71. Fidarsi
Mason
Non credo di essere mai stato tanto male, in sette anni di carriera da Guerriero.
Ho il busto e gli arti paralizzati dal dolore. Riesco appena a respirare e a muovere le dita della mano. Il resto delle azioni mi costa una fatica immensa e fitte lancinanti. È come se il mio scheletro fosse a soqquadro, come se niente fosse al proprio posto.
La fasciatura applicata da Robert mi stringe le ossa e devo trattenere l'impulso di strappare le bende e liberarmi da questa prigione di garza.
Sospiro, passando in modo scocciato le dita tra i capelli. Il pensiero di essere confinato a letto per almeno una settimana mi manda in bestia. Aspetto di raggiungere Arcandida e distruggere Seth da una vita. Ma, quando arrivo, non posso neanche combattere senza rischiare di compromettere la mia situazione fisica.
Perciò che mi fa infuriare maggiormente è che, inchiodato su questo maledetto letto, non posso proteggere Bridget.
Da quando siamo tornati al Palazzo, non smetto di riflettere sulla bomba che ha sganciato fuori dagli scantinati della Tana. Seth vuole ucciderla, vuole farlo domani, e non sarò in grado di difenderla.
Emetto uno sbuffo frustrato, soffiando un paio di imprecazioni sottovoce. Sento il rumore della porta del bagno che si apre e, come se avesse udito i miei pensieri, Bridget esce dalla stanza adiacente, dirigendosi a passi leggeri verso il letto.
Stacco lo sguardo dal soffitto - che stavo fissando intensamente - e lo poso sulla sua figura solo nel momento in cui si siede sul letto. Sdraiato sul materasso, la guardo dal basso. Ha le gambe piegate lateralmente e indossa il pigiama. Impiglia i suoi occhioni nei miei e incurva debolmente le labbra, sorridendomi piano.
E, sebbene il gesto sia banale, riesce ad allievare un po' il dolore che mi lacera il corpo.
«Come stai?» mi domanda, quasi bisbigliando.
Parla a voce bassa, con timbro dolce e delicato, come se avesse paura di disintegrarmi. In effetti, mi sento proprio così: fragile.
«Me la cavo» le rispondo con un sorriso, per tranquillizzarla.
Bridget preme la schiena contro la testiera del letto e mi invita ad avvicinarmi. Alzo con estrema cautela il busto e appoggio la testa suo petto, tirando un sospiro di sollievo per il calore che la sua vicinanza mi infonde.
Incastra le dita tra i miei capelli e mi sfiora la schiena con i polpastrelli, toccandomi in una delicata carezza la colonna vertebrale. Ascolto ogni suo respiro e battito, estraniandomi dal pulsare violento delle ossa e riuscendo momentaneamente a rilassarmi.
«Vuoi raccontarmi cos'è successo con Samantha?» domanda pacatamente, facendomi capire con il suo tono morbido che non pretende nessuna risposta.
Le urla disperate dell'Ombra mi riempiono la scatola cranica, trapassandomi i timpani, mentre la puzza di bruciato che alleggiava nella cantina mi invade le narici. Ricordo ogni suono straziante, ogni odore pungente, come se fossero reali. E lo erano. Le grida d'aiuto di Samantha erano reali; il fumo e le fiamme erano reali. Ciò che le ho fatto era maledettamente reale.
«Abbiamo lottato» le rispondo, dopo qualche secondo trascorso ad annaspare tra i ricordi. «E l'ho quasi bruciata viva.»
«Quasi?»
«Non potevo vederla morire in quel modo. Ho trovato una maniera più rapida e indolore per ucciderla.»
Cerco di mostrarmi composto, ma la mia voce traballante mi tradisce. Stringo la presa intorno alla vita di Bridget, per scacciare le immagini che la mia memoria proietta e affogando il senso di colpa tra le sue braccia sicure. Abbasso le palpebre, godendo dell'effetto terapeutico delle sue dita che mi sfiorano la cute.
«Sei umano, Mason. È normale pentirsi. Non devi affliggerti, però» mi consola, sussurrando con dolcezza e intricando amorevolmente le mani tra le mie ciocche disordinate. «Questa è la nostra vita. Una vita di morte e dolore, ma pur sempre la nostra vita. Non puoi impedire che accadano cose del genere.»
