70. Occhi Neri tra Scaglie Dorate

Bridget

Due gemme nere.

Due anelli di carbone.

Due enormi diamanti scuri che mi fissano.

Lo sguardo di Luke è intersecato al mio e non sembra intenzionato a lasciarmi. Il buio nei suoi occhi mi tiene prigioniera, depositandomi addosso un velo di brividi e pelle d'oca. Le sue iridi color pece scavano tra le mie scaglie dorate, mettendomi a nudo davanti alle sue pupille indagatrici.

Il mio stomaco si attorciglia su se stesso, stringendosi in una morsa prepotente. Non riesco a emettere fiato, intrappolata sotto il suo sguardo profondo. Le voragini nei suoi occhi mi hanno strappato il respiro.

Ci guardiamo per minuti interminabili. Mi squadra, studiandomi da capo a piedi. Rimango immobile, battendo velocemente le ciglia, immersa in uno stato confusionale.

«Ah» spezza il silenzio fitto che ci aveva avvolti, «sei solo tu.»

Sentire la sua voce mi stordisce ancora di più, se possibile. Una carrellata di ricordi mi dilaga la mente.

"«Sei carina, quando ti arrabbi. Diventi rossa come i tuoi capelli, sai?»"

"«Mi piaci quando ti fingi invincibile.»"

"«Mai distrarsi, angioletto.»"

"«Per quanto possa provare felicità un'Ombra, io sono contento di averti qui.»"

"«Ciò che stava succedendo prima, tra noi...»"

Le parole che Luke ha pronunciato quando ero nella Tana mi martellano la testa. Le frasi si accavallano una sull'altra, accompagnate da una vagonata di sensazioni ed emozioni che mi colpiscono violentemente, portando a galla vecchie memorie e sentimenti repressi.

L'Ombra si allontana dall'armadio e la distanza tra noi diminuisce sempre di più. Però, non si avvicina a me. Si ferma davanti alla porta e si abbassa per recuperare il pugnale che mi ha lanciato pochi minuti fa, non appena ho varcato la soglia.

Si rimette dritto, infilando il pugnale nella cintura, e muove un passo nella mia direzione. Solo allora, mi risveglio. Indietreggio in uno scatto spaventato, andando a scontrarmi con la parete. Luke aggrotta le sopracciglia scure, ma non commenta il mio arretramento repentino.

«Ti aspettavo, sai?»

Continua a scrutarmi con quei suoi occhi tenebrosi, e non riesco a sganciare i miei. Mi ipnotizzano. Al tempo stesso, però, mi intimoriscono. E questo mix di paura e incanto che mi inonda il corpo mi manda in fumo il cervello, impedendomi di ragionare e di acquistare un po' di compostezza.

Era ovvio che avrei incontrato Luke. Mi trovo nel suo territorio, in fin dei conti. Eppure, ciò non diminuisce lo stupore. Forse perché mi aspettavo di rivederlo, ma non di imbambolarmi dinanzi alle sue iridi nere. Mi aspettavo di fronteggiarlo di nuovo, prima o poi, ma non di sentirmi così frastornata.

Il ragazzo si affaccia dalla porta e butta un'occhiata a destra e una a sinistra, assicurandosi che i corridoi siano vuoti. Dopodiché, chiude il battente e prova a riaccostarsi a me.

Faccio un altro passo indietro. Non voglio che si avvicini.

«Ehi, calma. Non voglio farti del male» mi tranquillizza, addolcendo lo sguardo scuro.

«Perché mi aspettavi?» trovo il coraggio di parlare.

Mantengo una distanza di sicurezza di un paio di metri, captando ogni suo singolo movimento. Luke, capendo che lo voglio lontano da me, resta fermo al suo posto, di fronte alla porta. Io mi trovo un po' più a sinistra, vicino al letto a baldacchino.

Il ragazzo non risponde. Non smette di sondarmi, graffiandomi il corpo e l'anima con i suoi occhi da Ombra. Analizza ogni centimetro della mia figura, con interesse. Il modo in cui mi studia mi mette a disagio, perciò abbasso lo sguardo e lo poso sulle mie scarpe.

«Sei cambiata» afferma all'improvviso.

«Cosa?» Alzo gli occhi. «Sono sempre stata così.»

