52. Luce In Fondo al Tunnel

Mason

Salgo freneticamente i gradini delle scale. Attraverso il pianerottolo e il corridoio, ad andatura spedita, individuando con lo sguardo il mio obiettivo. Una volta raggiunta la porta, ne colpisco la superficie con le nocche.

Sono scappato di corsa dall'infermeria, non appena ho rammentato una questione irrisolta. Camminando a velocità massima, ho imboccato la scalinata, dato che l'ascensore è momentaneamente guasto, e sono salito al sesto piano. E ora, davanti a una delle tante porte, tra un respiro ansimante e l'altro, cercando di recuperare il fiato perso, non posso far altro che sperare di trovarla in camera, mentre aspetto che venga ad aprire.

L'orario della cena è finito da poco, perciò, a meno che non abbia un turno di Sentinella o stia passeggiando per i locali dell'Accademia, dovrebbe essere nella sua stanza.

Mi rassereno immediatamente e ogni complesso mentale svanisce, nell'istante in cui il battente si schiude e due occhi turchesi compaiono. La ragazza bionda mi studia, battendo le ciglia chiare e increspando i lineamenti del volto, in un evidente segno di confusione.

«Cosa ci fai, qui?» si decide a chiedere, passato qualche secondo.

«Devo parlarti, Stacy.»

Incrocia le braccia al petto, appoggiandosi allo stipite e tirandomi un'occhiataccia. «Non dovresti essere in missione, alla Tana di Seth, per salvare la Principessa?»

«Sono appena tornato» la informo. «Posso entrare? Così, ne discutiamo con calma.»

«No, non puoi entrare, e non voglio discutere di niente, con te» declina la mia proposta.

Sarà più difficile del previsto.

Mantengo la calma, espellendo fuori lo stress con uno sbuffo d'aria. «Ti prego, ascoltami.»

«Che vuoi, Mason? Non sono stata abbastanza chiara, l'ultima volta?» Dal suo tono risentito capisco che sta cominciando a innervosirsi.

«Volevo soltanto dirti che abbiamo portato a termine la missione. Bridget è di nuovo in Accademia.»

«E, allora? Sei venuto a lasciarmi? A ordinarmi di non intralciarvi? Perché immagino che la riaccoglierai nella tua vita a braccia aperte, ora che l'hai ritrovata» ipotizza, pungente, fulminandomi con le sue iridi sdegnate.

«No, Stacy. Sono venuto a ringraziarti

Lo stupore si impossessa del suo viso, scacciando l'avversione. «Cosa?»

«Non voglio scaricarti: la nostra storia si è già conclusa. E non voglio neanche minacciarti di stare lontano da me e Bridget. Desidero solo ringraziarti.»

«Per cosa? Sentiamo.» Riassume un'espressione velenosa.

«Sono sicuro che, in questo momento, vorresti prendermi a schiaffi. Ne avresti tutte le ragioni, ma devi sapere che ti sono debitore. Mi sei stata accanto, quando sono rimasto completamente solo, e mi hai aiutato, più di chiunque altro. Hai reso le mie giornate meno strazianti. Non ero felice, ma stavo meglio, e il merito era tuo. Hai fatto tanto, per me, Stacy. Quindi, grazie. Sei stata come la luce in fondo al tunnel di dolore in cui mi sono ritrovato.»

La sua maschera astiosa crolla, le lacrime lucidano gli occhi azzurri. «Adesso, invece?» mi chiede, la voce incrinata.

«Sono uscito dal tunnel» dico, guardandola con rammarico.

«Sapevo che sarebbe finita così.» Una lacrima le solca il viso e lei la asciuga con un movimento rabbioso. «Mi sono illusa di avere una chance. Credevo che, col tempo, saresti stato in grado di ricambiare i miei sentimenti. Io ti ho amato davvero, Mason.»

«Mi sono comportato da egoista. Volevo distrarmi dal pensiero di Bridget, a ogni costo, senza preoccuparmi di quanto ti avrei ferita. E ci sono riuscito. Se non fosse stato per te, avrei già rinunciato a tutto. Mi hai dato la forza di andare avanti. So che non ti ho mai meritata, e non ti meriterò mai, ma devi sapere che ti sarò riconoscente in eterno e che mi dispiace, mi dispiace da morire.»

«Me lo aspettavo. Era ovvio che, una volta tornata Bridget, ti saresti fiondato da lei. Ma non posso biasimarti: se fossi stata al tuo posto, avrei fatto lo stesso» ammette, comprensiva, chinando lo sguardo afflitto.

Più la osservo, con i capelli legati in una coda bassa, gli occhi azzurri luccicanti di lacrime e la rassegnazione impressa in viso, più mi sento in colpa. L'ho sommersa di inutili promesse, ingannandola e mentendole su ciò che provavo veramente.

«Non mi ero accorto di quanto ti avessi fatta soffrire. Ti giuro che, se potessi tornare indietro, eviterei tutto questo.»

«Io no» mi contraddice. «Ti sembrerà strano, ma non cambierei niente. Mi hai resa felice, nonostante tutto. Non sei l'unico ad aver trovato la propria luce in fondo al tunnel, sai?» Piega le labbra all'insù.

Replico il sorriso. «Grazie, Stacy.»

