32. Ustioni Indelebili

Bridget

È mezzogiorno.

Dato che la prigione si trova nel sottosuolo, e ciò impedisce al sole di illuminarla, lo indovino attraverso gli sguardi preoccupati di Sophia.

Mi tira occhiate sbieche da circa dieci minuti, rendendo palese il timore. Le sue iridi dorate mi stanno osservando, in questo momento, oltre le sbarre.

«È qui» dice, semplicemente.

Quella frase, giorni fa, accendeva in me una paura dilagante, che rombava dentro alla stessa velocità del mio cuore terrorizzato. Adesso, invece, l'unica emozione che provo è un'immensa scocciatura.

Sophia scompare dalla mia vista. Ritorna pochi secondi dopo, affiancata da Mark e Ryan. Mio fratello ha un'espressione rammaricata e le sue iridi mi chiedono silenziosamente scusa. Ricambio con uno sguardo glaciale.

Non lo perdonerò mai.

«Buongiorno, Principessa» mi saluta il direttore, con un ghigno insolente, portando la sua aura da sporco Arcandido all'interno della mia cella.

«Speri ancora che ti dia informazioni? Sei proprio disperato.» Gli restituisco il sorrisetto impertinente.

«È mezzogiorno: non posso rinunciare alla visita d'onore.»

Mark fa un cenno a Ryan e lui trascina il macchinario infernale fino al materasso dove sono incatenata.

«Pronta?»

«Non avrai nulla, da me» rispondo a Mark, ripetendogli la mia ostinazione.

Ogni giorno, alle dodici, mentre il sole splende, levandosi alla sua massima altezza, Mark irrompe nella mia prigione, pretendendo di conoscere i piani di Seth e di riportarmi dalla sua parte. E io combatto con le unghie e con i denti, contro il dolore e la corrente, trascurando tutti i quesiti che Smith mi pone.

Preferisco insistere e difendere il mio orgoglio e il mio schieramento, piuttosto che pregare l'empatia di Mark e rivelargli ciò che ha in serbo mio padre. Onestamente, non ne sono sicura nemmeno io, ma devo proteggere quelle poche cose che so sui progetti delle Ombre.

«Ti faccio la domanda di rito, prima di cominciare» mi avverte Mark, accovacciandosi all'altezza dei miei occhi. «In che modo Seth sfrutterà la magia che ha rubato a Mason e a Ryan?»

Il capo dell'Accademia, come sempre, attende un paio di minuti, in silenzio, confidando che riceverà una minima risposta.

Ryan, come sempre, mi supplica di parlare, così da evitare la tortura fisica.

Ma io, come sempre, taccio, custodendo valorosamente i segreti di Seth.

Mark sospira, rialzandosi e sollevando una coperta di polvere. Ormai, sono talmente abituata a vivere nei granelli sporchi che il loro pizzicore sulla pelle lacerata è diventato familiare.

«Non mi lasci altra scelta» annuncia, avvicinandosi al carello, sul quale è posizionato il protagonista delle mie torture.

Le quattro ruote girano sul pavimento di pietra, saltando e strisciando rumorosamente. Accosta il carrello al materasso. Osservo la scatola metallica e cubica, sul ripiano di plastica dura.

Posso improvvisarmi spavalda dinanzi a Sophia, Mark e Ryan, però il terrore che mi incute questo marchingegno mi scava un abisso nelle membra.

I lampi, i fulmini, le bruciature.

Le grida, le domande, le risposte mancate.

«L'hai voluto tu, Bridget» mi rinfaccia Mark, notando la pellicola di puro spavento che scorre nei miei occhi sgranati.

Ingoio il groppo che mi serra la gola. Ho l'impressione di deglutire una sfilza di lame taglienti. Succede ogni volta: credo che la paura sia passata, quando in realtà è più forte di prima.

Un fremito mi scuote, mentre Mark mi appiccica sul corpo le ventose dei cavi. I cerchi occupano i segni profondi e rossi, che hanno disegnato le ultime sette volte.

