28. Fuggire da Se Stessi

Bridget

La seconda mano del Guerriero mi attanaglia i polsi, mentre l'altra è ancora premuta contro la mia bocca.

Inizialmente, lo stupore mi tiene immobile. Per l'aggressore è più semplice intrappolarmi tra le sue grinfie, così. Dopo lo sconcerto, arriva il terrore. Ed è quando sopraggiunge quest'emozione insidiosa, che mi sento impallidita e tremante.

«Ti abbiamo trovata, Principessa» cantilena il ragazzo, al mio orecchio.

La sua voce è sconosciuta e la sua presa sta iniziando a farmi male.

«È stato difficile, ma ci siamo riusciti» si intromette una seconda persona.

Questo timbro, invece, lo riconosco. La luce artificiale del lampione illumina il Capitano dell'Esercito, Sophia Benson. I fasci gialli si insinuano tra i suoi ricci scuri e nelle iridi intravedo una nota di soddisfazione.

«Lasciala parlare, Steven. Voglio sentire cos'ha da dire» si aggiunge il terzo membro del gruppetto, rivolto a quello che mi ha intrappolata. Il Guerriero ghigna in modo presuntuoso, squadrandomi con i suoi occhi color nocciola.

Steven stacca la mano che mi incollava le labbra. Riprendo a respirare normalmente, seppur l'ansia e la paura mi stiano inghiottendo le viscere. Strattono i polsi, ma Steven aumenta la presa, tenendomi immobile.

«Sta' calma, Principessa» ridacchia, con un sorrisetto da stronzo.

La maniera in cui pronuncia quel "Principessa" mi fa ribollire di rabbia.

«Bridget» mi chiama duramente Sophia, «adesso, senza opporti, ci segui in Accademia.»

Trattengo una risata di scherno. «Te lo scordi.»

Il Guerriero che la affianca si accosta pericolosamente al mio volto. «Abbiamo detto "senza opporti"» ripete, intimidatorio.

«E io ho detto "te lo scordi". Quale concetto non vi è chiaro? » replico, con spavalderia.

Steven, inchiodato alle mie spalle, che mi artiglia le mani, mi afferra bruscamente il mento, facendomi voltare nella sua direzione. Guardo il mio aggressore negli occhi. I suoi sono celesti e furibondi. È alto il doppio di me e devo sollevare la testa, per osservarlo.

«Mark non ha specificato di riportarti viva. Perciò, cammina e taci» ordina, minacciandomi, a un palmo dal mio viso.

Incastro bene le mie pupille nelle sue. Mi assicuro di sbarrargli ogni via di scampo. La sua totale attenzione è posata su di me, sui miei occhi.

«Lasciami» sussurro in un ringhio, scandendo bene la parola.

Steven deglutisce, in soggezione. Poi, sotto lo sbigottimento di Sophia e del suo amico Guerriero, scioglie la presa sui miei polsi.

Il ragazzo, ipnotizzato e stordito, non ragiona più lucidamente. I miei poteri hanno manomesso il suo cervello. Le mie iridi - blu e nere - hanno creato uno strappo nel sistema nervoso, che ora è controllato da me.

L'ipnosi è sempre stata la mia carta vincente.

«Steven!» strilla Sophia. «Che stai facendo?»

«Resterei volentieri, davvero. Ma credo di dover continuare la fuga» mi fingo mortificata.

«Will, prendila!» impone il Capitano, al suo secondo compagno.

Inizio a correre. I miei piedi scalpitano a una velocità estrema. Il vento gelido mi frusta la pelle, facendo fluttuare i capelli all'indietro. Spingo le gambe e amplio i passi. I muscoli rodono, una fiammata di stanchezza ne brucia il tessuto.

E per quanto io stia sfrecciando, Will è nettamente più rapido. Alla pari andatura di un atleta olimpionico, mi raggiunge. Mi artiglia una ciocca di capelli, arrestando la mia corsa. Stende la radice dei fili ramati e un dolore terribilmente acuto si propaga dalla radice alla punta.

Barcollo e il Guerriero mi circonda con un braccio, stringendomi in una morsa ferrea. «Hai il vizio di scappare, eh?»

