22. Pugni di Rabbia

Mason

Un centinaio di occhi puntano il sottoscritto. Iridi di Guerrieri che hanno scelto di sostenermi e di lottare al mio fianco. Tra gli occhi dai colori svariati, ne riconosco alcune che mi tranquillizzano.

Raccatto una boccata di coraggio e avvicino le labbra al microfono. La tensione è talmente pesante che ho paura di fracassare le assi di legno del palco e di sprofondare negli abissi.

«Salve» abbozzo. «Grazie per aver accettato di riunirvi.»

Le mie parole rimbombano nella Sala Principale. Scende il silenzio e non ho la più pallida idea di come soffiarlo via.

Intravedo Stacy, tra la folla. I suoi occhi mi stanno chiaramente incitando a continuare. Invece di incoraggiarmi, il mio stomaco si attorciglia.

Non posso chiedere agli studenti di aiutarmi a riportare Bree da me, quando la sera scorsa l'ho rimpiazzata con la Guerriera che mi sta osservando dalla platea.

Come reagirà?

No, non è questo dubbio a tormentarmi. Ho un fottuto terrore di immergere di nuovo le mie iridi nelle sue. Un'assordante paura di non riuscire più a specchiarmi nel suo sguardo, di non riconoscere quegli occhi dalle macchie dorate. Di scoprirli diversi.

«Dunque» riprendo a parlare, «se ogni cosa andrà per il verso giusto, partiremo domani. So che è presto, ma è fondamentale ottimizzare i tempi. L'organizzazione è semplice. Sarete divisi in sei gruppi, guidati da un membro dell'Esercito. Avrete una settimana per ispezionare il paese che vi è stata assegnato. Dopodiché, se non riscontrerete buoni risultati, passerete al prossimo Stato, ma non prima di essere tornati in Accademia a riequipaggiarvi. Mark ci ha dato un limite di dieci settimane. Rispettando i programmi, sarà semplice: non dovrete far altro che cercare. In fin dei conti, questo è il nostro lavoro. Avete una base di allenamento e abbastanza conoscenze per stanare un'Ombra.»

«La Principessa non è solo un'Ombra. Questo non la renderà una preda più difficile?» chiede una ragazzina bassa e mora, forse del quinto anno, seduta in una delle file centrali.

Non è una preda.

Mi mordo la lingua e rispondo. «No. Al contrario: sarà più semplice. La professoressa Collins, che ha seguito il percorso di studi di Bridget, mi ha assicurato che l'aura della Principessa è captabile a chilometri di distanza.»

La Guerriera annuisce. Ho selezionato gli studenti dal quinto al settimo anno e alcuni di quelli diplomati. Sono i più tecnici e istruiti; risulteranno nettamente più utili, in una spedizione del genere. Ciò include Stacy, che frequenta il sesto. Ero riluttante, ma lei ha insistito. Vuole darmi il suo contributo.

«Se non avete altre domande, inizierò a elencare i componenti delle squadre.»

Nessuno solleva un braccio per attirare l'attenzione o schiude la bocca per pormi un quesito. Perciò, comincio con la lista.

Stacy è riuscita a convincere una cinquantina di Guerrieri. Non sono molti, eppure il numero è sufficiente per un'esplorazione accurata. Ho già proceduto con la distribuzione dei paesi europei, l'altro giorno. Nel più semplice dei modi, abbiamo scritto il nome delle nazioni su dei pezzetti di carta, che poi sono stati pescati da ognuno dei membri dell'Esercito.

Escluso me. Siamo tutti d'accordo sul fatto che rimarrò qui, a controllare la situazione, nell'eventualità che accadano incidenti o imprevisti. C'è ancora la possibilità che Bridget possa ripresentarsi a New York, e serve qualcuno che tenga d'occhio la città.

Nel gruppo di Isabel e Andrew colloco gli studenti più abili e grandi, dal momento che le loro destinazioni sono due degli Stati più estesi: a Isabel è toccata la Francia e a Andrew l'Ucraina. Emily piloterà i suoi compagni di squadra in Italia, Jack in Portogallo, Sophia in Norvegia.

Ho affidato Stacy a Carter, perché so che il mio migliore amico la proteggerà, nonostante disapprovi la nostra relazione. Loro andranno in Irlanda.

Finisco di elencare i nomi e i Guerrieri si dirigono verso le proprie guide. Scendo dal palco e mi posiziono con le spalle contro il muro laterale, per avere una visuale completa di ogni Arcandido nella Sala.

Incrocio le braccia e appoggio la nuca alla parete bianca e blu. Alzando lo sguardo, ammiro i cristalli dell'enorme lampadario, mentre l'agitazione lascia lentamente il mio corpo.

«Tutto bene?»

I miei occhi inquadrano Stacy. «Sì.»

«Ti stai impegnando tantissimo» osserva.

Lo dice con un pizzico di ammirazione. Oppure è invidia? D'altronde, questo si può considerare un gesto d'amore: sto utilizzando tutto il mio tempo e le mie forze, per le ricerche.

Per Bree.

Lo farei per un'altra ragazza? Non credo. Non in questa vita, perlomeno.

Anche le iridi di Stacy mi stanno chiaramente domandando ciò. Pretende l'ennesima certezza.

«Lo faccio per l'Accademia e per Arcandida» la rassereno.

Funziona: lei mi sorride e le sue labbra stampano un bacio sulla mia guancia. Non sono abituato alle effusioni pubbliche, con lei, ma provo a mostrarmi il meno stizzito possibile.

«Vi interrompo?» fa una voce.