Sulle tempie, sulle braccia, sotto la maglietta.

I fili pressano l'epidermide. Sento già il dolore. Le sensazioni si sono inglobate nella mia mente e mi pare di provare costantemente quel bruciore che mi ha ustionato la pelle.

Il direttore colma la scatola di elettricità, cedendo un pizzico dei suoi poteri alla macchina. Sfiora la manopola con le dita, pronto a girarla e a liberare l'energia.

Ryan, appiattito contro il muro di pietra, studia i cavi che mi collegano all'elettroshock. Se il nostro legame funzionasse ancora, gli urlerei di guardare dove mi hanno condotta le sue bugie, così potentemente da fargli scoppiare la testa.

È colpa tua se mi stanno torturando in una prigione sudicia, gli comunico con lo sguardo, dato che non posso usufruire della telepatia.

Gli spruzzi dorati dei suoi occhi, immersi in un limpido castano, mi mostrano il loro immenso dispiacere. I miei frammenti blu e impuri, mescolati all'oro, gli scoccano una freccia di odio.

Mark interrompe brutalmente la nostra conversazione muta, girando la manopola. Una scarica mi trapassa la pelle, i tessuti e i muscoli.

Il vigore è debole, la scossa è impostata alla minima potenza. Eppure, fa un male tremendo. Sotto le ventose, si allarga una scottatura rovente; i muscoli contratti e tesi vibrano, indolenziti. Trasalendo e inveendo, mordo il labbro inferiore per masticare i lamenti.

«Seth cosa ha intenzione di fare, con i poteri di Mason e Ryan?» riformula Mark.

«Ho detto che non parlerò» sibilo, stringendo i denti per il dolore che si diffonde in tutto il corpo.

«Non preoccuparti» si finge comprensivo, «c'è ancora un bel po' di carica, qui dentro. Saremo occupati per tutto il giorno.» Indica il generatore di corrente.

Sposta la manopola del macchinario verso destra, aumentando l'intensità. Stavolta, un grido lancinante esplode nella cella. Trattenere il dolore richiede troppi sforzi, e io ho perso ogni briciola di volontà d'animo.

Il fulmine che mi invade l'organismo sbriciola quel poco di energia che mi rimaneva. È di una tale violenza che temo mi abbia spaccato le ossa o danneggiato qualche organo vitale.

«Siamo solo al secondo step. Sei già passata alle urla?» domanda beffardamente Mark.

Non ho la forza sufficiente neanche per rispondere alle sue battutine infami.

«Mark» sbotta Ryan, «smettila.»

«Che c'è, Ryan? Vuoi avere tu il privilegio di torturare la tua sorellina? Ti rinfresco la memoria: lei sta con le Ombre.»

«Tranquillo. Non devi difendermi adesso, dopo otto giorni che assisti a questo teatrino» ringhio contro mio fratello, trovando la tenacia per attaccarlo.

Il dolore fisico mi pervade di nuovo, spegnendo la sfrontatezza e l'avversione. Mi abbandono alla parete dura e spigolosa, seduta sul materasso, bloccata dalle catene, martoriata dalle scintille elettriche.

Ryan capisce che non gli conviene ribattere e si rintana di nuovo nell'angolino della prigione, il più lontano possibile da me, da Mark e dall'arnese che sta dando fuoco al mio corpo.

«Cambiamo domanda. Cosa ci facevi all'aeroporto di Oslo? Stavi tornando a New York? E per andare dove?»

«Queste sono tre domande» gli faccio notare, sghignazzando. «E la risposta è uguale per tutte: non te lo rivelerò mai» concludo, soddisfatta nel vedere la rabbia che deturpa i suoi lineamenti.

«Sai chi mi ricordi, Bridget? Sei identica a Seth. Stronza, ironica e caparbia come lui. Una piccola Ombra, pronta a distruggere il mondo» constata.

«Grazie, Mark. Lo considero un complimento.» Roteo gli occhi, sorridendo in modo tagliente.

