30. Definitivamente
Mason
Una settimana.
È trascorsa una maledetta settimana.
E io sono ancora bloccato su questo letto.
Ogni cosa è diventata intollerabile. I rumori seccanti dei monitor, le medicine stordenti, il cibo insipido, i controlli giornalieri. Mi sono stufato persino delle visite di Carter ed Emily, delle loro occhiate furtive, del modo fallimentare in cui tentano di nascondere il disagio.
Bridget è stata riportata in Accademia sette giorni fa. Sophia l'ha trovata e Mark ha ordinato a tutti i Guerrieri che si trovavano in Europa di rientrare a New York.
Era in Norvegia. È scappata e si è rifugiata a Oslo.
A Oslo.
A migliaia e migliaia di chilometri di distanza, oltreoceano.
La voce del ritrovamento della Principessa si è sparpagliata alla velocità della luce. In meno di un'ora, si trovava già sulla bocca di tutti i Guerrieri.
Carter ed Emily, dopo aver rimesso piede in Accademia, sono corsi all'istante da me e mi hanno sparato una raffica di informazioni che, tuttora, fatico a digerire.
Bridget che oppone resistenza a Sophia, che uccide un Guerriero, che rifiuta l'alleanza con gli Arcandidi, che viene torturata in una prigione dei sotterranei.
E poi Ryan, che non interagisce con nessuno; e Mark, che non è mai presente nel suo ufficio. Infine, ci sono io. Io che impazzisco lentamente, sdraiato sulla brandina dell'infermeria di Robert, mentre l'attesa di rivederla mi strugge.
Ho tentato di estorcere qualche parola al medico, ma non mi ha rivolto nemmeno un cenno. A detta di Emily, lui ha visto Bridget ed è al corrente delle condizioni in cui è ridotta. Sa che la preoccupazione mi sta divorando gli organi, eppure continua a reggere il silenzio.
La situazione con Sophia è anche peggio. Le ho chiesto esplicitamente di raggiungermi e di darmi spiegazioni, in una cinquantina di messaggi, che lei ha letto e ignorato.
Sia Carter che Emily hanno provato a scendere nei sotterranei, con la giacca dell'Esercito in bella vista. Alexandra, essendo uno dei pochi Guerrieri a conoscenza del passaggio segreto, li ha scortati.
Un piano inutile.
Impediscono a chiunque l'accesso nei sotterranei, fatta eccezione per Sophia, Ryan, Robert e, naturalmente, Mark.
E nessuno di loro si degna di sciogliere il groviglio di domande che ho in testa.
Verso le cinque del pomeriggio, concluso l'ennesimo controllo, Robert mi riferisce una notizia che rischia di mandarmi in arresto cardiaco.
«Domani mattina sarai dimesso.»
Strabuzzo gli occhi, lasciando la maglietta che stavo per rimettere a mezz'aria. Il dottore osserva gli appunti che ha segnato sulla mia cartella medica.
«Ti sei ripreso del tutto» continua, battendo la penna a sfera sulla carta.
Scendo dal lettino dove mi ha visitato poco fa, indossando la t-shirt, e un solo pensiero mi sorge in mente: non mi sento affatto come nuovo.
Saranno lo stress, il nervoso, l'irritazione, le risposte mancate. O la presenza di Bridget. Perché so che lei si trova letteralmente sotto i miei piedi, per quanto mi costi accettarlo.
«Voglio andarmene subito.»
Robert alza lo sguardo castano. «Cosa?»
«Dimettimi adesso. Hai detto che sto bene, no?»
Appoggia la cartella e la penna sul ripiano della scrivania. Mi avvicino alla sua postazione, incrociando le braccia al petto e sforzandomi di apparire deciso.
«Perché?»
«Perché sto bene.»
«Perché, Mason?» riformula il quesito. «Perché non puoi aspettare fino a domani?»
Perché devo correre da Bree.
«Non ne posso più, di stare qui» invento. Dopotutto, nella mia scusa c'è un fondo di verità.
«Io sono il dottore, tu sei il paziente. Se io dico che sarai dimesso domani, tu sarai dimesso domani» puntualizza, con voce serena e chiara.
«È troppo tempo.»
«Non rivedrai Bridget. Non stasera. È inutile, provarci. Mark ha severamente proibito...»
