62. Lacrime Proibite

Luke

Una serie di scoppi e boati risuona interrottamente nel dormitorio. La scrivania viene ribaltata, le cianfrusaglie stipate sopra cadono e si infrangono al suolo, in un'esplosione di cristalli di vetro, plastica e legno. I candelabri che illuminano la stanza vengono sradicati dalle pareti e il buio si posa su di noi come una pesante coperta, simile a quelle che giacciono a terra, ridotte in brandelli.

Samantha, con una furia distruttiva che le vortica intorno e che la rende una specie di uragano, rovescia i mobili e incenerisce ogni oggetto che le capita sotto tiro. Una rabbia cocente le brucia lo sguardo, scurendo maggiormente le iridi nere, e le arrossa la pelle candida.

«Dannatissimo bastardo» ringhia, afferrando una statuetta di cristallo dalla madia e scagliandola contro la parete, forse immaginando che ci sia il Generale, al posto del muro bianco.

La scultura si frantuma, ma, a quanto pare, Samantha non è soddisfatta, perché strappa dai cardini uno dei tre portelli della madia di ebano e lo spezza a metà. Il rettangolo aperto rivela parte della nostra armeria, immagazzinata sul ripiano interno del mobile. L'Ombra recupera un pugnale dall'elsa dorata e lo getta sulla parete, nello stesso punto di prima.

Quando si rende conto che la lama ha squarciato solo l'aria, e non il corpo del Guerriero che sta odiando immensamente, stringe i pugni e un'altra ondata di ira la investe.

La guardo da un angolo della nostra camera, con le braccia incrociate al petto e l'espressione alquanto confusa. Questa situazione persiste da quando ha rimesso piede nella Tana, dopo l'attacco a sorpresa ai Guerrieri. È tornata con un bastimento di collera e ha iniziato a scaricarla smontando l'arrendamento.

La sua tattica non funziona, però. Più rompe ciò che la circonda, più qualcosa dentro di lei si rompe. Più distrugge, più viene distrutta. E questo la spinge a continuare, senza mai fermarsi.

Ormai, l'interno del dormitorio è ridotto a un cumulo di rottami di legno e materiali vari. Quando Samantha si avvicina all'armadio a doppia anta, probabilmente per ribaltarlo, capisco che è arrivato il momento di intervenire.

«Sam» la richiamo, circondandole i polsi e staccandola dall'armadio, «basta.»

Si ribella, provando a liberarsi, ma non mollo la presa. Dopo un po', smette di dimenarsi, e la lascio andare. Mi folgora con un'occhiataccia e attacca la schiena alla parete, scivolando sul pavimento e piegando le ginocchia. Poi, fa una cosa di cui non l'avrei mai creduta capace.

Piange.

Scoppia in lacrime.

Le pozze nere dei suoi occhi si riempiono d'acqua. L'iride corvina brilla, soffocata da un velo di lacrime. E le gocce, lente e delicate, iniziano a rigarle il volto pallido.

Spalanco le palpebre davanti a quell'immagine. Osservo le lacrime che scendono, come se fosse la prima volta che vedo qualcuno piangere. In effetti, è proprio così: non ho mai avuto a che fare con un'Ombra in preda al dolore.

Perché, per noi, non esiste il dolore.

«Sam...» pronuncio piano il suo nome, spaventato dall'idea di aumentare quel fiume di lacrime.

«Logan è morto» dice, secca e laconica, alzando il suo sguardo lucido su me. La sua voce, di solito fredda e sferzante, è sporcata da una macchia di tristezza. Tristezza vera, pura.

Me l'aveva già riferito, non appena è rientrata da Antylia. Tra le Ombre uccise dal Generale Evans, c'erano anche Megan e Logan.

«Se Seth dovesse vederti in questo stato, in balia delle emozioni, ti caccerà. Lo sai che sono vietate» le ricordo, riassumendo un tono severo.

Un singhiozzo vola dalle sue labbra sottili. «Non... non me ne importa» farfuglia, con voce spezzata, stringendosi le gambe al petto. «Non me ne importa di niente. Mi hanno portato via Logan.»

Piange disperatamente, forte, annegando tra lacrime e singulti. Per fortuna, ho reso la camera insonorizzata, grazie a un incantesimo. Non volevo che i nostri vicini di stanza venissero a bussare alla nostra porta, udendo il frastuono dei mobili ribaltati. E, adesso, non voglio che sentano Samantha piangere e che informino Seth.