Gli altri due si avvicinano. Steven, che si è ripreso dall'ipnosi, mi manda un'occhiata di astio velenoso. «È proprio un'Ombra. Usa l'ipnosi, come arma» comunica ai suoi alleati, scrutandomi con disprezzo. «Hai imparato da tuo padre?»

L'appellativo che mi assegna è impregnato di orrore. Nonostante ciò, mantengo la testa alta, in una posa fiera. «Sì. Sono un'Ombra, in fin dei conti. E sai cosa fanno le Ombre, agli Arcandidi? Li uccidono» sibilo.

Sono certa che le mie iridi siano rimaste nella loro forma peggiore. Percepisco l'odio ardere nella corona cobalto.

Sophia e Steven, che assistono allo spettacolo mostruoso che vibra nei miei occhi, sobbalzano. Will, confuso dal loro movimento repentino, si piazza dinanzi al mio viso.

Mossa sbagliata.

Sgrana le palpebre e non si accorge della sfera energica che brulica nel mio palmo. Perciò, nell'istante in cui gliela scaglio addosso, si trova impreparato. La mia magia lo sbatte al suolo, sull'asfalto ghiacciato.

Il Capitano indietreggia. Un passo felpato, che però non mi sfugge. Steven, impallidendo, guarda il corpo di Will. Successivamente, un impeto di collera lo sveglia.

Estrae la lama che nascondeva nel gilet della divisa e la impugna. Noto la sua mano fremere dalla voglia di lanciarmela contro. Escogito in fretta un piano per spostarmi il più lontano possibile, prima che il pugnale mi trapassi.

"Sta' immobile", consiglia Seth.

"Mi ucciderà."

"Non muoverti."

Do retta a mio padre. Radico i piedi sulla strada. Non siamo ancora usciti dal parcheggio deserto dei taxi e l'entrata dell'aeroporto dista troppo, per sperare di raggiungerla.

Ma, follemente, mi fido di Seth. Non permetterà a quei Guerrieri di scalfirmi. Intende proteggermi.

"Hai paura?", domanda.

"Un sacco", rispondo, onesta.

"Bene, concentrati su quella. Ti aiuterà."

Steven carica il braccio e getta l'arma. La traiettoria è perfetta e non c'è l'alternativa che io riesca a schivarla. Vedo il pugnale muoversi a rallentatore, la lama affilata e metallica che si avvicina pericolosamente.

Mi preparo all'impatto. Sigillo le palpebre e attendo di essere colpita. Come mi ha suggerito Seth, non mi muovo, tirando fuori tutta l'agitazione che provo.

A un tratto, il tempo ricomincia a scorrere normalmente. Passano secondi e il coltello non mi ha ancora sfiorata. Per questo, riapro gli occhi.

E vedo Steven.

Steven che, con l'espressione di chi è stato preso alla sprovvista, osserva il pugnale conficcato al centro del suo torace, mentre i colori gli defluiscono dal viso.

"I tuoi poteri dipendono dalle tue emozioni. La paura ha fatto in modo che l'arma invertisse il suo corso e che andasse a scagliarsi su quel Guerriero", illustra Seth. "Ottimo lavoro."

Il vento mi porta una ciocca rossa davanti agli occhi, ostruendomi la visuale. Non la scosto. Il corpo esamine di Steven ha rapito il mio totale interesse.

Fisso la sua figura, di un bianco innaturale, accasciata sul cemento. Sophia si precipita da lui. Lo chiama, scuotendolo, tentando disperatamente di ricevere una reazione.

Ma non c'è più nulla, che possa fare. Perché Steven è morto. Le sue iridi si sono spente.

Ed è colpa mia.

L'ho ucciso.

Indietreggio di un paio di passi, sentendo il prepotente desiderio di scappare. Poi mi rendo conto che non voglio fuggire dai Guerrieri.

Voglio fuggire da me stessa.

«Sei un mostro. Sei come loro!» mi accusa Sophia, alzandosi dalla strada.

