45. Nella Casa delle Tenebre (I)
Mason
«Ne sei sicuro?»
«Vi ho già detto di sì, dannazione!» sbotto, passandomi agitatamente le dita tra i capelli.
Continuo a camminare avanti e indietro, da una parete all'altra della stanza di Carter, tentando con inutilità di calmarmi.
«Dobbiamo informare gli altri» sentenzia Emily.
«No!» sbraito. Sotto le facce stralunate dei miei migliori amici, espiro, rilassando i nervi. «Cioè, non ancora.»
«Hai detto di esserne certo, Mason. Hai visto o no l'ingresso della Tana?» mi chiede di nuovo Carter, spazientito.
«Sì. Ho seguito due Ombre e mi hanno condotto in un quartiere abbandonato. Poi, hanno aperto una botola e sono sparite. Mi sono avvicinato e ho scoperto che, lì dentro, c'era il portale» spiego per l'ennesima volta.
«È fantastico! Abbiamo finalmente trovato il rifugio di Seth» gioisce Emily.
«Ma tu non hai intenzione di irrompere nel nascondiglio, giusto?» Carter prevede i miei pensieri, come sempre.
Con un sospiro rassegnato, blocco la mia camminata nervosa e mi siedo sul letto, dove sono accomodati i due. «Non sono pronto.»
L'euforia sbiadisce dai lineamenti pallidi di Emily. «Stai scherzando? È il tuo momento per riprendere ciò che Seth ti ha tolto, compresa l'energia utilizzata per rinascere.»
«Non eri pronto a rischiare tutto?» si intromette Carter.
«E se, rischiando, perdessi ogni cosa? Non voglio scendere nella Tana e scoprire che Bridget è cambiata per sempre. Non voglio trovarmi costretto a farle del male, per salvare me stesso. Non lo accetterei.»
«Quando ami qualcuno, il rischio di perderlo fa parte del pacchetto» ribatte lui, con il suo solito tono filosofico.
Rilascio uno sbuffo frustrato. «Detesto la tua aria da maestro di vita.»
«Mason» mi chiama Emily, con tono morbido, «non permettere alla paura di ostacolarti. Non rinunciare a questa possibilità.»
I miei migliori amici - i miei consiglieri fidati - mi osservano, pieni d'aspettative. Nelle loro iridi verdi e blu e nei loro sorrisi confortevoli, incontro la risposta che cercavo. Mi alzo, con i loro sguardi confusi addosso, e raggiungo la porta della camera da letto.
«Dove vai?» mi ferma Carter.
«Ad avvertire l'Esercito, e ho bisogno di voi.» Mi giro, guardandoli autorevolmente. «Stasera, andiamo a fare visita a Seth.»
****
Le stelle che bucano il cielo e la fioca falce di luna non emettono abbastanza luce. Il complesso residenziale nel quale si nascondono le Ombre è protetto da un velo di buio pesto. Persino il venticello serale si è ritirato, scappando dalla casa delle tenebre.
Cammino tra i palazzi fatiscenti, a passo cauto. L'Esercito mi segue. Gli scricchiolii dei detriti, calpestati dalle nostre scarpe, ci danzano intorno, colorando l'inquietante silenzio.
«Non ci avevi messi in guardia sulla location da film horror, però» borbotta Sophia, con una smorfia stizzita disegnata in volto.
Il Capitano prosegue al mio fianco e sussulta alla vista di ogni animaletto che zampetta tra i rifiuti. Sono sul punto di ricordarle che una Guerriera, abituata a combattere Ombre, non può spaventarsi alla vista di un innocuo roditore. Tuttavia, a inghiottire la mia frecciatina di scherno, è ciò che stavo cercando.
«Siamo arrivati» annuncio alla squadra.
La botola di legno è ancora lì, in mezzo alla ghiaia e ai granelli di sporco. Mi accovaccio e impugno il chiavistello, foderato di macchie di ruggine. Un fruscio mi scuote il timpano, ma non permetto ai rumori della notte di ostacolare la mia missione.