Scruto la sofferenza che la consuma, corrodendola come farebbe un potentissimo veleno. Mi soffermo sulle gocce d'acqua salata, cristalline sulla sua pelle di marmo. Lacrime proibite, lacrime vietate, che scavano canali sulle guance e sul collo. I singhiozzi esplodono come tuoni, scuotendole il corpo e rimbombando nel locale stretto.

Una morsa improvvisa mi stritola il petto e lo stomaco. Ammetto che la notizia della morte di Megan e Logan non ha suscitato in me reazioni esagerate. Meg era il mio passatempo, il mio giocattolo, e Logan il mio irritante compagno di stanza. Nessuno di loro era importante. Perché avrei dovuto soffrire?

Per la prima volta, però, mi rendo conto di quanto volessi loro bene. Non erano solo il mio "irritante compagno di stanza" e il mio "passatempo". Erano i miei amici, i miei sostenitori, la mia spalla destra e sinistra. Ora, invece, sono... niente. Non sono più niente, se non morte.

E guardare Samantha, spezzata in due dal dolore, mi procura un'altra fitta.

Sento una crepa formarsi sulla corazza che mi riveste. La barriera che allontana le emozioni sta cedendo. Mi sforzo di tenerla eretta. La pellicola intorno all'anima di Samantha si è distrutta, e non ho intenzione di fare la stessa, straziante, fine.

Mi siedo in terra, sul pavimento di pietra levigata e gelida. Sam poggia la fronte sulla mia spalla e continua a piangere. Percepisco qualche goccia marchiarmi la pelle. Indugio un attimo, indeciso su come comportarmi. Poi, semplicemente, le accarezzo i capelli liscissimi e scuri, con leggera titubanza nel movimento delle dita.

Passiamo qualche minuto seduti, finché non scatta all'in piedi, come se si fosse ustionata. Scava tra le assi di legno e le briciole di vetro. Riemerge dal caos con l'arco in mano e la faretra. La indossa e si avvia verso la porta.

«Dove stai andando?» la fermo, alzandomi per raggiungerla.

«A vendicarmi» dichiara. Sul suo volto si è dipinta la maschera fredda di sempre.

Inarco un sopracciglio. «Cosa?»

«Devo farla pagare a Mason» latra, stringendo l'arco, con talmente tanta pressione che temo possa spezzare anche quello.

«Aspetta, Sam. Non ragioni con lucidità.»

«Ragiono benissimo, invece. Devo fargliela pagare. Devo uccidere tutte le persone che ama. Deve provare ciò che sto provando io.»

Scruto i lineamenti bianchi e combattivi della mia amica, che hanno ancora delle tracce di lacrime. Non pensavo che tenesse a Logan fino a questo punto. Non pensavo che lo amasse. Probabilmente, non lo sapeva nemmeno lei. Se n'è accorta solo quando l'ha perso.

«Non è stato abbastanza uccidere il Capitano?» cerco di dissuaderla dalla sua folle missione omicida.

«No. Gli porterò via la sua Principessa, la cosa più importante della sua vita, proprio come lui ha fatto con me.»

Un'altra emozione si annida in me, strisciando silenziosamente nella mia anima.

Preoccupazione. Paura.

Ma non per me stesso.

«N-non esagerare» ribatto, in modo poco convincente, a causa dell'improvviso terrore che mi pervade.

«Dovresti essere dalla mia parte» fa, stizzita, tirandomi un'occhiata affilata.

Respiro, per calmarmi. «Sarò sempre dalla tua parte» le assicuro, togliendole delicatamente l'arco dalle mani e guardandola dritto negli occhi. «Ma non è il momento di fare una carneficina.»

Sbuffa, incrociando le braccia e lasciandomi mettere l'arco a posto. Sfila la faretra e me la passa. Ripongo le armi nel mobiletto dall'anta scardinata. Devo aggiustarlo. In realtà, devo sistemare l'intera camera.

«Luke.»

«Sì?» riporto lo sguardo su Sam.

«Mi aiuterai a vendicarmi, vero? Hai detto che sei con me.»

Sospiro, messo alle strette dalle sue iridi decise. Nonostante il mio chiodo fisso sia l'integrità di Bridget, non posso deludere colei che è diventata la mia migliore amica.

«Sì» confermo, a malincuore, «ti aiuterò.»

****

Attraverso le gallerie della Tana, passando davanti alle torce dalle fiamme nere, diretto al salone. Mantengo un'andatura sicura, mentre svolto e mi districo nella ragnatela di tunnel.

Seth mi ha convocato.

Io e Sam avevamo appena iniziato a sistemare il disastro che ha creato nel nostro dormitorio, prima che lui entrasse nella mia testa e mi chiamasse, chiedendomi di raggiungerlo. Non ho idea di cosa debba riferirmi, ma è certo che non si tratti di una buona notizia.

