21. Montagne Russe
Finn
«Questo esercizio è impossibile» dichiaro, dopo un'ora passata a fissare inutilmente l'operazione algebrica.
Non sono giunto alla conclusione. Accartoccio il foglio scarabocchiato a matita di calcoli e appunti. Simon ha già messo da parte il libro di matematica. Sta digitando un messaggio al cellulare e sorride come un idiota.
«A chi scrivi?» indago, incuriosito dal suo strambo sorrisetto.
«Bree» risponde, senza scollare le pupille dallo schermo.
Il fastidio mi striscia dentro autonomamente. Ma devo stare calmo: Bridget mi ha promesso che sarebbe stata attenta. Non c'è bisogno che io mi preoccupi, giusto?
«Cosa vi dite?» chiedo, fingendomi interessato a quel caotico miscuglio di lettere e numeri stampato sulla carta del volume universitario.
«Le ho chiesto se stasera sarebbe venuta a sentirci.»
«Va bene» sussurro. Non va per niente bene.
«Ha detto che verrà senz'altro» continua.
Annuisco. Stropiccio l'angolo del libro di testo, riportando lo sguardo sull'esercizio. Al posto dell'equazione, mi sembra di leggere le mie emozioni, assolutamente stupide e infantili.
Chi sono io, per impedire a Bridget di frequentare Simon? Lui è chiaramente pazzo di lei e la cosa sembra essere ricambiata.
Sembra. La realtà è che Bridget non prova per Simon ciò che lui prova per lei. Non capisco se stia cercando un modo per seppellire i ricordi, per provare meno nostalgia o per intrattenere la mente.
Qualunque sia il motivo, sta illudendo il mio migliore amico.
Non posso permetterle di trasferire la sua sofferenza su Simon. Ma, se dovessi intromettermi, lei mi odierebbe a morte. Si è fidata di me, raccontandomi la sua identità e i tormenti che la assillano, e non ho alcun diritto di spezzare la loro relazione.
«Devo dirti cosa è successo a Capodanno» annuncia Simon, posando il telefono.
Chiudo il libro, rinunciando definitivamente alla matematica, e lo appoggio sul pavimento freddo. Siamo entrambi seduti sul tappeto verde menta della sua stanza, ai piedi del letto.
«Ho baciato Bridget.»
Le mie sopracciglia scattano verso l'alto della fronte, per poi aggrottarsi. «Mi stai prendendo in giro.» Dovrebbe essere una domanda, però arriva più come un'affermazione.
«No, Finn. L'ho fatto davvero» conferma, con aria compiaciuta.
«E... lei?»
«Ha ricambiato. Significa che prova qualcosa, no?»
Mi prendo un paio di istanti per ragionare. Riesco a interpretare la risposta di Bridget in un solo modo: era spaventata, incerta, senza parole, per cui ha optato per la via di fuga più semplice.
«Credo di sì» dico, senza convinzione, non sapendo come spiegargli il gesto di Bridget.
«Sono passati già due giorni ma non ho voluto tirare fuori l'argomento, con lei. Ho paura che non sia pronta ad affrontarlo. Insomma, ci conosciamo da poco. Forse è ancora presto per il prossimo passo» riflette, facendo ruotare la matita sulle piastrelle di ceramica. La colpisce accidentalmente e scivola nelle vie di fuga del pavimento.
«Lei ti piace?» gli domando. «Sei sicuro di quello che provi?»
«Sì» afferma, senza neanche rifletterci. «Lei è come un viaggio sulle montagne russe. All'inizio sei nervoso, ti chiedi se andrà bene, se ti piacerà. Dopo inizi a muoverti e senti i nervi distendersi. Poi arrivano le discese, la velocità, le salite. Ti si crea quel vuoto allo stomaco e ti senti invincibile, hai la sensazione di volare. È la cosa più bella e spaventosa del mondo. E quando finisce il giro sei stordito, ma vuoi farne un altro. Vuoi di nuovo provare quella felicità assurda.»
Durante il monologo Simon non ha mai smesso di giocare con la matita, facendola ruotare sul pavimento, come se con quel gesto avesse incanalato le sue parole. Ha tagliato le corde dei suoi pensieri e si è espresso in modo naturale.
Lui è un ragazzo riservato. Ha sempre trovato difficoltà nel mostrare i suoi sentimenti. Non è paragonabile a me o ad Arthur, alla nostra franchezza, alla nostra adrenalina, al nostro desiderio di svago. Non è paragonabile a Ísmar, al suo rifiutare ogni sorta di contatto umano, al suo essere arrogante e freddo.
Simon è un equilibrio perfetto che fa innamorare qualunque ragazza: sa divertirsi, ma non supera il limite, è diligente, ma detesta passare pomeriggi interi sui libri, è dolce e premuroso, ma senza risultare smielato.
