciuto il mostro.
L'istante seguente, dall'apertura sul soffitto, sbuca un raggio argenteo. Il fascio di luna irradia l'interno della cattedrale, falciando la semioscurità che regnava, e intrappola Seth in un cono di luce bianca.
Delle fiamme si accendono sul corpo dell'Ombra. Un immenso rogo argenteo di luce e morte crepita al centro dell'altare. La luminosità del satellite investe l'entità, sciogliendo l'armatura. Il fuoco candido, puro, distrugge la creatura; l'argento della luna incenerisce il mostro in una pozza di metallo liquefatto e polveri nere e brillanti.
Vengo rapita dalla danza letale delle fiamme di purezza e distruzione. Quando si spengono, una patina di fumo denso ostruisce la visuale della scena.
Io e Ryan camminiamo verso l'altare. Su un mucchio di ferri, mattoni e cenere, giace Seth, che ha riacquisito la sua forma da uomo, tramortito e ferito. La pelle marmorea è sporca di polvere e ustionata.
«Vai, Bree. Adesso è il momento» mi incita Ryan, indicando la Spada di Luce nella mia mano.
Guardo l'arma di ghiaccio e stelle, faticando a crederci. Muovo passi lenti verso mio padre, fino a giungere dinanzi al suo copro moribondo. Lo osservo dall'alto e lui ricambia le occhiate. I suoi occhi neri e blu, per la primissima volta, sembrano trasmettere debolezza.
Avvicino la lama al suo petto, senza troncare il contatto visivo. Seth afferra la Spada, tenendola ferma, e si mette seduto sul cumulo di macerie, gemendo per il dolore.
«Aspetta, Bridget» mi blocca. La sua voce non ha il solito timbro superbo e irrisorio. Suona gentile, quasi implorante.
E mi fa tentennare.
«Ti chiedo scusa» continua Seth.
Spalanco le palpebre, sentendo il respiro spezzarsi per la sorpresa. Nelle iridi di mio padre brilla qualcosa che assomiglia al pentimento.
«Non dargli retta, Bree» mi rimbecca Ryan, dalla navata.
Le sue parole mi scivolano addosso. Sono totalmente assorta dallo sguardo supplichevole di Seth.
Si alza, facendo una fatica immane per restare in piedi, a giudicare dalle smorfie che fa. «Mi pento di tutto ciò che ho fatto» prosegue, aumento il mio stupore. Prende tra le dita la lama della spada e appoggia la punta sul cuore. «Fallo. Me lo merito.»
L'indecisione mi sbrana. Mio padre, Seth, si sta scusando con me. E il suo tono è così sinceramente affranto che non posso dubitare.
«Bridget!» urla Ryan, alle mie spalle, «ti sta ingannando!»
Di nuovo, non ascolto mio fratello. Mordicchio le labbra, senza sapere come agire. La punta della Spada è ancora appoggiata sul corpo dell'uomo e i suoi occhi mi inchiodano. Ed è dentro essi, che trovo la soluzione.
«Ti credo» dichiaro, abbassando l'arma.
Le sue iridi si illuminano. «Grazie. Ero sicuro che avresti capito.»
«Ma per quale...» comincio, senza però concludere.
Non termino perché qualcosa mi trafigge il petto. L'aria mi manca e una fortissima scarica di dolore mi attraversa il corpo.
Un frammento di ferro mi trapassa la pelle, impugnato da mio padre. Il suo ghigno tipico è tornato a incorniciargli le labbra, la cattiveria a rabbuiargli gli occhi. Trasmette, attraverso il pezzo di ferrame, una tossina che mi entra nel corpo. Sento il veleno invadermi le vene e stritolarmi le membra.
Accosta le labbra al mio orecchio, spingendo più a fondo il frammento sul mio sterno. «Mi seguirai all'inferno, Bridget» sibila.
Il veleno comincia a inquinarmi il corpo. Percepisco le gambe che tremano e tutta la forza lasciarmi, sostituita dalla sostanza nociva che mi sta uccidendo.
Eppure, trovo l'energia sufficiente per alzare la spada e piantarla nel torace di Seth. Lui molla la presa sul rottame di ferro e questo cade al suolo, tintinnando, sporco del mio sangue.
Mantengo la Spada affondata nella carne di mio padre finché dai suoi occhi non traspira più la vita. Le iridi cobalto e corvine si spengono.
Per sempre.
Estraggo la lama e il cadavere precipita sul mucchio di macerie e cocci della guglia. Anche io cedo; le ginocchia impattano sul pavimento e la Spada mi scivola dalle dita.
Presso i palmi sulla ferita, arginando il sangue che cola. Tuttavia, dentro di me scorre ancora il veleno, nocivo e fulminante, che mi intossica gli organi e mi stordisce. Perdo la sensibilità del mio stesso corpo, accasciandomi al suolo.
Sento i passi frenetici di mio fratello e vedo la sua figura chinarsi sulla mia, ma è come se stessi assistendo a questa scena da fuori. I suoni sono lontani, rimbombano; la vista mi si appanna e faccio sempre più fatica a respirare.
La tossina magica mi tappa ogni senso, mi divora da dentro e mi distrugge fuori. L'ultima cosa che il mio sguardo cattura è il raggio d'argento che illumina il cadavere di Seth, prima che gli occhi si chiudano e il veleno mi soffochi.
Spazio Autrice
Buonasera lettori! Perdonate l'orario improponibile, ma ci tenevo assolutamente a far uscire il capitolo entro oggi.
Comunque, direi che si commenta da solo. Non ci credo neanche io: è finita.
Bree e Ryan hanno vinto e Seth è stato sconfitto, dopo uno scontro impegnativo e due libri interi. Per chi era suo fan, non preoccupatevi: farà un'altra piccola comparsa, prima dell'epilogo.
Direi anche che nemmeno la nostra Bree è stata tanto fortunata, dato che si trova in bilico tra la vita e la morte. È messa davvero male, stavolta.
Mancano ancora quattro capitoli, prima dell'epilogo, e questa è solo la prima faccia del finale della storia, ma è decisamente la più importante. Vi aspettavate questa fine, per Seth? Ero davvero combattuta, ma credo che questo sia ciò che si merita per tutto il male che ha causato. Lasciatemi qui le vostre opinioni 👉
Affido a voi il compito di commentare!
A martedì!
Xoxo🗝
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