Sbuco di fronte alla porta scarlatta con gli intarsi neri del salone. Busso e, ottenuto il permesso, entro. La luce nel locale è soffusa e debole, permette al buio di occupare la maggior parte dell'area.

Seth è seduto accanto al tavolino, piazzato al centro della stanza. Mi posiziono davanti a lui, chinando il capo in segno di rispetto.

«Mi hai chiamato, Padrone?»

Mentre mi accomodo sull'unica sedia libera, l'occhio mi cade su un libro, rilegato in uno strato di pelle sintetica blu e tempestato di minuscole pietre argentate su tutta la superficie visibile. È appoggiato sul tavolo rotondo e sembra sigillato da un incantesimo, a giudicare dalle molecole magiche che ondeggiano intorno a esso.

«Sì, devo parlarti» annuncia Seth, distraendomi dalle mie riflessioni riguardo al tomo. «Ed ero curioso di sapere se Samantha avesse smesso di distruggere il mio covo.»

Dovrei sorprendermi, ma non lo faccio. Resto impassibile. Seth sa sempre tutto di tutti, e mi sono abituato a questo inquietante dettaglio che lo caratterizza. Però, speravo che non venisse a conoscenza della crisi di pianto isterico di Sam.

«Era sconvolta» giustifico la mia amica. «Non prendertela con lei, Padrone, non lo farà più. Vuole solo vendicarsi.»

«Non me ne importa dei teatrini della tua amica, Luke. Ho questioni ben più importanti, a cui pensare. Samantha otterrà vendetta, ma dovrà seguire il mio piano. Non può fare di testa sua.»

Mi rilasso sulla sedia, rasserenato dal fatto che Samantha non verrà punita o, peggio ancora, mandata via. «Mi hai chiamato per questo? Per il piano?»

«Esatto» afferma, aprendo il libro posato sul tavolo. La magia che lo rivestiva si dissolve in una nuvola sfocata e nera. «Appena i Guerrieri entreranno ad Arcandida, attaccheremo. Si sono incamminati un paio di giorni fa, quindi dovrebbero arrivare domattina» prosegue, sfogliando velocemente le pagine, come se sapesse già dove si trova ciò che gli serve.

Si ferma su una pagina e volta il libro nella mia direzione, mostrandomela. Al centro c'è un disegno e in alto, scritto a mano, in un elegante corsivo, si legge il titolo che dà nome all'immagine, mentre in basso si trova la didascalia. È in lingua antica, ma riesco a tradurla.

Il disegno consiste nella rappresentazione di una creatura mitologica, simile a un golem o a un gigante. Leggo il titolo del capitolo: "Is golem". Tradotto, golem di ghiaccio. Scorro rapidamente la didascalia, scoprendo che il golem di ghiaccio è una bestia formata di neve e gelo, a cui si può dar vita attraverso un elaborato incantesimo. Possono nascere solo nei pressi di Arcandida e, in passato, erano i protettori del regno.

«È un'arma parecchio letale» considero, guardando di nuovo Seth.

Negli occhi blu e neri intravedo una scintilla poco rassicurante, tipica di chi è pronto a distruggere l'universo. Le fiamme scure del cammino illuminano le sue iridi di un bagliore folle.

«I golem stermineranno i Guerrieri» sogghigna, entusiasta. «Voi dovrete solo crearli. Poi, scapperete. Ci penseranno loro, a fare il lavoro sporco. Vi insegnerò l'incantesimo. I più forti di voi saranno in grado di replicarlo senza problemi; compreso te, Luke.»

«Va bene. C'è altro?»

«Sì, in realtà. Ho bisogno che tu tenga a bada la sete di sangue di Samantha, perché ho un piano speciale, per mia figlia.»

Un nodo mi serra la gola. Provo a nascondere l'agitazione, mentre dico: «In cosa consiste?».

«La trarrò in inganno e la condurrò al lago di Vann, nel punto in cui sfocia il fiume, mentre i Guerrieri saranno immersi nell'ultima battaglia, contro le Ombre. Sarà l'occasione perfetta per sbarazzarmi di lei.»

Un sorriso sadico gli inarca le labbra. Ritraggo l'impulso di sgranare gli occhi, per il terrore, o di stringere i pugni, per la rabbia.

«È fantastico» mormoro, simulando un tono compiaciuto.

«L'ho detto a te perché sei l'Ombra di cui mi fido maggiormente, Luke. Mi aspetto massima riservatezza, con chiunque.»