«Quando vivevi nella Tana eri diversa

«Quella Bridget non esiste più» sibilo, affilando la voce e guardandolo in maniera austera.

«Mi piaci di più così» replica, sorridendomi piano.

La mia espressione rigida si sfascia immediatamente. Sento il volto infiammarsi e il mio cuore perde un battito, le guance rosse e l'agitazione che sale.

Luke riprova ad avvicinarsi. Mi riprendo dal mio subbuglio interiore e arretro nuovamente.

«Non avvicinarti, Luke» ringhio, tendendo il braccio in avanti, come per arrestare i suoi passi.

Mi osserva e nei suoi occhi leggo una dolorosa consapevolezza. «Tu hai paura di me» realizza, sussurrando con un filo di voce dispiaciuto.

No, ho paura dei miei sentimenti.

Rivederlo mi ha suscitato troppe emozioni strane. Per la prima volta da quando sono entrata nella camera di Seth, mi fermo un attimo a riflettere. E capisco che sono terrorizzata perché, nel preciso istante in cui i nostri sguardi hanno colliso, mi sono resa conto di quanto mi fosse mancato.

«Perché mi aspettavi?» ripeto il quesito, spostando la rotta della conversazione.

«Avevo bisogno di parlarti.»

«Riguardo cosa?»

«Si tratta di tuo padre» mi informa. Fa una breve pausa ad effetto, prima di proseguire. «Vuole ucciderti.»

«Che novità» rispondo, sarcastica, con una risatina tagliente.

«Ha già deciso come» aggiunge.

Il mio interesse si rianima all'improvviso. «Parla» lo sprono, incrociando le braccia per mostrarmi impassibile.

«Ha previsto un attacco domattina. Vuole trascinarti con l'inganno al lago di Vann e distruggerti. Ha intenzione di tenere occupati i Guerrieri con qualche creatura mitica sovrannaturale, mentre sarà alle prese con te.»

Mi torna in mente la leggenda che mi ha raccontato Mason, sul fiume di Vann e sul dio dell'acqua, da cui il corso ha preso il nome. Non mi ha parlato di nessun lago.

«Mi è sembrato giusto avvisarti» conclude Luke, stringendosi nelle spalle.

Mi costruisco un cipiglio inflessibile e scettico. «Non ti credo» dichiaro, sputando con cattiveria quelle tre parole. «Chi mi assicura che Seth non ti abbia ordinato di riferirmi queste informazioni? Magari, è tutto un piano e mi volete entrambi morta.»

«Non hai capito, Bridget» mormora il mio nome a denti stretti, «sto cercando di salvarti.»

«E cosa dovrei farmene di queste notizie?» gli do la possibilità di spiegarsi.

«Domattina tu e l'Esercito dovete battere Seth sul tempo e andare al lago prima che metta in atto il piano. Lo coglierete impreparato e lo ucciderete. È la vostra unica occasione.»

«Ci accompagnerai tu?»

«Sì.»

«Quindi, ricapitolando, devo farmi portare da te, che sei un'Ombra, sul campo di battaglia, per fare fuori il tuo adorato Padrone?» riepilogo, ridacchiando beffardamente. «Come puoi sperare che ti creda?»

«Io pensavo... pensavo che ti fidassi ancora» incespica, il tono affranto dal mio comportamento diffidente.

«Mi fidavo quando ero una di voi. Adesso, non ne ho più motivo.»

Lo sguardo di Luke è ferito. Tra le sfumature cinerine e corvine delle sue iridi emerge la tristezza. Cosa insolita, per un'Ombra. Dov'è finita la sua indifferenza costante? Da quando è capace di stare male?

«Non puoi pensare davvero che io voglia farti del male» bisbiglia, gli occhi colmi di indignazione.

«Non lo penso, infatti. Lo so» ribatto, marcando con voce sfrontata quel "so". «Mio padre vuole usati come esca, ma digli che non abboccherò.»

Mi dirigo alla porta. Stringo la maniglia tra le mie dita, però Luke schiaccia il palmo della mano sul battente e mi impedisce di aprirlo.

«Ascoltami, Bridget» mi implora.

«Non mi ingannerai, Luke» gli ribadisco la mia sfiducia, guardandolo in maniera truce.