Appartiene a Carter, che, nel frattempo, ci ha raggiunti. Indossa la divisa dell'Esercito e sul suo viso è stampata un'espressione di disapprovazione.

«No. Ti serve qualcosa?» gli domando.

«Non mi presenti la tua nuova ragazza?» chiede, con un tono ironico e di sfida.

Lanciandogli un'occhiataccia, decido di attenermi al suo gioco, almeno per il momento. «Carter, lei è Stacy. Stacy, lui è Carter.»

«Ci siamo già conosciuti, la settimana scorsa, quando sono andata ad avvisare l'Esercito del tuo piano» mi informa lei.

Lo so, e lo sa anche lui, ma il mio migliore amico è un grandissimo stronzo e sta cercando di farmi perdere la pazienza, vorrei replicare.

«Stacy, potrei parlare con Mason?» le chiede gentilmente Carter.

Prima di acconsentire, la ragazza mi tira uno sguardo. Le faccio un cenno d'assenso e lei si allontana.

«La cosa è ufficiale?» inizia a interrogarmi.

«Non proprio.»

«Cosa è successo ieri sera?»

«Non t'interessa» sibilo, seccato. «È finito il terzo grado?»

«No. Non mi hai ancora detto quale parte del tuo cervello si è fusa» prosegue, fastidiosamente sarcastico.

«Carter, è da un mese che mi assilli. Piantala» ringhio, sull'orlo della rabbia.

«Perché è da un mese che fai la testa di cazzo, Mason. E sai il motivo? È da un mese che Bridget è scappata. Lo sappiamo entrambi che lei era l'unica a farti ragionare» dichiara, senza un briciolo di delicatezza.

Il problema è questo: mi riporta in mente sempre qualcosa inerente a lei. Mi rinfaccia di continuo i miei sbagli e i miei difetti. E, Dio, non ne posso più.

Lo spintono, togliendomelo da davanti. Mi allontano e, mentre cammino verso l'uscita, lui mi segue.

«Mason» mi richiama, il tono chiaramente furioso.

Aumento il passo. Inutile: mi sta ancora alle calcagna e ho superato da un pezzo il centro della Sala. Mi volto di scatto e lui si ferma giusto in tempo per non inciampare sui miei piedi.

«Sono stato a letto con lei e mi ha detto che si è innamorata di me, va bene?» confesso, alla fine, stremato dalla sua insistenza.

«E tu cosa hai risposto?»

«Non sono affari tuoi, Carter» sputo in modo aspro.

«Stacy è soltanto una distrazione, Mason, e lo sai. Le farai del male, e ferirai anche te stesso» notifica, con quell'odiosa aria da maestro di vita.

Alla nostra sinistra scorgo il gruppo di Andrew. L'Ufficiale ci getta alcune occhiate furtive, preoccupato della nostra discussione. Con un cenno sbrigativo gli mimo che è tutto a posto.

Poi, trascino Carter fuori dalla Sala Principale. Richiudo la porta di legno e mi avvicino al mio migliore amico, fino a inchiodarlo al muro, sotto ai miei occhi, che percepisco ardere di rabbia nera.

«Credi che non lo sappia?» ringhio. «Credi che non sappia che Stacy è una distrazione inutile? Carter, io so ogni di cosa: so che ferirò Stacy, so che mi sto comportando malissimo, so che ho perso la lucidità. Ma non me ne importa. La cosa che so, la cosa che mi strappa l'anima e che me la divora ogni secondo che passa, è questa: Bree non c'è più.» La furia che mi vortica dentro nel pronunciare quelle dolorose verità mi trascina con sé, portandomi a sferrare un pugno al muro. «L'ho persa. È fuggita sotto il mio naso, dopo che le ho promesso che andrà tutto bene. Le ho assicurato che non sarebbe mai diventata come suo padre, ma non mi ha creduto, a quanto pare. Adesso si trova chissà dove, lontana migliaia di chilometri. Non posso proteggerla. Non so nemmeno se sia ancora viva.» Tiro un altro pugno, stavolta accompagnato da una nervosa e isterica risata amara. «Non puoi capire le emozioni che si provano, perdendo la persona che si ama. Mi sono stati portati via i miei genitori, la mia sorellina, la mia ragazza. Tu hai sia Alex che Emily, e le stai sprecando. Le stai facendo soffrire. Sei tu l'indeciso che prende in giro le ragazze, non io» concludo con un ultimo pugno.

Il sangue tinge il blu della parete, sporcandolo di macchie cremisi. Guardo la mia mano lacerata, la pelle delle nocche strappata, e successivamente Carter.

«Stacy e Tiffany sono nel tuo gruppo. Ti chiedo solo di tenerle d'occhio. Le ho usate entrambe, ma a loro tengo» riferisco, acquistando una spaventosa calma.

«Va bene. Te lo prometto» sussurra lui, ancora sbigottito dal mio sfogo.

«Grazie» mormoro in risposta, per poi voltargli le spalle e andarmene.

Spazio Autrice

Finalmente, Mason prende in mano la situazione e inizia a organizzare le ricerche. Avete letto bene l'assegnazione degli Stati? A quanto pare, sarà Sophia a dover riportare Bridget a casa... Riuscirà nella sua missione?

Tra Carter e Mason scoppia l'ennesima discussione, che non finisce nel migliore dei modi. Detesto farli litigare. Chi dei due ha ragione?

Come ho promesso ad alcuni di voi, nel capitolo seguente ci sarà il punto di vista di un personaggio che non vediamo da tempo. Tenetevi pronti a tornare da Ryan!

Xoxo👘

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