Dietro le sue parole colgo un significato molto più duro e spietato: siamo tutti assassini. Tutti noi uccidiamo, tutti noi abbiamo l'anima macchiata, tutti noi ci siamo sporcati le mani di sangue e la coscienza di rammarico. Non c'è poi così tanta differenza tra Guerrieri e Ombre.
«Con Luke, invece, com'è andata?» scelgo saggiamente di parlare di altro. «Non mi hai ancora detto niente.»
Bridget esala un sospiro pesante, sconfortato. Alzo la testa dal suo petto e mi scosto dal suo corpo, per guardarla in faccia.
Abbassa il capo; i suoi enormi occhi, timorosi, sono puntati sulle mani che tortura nervosamente tra loro. Morde le labbra, i capelli che le coprono il volto come una tenda di rame scintillante e l'indecisione che filtra dall'espressione turbata.
«Sono io, Bree» la rassicuro, alzandole il mento. «Puoi dirmi tutto.»
Muove la testa in segno di consenso e si convince a parlare. «Ti sei chiesto perché sapevo così tanti dettagli sul piano di Seth?»
«In realtà, no» ammetto.
«Mi ha informata Luke.»
Il mio sopracciglio scatta automaticamente verso l'altro, in un'espressione perplessa. «Luke? Perché avrebbe dovuto farlo?»
«È dalla nostra parte. Avrebbe dovuto uccidermi, ma non mi ha nemmeno sfiorata.»
«Luke ti ha spifferato il piano di Seth?» ripeto, sempre più sbigottito.
Bridget è così sicura, mente parla, che dubito stia mentendo. Ma non capisco per quale assurdo motivo un'Ombra avrebbe dovuto aiutarla. E non un'Ombra qualsiasi: Luke è lo scagnozzo fidato di Seth. Non potrebbe mai tradirlo.
«E mi ha anche fatto una proposta» aggiunge, il tono e lo sguardo che raggiungono di nuovo un livello incerto. «Domattina andremo nel luogo stabilito da Seth e lo coglieremo alla sprovvista.»
«Aspetta, Bree» la blocco, spalancando gli occhi, incredulo, «stai dicendo che vuoi buttarti tra le braccia del nemico?»
«Abbiamo un piano. Ci servono solo rinforzi. Se l'Esercito accettasse...» continua con determinazione, ma arresto un'altra volta le sue parole.
«Chi ha un piano? Tu e un'Ombra?» ironizzo, emettendo una risatina sarcastica.
La mia voce si fa affilata e Bridget mi lancia un'occhiata dura. «Sarà anche un'Ombra, ma non è come le altre» ribatte, irritandosi.
«Non posso credere che ti fidi davvero» mormoro, la delusione che imbratta le mie parole.
«Luke mi è sempre stato accanto. So che è diverso. All'inizio neanche io mi fidavo, però mi sono dovuta ricredere. È veramente dalla nostra parte» insiste, senza perdere la certezza su ciò che afferma.
Mi metto seduto, irrigidendo la postura e lo sguardo. «La risposta è no» le comunico, con una gelida calma.
«Cosa?» esclama, risentita. «Spero che tu stia scherzando.»
«Alla Tana abbiamo deciso che rimarrai qui e non cadrai in nessun modo nella trappola di Seth. Adesso che sei a conoscenza del suo piano, devi usare questo vantaggio per restare al sicuro, non per suicidarti. Attaccheremo la settimana prossima, quando tutti i Guerrieri si saranno ripresi dai combattimenti di stanotte» spiego, riferendomi anche alla mia attuale condizione fisica. «Non manderò l'Esercito a morire, Bridget. Non possiamo rischiare di perdere altri membri.»
Pronuncio l'ultima frase con troppa rigidità: Bree distoglie gli occhi dai miei e mi pento immediatamente per il mio tono autoritario.
«Lo sai che mi fido ciecamente di te» le faccio presente, sforzandomi di essere più delicato. «Quell'Ombra ti sta palesemente prendendo in giro. Non lascerò l'Esercito nelle sue mani. E, soprattutto, non lascerò te nelle sue mani, con il rischio di non vederti più tornare. Non se ne parla, Bree.»
«Se ti fidi così tanto di me, perché non lo dimostri?»
La mia calma temporanea si smonta in un millesimo di secondo. «Non vuoi proprio capire. È di Luke, che non mi fido. Devo ricordarti che, per colpa sua, ti sei trasformata in un'assassina?» quasi sbraito l'ultima parte, in preda al nervosismo.
«Non è stata colpa sua» replica, scandendo bene e impetuosamente le parole.