«Cosa ti fa pensare che io voglia raggiungerla?» lo interrompo, irritato dal fatto che le mie intenzioni siano talmente palesi.
Solleva il sopracciglio scuro, accompagnato da un'espressione stizzita. «Non sono stupido.»
«Se ti ritieni così geniale, dimettimi» chiedo nuovamente, sfidandolo con un'occhiata.
«La tua testardaggine è insopportabile» commenta, sfinito. Rilascia un sospiro e si passa una mano tra la barba scura e brizzolata. «Ma non mi lasci altra scelta.»
Sento il mio sguardo illuminarsi. «Sei il migliore, Robert.»
«Non servono tutti questi convenevoli. Sappiamo entrambi che ne hai bisogno.»
Non gli domando a che si riferisca. La risposta mi giunge spontanea: c'è solo una cosa, una persona, della quale ho sempre necessitato.
Il dottore si assicura che nessuno stia passeggiando per il corridoio, tirando uno sguardo a destra e uno a sinistra, poi chiude bene la porta del suo studio medico. Mi riaffianca e nei suoi occhi leggo una serietà preoccupante.
«Posso fornirti le indicazioni per infiltrarti nei sotterranei» mormora, intonando un sussurro basso e cauto, come se mi stesse rivelando un segreto proibito.
«Come?» faccio, incredulo, nonostante abbia afferrato ogni parola.
«Conosco la maniera per aggirare i Guerrieri che sorvegliano l'entrata. Dopo, dovrai solo convincere Sophia a farti vedere Bridget. È lei che controlla la sua cella. Mark non ti intralcerà: va a farle visita unicamente a mezzogiorno.»
Adesso che ho una strada da seguire, adesso che ogni ostacolo è stato abbattuto, adesso che posso finalmente rincontrare quelle iridi brune e dorate, un'emozione aggressiva mi trascina nell'abisso dell'incertezza.
Stacy.
La mia mente partorisce questo nome. Cinque lettere che disintegrano ogni sicurezza e volontà che ho acquistato.
«Allora?» incalza Robert.
Districo le mie ciocche ribelli con le dita, indeciso. Mentre riverso la frustrazione sui ciuffi castani, scombinandoli ulteriormente, la mia bocca si schiude e risponde da sola, senza il consenso del cervello.
«Dimmi cosa devo fare.»
****
Batto due colpi netti sul legno della porta. Osservo il corridoio del sesto piano, attendendo che la Guerriera venga ad aprirmi.
Una trentina di battenti si staglia lungo entrambi i lati delle pareti blu e bianche. L'Accademia è un edificio monotono: i dormitori sono collocati nello stesso identico modo, a partire dal quarto piano - dove si trova la mia stanza - fino all'ultimo.
Appare realmente come una caserma o una scuola militare, vista dall'esterno. Dentro le mura, però, si nasconde una storia paranormale e incredibile agli occhi di qualsiasi umano.
Lo spiraglio della porta che si apre mi distrae dalle mie riflessioni sul nostro mondo. Due iridi sorprese mi scrutano.
«Non pensavo di vederti» mormora Stacy, interrompendo l'imbarazzante silenzio che era sceso.
«Io, invece, mi aspettavo una tua visita. Sono stato ricoverato per una settimana.»
Suona come un'accusa, e la tristezza che riempie i suoi occhi mi fa immediatamente pentire del tono contrariato che ho usato.
«Bridget è tornata. Non è il caso, di continuare con questa... cosa tra noi» ribatte, con voce altrettanto pungente.
«Stacy, sono qui. Sono sull'uscio della tua camera» le faccio notare.
«E quindi?»
«Avrei potuto scegliere di andare da Bridget, ma non l'ho fatto. Ho deciso di vedere te.»
«L'accesso nei sotterranei è vietato. Io ero l'unica scelta che ti rimaneva» mi ricorda, soffiando ghiaccio sulle mie parole.
«Robert mi ha dato le istruzioni per entrare.»
Gli occhi di Stacy si spalancano. «E perché non sei lì?»
«Avevo bisogno di vederti, prima.»
Stacy esamina accuratamente le mie iridi e mi ascolta. Mi spiana l'ingresso, facendosi da parte, e io non mi lascio sfuggire l'opportunità. Entro nella sua stanza ordinata e piccola, identica alle tutte le altre che popolano l'Accademia.