Adesso, a separarci, ci sono a malapena due centimetri. Luke è più alto di me, perciò per incastonare i miei occhi nei suoi devo inclinare di poco il volto in alto. Nelle sue iridi è in corso una tempesta di sofferenza, con fulmini di desolazione che squarciano le tenebre dello sguardo, proiettando lampi accecanti nei miei occhi.

«Cosa posso fare per farti fidare di me?» chiede, pregandomi silenziosamente di rispondergli.

«Puoi lasciarmi andare e dirmi dov'è mio padre» lo accontento, parlando con voce carica di impazienza e acidità.

Sospira, togliendo la mano dalla porta. «Nel salone.»

Afferro nuovamente la maniglia d'oro lucido, ma Luke mi blocca a sua volta, posando le sue dita pallide e gelide sulle mie. Ritiro in fretta la mano, come se mi fossi ustionata, fulminandolo con un'occhiataccia.

«Non ti lascio andare così!» esclama, alzando la voce. La determinazione gli illumina le iridi nere.

«Perché insisti?» sbraito di rimando. «Cosa te ne importa, di me?»

Mi si piazza davanti, avvicinando pericolosamente il suo corpo al mio e schiacciandomi contro la porta. China il volto, ottenendo il dominio del mio sguardo. Sono inchiodata a ridosso del battente. Eppure, anche se fossi libera, non sarei comunque in grado di fuggire da quelle pietre scure.

«Sai cosa mi piaceva di te, quando eri appena arrivata nella Tana?» inizia, la voce che si affievolisce e gli occhi che mi scrutano in modo troppo intimo. «Il fatto che in parte fossi pura. Eri un pizzico di bontà in mezzo a tutto il male che domina questo posto. Mi sono affezionato a quella ragazza innocente che girava nei corridoi, che aveva paura di incontrare suo padre, prima che accettasse di far distruggere i suoi sentimenti. E adesso mi trovo davanti quella Bridget, la Bridget buona, quella vera, che ho sempre desiderato conoscere. Non posso perderti proprio ora, non una seconda volta. Non posso permettere che tu muoia.»

Posiziona le mani sulla superficie di legno, ai lati della mia testa, e accosta il suo viso al mio.

«Voglio fare la cosa giusta, per una volta» sussurra, soffiandomi sulla pelle. «Voglio salvarti.»

Attacca le nostre fronti, e ora i nostri corpi sono completamente appiccicati. Sento il suo respiro caldo sulla pelle, in contrasto con la temperatura bassa del suo organismo; sulle labbra, tenute lontane dalle sue da un misero millimetro d'aria.

«Perché dovrei crederti?» mormoro, faticando persino a parlare. La sua vicinanza mi mette in soggezione. «Voi Ombre siete brave a ingannare.»

«Guardarmi negli occhi e la risposta arriverà da sola.»

Faccio come dice, immergendomi nell'oceano buio del suo sguardo. Vagando tra le sfumature tetre di quegli occhi troppo buoni per appartenere a un'Ombra, avvisto solo tanto affetto e sincerità.

Non mi sta mentendo.

«A te ci tengo, angioletto» sussurra sulle mie labbra.

Una morsa di attanaglia il cuore, ripensando ai momenti in cui mi chiamava in quel modo. È il soprannome che mi ha affibbiato quando abitavo qui. E ricordo che era l'unica parola in grado di riscaldare il mio animo spento e congelato.

«Mi era mancato» bisbiglio.

«Cosa?»

«Quel soprannome. Mi era mancato.»

Luke sorride, e grazie alla minima distanza che ci separa vedo perfettamente come le sue labbra chiare si incurvano, spingendo anche me a sorridere.

«A me eri mancata tu. Ti ho pensata ogni dannato giorno, da quando i Guerrieri ti hanno portata via. Sono contento che ti abbiano salvata, certo, ma mi pento di non averti parlato almeno un'ultima volta. Odiavo il pensiero di doverti rivedere direttamente sul fronte di guerra.»

«Possiamo evitare di combattere. Potrebbe finire tutto domattina.»

I suoi occhi si accendono di speranza. Scorgo chiaramente la scintilla che guizza all'interno dei cerchi scuri, da qui vicino. «Vuol dire che ti fidi?»

«Mi fido» confermo, «e convincerò anche gli altri a fidarsi.»

«Ti crederanno?»