«Certo. Non ne farò parola con nessuno» giuro, anche se ho già in mente di infrangere la promessa.

«Bene. Puoi andare, adesso» mi liquida, indicandomi la porta.

Esco dal salone. Sento lo sguardo rigido, freddo e cupo di Seth che mi buca la schiena, finché non mi richiudo la porta cremisi alle spalle.

Ripercorro la strada a ritroso, per tornare nel dormitorio. Nel frattempo, ripenso al piano d'azione di Seth, con una nota di disgusto: ha ucciso Selene e, ora, vuole sbarazzarsi di Bridget. Di sua figlia.

Non posso permettere che accada.

Mentre cammino con andatura spedita e con le fiaccole che mi illuminano la strada, ripenso alle informazioni che mi ha fornito.

Adesso, so cosa devo fare.

****

Quando Luke uscì e richiuse la porta, Seth sorrise. Un ghigno soddisfatto, vittorioso e malefico gli incorniciò il viso, piegandogli le labbra e illuminandogli gli occhi bicolore.

Era stato talmente semplice, ingannare Luke. Aveva creduto a ogni sua parola. Sapeva che, una volta nominata Bridget, l'Ombra avrebbe perso il controllo. Seth aveva letto le sue emozioni, dalla prima all'ultima, entrandogli nella mente.

L'aveva messo alla prova. Non poteva lasciare che ci fossero falsi alleati, nel suo esercito di Ombre. Sperava che Luke rinsavisse e si rendesse conto dell'errore che avrebbe presto commesso, ma era certo che si sarebbe scavato la fossa da solo.

Seth abbassò lo sguardo sul bestiario che giaceva al centro del tavolino di legno scuro. Era aperto sulla pagina raffigurante i golem di ghiaccio. Sfogliò il libro, arrivando alla conclusione, e si fermò all'ultimo capitolo.

Lesse il titolo. Conosceva perfettamente l'arcaica lingua di Arcandida - una specie di vecchia versione del norvegese - perciò lo tradusse senza sforzi.

"Eldgamle dødens skygge".

"L'antica ombra della morte". La creatura più sanguinosa, pericolosa e potente del mondo magico. La sua arma finale. La sua vera arma. La rovina dei Guerrieri e di Arcandida.

Il ghigno sul suo volto si espanse, mentre chiuse il libro e lo sigillò con un incantesimo di protezione. Spostò gli occhi sul camino del salone, dove le fiamme striate, nere e bianche, ondeggiavano in una danza ipnotica, scintillando.

Nessuno poteva fermarlo, tantomeno sua figlia e la sua banda di combattenti addestrati. Li avrebbe sconfitti tutti, uno per uno. Eliminata la minaccia nemica, il continente si sarebbe piegato al suo volere.

Non aveva dubbi: tra non molto, avrebbe dominato, avvolgendo il regno nel caos e nelle tenebre.

Spazio Autrice

Buon pomeriggio, readers. Prima di tutto, mi scuso per il ritardo, ma ieri ho avuto uno spiacevole imprevisto. Niente di grave, non preoccupatevi. Ringrazio tutti quelli che si sono interessati e mi hanno sostenuta ❤❤

E adesso, passiamo al capitolo. Il cambio di POV di cui parlavo era proprio di lui: Luke. Vi mancava la nostra Ombra preferita, vero? Se ricordate, nel capitolo 59 ci sono state perdite anche per le Ombre, non solo per i Guerrieri. Samantha aveva avuto una reazione inaspettata quando è morto Logan, e in questo capitolo vediamo con precisione come ha preso la situazione. È arrabbiatissima con Mason e desidera solo vendicarsi attraverso Bree.

Nonostante la sua natura di Ombra, ha sofferto per la sua perdita. Cosa ne pensate di questa sua reazione?

E Luke? È preoccupato per Bridget, specialmente dopo che Seth lo convoca per illustrargli i suoi piani malefici. Che dite, aiuterà la Principessa o resterà fedele al suo Padrone?

A fine capitolo abbiamo anche un piccolo cambio di narratore. È Seth, a parlare, e ci fa capire che ha ingannato Luke e che ha in mente qualcosa di completamente diverso per Bree e i Guerrieri. Cosa avrà escogitato?

Questo è un capitolo abbastanza importante, che fa capire una cosa fondamentale: anche le Ombre hanno emozioni, anche se nascoste.

Lasciatemi le vostre opinioni e una stellina, se vi va. Ci vediamo martedì, con il 63. Pronti a entrare ad Arcandida?

Xoxo 🦕

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