«Mason...» balbetta Sophia, alle mie spalle, con la voce pregna di spavento.
«Aspetta, ho quasi finito» la liquido, troppo concentrato a sbloccare la serratura.
«No, Mason, devi...»
«Calmati, Sof. Nessun topo ti aggredirà» la prendo in giro. Rimuovo il chiavistello e agguanto il bordo della botola. «Aiutatemi a...»
Non ho il tempo di terminare la frase. Qualcosa viene scagliato alla velocità di un fulmine nella nostra direzione. Seguo la traiettoria della freccia, che si conficca nella parete scrostata di uno dei condomini.
Ne viene lanciata una seconda, e il tempo sembra arrestarsi. In modo secco, la punta di acciaio scintillante affonda nella carne di Jack. Gli occhi dell'Ufficiale si sgranano. L'iride tramuta dallo smeraldo a un verde torbido. Si porta una mano sul braccio, dove ruscelli di sangue sfociano dalla ferita, disegnando linee e chiazze vermiglie sulla giacca dell'uniforme.
Tramortite dal dolore, le gambe di Jack crollano. Geme, agonizzante, ed è quel verso di sofferenza a riportarmi alla realtà. I secondi riprendono a scorrere e, senza che la mia mente se ne accorga, mi alzo, con il pugnale stretto tra le dita e lo sguardo immerso tra le file di grattacieli demoliti.
Un'altra freccia parte. Sbuca dal lato posteriore di un palazzo e si conficca nel tronco di un albero rinsecchito, piantato nel cortile dell'abitazione che ci costeggia.
«L'Ombra si nasconde lì dietro» bisbiglia Carter, indicando una parete a qualche metro di distanza.
Tiro un'occhiata furtiva a Jack: Andrew ha rimosso il dardo dalla pelle e ha fasciato la ferita con un pezzo di stoffa, strappato dalla giacca. Lo sta sorreggendo, tenendolo a fatica in piedi.
«Ascoltate: dobbiamo...» elaboro un piano d'azione, ma il mio discorso viene troncato.
«Non scomodatevi.»
Ci giriamo verso la fonte di quell'affermazione. È un ragazzo. Indossa un mantello nero e un cappuccio, che lo avvolgono in un abbraccio oscuro. Scorgo due occhi di ossidiana che percorrono le nostre figure, squadrandoci con insolenza.
«Sam, puoi uscire» chiama l'altra Ombra.
Sposto lo sguardo dalla parte opposta. Una seconda sagoma incappucciata si aggiunge, perfettamente intonata all'ambiente lugubre. Qualche ciuffo corvino sfiora la carnagione cadaverica della ragazza, mentre si avvicina in modo guardingo. In mano tiene saldamente l'arco e da una spalla oscilla la faretra piena di frecce. Le punte triangolari luccicano, riflettendo i raggi lunari.
Si ferma quando ci è davanti. Anche le sue iridi sono due pezzi di vetro nero, invalicabili e cupe. L'Ombra muove un altro paio di passi, senza staccare le pupille dalle mie. Mi arriva di fronte e le sue labbra fini si accartocciano in un sorriso arrogante.
«Stavamo giusto aspettando che riusciste a localizzare la Tana» esordisce, continuando a sogghignare. «Sapevamo che, presto, sareste corsi a salvare l'Erede. Vi abbiamo aspettato qui fuori, ogni sera. Adesso, possono finalmente iniziare i giochi.»
Me ne rendo conto troppo tardi: ci hanno teso un'imboscata. La conferma giunge nel momento in cui il ragazzo emette un suono di richiamo e una decina di Ombre viene allo scoperto. Le entità ci circondano, confinandoci in un cerchio ristretto.
«Andrew» dico, in tono appena percepibile, «al mio segnale, porta Jack al parcheggio dove abbiamo lasciato le macchine» gli ordino, con lo sguardo che non smette di sondare le Ombre.
