68. Vendicarsi
Mason
«Siamo già stati qui.»
«Non è vero» replica Emily. «È la strada giusta.»
«Io dico di no.»
«Io dico di sì.»
Gli occhi blu di Emily fulminano quelli dubbiosi di Carter. Continuano a discutere animatamente sulla strada che stiamo seguendo, tirandosi sguardi truci e gesticolando in modo irritato, ognuno fermamente convinto della propria idea. Li guardo da un paio di metri di distanza, annoiato dal loro bisticciare.
Nonostante siano diventati una coppia, l'abitudine di litigare per le sciocchezze non è passata. Certe volte sembrano ancora migliori amici, come poco tempo fa. In fondo, non è cambiato niente, penso, sorridendo.
Mi concentro sul tunnel che stiamo attraversando, con le voci alterate di Carter ed Emily che fanno da sottofondo. La galleria dalle torce nere e scintillanti è pregna dell'aura delle Ombre. Milioni di particelle oscure mi saettano intorno, invisibili e fulminee. L'aria afosa e la brezza fredda creano un contrasto di aridità e gelo, sudore e brividi, che rendono l'ambiente intollerabile.
Eppure, Bree si sentiva così a proprio agio.
Non ho potuto fare a meno di notare il suo sguardo che brillava, quando il portale ci ha condotti nella Tana. Sembrava che questo posto le mancasse. Che fosse contenta di essere tornata.
«Mason, puoi intervenire?» mi chiama Emily, il tono spazientito.
Non le presto attenzione, continuando a navigare nell'oceano in tempesta delle mie riflessioni. La sua espressione sollevata, il mezzo sorriso che le incorniciava le labbra, il senso di appartenenza con cui scrutava l'ambiente. Ha utilizzato persino i suoi poteri oscuri, per aprire il portale e per trascinarci qui.
Ma la verità è che detesto dover associare la sua figura a questo covo di mostri, dove è diventata un'Ombra a tutti gli effetti. Ogni volta che la mia mente rammenta quel periodo buio, una stilettata mi trafigge dentro.
«Amico, puoi dirle che stiamo girando a vuoto?» mi interpella Carter, sbottando.
Perché pensare che Bridget era parte integrante di questo luogo lugubre, dall'atmosfera irrespirabile e intrisa di malignità, è peggio di qualsiasi tortura fisica.
«A cosa stai pensando?»
Riemergo dalle onde riflessive della mia testa, dedicando il mio sguardo a Emily. Lei e Carter si sono fermati in mezzo al corridoio e mi fissano, straniti.
«A Bridget» ammetto, sospirando. Riprendo a camminare e loro mi seguono. «Mi ha fatto male vedere come si orientava alla perfezione in questo covo di demoni.»
«Non puoi fargliene una colpa, Mason. Fa parte del passato. Sai che non commetterebbe di nuovo lo stesso errore. Non capisco perché ti stai preoccupando così tanto» considera Carter, appoggiandomi con solidarietà una mano sulla spalla.
«Carter ha ragione» concorda Emily, che prosegue al suo fianco. «Devi fidarti di Bree.»
«Ah, adesso mi dai ragione?» risponde lui, con un sorrisetto pungente e ironico.
«Idiota» borbotta Emily, alzando gli occhi al soffitto.
Carter ridacchia e le mette una mano su un fianco, tirandola a sé e facendo combaciare i profili dei loro corpi. «Per tua sfortuna, sei innamorata di questo idiota.»
Le labbra di Emily si incurvano e non si sgancia dalla presa di Carter. Beh, forse qualcosa è davvero cambiato.
Una sensazione improvvisa si diffonde in me, distraendomi dall'immagine dei miei migliori amici insieme. Scatto in allerta, esaminando ogni angolo della galleria, in un'ispezione visiva veloce e inquieta.
La percezione negativa aumenta e mi blocco sul posto. Volto furiosamente lo sguardo in lungo e in largo, cercando di capire la fonte di provenienza.
«Che c'è?» mi domanda Emily, increspando le sopracciglia.
«Sento qualcosa di strano.»
«Qui dentro è tutto strano» ribatte superficialmente Carter.
All'improvviso, Emily spalanca le palpebre. Sta fissando la parete della galleria. Seguo la direzione del suo sguardo e mi accorgo che dalle torce nere si librano nuvole spesse di fumo grigiastro. Fuoco magico, che nasce dalle punte delle fiamme e si sparge nell'aria, contaminando l'ossigeno.