«Saranno costretti. Gli dirò che tu non sei come le alte Ombre» faccio, sicura delle mie parole.

«E come sono?» ridacchia, tornando a soffiarmi sulla pelle.

«Diverso» rispondo semplicemente. È un termine che racchiude mille significati.

«Anche tu lo sei, angioletto.»

Un sorriso sboccia spontaneo sul mio volto, ogni volta che pronuncia quel nomignolo. Lo dice con una tale tenerezza da lambirmi l'anima.

«Ed è una cosa positiva?»

«È una cosa bellissima» afferma, e appoggia con delicatezza le sue mani sui miei fianchi.

Le nostre labbra si sfiorano appena, pianissimo, per poi staccarsi l'istante dopo. È un continuo avvicinarsi e allontanarsi, uno scontro leggero e interminabile.

«Le mie emozioni si sono sbloccate» confessa. «È stata la morte di Meg e Logan, a svegliarle. Ho capito che nella mia vita non ci sarebbero più dovute essere morti. Per questo sto cercando di evitare la tua. Non mi perdonerei mai, se dovessi perdere un'altra persona a me cara.»

«Sai come si chiama ciò che stai provando adesso?»

«Non sono sicuro di volerlo sapere.»

«Nemmeno io.»

Così, ignoriamo insieme la maniera in cui i nostri cuori infuriano e gli sguardi si accarezzano. Luke fa combaciare nuovamente le nostre figure, premendomi sotto al suo corpo.

«Ma sono sicuro di quello che voglio fare» annuncia.

Poi, riavvicina le sue labbra alle mie. Però, un momento prima che le nostre bocche si scontrino, qualcosa in me si riprende. Appoggio le mani sul suo petto e lo immobilizzo.

«Luke» sussurro, la voce che si spezza, «fermati. Ti prego.»

«Cosa?» mormora, confuso. Allontana il suo viso dal mio, l'espressione frastornata. «Perché?»

«Perché non riuscirei a staccarmi.»

Sospira pesantemente. Mi guarda negli occhi, rendendosi conto del pentimento che li inonda. E capisce. Capisce che non posso. Che non è giusto. Che sarebbe uno sbaglio colossale.

Incastra le dita tra i miei capelli, affondando le mani tra le ciocche legate e facendone fuoriuscire qualcuna dalla crocchia. Posa nuovamente la fronte sulla mia. Il suo sguardo è comprensivo, non arrabbiato.

«D'accordo. Ti fidi di me?»

Annuisco senza neanche rimuginarci sopra.

Luke stampa le labbra sulla mia tempia e mi attira a sé, stringendomi tra le sue braccia fredde ma bollenti. «Allora torna ad Arcandida. Ci vediamo domani, all'alba. Porta tutti i rinforzi possibili. Ti aspetto all'entrata della foresta di conifere.»

«Ci sarò» rispondo, incastrata tra il suo torace e le sue braccia.

Scioglie la presa sul mio corpo, staccandosi e facendo qualche passo indietro.

«Perché ti trovi nella stanza di Seth? Un'Ombra mi ha mandata qui, dicendo che avrei trovato lui» indago, per distrarci dal pensiero del quasi-bacio.

«Era un piano di Samantha. Doveva fare in modo che tu venissi da me. Le ho promesso che ti avrei uccisa.»

Spalanco le palpebre. Mi odia così tanto?

«Non sa che preferirei morire, piuttosto che farti del male» dice, pacato, rapendomi per l'ennesima volta con i suoi occhi.

Non riesco più a guardarlo. Dalle sue iridi defluiscono troppe emozioni. Emozioni che ho paura di scoprire. Emozioni che non dovrebbe neanche provare.

Che io non dovrei provare.

«Non osservarmi in quel modo» lo rimprovero, nonostante il mio tono sia basso e sfinito.

Il ragazzo espira, arrendendosi. «Dovresti raggiungere Mason. Sam era davvero agguerrita. Potrebbe essere in serio pericolo.»

Il pensiero di Mason mi bombarda la testa all'improvviso, prepotente. Una marea di sensi di colpa mi investe e il panico mi striscia nelle arterie.

«Devo correre da lui, Luke» gli dico, con voce allarmata.

Fa un sorriso triste, che mi incrina il cuore. «Lo so.»

«Sai dirmi dove posso trovarlo?»