Non attendo molto. Conto mentalmente fino a tre, poi mi precipito su un ragazzo. Lui non ha il tempo di reagire. Pianto il pugnale nel suo stomaco e spingo la lama fino in fondo. La sua vita si spegne tra le mie mani, pochi secondi dopo. Rimuovo il coltello, grondante di sangue, e il corpo cade sul cemento.
Intorno a me, imperversa una lotta furibonda tra Guerrieri e Ombre. Queste ultime sono in netta superiorità numerica, ma i miei compagni di squadra combattono con fervore.
Mi assicuro che Andrew e Jack siano riusciti a scappare, prima di assaltare una ragazza. La sua corporatura gracile mi permette di buttarla facilmente al suolo. Sto per penetrare l'epidermide chiara con il pugnale, ma lei mi coglie alla sprovvista.
Un'improvvisa e potente stoccata elettrica mi folgora, sbalzandomi indietro. Tossisco e annaspo, provando a recuperare la capacità di respirare. L'Ombra si abbassa al mio capezzale e ridacchia, con gli occhi che brillano di soddisfazione.
«Mi dispiace quasi, ucciderti» proferisce, una sfera di magia nera che lampeggia nel suo palmo e una falsa espressione di tristezza.
Provo a brandire il pugnale, per difendermi, ma l'elsa mi scivola dalle dita. La ragazza raccoglie la mia arma e la studia. Il sangue dell'Ombra che ho precedentemente sconfitto imbratta la lama.
«Una vita per una vita. Non ve l'hanno insegnato, in Accademia?» assevera, accompagnando il tono apatico con un'occhiata fredda.
Mi sconcerta la noncuranza con la quale getta il pugnale a terra, fregandosene del fatto che quel coltello abbia tolto la vita a un suo alleato.
Le iridi delle Ombre riflettono il loro animo: impassibili, gelide, un concentrato di peccati, una tavolozza di colori tenebrosi.
La ragazza stringe le mani in due pugni, che vengono circondati da saette e scosse elettriche. Le sfere magiche ardono in fiamme nere. Mi preparo all'impatto che, probabilmente, mi strapperà la coscienza. O la vita.
Abbozzo un ultimo, disperatissimo, tentativo di rimettermi in piedi, che fallisce miseramente. I poteri dell'Ombra mi inchiodano sulla strada, ostruendo ogni movimento.
Il pensiero della morte diventa sempre più concreto, finché qualcuno non accorre in mio soccorso. L'Ombra dal caschetto scuro lancia uno strillo di dolore. Preme i palmi sulla spalla, da cui scende un fiume di sangue. Dietro di lei, noto Carter.
«Mason, muoviti» mi sprona il mio migliore amico, con urgenza nella voce.
La mia avversaria è troppo occupata a bloccare l'emorragia, per trattenermi ancora sull'asfalto. Recupero il pugnale e, senza rimuginare, le infliggo il colpo di grazia. Il mio respiro non accenna a placare la corsa, mentre osservo il cadavere della ragazza.
«Devi entrare nella Tana» mi ordina Carter, scavalcando il corpo bianco e immerso in una pozza rossa. Il suo sguardo verde non ammette alcuna replica.
«E voi?» mi preoccupo.
«Abbiamo ucciso metà delle Ombre. Possiamo resistere un altro po'. Tu, però, devi trovare Bridget e sbrigarti.»
Indugio, scrutando i Guerrieri che lottano. Fronteggiano con tenacia le Ombre. Sulla strada si è formato un lago di sangue, dove galleggiano le figure ceree dei nostri nemici.
«Ce la caveremo» mi assicura. «Noi abbiamo avuto sedici anni, per addestrarci. Le Ombre, invece, a malapena due settimane.»
Non posso dargli torto. Le nostre tecniche di combattimento sono visibilmente più accurate ed efficaci. Eppure, nelle vene delle Ombre, serpeggia il desiderio di caos. Con le loro mosse, trasmettono un'angoscia e una sofferenza capaci di farti a pezzi.
«Mason, riprenditi Bridget e andiamocene» mi impone Carter, autoritario.