Sbottona la giacca dell'uniforme dell'Esercito e recupera il pugnale celato nella tasca interna. Nei suoi occhi, della dolce tonalità del miele, infuria un incendio di fiamme dorate.

Facendo ondeggiare la chioma riccia, marcia verso me. Will, che si è rimesso in piedi, la segue, armato di una sfera energica.

Decido di giocare ad armi pari. Chiudo le mani in due pugni, che vengono rivestiti da una scia nera e fluttuante.

Magia nera.

Distacco le dita tra loro e i circoli di elettricità volano. Will, contemporaneamente, lancia la sua sfera. I due incantesimi vanno a scontrarsi, distruggendosi l'uno sull'altro in una pioggia di scariche bianche e nere.

Mi giro e proseguo la mia corsa verso l'aeroporto. Devo raggiungerlo. Devo salvarmi. Lì ci sarà un sacco di gente e non avranno più occasione di attaccarmi.

Muoviti, mi sprono.

Le mie gambe stanno per cedere. Basterebbe appoggiare la pianta del piede un'altra volta, per farmi tramortire dallo sfinimento.

Resisti, resisti.

L'ingresso è sempre più vicino. Ci sono quasi. Manca poco.

E giuro che corro alla velocità di un fulmine. Eppure, non è sufficiente.

Una saetta si infrange ai miei piedi, arrestandomi malamente. La brusca frenata mi porta sull'orlo della caduta, però qualcuno mi prende per i fianchi. Will, con un braccio intorno alla mia vita, mi solleva di qualche centimetro dal suolo. Mi dimeno e sbraito, invano.

Sophia, collocata difronte a me, mi indica con il pugnale. «È inutile, urlare. Non ti sentirà nessuno.»

Avvisto la folla riunita all'interno dell'aeroporto, consapevole dell'enorme spazio che mi divide dalla massa di persone.

«Sei arrivata addirittura in Norvegia» osserva il Capitano, con rammarico.

«Tu non mi conosci» sibilo, marcando ogni sillaba con una rabbia cieca.

«Hai ragione. Non ti conosco e non ti ritenevo capace di una simile fuga. Te lo ricordi, il discorso che hai fatto, alla festa? Complimenti: ci hai ingannati tutti. Potevi risparmiarti quelle false promesse. Ci hai riempiti di bugie» mi rammenta la sera della mia fuga, quando Mark ha presentato ufficialmente me e Ryan all'Accademia.

Ero sincera. Era mia intenzione, darvi speranza. Poi, ho scoperto che non posso giurare nulla, neanche a me stessa. Non sono capace di rispettare la parola data.

Invece di condividere questo pensiero con Sophia, lo accantono nella mia mente.

«Gli Arcandidi non sono più un mio problema» rispondo, con finta superficialità. «Quindi, se non vi dispiace, vorrei togliere il disturbo.»

Sferro un calcio al ginocchio di Will, che mi lascia di scatto, imprecando per il colpo. Quando atterro, gli assesto un pugno all'altezza dello stomaco, facendolo piegare in due dal dolore. Infine, per completare il quadro, urto la sua caviglia con la mia gamba. Il Guerriero scivola e stramazza sulla strada, emettendo un grido lamentoso.

Meno due.

«Arrenditi» impongo all'ultima preda.

«Noi Arcandidi lottiamo con onore» dichiara Sophia.

«Come desideri.»

Mi equipaggio della mia magia d'Ombra. La ragazza brandisce il suo pugnale, stringendo con forza il manico.

Mi avvento sul Capitano. Lei schiva la sfera, spostandosi di lato. Crede che sia arrivato il suo turno di attaccare e prende la mira per gettare il pugnale.

Mi ha sottovalutata. Perché, proprio mentre sta per lanciare l'arma, la mia sfera torna indietro, come un boomerang.

Si sgretola sulla schiena di Sophia. Noto che la Guerriera smette di respirare, tanto è stato potente e inaspettato il colpo. Il coltello le scappa dalla mano e cade in un tintinnio.

Posso infliggerle l'incantesimo di grazia. Posso far fuori il Capitano dell'Esercito arcandido. Posso, finché qualcosa non mi lacera la carne. Una spaccatura si apre sul fianco destro.