La mia migliore amica tossisce, il fumo che inizia a invaderle i polmoni. «Ragazzi...»
Non riesce a concludere la frase. La nebbia grigia e nociva si espande alla velocità della luce, avvolgendoci in pochi secondi in una coperta di foschia densa. Il fumo mi brucia la trachea, infangandomi i polmoni. Tossisco, tentando - inutilmente - di espellerlo dal mio corpo.
Invece di cacciarlo, ne ingerisco il doppio. Ci ostruisce la vista, innalzando una barriera di nubi d'argento, letali e soffocanti. Presto, la Tana diventa solo una visione sfocata.
Le mie gambe cedono e le ginocchia battono contro la pietra liscia del pavimento del cunicolo. Tra ansimi e colpi di tosse, scorgo la sagoma di una persona che si avvicina a noi, facendosi largo tra la nebbia. Il fumo sembra risparmiarla, mettendosi da parte al suo passaggio. Un'Ombra.
L'individuo si ferma davanti a me. Riesco a malapena ad avvistare le sue iridi di carbone, prima di sprofondare nell'oblio, vittima della caligine magica che si impossessa del mio corpo.
****
Le mie palpebre si sollevano piano, stuzzicate da una debole luce giallastra. Quando apro gli occhi, il mio campo visivo è appannato e distorto. Devo battere le ciglia numerose volte, prima che i contorni dell'ambiente tornino definiti.
Mi trovo in una sorta di scantinato. Le pareti sono tappezzate di scaffali alti, ricolmi di cianfrusaglie di ogni genere e scatoloni di cartone. Al centro è situato un tavolo di acciaio, rettangolare e piatto. A illuminare la stanzetta è una lampadina dalla luce soffusa, priva di rivestimento. Uno strato di polvere e sporco è adagiato sull'intero mobilio.
Interrompo la mia esplorazione con lo sguardo, nel momento in cui noto qualcuno. C'è un'Ombra, appoggiata al bordo del tavolo. Una ragazza con le braccia incrociate al petto e i capelli setosi e corvini.
Una ragazza che conosco fin troppo bene.
Mi basta guardare l'arco e le frecce posati sul tavolo, per averne la conferma.
L'assassina di Sophia.
Sono seduto con la schiena contro la parete ammuffita, accanto a uno scaffale. Salto all'in piedi, forse un po' troppo repentinamente, dato che un violento capogiro mi trafigge il cranio. Mi appoggio al muro, tentando di non crollare, una smorfia di dolore sul viso e una miriade di spilli che mi bucano la testa.
«Io rimarrei a terra, se fossi in te» asserisce Samantha, guardandomi dal centro dello scantinato. Un mezzo sorriso derisorio le taglia il volto bianco.
Non la ascolto e resto in piedi, combattendo l'emicrania. «Cosa vuoi?» le domando, quando il mal di testa si affievolisce.
«Non è ovvio?» ridacchia, staccandosi dal bordo del tavolo.
La superficie di acciaio, sopra la quale riposa la sua arma, riflette il bagliore della lampadina. Samantha impugna l'arco e carica una freccia, mettendosi in posizione di tiro.
«Vendicarmi» sibila, le iridi scure che mi lanciano saette e la punta d'argento del dardo che mi minaccia.
«Del tuo amichetto? Quello che ho ucciso sotto i tuoi occhi?» rispondo in tono arrogante, copiando il suo sorrisetto beffardo.
Stringe le dita intorno all'arco e spara la freccia, con un ringhio rabbioso. Schivo il colpo, che va a conficcarsi nella parete, spostandomi con uno scatto laterale. La mia testa si lamenta del movimento brusco e un'altra serie di fitte la infilzano.
«Non parlare così di Logan» latra la ragazza, abbassando l'arco e serrando la presa su esso. «Me la pagherai, Generale.»
«Dove sono i miei amici?» chiedo, ignorando le sue minacce.
«A loro ci penseranno i miei alleati.»
Mi allontano dalla parete, diretto alla porta dello scantinato, dal lato opposto del locale. L'Ombra mi si piazza davanti, sbarrandomi la strada.
«Levati di torno» ordino con durezza.
Naturalmente, non esegue i miei comandi. «Ho una sfida da proporti» annuncia d'un tratto, prendendomi alla sprovvista.
«Qualunque sia, non accetto» le rispondo in anticipo.