Il nome di Bridget è sufficiente a convincermi. «D'accordo, ma state attenti.»
Dopo aver ricevuto la sua garanzia, mi inoltro tra gli Arcandidi e le Ombre. Aggiro i cadaveri e le armi volanti, mi sforzo di ignorare le urla afflitte dei miei amici. Proseguo in una camminata prudente e silenziosa, per evitare di inciampare nel mirino di qualche Ombra.
Arrivo alla botola e mi fiondo sul portello di travi usurate. Sollevo le assi, preparandomi alle sensazioni devastanti che il portale mi scaglierà contro. Tuttavia, rimango sorpreso, nel constatare che nessuna brezza malvagia stia cercando di annidarsi in me.
Quando abbasso lo sguardo sull'ingresso della Tana, ne scopro il motivo.
La fossa quadrata nella quale, stamattina, volteggiava la spirale del portale, è vuota. Al posto del varco magico, una manciata di terra e sassolini.
Tasto la superficie, sbigottito. Batto le mani sul terreno e cristalli di polvere si librano in aria. Provo anche a scavare, ma è inutile. L'unica cosa che ottengo è la terra incrostata sotto le unghie e l'agitazione che cresce.
Sputo un'imprecazione tra i denti e alzo gli occhi. Guardo in giro, martoriando il mio cervello alla forsennata ricerca di una soluzione.
Una sagoma interrompe la mia caccia frenetica. Appoggiata al muro di un grattacielo, col cappuccio calato in testa e un ghigno beato, l'Ombra con l'arco mi fissa. Non ho bisogno di meditarci sopra: balzo in piedi e raggiungo di corsa l'arciere. Il suo sorrisetto mi suggerisce che, a far sparire il portale, sia stata lei.
Con il mantello che oscilla, la ragazza si sposta dietro il palazzo. Svolto l'angolo e la trovo con le spalle attaccate alla parete e un'espressione serena.
«Rimetti il portale al suo posto» intimo.
Lei non si lascia spaventare. È un'Ombra, in fin dei conti. «Perché dovrei permetterti di invadere casa mia?»
Incrocia le braccia al petto e mi si posiziona davanti. Punto i miei occhi neri nei suoi, altrettanto scuri. Il suo sguardo è una lastra di ghiaccio insensibile, mentre nel mio sento bruciare il nervosismo.
«Perché avete qualcosa che ci appartiene.»
Il suo sorriso malevolo si allarga. «Non vi appartiene più.»
«Apri il portale» ordino in un ringhio, stringendo il manico del pugnale.
«Ho un'idea migliore.»
Rimuove una freccia dalla faretra e la mette sull'arco. Tende la corda e la punta metallica mi guarda minacciosamente, sfavillando in modo agghiacciante.
La ragazza lascia il filo e la freccia scocca. Agisco d'istinto: sfodero i miei poteri e lancio una sfera elettrica sul dardo, distruggendolo. I frammenti cadono al suolo e la punta, ancora integra, finisce in cima al mucchietto di detriti.
«Hai un'ottima mira» si complimenta l'Ombra.
«Chiudiamo questo teatrino e fai apparire di nuovo il portale» prorompo.
«Mi dispiace, Generale, ma deve ancora arrivare la parte migliore.»
Prende un'altra freccia e la posiziona. Poi, al contrario di quanto mi aspettassi, indietreggia e si nasconde dietro la parte posteriore del palazzo.
Il mio buon senso mi consiglia di fermarmi e di non seguirla. Probabilmente, è una trappola. Alla parte sconsiderata, però, non gliene importa niente: ho giurato che non sarei rientrato in Accademia, senza Bridget.
Quando supero l'angolo, sbuco sul retro del grattacielo. Dall'altro lato, i miei compagni stanno combattendo, mentre io sto rincorrendo un'Ombra che ha voglia di farmi perdere la pazienza.
Una freccia fende l'aria e viaggia alla velocità della luce. Riesco miracolosamente a batterla sul tempo e a spezzarla, con una saetta magica.