«Non ho finito, aspetta. C'è un altro elemento, che ti accumuna a tuo padre. Che ti accumunerà.»

«Ovvero?»

Mark si abbassa e incastra il suo sguardo artico nel mio. «Io ho ucciso Seth, con le mie mani, nel cortile della mia scuola. E se non ti decidi a parlare, farai la stessa fine.»

Senza darmi il tempo di formulare una replica, ruota la manopola di circa altri cinque centimetri, determinando una scarica abbastanza forte da uccidere un comune essere umano.

Noi abbiamo una resistenza maggiore, dal momento che parte dei nostri poteri si basa sull'elettricità, ma questo non attenua né l'impatto né il dolore che consegue.

L'urlo che rilascio rimbalza sui muri della gabbia sotterranea. Non rispecchia nemmeno un millesimo della sofferenza che il mio corpo sta provando. Mi affanno alla ricerca d'aria, tremando e stridendo per gli spasmi. Il dolore è così acuto che mi riempie gli occhi di lacrime.

«Ultima possibilità, Bridget. Cosa sta architettando Seth?» sbraita Mark, esaurendo la pazienza.

«Ha usato la magia di Mason e Ryan per ridare vita al suo corpo» confesso, digrignando. «Anche le Ombre lo hanno. Ha creato il suo nuovo esercito.»

So che il direttore non mi ucciderebbe mai: sono l'unico mezzo che possiede per raggiungere Arcandida. Però, continuando di questo passo, sento che morirò comunque, a furia di essere folgorata e assillata. Tanto vale confidargli i piani di mio padre.

«Avrei dovuto aspettarmelo» mormora tra sé.

«La vittoria è nostra» dichiaro.

«Oh, Bridget, sei talmente ingenua. Tu verrai ad Arcandida con noi. Inizia a fartene una ragione.»

«Mi opporrò con tutte le mie forze.»

«Le torture proseguiranno. Ho un sacco di domande, da farti. Andremo avanti fino a quando non capirai qual è lo schieramento a cui devi unirti.»

Mark stacca i cavi dalla mia pelle e li posa sul carrello. Sono esausta di ribadirgli dove voglio stare, per cui rimango in assoluto silenzio, mentre toglie i fili dalle braccia e dalle tempie. Sussulto quando le sue mani si insinuano oltre la maglietta, per rimuovere le ultime ventose.

«A domani, Bridget. Fai sogni d'oro» augura, pur sapendo che sono tormentata dagli incubi.

Spinge il carrello fuori dalla cella, seguito da Ryan. Mio fratello arriva alla soglia e si volta. Tengo lo sguardo basso, perché non ho alcuna intenzione di ricevere la sua inutile tristezza.

Sento la porta a sbarre che viene chiusa e i passi che si allontanano lungo il corridoio. Non appena sprofondo nella solitudine, piego le ginocchia al petto e le circondo con le braccia.

Sbircio le bruciature sulle braccia. Scosto gli occhi un secondo dopo: non ho il coraggio di vedere i segni indelebili delle ustioni.

"Mi dispiace di aver confessato", mi scuso con Seth.

"Non importa. So che mi sei fedele."

Guardo le catene, il materasso, le grate, la pietra, le cicatrici.

"Non sopporto più tutto questo schifo" prorompo.

"Resisti ancora un po'" dice mio padre. "Verremo a salvarti."

Spazio Autrice

Dopo lo scorso capitolo, Mason e Bree sono tornati alle loro vite. Oggi vi porto il riepilogo di ciò che succede a lei, ogni giorno: Mark la interroga e la tortura. Stavolta, riesce a farla cedere e a farle confessare i piani di Seth. Sta uscendo fuori il lato spietato del direttore, quello che è disposto a tutto, pur di ottenere ciò che vuole. Che ne pensate?

A fine capitolo, Seth dice che verrà a salvare Bridget. Cosa starà progettando?

Lasciatemi commenti, stelline e preparatevi al prossimo capitolo: tornerà un POV che non leggete da tanto.

Xoxo⚡

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