Afferra un'altra freccia e alza di nuovo l'arco. La punta triangolare mi mira al petto. «Chi esce vivo da questa stanza, vince.»
Mi scappa una risata secca e scocciata. «E cosa vince? Sentiamo.»
«La vendetta, Generale.»
«Finiscila con questi giochetti» sbuffo, provando di nuovo ad aggirarla, senza successo.
Samantha sorride. Un sorriso soddisfatto. E le sue seguenti parole mi strappano il respiro, facendomi sgranare le palpebre e congelandomi sul posto. «Luke è con la Principessa, in questo momento. E la ucciderà. Non credi di dover correre da lei?»
La paura mi paralizza per alcuni secondi. Poi, il mio cervello assorbe il significato delle sue affermazioni e il mio corpo si sblocca, con un allarme che mi risuona incessantemente in testa.
Prendo il pugnale attaccato alla cintura e glielo scaglio contro. Lo schiva agilmente e l'arma scivola sotto uno scaffale, posto accanto alla porta d'entrata.
«Sapevo che così ti avrei convinto.»
Dopo aver pronunciato quella frase, prende una freccia dal tavolo, la inserisce nello spazio apposito e tende al massimo la cordicella dell'arco, per poi lasciarla. Il dardo vola come un razzo verso di me. Tiro un fulmine magico sulla freccia e la stecca spezzata cade a terra, accompagnata dal tintinnio della testa d'argento che casca.
Mentre Samantha inforca una nuova freccia, compio uno scatto veloce e corro dal lato opposto dello scantinato. Mi abbasso e tasto il pavimento sotto lo scaffale, fino a trovare il pugnale che avevo perso. Mi rialzo ed evito giusto in tempo la freccia che mi tira.
Ne paro un'altra, forgiando un piccolo scudo magico contro il quale va a incastrarsi. L'Ombra riporta la mano sul tavolo, probabilmente per armarsi di nuovo, ma si accorge che le frecce sono finite. Appoggia con incuranza l'arco sulla superficie di acciaio e fa ricorso alla magia nera, creando due sfere.
Mi abbasso dietro al tavolo, evitando i circoli, che si schiantano sulla porta. In risposta, maneggio il pugnale e lo lancio da sotto il tavolo, colpendo la gamba destra della ragazza. Il suo urlo di dolore perfora l'aria, mentre cade in ginocchio.
Le vado davanti, guardandola dall'alto. Samantha estrae il coltello e il sangue le inzuppa la stoffa scura dei jeans. Sicuro di averla resa innocua, mi fermo a pensare al modo più veloce per chiudere questo duello.
Ma un'Ombra non diventa mai innocua.
Di punto in bianco, sento una fitta al fianco, vicino allo stomaco. Un bruciore insopportabile si espande in quella zona. Premo le mani sulla parte ferita e un liquido denso mi sporca i palmi.
Mi accascio sul pavimento, reggendomi lo stomaco. Samantha raccoglie da terra una delle frecce che mi ha lanciato in precedenza e mi raggiunge zoppicando. Mi punta il dardo alla gola, l'argento gelido che mi sfiora la pelle del collo.
Richiamo i miei poteri e sfrutto il massimo della mia energia, impegnandomi a mettere la ferita e il dolore in secondo piano. Tiro una scia magica su Samantha, che centra perfettamente il bersaglio e scaraventa la ragazza su uno degli scaffali in fondo allo scantinato. Nel luogo angusto rimbomba lo stridere del metallo che impatta con il suo corpo.
Mi rimetto in piedi. Il sangue continua a defluire dallo squarcio sul fianco. Anche lei si rialza; siamo entrambi esausti, annaspanti e feriti. Ci squadriamo dai capi opposti dello scantinato, gli sguardi dal colore simile che si fulminano a vicenda.
Samantha spalanca le dita e sui suoi palmi iniziano ad accumularsi scintille nere.
«Ti sei sentito soddisfatto, quando hai ucciso Logan? Perché io non lo ero, quando ho ucciso il Capitano» dice improvvisamente.
Sulle sue mani continuano a radunarsi saette e strisce oscure, che ruotano intorno alle dita e cozzano l'una con l'altra, sprigionando elettricità.
«Sai qual è l'unica cosa che potrebbe soddisfarmi?» domanda retoricamente, con l'energia maligna che le brucia sulle mani. «Uccidere te. Ed è proprio ciò che farò.»