«Negli scantinati, al piano inferiore. Ricordi ancora dove sono?»

Annuisco. «Grazie.»

Stavolta, quando impugno la maniglia, non è lui a fermarmi. Sono io, a tentennare. Mi giro verso l'Ombra, senza però lasciare il pomello d'oro.

«Luke?»

«Sì?»

«Hai tradito Seth.»

«Sì.»

«Hai tradito il tuo Padrone. Per me» ripeto, non capacitandomene.

«Sì, angioletto» ribadisce, sorridendomi piano. «L'ho fatto.»

«Perché? Potrebbe ucciderti, se dovesse scoprirlo. Perché stai rischiando la tua vita per me?»

«Perché so che ne sarà valsa la pena, quando ti vedrò indossare la corona.»

La sua risposta mi spiazza completamente.

«E se... se ti deludo?» chiedo, intimorita dalla possibilità di perdere.

«Sei una persona per cui vale la pena rischiare tutto, angioletto. Non importa come andrà a finire» mi rassicura, ampliando dolcemente il suo sorriso.

Ricambio, percependo le lacrime che protestano per scendere. Prima che Luke possa aggiungere qualcosa e mi convinca a non lasciarlo più, esco dalla camera, con il suo sguardo che mi segue finché non chiudo la porta.

****

Percorro rapidamente il corridoio, smuovendo le fiamme delle torce con una scia d'aria, quando passo davanti a esse. In fondo alla galleria si trova una rampa di scale.

Gli scantinati si trovano vicino alla sezione in cui sfociano i tunnel bianchi. Non ci sono mai stata, ma so che lì si tengono le provviste e i rifornimenti della Tana.

Arrivo all'inizio della scalinata. Proprio mentre appoggio il piede sul primo gradino di pietra, una voce proveniente dal lato opposto della galleria mi chiama.

«Bridget!»

Mi volto, trovando Emily che mi corre incontro. Mi raggiunge e si appoggia alla parete del cunicolo, per riprendere fiato. Il suo volto è arrossato per la fatica e questo mette in evidenza la spruzzata di lentiggini sugli zigomi.

«Ti stavo cercando» mi comunica, dopo essersi ripresa.

La sua espressione è stravolta; gli occhi blu sono ricolmi di preoccupazione e si mordicchia nervosamente le labbra.

«Cos'è successo?»

«Grazie al cielo stai bene» sospira, leggermente sollevata.

«Perché non dovrei?» mi agito sempre di più.

«Mason ti cercava.»

«Samantha gli ha fatto qualcosa?» la interrogo, l'ansia che mi divora e mi annoda lo stomaco.

«Non lo so» risponde, e dal tono capisco che anche lei è in apprensione. «Carter è con lui e mi ha scritto di trovarti. Nient'altro.»

Non perdo altro tempo prezioso. Mi precipito giù per la rampa di scale, scendendo i gradini il più velocemente possibile. Sento i passi di Emily che scalpitano alle mie spalle. Alla fine della scalinata si apre un cunicolo dalle pareti tappezzate di porte, sia a destra che a sinistra, ma non c'è traccia di Mason o Carter.

Superiamo il corridoio lineare e dal soffitto basso, illuminato da qualche candelabro che sorge a intervalli regolari, tra un battente e l'altro. La luce è soffusa e la pietra del pavimento e dei muri non è levigata come al piano superiore. La roccia è irregolare e scavata. Svoltiamo l'angolo e un insopportabile odore mi invade le narici. Bruciato.

«È scoppiato un incendio, qui sotto?» fa Emily, storcendo il naso, infastidita.

Non faccio caso alla sua domanda, perché vengo attirata da due figure sedute. Carter e Mason. Aumento l'andatura, arrivando davanti loro in mezzo secondo.

Carter è il primo ad accorgersi di me. Mi fa un cenno con la testa, per poi alzarsi e dirigersi da Emily. Mentre i due ragazzi si mettono in disparte, mi inginocchio dinanzi Mason.

Ha il volto stropicciato in una smorfia dolorante e le palpebre socchiuse. Non sono sicura che mi abbia notato. L'occhio mi cade sulla sua mano, premuta sul fianco. La giacca e le dita sono sporche di sangue; qualche granello di cenere grigia argentea gli puntella il viso e i vestiti.