Mi giro, giusto in tempo per adocchiare Will. Nella mano, tiene un pugnale dalla lama dorata e macchiata del mio sangue.

L'energia mi abbandona. Sfocia dalla ferita, insieme al liquido scarlatto che mi impregna la maglietta. La felpa si è strappata e il cappotto sbottonato permette il passaggio dell'aria gelida, che aumenta il bruciore.

Crollo in ginocchio, sulla strada del parcheggio. Attraverso il tessuto di cotone dei jeans, avverto la ruvidezza del cemento, che mi scortica la pelle.

«Avrei dovuto ammazzarti, esattamente come hai fatto con Steven» ringhia Will, abbassandosi al mio orecchio. «Sei una delle stronze di Seth. Meriti solo la morte.»

Sento che applica due cerchi spessi e di metallo freddo intorno ai miei polsi.

«Sono manette a prova di magia» spiega. «I tuoi poteri, adesso, sono neutri.»

Provo a incanalare l'energia distruttiva lungo la catena, per testarne la resistenza. Nessun risultato. L'incantesimo si disperde, sottraendomi ulteriore forza vitale.

Metto in pratica il secondo tentativo. Strattono violentemente i polsi sul ferro, producendo tagli e infiammazione. Ripeto il piano B almeno una decina volte. Spingo bruscamente e dai profondi graffi cominciano a defluire rivoli di sangue.

«Io la smetterei, se fossi in te» mi consiglia Will, gongolando.

«Andiamo al portale» ordina Sophia.

Lei non gode della mia sofferenza, al contrario del suo compagno. Sembra esausta, affatto contenta di aver portato a termine la missione.

Will mi prende per un braccio e mi trascina con sé, dietro il Capitano. Sophia ci guida lungo una via buia e isolata, poco distante dal parcheggio dove abbiamo combattuto.

«Noi andiamo in Accademia. Tu occupati del cadavere di Steven» ordina a Will, con tono glaciale.

Il ragazzo annuisce e ripercorre il cammino a ritroso. Dopodiché, Sophia poggia il palmo sulla parete sporca e scrostata del vicolo. Sul muro si crea un ovale bluastro, dai bordi frastagliati. All'interno di esso gravita una superficie composta da molecole di magia.

«È un portale. Gli Arcandidi lo usano per spostarsi in un luogo molto lontano da quello di partenza» chiarifica.

Sophia immerge un braccio nella massa magica, mostrandomi il funzionamento del varco spaziale. L'arto oltrepassa il portale e svanisce dalla nostra vista.

«Salta e trattieni il respiro» ordina.

È inutile, ribellarsi. Mi hanno presa. Quindi mi arrendo ed eseguo i suoi comandi. Bloccando l'ossigeno nei polmoni, balzo dentro il teletrasporto. Vengo investita da una folata di corrente e milioni di scariche mi scoppiettano intorno.

Riaprendo gli occhi - non mi ero neanche resa conto di averli chiusi - mi accorgo che il luogo dove sono finita è tremendamente familiare. Sophia sbuca dal portale, alle mie spalle.

«Bentornata in Accademia» mi dice.

Le pareti di pietra, l'odore acre di muffa e chiuso, le ragnatele tessute agli angoli dei cunicoli.

Sophia prende il cellulare e compone un numero. Aspetta in linea qualche secondo, poi il destinatario risponde.

«Mark, raggiungimi nei sotterranei.»

Spazio Autrice

Come vi avevo promesso, oggi vi ho portato un capitolo ricco di adrenalina e scontri💥

Dopo una battaglia all'ultimo sangue, dove un Guerriero perde la vita, Sophia riesce a catturare Bridget e a riportarla in Accademia. Bree si è fatta trasportare e ha ucciso uno dei tre Guerrieri. La ritenevate capace di un simile gesto?

Ci tengo a sapere le vostre opinioni riguardo questo capitolo. Le scene d'azione sono quelle che mi danno sempre del filo da torcere, ma credo che questa sia uscita abbastanza bene. Lasciatemi un parere e, se vi va, una stellina.

Xoxo💢

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