Allunga le braccia davanti a sé, accostando le mani brulicanti di magia nera. Due serpenti imponenti, dalle scaglie di scintille elettriche scure, si formano dai suoi palmi e si avventano su di me. I loro corpi si intrecciano, dando vita a un'unica spessa scia magica, un groviglio di corde nere e scariche lampeggianti.
Non faccio in tempo a sottrarmi dal mirino dell'incantesimo. La scia mi si schianta addosso e vengo gettato brutalmente contro il muro. Il mio corpo sbatte con enorme prepotenza e ho l'impressione che i muscoli si sbriciolino durante l'impatto. Provo a respirare, ma i polmoni non si gonfiano.
Un secondo.
Trascorre un lunghissimo secondo.
Un secondo durante il quale mi manca l'ossigeno, le mie ossa sembrano distruggersi e fa tutto così male che non provo dolore.
Poi, il secondo passa, e il dolore si risveglia.
Uno tsunami di sofferenza mi inghiotte e mi trascina nelle profondità di un mare di agonia intensa. Scivolo contro la parete, finendo seduto a terra. Ho la sensazione di essere trafitto tra un milione di spine, di star bruciando vivo. Come se ogni mio osso si fosse spezzato e ogni muscolo stracciato.
Non urlo, non emetto fiato. La voce non basta per esprimere il male che mi sta sopraffacendo.
Samantha mi viene incontro, uno sprazzo di folle odio negli occhi pece. Ha l'arco in mano e una freccia scintilla, pronta per scoccare, con la punta che mi fissa.
Devo trovare un modo per batterla, e anche in fretta. Scandaglio ogni centimetro del luogo, ogni oggetto presente sugli scaffali. Tutti troppo distanti e irraggiungibili. L'unica arma che mi resta sono i miei poteri.
Un guizzo attira il mio sguardo. Una fiammella nera ondeggia sul braccio d'argento di un candelabro, la caratteristica fonte di luce della Tana. Ce ne sono molti altri, sparsi lungo il perimetro delle pareti e sulle mensole degli scaffali. Brillano in maniera così fioca che non li avevo visti prima.
Ho un'idea improvvisa. Un'idea assurda e pericolosa, ma è la sola chance che possiedo.
Mentre Samantha si avvicina, preparandosi a trafiggermi, mi concentro sui fuocherelli neri. Raccolgo gli ultimi bricioli di forza rimasti in me e li spendo per l'incantesimo.
Ottengo il dominio delle fiamme. Le ingrandisco e le dissemino per tutta l'area dello scantinato. L'Ombra abbassa l'arco, sorpresa. Continuo a modellare le lingue di fuoco a mio piacimento, a spargerle come granelli di sabbia al vento. In poco tempo, la stanza è avvolta dalle fiamme, che divorano ogni cosa che capita nel loro mirino.
Samantha si guarda intorno, preoccupata. L'arco le scivola dalle mani e i suoi occhi si sgranano. Mi alzo a fatica, con il corpo che protesta e si regge a malapena in piedi. Guardo la ragazza e faccio confluire il fuoco in un unico punto.
Nel giro di mezzo secondo, Samantha è prigioniera di un cerchio di fuoco. Il rogo la intrappola. Ordino alle fiamme di scagliarsi su di lei e queste obbediscono, fiondandosi sull'Ombra, proiettili neri e incandescenti che le bruciano la pelle candida. Nello scantinato echeggiano le grida della ragazza e il crepitio del fuoco, che la stritola e la annega sotto la sua imponenza.
Samantha strilla e le fiamme la divorano, soffocando le sue grida di sofferenza. Qualcosa si muove dentro di me. Pietà. Sebbene si tratti della mia peggior nemica, dell'assassina di Sophia, non posso assistere a questo spettacolo macabro.
Perciò, recupero la freccia che le era caduta. Prendo la mira e, sospirando, la lancio. Con una traiettoria precisa e sicura, va a piantarsi nel suo corpo e le spezza di netto la vita, interrompendo le grida addolorate. Il cadavere dell'Ombra cade al suolo, circondato dal fuoco magico.
Ho vinto.
Credevo che avrei provato un minimo di conforto, di compiacimento. Invece, ammiro le fiamme che trasformano il corpo in cenere, con una feroce tristezza che mi attanaglia.