Gli appoggio con delicatezza una mano sulla guancia, rimuovendo un po' della polvere. A quel contatto, Mason apre gli occhi, rivelando due iridi nere piene di sofferenza.

«Dio, stai bene» esclama, la voce gracchiante ma confortata.

«Io sì. Tu?» ribatto, osservando con una morsa al petto lo stato in cui è ridotto.

«Adesso sì.»

«Cosa è successo, lì dentro?» gli chiedo, sedendomi al suo fianco.

Mason posa la testa sulla mia spalla, gemendo per il dolore al fianco. O, almeno, credo si tratti di quello. Sembra che gli faccia male tutto, e questo mi provoca una fitta al cuore.

«Mi sono abbassato al suo livello. L'ho uccisa, Bree.»

Le sue parole sono deboli fruscii esausti e affranti, il timbro spezzato è intriso di pentimento.

«Ti sei fatto giustizia da solo» lo giustifico.

Scuote la testa e i ciuffi morbidi dei suoi capelli mi solleticano il collo. «Non era giustizia. Era vendetta

«Non pensarci più» sussurro amorevolmente, passando le dita tra le ciocche brune. «È tutto finito.»

«E Luke? Samantha mi ha messo le ossa sottosopra, ma ho la forza sufficiente per andare a cercarlo, in caso ti avesse fatto del male» decreta.

Decido che gli parlerò del piano di Luke una volta tornati ad Arcandida. Questo non è il momento né il luogo giusto.

«Sto bene. Non voleva ferirmi. Non è dalla parte di Samantha» mi limito a dire, continuando a accarezzargli i capelli.

«Meglio così» bofonchia, rintanando il viso nell'incavo della mia spalla.

«Ragazzi.»

Mi volto verso Carter, che si è avvicinato a noi, seguito da Emily.

«Mark ci aspetta. Ha ordinato di tornare a casa. Ad Arcandida, intendo» ci informa.

Mason alza di scatto la testa, ma il movimento repentino gli provoca dolore, a giudicare dalla smorfia che fa.

«Ce ne andiamo così?» prorompe, stizzito.

«A quanto ha detto, Seth non è interessato a noi, al momento» spiega Carter.

Il mio ragazzo sospira, sconfitto, appoggiando la nuca alla parete. Improvvisamente, rievoco la conversazione che ho avuto con Luke.

«Ragazzi» li chiamo, «Seth non è interessato a noi perché sta pianificando la mia morte» sputo senza preavviso.

Emily e Carter sgranano gli occhi in contemporanea. Mason gira la testa nella mia direzione, la confusione e lo sconcerto a segnargli il volto stanco.

«Cosa?» chiede Emily, disorientata.

«Seth non è interessato al nostro attacco perché sta elaborando il suo» chiarifico. «E vuole metterlo in atto domani.»

Spazio Autrice

Buonasera readers 💞💞
Scusate l'orario, ma non ho potuto aggiornare prima 🙈

Comunque, passiamo al capitolo. Vi avevo già anticipato i protagonisti: Bree e Luke. Allora, come vi sono sembrati? Moltissimi di voi li adorano, quindi spero di avervi accontentati con questo capitolo!

Luke rivela a Bree le intenzioni di Seth, anche se lei all'inizio non gli crede. Riesce a convincerla e decidono di battere Seth sul tempo, andando al lago prima che ce li porti lui. Che ne pensate di questo piano? È abbastanza rischioso, ma i due sono sicuri di farcela. Dobbiamo anche ricordare, però, che Seth aveva qualcosa in mente.

Passando a Bree e Luke, loro si sono avvicinati parecchio al limite. Opinioni su questa coppia? Il loro è un affetto un po' strano, non si capisce se tende più all'amicizia o dall'amore. Presto verrà fatta chiarezza!

Nell'ultima parte del capitolo, Bridget trova Emily e insieme raggiungono Mason a Carter. Quel poverino di Mason è completamente a pezzi, sia fisicamente che mentalmente💔💔 E, per concludere in bellezza, Bree sgancia un'altra delle sue bombe super delicate.

Lasciatemi le vostre opinioni e una marea di stelline 💫💫💫💫

Ps: mancano circa 10 capitoli alla fine di LEDT! Può iniziare il conto alla rovescia.

A martedì!

Xoxo🍱

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top