«Giusto, la colpa è stata solo tua» mi correggo, assumendo un tono e un'espressione velenosi. «Sei tu che hai ucciso tutta quella gente. Lui era soltanto la tua spalla. Eravate proprio un bel duetto, mentre ci distruggevate, sai?»
Le punto un dito contro e sibilo con cattiveria quelle affermazioni. Mi rendo conto di essere stato troppo duro quando noto le lacrime inumidirle gli angoli delle palpebre.
«È questo che pensi di me?» domanda, la voce spezzata, i denti che affondano nel labbro inferiore per trattenere le lacrime.
Sospiro, passandomi stancamente una mano sul volto. «Certo che no. Perché non ne discutiamo domani, a mente lucida? Siamo entrambi esausti, in questo momento. Okay?» propongo, addolcendomi.
Bridget scende dal letto, allontanandosi in uno scatto. Non mi guarda con rabbia, solo con triste amarezza. «Ho sentito abbastanza» asserisce, dandomi le spalle e avviandosi verso la porta.
«Bree, aspetta» la richiamo.
Provo ad alzarmi, per seguirla, ma una fitta lancinante mi obbliga a stare seduto. Quando arriva alla porta, si volta verso me. Il suo sguardo è gelido.
«Me la caverò da sola, come sempre. Tieniti l'Esercito. D'altronde, tu non c'eri mentre affrontavo mio padre per la prima volta. Non ci sei mai stato, e mai ci sarai» pronuncia in un sibilo freddo, così crudo che mi lascia ferito e interdetto.
Poi, esce dalla camera di Selene, sbattendo di proposito la porta e abbandonandomi in compagnia dei sensi di colpa che mi assaliscono.
****
Gli sguardi di Carter ed Emily sono contrariati. Entrambi mi osservano con un cipiglio di rimprovero: lei con i suoi occhi blu e severi, lui inchiodandomi malamente con le sue iridi verde scuro.
Subito dopo la discussione avuta con Bridget, ho chiamato i miei migliori amici, bisognoso di un consiglio. Ho appena finito di raccontare loro le dinamiche del litigio, e l'unica risposta che mi hanno dato è stata una sfilza di occhiatacce.
Emily è in piedi, appoggiata contro il bordo della madia, a braccia incrociate, mentre Carter ha preso posto su una poltrona imbottita e rivestita di velluto, che ha spostato davanti al letto, sul quale sono seduto io.
«Sei stato davvero stronzo, a ricordarle quello che ha fatto» sostiene Carter, decidendosi a fornirmi il suo verdetto.
«Non volevo ferirla, lo giuro. Ma lei è talmente testarda. Mi fa ammattire» confesso, portandomi le mani tra i capelli, con fare frustrato.
«Tu non sei da meno» si intromette Emily.
Fulmino con lo sguardo la mia migliore amica, nonostante abbia pienamente ragione.
«Hai esagerato, Mason. Dovresti scusarti» mi suggerisce Carter.
«Non credo che voglia vedermi» osservo.
«Quindi, cosa farai? Domattina andremo al lago?» mi domanda, cambiando discorso.
«Al momento non posso muovermi e senza di me l'Esercito non va da nessuna parte.»
«Agli ordini, Generale» sghignazza Emily.
Ignoro il suo tono di scherno. La detesto, quando fa la sarcastica.
«Luke sta mentendo, secondo te?» mi interroga Carter.
«È ovvio» rispondo di getto. «Perché? Tu non lo credi?»
La sua espressione è indecisa. «Forse dovresti rifletterci sopra.»
«Su cosa dovrei riflettere, Carter? Un'Ombra che spiffera il piano del suo Padrone? Assurdo. La prima regola della Tana è la fedeltà, lo sapete meglio di me.»
«Beh, Luke è fedele, ma non a Seth. Lo è a Bridget» considera Emily.
«Anche voi gli credete, quindi?»
«Pensaci» comincia Carter. «Bree è uscita sana e salva da quella stanza. Luke aveva l'occasione perfetta per ucciderla, specialmente se era d'accordo con Samantha. Perché non l'ha fatto? Era il momento giusto, eppure l'ha risparmiata. Non pensi che, in fondo, a lei ci tenga?»
Dannazione, ringhio mentalmente. Il suo discorso non fa una piega. Sono consapevole del fatto di avere torto, ma mi costa una fatica immensa ammettere che Luke si è affezionato a Bridget a tal punto.