«Smettila di ringraziarmi. Va' da lei, adesso. Ha bisogno di te. Immagino che si senta un po' spaesata» mi consiglia - anche se pare un ordine - indicando il corridoio dietro di me, con un cenno del mento.

Mi giro e compio a malapena due passi, prima di bloccarmi. Mi volto di nuovo verso Stacy, che non comprende il motivo per cui mi sono fermato, data la sua espressione.

«Ci stiamo dicendo "addio"?» chiedo, scioccamente, ma ho la necessità di saperlo.

Lei annuisce, e mi basta quel lieve cenno d'assenso, per capire che non la rivedrò mai più. «È meglio così, credimi.»

Non aggiungo altro. Mi prendo una manciata di secondi per guardarla per l'ultima volta, squadrando la sua figura slanciata, gli occhi turchesi e i tratti del viso che mi incoraggiano silenziosamente ad andare. Poi, le volto le spalle e mi incammino, diretto in infermeria.

****

Percorro la strada di ritorno con la medesima rapidità utilizzata all'andata. Scendo come una saetta al piano terreno della scuola, attraversando in pochi minuti i sei livelli che mi separano dallo studio di Robert.

Spalanco la porta metallica e irrompo nell'ambulatorio. Il dottore, seduto alla scrivania, trasalisce, a causa del mio brusco ingresso. Lo raggiungo, piazzando i palmi sul ripiano di legno e fissandolo con una certa impazienza.

Posa la penna che aveva in mano e mi dedica la sua attenzione. «Hai bisogno, Mason?»

«Dov'è Bridget?» arrivo dritto al punto.

«Lei e Ryan se ne sono andati via poco fa.»

Inveisco, abbandonandomi di peso su una delle due sedie opposte a quella di Robert. Probabilmente, hanno lasciato l'infermeria mentre discutevo con Stacy.

«Hai idea di dove si trovino?»

«Dato che le ferite di Bridget non erano così gravi come sembravano, ho permesso a Ryan di portarla in camera sua. Devono chiarirsi lontano dalle orecchie degli altri Guerrieri.»

Sono costretto a risalire le imponenti e lunghissime scalinate dell'Accademia, quindi, per incontrare Bridget. Maledico l'ascensore fuori uso e opto per una sosta nello studio medico, per riprendere aria, prima di affrontare gli innumerevoli gradini.

«Carter l'ha vista?» gli domando, preoccupato per la reazione che potrebbe aver avuto il mio migliore amico, nel trovarsi davanti colei che gli ha sparato.

«L'ho medicata qui e l'ho tenuta lontana dall'infermeria, per evitare di scombussolare i Guerrieri ricoverati.»

«Ottima scelta» mi complimento. «Lui come sta?»

«Sta riposando. Ci sono Emily e Alexandra, a tenergli compagnia» mi comunica, facendomi spalancare gli occhi dallo sbalordimento.

«Em e Alex, insieme, nella stessa stanza? Per di più, con Carter?» ripeto, non volendo capacitarmene. «E sono entrambe vive?» chiedo, tanto per esserne sicuro. L'odio che intercorre tra quelle due sarebbe in grado di sorpassare limiti di violenza inauditi.

«Si sono riappacificate, a quanto pare.»

«Lascerò loro un po' di spazio, allora. Puoi dire a Carter che passerò a fargli visita domattina?»

«Certo. Dove stai andando?» mi interroga, quando mi alzo e mi avvicino all'uscita.

«Anche io devo riappacificarmi con qualcuno» gli spiego a grandi linee, con le dita avvolte intorno alla maniglia della porta.

«Beh, buona fortuna.»

Mormoro un "grazie" e prego di risolvere ogni cosa, stanotte. Esco dallo studio medico e avanzo lungo il corridoio che sfocia nell'atrio, dove imbocco la scalinata frontale all'ingresso dell'Accademia.

Supero altri tre gruppi di gradini e l'ultimo mi conduce sul pianerottolo del quarto livello. Procedo dritto, finché non noto la porta della mia stanza. Un paio di metri più a sinistra, c'è quella di Bridget.

Il battente della sua camera - da cui proviene un fascio di luce giallognola - è leggermente socchiuso. Accostandomi, sento la voce di Ryan, che sussurra qualcosa alla sorella. Sbircio attraverso la fessura, ma scorgo solo uno spicchio del letto.

Perciò, stanco di attendere e di rimandare questo momento, impugno il pomello e apro con cautela la porta.

Spazio Autrice

Buongiorno, readers 🌼🌼🌼 Come va?

Capitolo abbastanza corto e semplice, oggi. Per la vostra "gioia", è tornata Stacy. Mason aveva bisogno di sistemare un'ultima cosa con lei, prima di lasciarla per sempre. Stacy l'ha davvero aiutato a stare meglio, mentre Bree non c'era, e ci teneva a farglielo sapere. Ma tranquilli, questa è l'ultima volta in cui la vedrete.

Come avrete capito dal finale (mi scuso per aver concluso così, ma ormai dovreste averci fatto l'abitudine) nel
prossimo capitolo assisterete a un altro chiarimento, quello tra Mason e Bree. Curiosi? Io non vedo l'ora che lo leggiate😍

A martedì❤

Xoxo♣️

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