«Non possiamo continuare in questo modo» dichiara rigidamente.
«Perché non riesci a fidarti di me?»
«Perché sei innamorato di un'altra.»
«Ma sono corso da te, non appena Robert mi ha dimesso» ribatto.
«Lo sapevo, che sarebbe finita così» sbotta, ignorando la mia affermazione. «Tra noi non può funzionare, Mason. Io ci ho provato, ma tu non collabori.»
«Hai ragione» confermo, al contrario delle sue aspettative.
Stacy, stupita, aggrotta le sopracciglia chiare. Ho smesso di insistere, di provare a convincerla, di prometterle cose impossibili, e questo la sorprende chiaramente.
Si lotta fino a un certo punto.
Tuttavia, ci si arrende anche fino a un certo punto.
«Hai ragione, non sono molto collaborativo. Ma, adesso che Bridget è sotto il mio stesso tetto, mi sento ancora più fragile di prima. Ho sempre ritenuto la debolezza un tratto spregevole, ma da quando ho perso lei mi sono reso conto che è proprio quella caratteristica a renderci così simili agli umani. Sono stanco di seppellire ciò che provo, Stacy. Con te sono libero, e ho tanto bisogno di esserlo. Non sfogandomi con le urla o con i pugni, ma con i gesti civili e i fatti. Permettimi di mostrare a entrambi che sono capace di volere bene a qualcuno senza doverlo sfruttare come capo espiatorio. Posso amarti senza farti soffrire. Magari non al pari di Bridget, ma non è detto. Le cose potrebbero cambiare.»
«Io mi sto innamorando di te, Mason» confessa, arrossendo lievemente, «però non tollero che tu mi faccia sentire usata.»
Le prendo il volto tra le mani, accostandomi ai suoi occhi turchesi. «Ti giuro che non ti farò mai più sentire così. Provo davvero qualcosa per te e voglio che tu lo capisca.»
«Dimostramelo, allora» mi sussurra sulle labbra.
In risposta, la bacio.
****
Stacy si è addormentata da circa un'ora. Come ogni volta che stiamo insieme, la serata si conclude con me che fisso il soffitto e lei che riposa.
Stavolta, però, non mi sento in colpa. Non ho commesso un errore. Sto semplicemente seguendo la strada che mi condurrà a una vita più serena.
Eppure, decine di piani più in basso, Bridget sta soffrendo in una squallida cella, mentre io sono a letto con un'altra.
Mi siedo sul materasso, con la coperta sulle gambe. Scocco un'occhiata al profilo raggomitolato e sereno di Stacy, che riposa quietamente.
Bridget sarà di sicuro sveglia.
Mi schiaffeggio mentalmente: devo piantarla, con questi paragoni. Stacy è Stacy, Bridget è Bridget.
E Stacy non sarà mai Bridget.
Contraggo i pugni intorno al tessuto spesso del piumone. Forse, posso andare da lei. Soltanto per mettere in chiaro la situazione. Le dirò che sto provando a costruire una nuova relazione e che sono felice.
La rivedrò un'ultima volta, le chiederò di spiegarmi i motivi della sua fuga, la perdonerò e poi salirò di nuovo al sesto. piano, da Stacy. La stringerò tra le mie braccia e, a quel punto, avrò l'anima in pace.
Mi segno i vari passaggi in testa, in una scaletta precisa e ordinata, che intendo rispettare alla perfezione. Intanto, mi rivesto, indossando i pantaloni e la maglietta.
Sarà Mark a occuparsi del destino di Bridget. Dopo questa notte, avrò chiuso con lei. Definitivamente.
Mi ripeto per una quantità infinita di volte che la mia idea funzionerà, mentre raggiungo i sotterranei.
Spazio Autrice
Che dite? Mason porterà al termine la sua missione? Io avrei qualche dubbio...
È convinto di riuscire a troncare ogni rapporto con Bree, per dare la priorità alla sua relazione con Stacy.
Probabilmente lo starete offendendo in tutte le lingue del mondo, in questo momento, e avete ragione. Ritrovarsi Bridget davanti gli farà cambiare idea?
Chiedo perdono per aver concluso il capitolo sul più bello, ma non temete: martedì, dopo trenta capitoli e tanti scleri, Mason e Bree si rivedranno. E sarà un incontro esplosivo🤯
Xoxo🧸
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