Emily, che capta al volo i miei pensieri, sbuffa. «La tua gelosia cronica è esasperante.»
«L'ho persa a causa delle Ombre. Sarei un vero idiota, a lasciarla di nuovo nelle loro mani» sbotto, giustificandomi.
«È qui che sbagli, Mason. Non è una semplice Ombra. È Luke, e sembra realmente disposto a rinunciare a tutto, per Bree» notifica Carter, stravaccato sulla poltrona di velluto blu.
Maledetti migliori amici saggi.
«Sono stato un idiota» mi rendo conto, finalmente, del mio errore.
«Che novità» mi schernisce Emily, usando il suo solito timbro da presa in giro.
Guardo in modo torvo la mia migliore amica. «Carter, non l'avevi addolcita?» interpello il suo ragazzo, senza interrompere il nostro scambio di occhiatacce.
«Con me è più dolce. Ma io sono io, e tu sei tu» riflette Carter.
«Che gusto ci sarebbe, a essere carina anche con te?» continua lei.
«Sei più insopportabile, da quando ti sei fidanzata. Adesso che non puoi riversare la tua ironia tagliente su entrambi, la dedichi tutta a me?»
Emily annuisce, soddisfatta, e un sorrisino cresce sul suo volto. «Vedo che sai ancora fare pensieri corretti.»
«Ragazzi, piantatela» ci ammonisce Carter. Poi, si rivolge a me: «Mason, domani scusati con Bree».
«Se non è già andata da Seth, si intende» aggiunge Emily, in un borbottio basso.
«Non farebbe mai una cosa simile» contesto.
Lei inarca un sopracciglio biondo. «Ne sei sicuro?»
Giro la testa verso Carter, cercando aiuto in lui. «Non è così sconsiderata, vero?» gli domando, implorandolo silenziosamente di darmi una risposta negativa.
«Stiamo parlando di Bree. Se dice una cosa, la fa» attesta, scrollando le spalle e distruggendo ogni mia speranza.
Incastro disperatamente le dita tra i capelli. Non può. Non può farlo. Non diceva sul serio. Non ne sarebbe in grado. Tento di auto-rassicurarmi, ma è inutile: conosco bene Bridget e la sua determinazione.
Emily stacca la schiena dal bordo della madia di legno bianco e mi si posiziona davanti, appoggiandomi una mano sulla spalla. La sua figura, in piedi, torreggia sulla mia, seduta sul materasso.
«Ce ne occupiamo noi, va bene? Tu pensa a rimetterti. Io e Carter sorveglieremo l'ingresso e manderemo qualcuno con lei, se volesse a tutti i costi andare da Seth» propone.
«Non la lasceremo scappare» concorda Carter.
Sorrido ai miei amici. «Grazie, ragazzi. Vi voglio bene» aggiungo, leggermente esitante. Non lo dico spesso, ma sanno che senza di loro sarei smarrito.
Emily mi circonda il collo e mi attira contro il suo sterno, stringendomi in un abbraccio affettuoso. Rimango spiazzato dal suo gesto. Nemmeno lei è molto affettuosa, e forse è proprio questa caratteristica che abbiamo in comune che mi porta a circondarle la vita e a ricambiare.
«Il novanta per cento delle volte sei un cretino, ma ti voglio bene anch'io» ridacchia, scombinandomi affettuosamente i capelli.
«Guardate che mi sto ingelosendo» dichiara Carter, che ci osserva dalla poltrona, con una finta espressione offesa.
«Vieni qui, cretino numero due» lo invita Emily, allungandogli un braccio.
Si alza dalla poltrona e si unisce alla stretta, che diventa un vero e proprio abbraccio di gruppo. E, anche se non respiro, incastrato tra i miei migliori amici, non posso fare a meno di sorridere con loro.
Spazio Autrice
Buonasera readers❤🌺
In questo capitolo la situazione si scalda un po', e non in positivo. Bree e Mason discutono, a causa di Luke e del suo piano. Lui non crede all'Ombra, mentre Bridget si fida ciecamente. Con chi dei due siete d'accordo? Ogni tanto, una litigata ci vuole.
Mason si rifugia dai suoi migliori amici, che come sempre si rivelano grandi ascoltatori e consiglieri. Quanto sono carini, tutti e tre insieme?😍
Che dite: Bree andrà davvero da Seth, insieme a Luke?
Lo scopriremo venerdì, nel prossimo capitolo. Preparatevi, perché accadrà veramente di tutto!
Xoxo🥞
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