«Togliti dalla testa di riabbracciare la tua Principessa, Generale» sibila. La sua maschera di apatia viene sciolta da un moto improvviso di furia. Posiziona l'ennesima freccia sull'arco e tira la cordicella. «Adesso, è diventata come noi.»
«Bridget non avrebbe mai accettato di unirsi alla vostra banda di mostri» esclamo con indignazione, dividendo in due anche questo colpo.
«A quanto pare, non la conosci così bene» afferma, caricando di nuovo l'arco. «Seth l'ha trasformata.»
«Stai mentendo.»
Distruggo la quarta freccia e lei ne prende un'altra. Nella faretra ne rimangono solo tre.
«Aspetta e vedrai.»
Il dardo scatta e i miei poteri lo riducono in brandelli.
«Stai cercando di portarmi allo stremo?» domando, con il respiro affannoso, credendo di aver indovinato il suo piano.
«Non sono così banale. La mia idea è diversa. Ma, stanne certo, ti farà male. Tanto male. Così tanto che preferirai essere trafitto da una di queste frecce, piuttosto che soffrire in quel modo.»
Lo dice con sicurezza, con le iridi crepitanti di cattiveria, il tono pregno di astio nei miei confronti e la penultima freccia pronta a partire.
Stavolta, mi limito a schivarla. I miei poteri stanno agonizzando e non resisterò a lungo. Dopo che le Ombre hanno prosciugato la mia riserva magica, settimane fa, Robert mi ha sconsigliato di utilizzare troppa energia in una volta sola.
«Bene» mormora, con l'ultima freccia in mano. La posiziona e assottiglia lo sguardo, per focalizzare il bersaglio. «Che inizi lo spettacolo.»
Mi scanso e la punta infilza il tronco sottile di un arbusto. Quando ritorno con gli occhi sulla ragazza, di lei non c'è più traccia. Attendo una manciata di secondi, prima di girare il prossimo angolo.
Mi dà la schiena, coperta dal mantello. È rivolta verso qualcosa davanti a lei, e non sembra essersi accorta del mio arrivo.
È l'unica possibilità che ho. La colgo: stringendo il pugnale, le poso una mano sulla spalla e spingo il suo corpo contro la parete. Avvicino la lama alla sua gola e la immobilizzo con un braccio sullo stomaco.
Poi, i nostri occhi si impigliano, e un'intera galassia mi crolla addosso. Le stelle, i pianeti e i satelliti mi frantumano. I meteoriti scavano crateri nella mia anima. Le voragini spaziali mi risucchiano.
Di iridi nere ce ne sono a palate. Ma di iridi nere, vivacizzate da un anello color cobalto, ce n'è solo un paio.
Ed è qui, dinanzi a me.
Abbasso il cappuccio della ragazza e una cascata di boccoli rossi scende dolcemente sulla sua clavicola.
«Mason?» sussurra Bridget, incredula. «Che ci fai qui?»
Spazio Autrice
Sorpresa! E adesso? Le cose si mettono male, vi avverto...
Sono stata costretta a spezzare il capitolo, a causa della lunghezza. In questo leggiamo dell'Esercito che invade la Tana, per recuperare la Principessa, e di uno scontro all'ultimo sangue contro le Ombre.
Purtroppo il piano di salvataggio di Mason viene mandato a monte da Sam, che lo trascina nella sua trappola, dritto da Bridget. Non si aspettava minimamente di rivederla, non così, all'improvviso! E nemmeno lei, a quanto pare. Siete sorpresi quanto loro?
Dovrete aspettare venerdì, per la seconda parte del capitolo e per scoprire cosa si diranno. Non si vedono da un sacco (da quando Bree era in prigione) e un sacco di cose sono cambiate... Mason come reagirà alla sua trasformazione? E, soprattutto, riuscirà davvero a convincerla a tornare in Accademia? Io avrei i miei dubbi.
A venerdì, readers!
Xoxo🦊
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