Una fitta al fianco mi risveglia, ricordandomi che la ferita è ancora aperta e sanguinante. Il mio organismo rammenta all'improvviso il suo stato di sfinimento e le gambe non resistono più. Atterro sulle ginocchia e il fumo sprigionato dal fuoco mi invade le narici, come è successo poco fa. Il calore delle fiamme mi pizzica la pelle e la caligine mi stordisce.
Il dolore mi inchioda al pavimento e il fumo mi toglie il respiro. Farò la stessa fine di Samantha. Ne sono convinto, finché non sento la porta dello scantinato aprirsi di botto e cigolare rumorosamente. Una sagoma indistinta si precipita da me. Non riesco a distinguerla, a causa della vista appannata, ma riconosco la sua voce immediatamente.
«Resisti, amico.»
Carter posa il mio braccio intorno alle sue spalle e mi aiuta ad alzarmi. Arranchiamo verso la porta, una meta allettante come un'oasi nel bel mezzo di una distesa arida. Quando la raggiungiamo e varchiamo l'uscita della stanza, la foschia densa e il fuoco hanno riempito ogni antro. Carter mi molla e sigilla il battente, lasciando lo scantinato in balia del rogo di magia nera.
Mi siedo sul pavimento della galleria e premo la schiena sulla roccia. Respiro affannosamente, tossendo e gemendo. Credo di avere qualche osso rotto.
«Tutto a posto?» si preoccupa Carter, accovacciandosi al mio fianco. Il suo sguardo verde cade sulla ferita e si allarma maggiormente.
«Non è niente» lo rassicuro, e sono sincero: a distruggermi è stato l'impatto contro il muro, quando Samantha ha usato i suoi poteri per spingermi violentemente.
«L'hai... l'hai uccisa?»
Annuisco e basta.
«E stai un po' meglio?»
Scuoto la testa.
«Emily dov'è?» cambio discorso.
«Ci siamo divisi per cercarti.»
«Quella pazza ci ha separati» bofonchio, storcendo il naso quando noto che il sangue non smette di scivolare dalla ferita.
«Voleva farci fuori. Io ed Emily eravamo rinchiusi in due scantinati come questo e abbiamo lottato contro due Ombre.»
«Aveva escogitato il piano nei minimi dettagli» rifletto a voce alta.
Ed è in quel momento, che un dettaglio mi torna in mente.
"«Luke è con la Principessa, in questo momento. E la ucciderà. Non credi di dover correre da lei?»".
«Bridget» esclamo.
Provo a mettermi in piedi, ma Carter mi posa una mano sulla spalla e mi spinge di nuovo giù. «Che fai? Non dovresti muoverti.»
«Devo trovare Bree. Samantha ha detto che Luke la ucciderà» spiego, l'agitazione che sale alle stelle. Persino il dolore fisico si è assopito, sconfitto da una crescente ansia.
«Mando un messaggio a Emily e le chiedo di cercarla. Tu non muoverti.»
Protesto, ma il mio migliore amico mi costringe a restare dove sono. Mio malgrado, gli do retta. Prende il cellulare e digita qualche parola sulla tastiera, per poi riporlo nella tasca e sedersi al mio fianco.
E aspettiamo.
Mentre l'attesa e la paura mi consumano, chiudo gli occhi, appoggio la nuca alla parete e mi lascio cullare dal dolore pungente che mi buca il corpo, abbandonandomi a esso.
Spazio Autrice
Buon pomeriggio guys 💞💞
Il capitolo di oggi è abbastanza pesante, abbiamo azione allo stato puro e un sacco di avvenimenti importanti. Mason, Carter ed Emily finiscono nella trappola di Samantha. Vi ricordate di lei? Era determinata a compiere la sua vendetta, perciò ha trascinato Mason sul ring.
L'Ombra lo mette davvero in difficoltà, ma alla fine il nostro Guerriero riesce ad avere la meglio, e con non pochi rimorsi. Nonostante odiasse Samantha, è sempre difficile uccidere qualcuno a sangue freddo.
Cosa ne pensate? Un po' vi dispiace, per lei?
Carter riesce a portare via Mason dallo scantinato (menomale che c'è lui) e insieme aspettano Emily e Bree. Secondo voi, Samantha ha detto la verità riguardo Luke? È davvero intenzionato a fare del male a Bridget?
Dovrete aspettare venerdì prossimo, per scoprirlo, perché martedì avremo un punto di vista del tutto diverso e particolare, che vi farà chiarezza su molti punti. Idee?
Aspetto i vostri commenti e le vostre stelline 💫💫💫
Alla prossima!
Xoxo🎋
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top