Ma Simon Berg, prima di essere il fidanzato ideale, è il mio migliore amico.
Bridget può anche illuderlo. Io no.
«Bree non ricambia. Non ricambierà mai» sputo. «Ama un altro.»
«Cosa?» Alza gli occhi nei miei. La sua espressione è pura perplessità.
«Ama un altro» ripeto, più sicuro.
«Come fai a saperlo?» mi chiede, dubbioso.
«Me l'ha detto.»
«Lo conosco, perlomeno?»
«È il suo ragazzo. Il suo vero ragazzo. Quello che ha lasciato a New York.»
«Era già fidanzata, quindi» capisce, sprizzando delusione da tutti i pori.
«Mi dispiace. Avrebbe dovuto dirtelo lei, lo so.»
«Lo ama ancora? Anche se è a un oceano di distanza?» domanda, aggrappandosi all'ultimo frammento di speranza rimasto.
«Sì.» Rompo quel frammento e, insieme a esso, il cuore del mio migliore amico.
«Credi... credi che me ne avrebbe mai parlato?» Le sue iridi celesti sono intrise di amarezza. Sto distruggendo l'idea di Bridget che si era fatto.
«Non le piace scavare nel passato» la giustifico. «Ha sofferto così tanto, Simon. Se solo sapessi cosa...»
«Ma con te l'ha fatto. Ti ha detto tutto, di lei, no?» mi interrompe, con un filo di rabbia attorcigliato tra le parole.
«Si fida di me» replico.
«Sei fortunato, allora. Preferisce te» sibila, secco. Si alza e raggiunge la porta, per poi spalancarla e indicarmela. «Puoi andare, adesso. Ho bisogno di stare da solo.»
Serro le mani e mi incammino verso Simon. Gli punto l'indice contro il petto, irritato dal suo comportamento. «Non prendertela con me, se ti piace una ragazza distrutta. Sto solo cercando di salvarti, perché distruggerà anche te, prima o poi.»
«Vattene, Finn» mi intima, ignorando la mia affermazione.
Gli tiro un'occhiata gelida. «Volentieri.»
****
«Sicuro di voler stare a casa?»
Confermo per la terza volta. Karina, in piedi davanti a me, si rigira le chiavi dell'auto fra le dita, pensierosa.
«Non hai mai saltato nessuna esibizione» osserva. «Che hai?»
Rispondo con un'alzata di spalle. Inchiodo gli occhi sullo schermo della televisione, per evitare quelli indagatori di mia sorella.
«Non mi sento bene» invento.
«Bugia.»
«Sono stanco, okay? Ho passato ore a studiare.»
«Bugia, bugia, bugia. Perché menti?» prosegue, imperterrita.
Non la sopporto, quando si fossilizza sul mio stato d'animo. È fin troppo brava a interpretare le emozioni delle persone, anche se è impossibile decifrare le sue, il più delle volte.
«Non voglio suonare.»
«Perché?»
«Perché voglio evitare certa gente» sbotto, alla fine.
Mia sorella si siede al mio fianco sul divano, sistemandosi la minigonna dell'abito nero. «Chi, nello specifico?»
«Siamo pronte» ci interrompe la voce di Bridget.
Si pone davanti al televisore, impedendomi di guardare le immagini che scorrono sullo schermo.
Non ci riuscirei lo stesso.
Non con lei di fronte, avvolta in quel vestito tempestato di punti luce, che mi osserva con i suoi occhi scuri e intensi.
E non sto parlando di Bridget.
«Karina? Finn?» ci richiama Thea.
Si è posizionata accanto a Bridget e sistema nervosamente dietro le orecchie due ciocche castane che le ricadono sul volto. Ha piastrato i capelli, rendendoli più lunghi e lisci, e ha un leggero strato di viso sul trucco. È più bella di quanto non lo sia già.
«Finn non viene» annuncia Karina, alzandosi dal sofà.
«Come mai?» mi chiede Bridget.
«Lascia stare. Non voglio più discuterne» tronco la conversazione prima che anche lei inizi a farmi il quarto grado.
«D'accordo» si arrende mia sorella, con uno sbuffo. «Andiamo, ragazze.»
Seguita da Thea, Karina toglie il disturbo. Bridget, invece, rimane ferma dinanzi a me.
«Che succede?» domanda, una volta che siamo soli, con il tono di chi è disposto a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di ottenere informazioni.
So già che non mollerà finché non otterrà una risposta. È una testa dura, lei. «Ho litigato con Simon» rivelo.
«Come mai?» chiede, in un mormorio dispiaciuto.
Non posso dirle che ho parlato a Simon di Mason. Sono certo che non la prenderà bene.
«Niente di importante» minimizzo, quindi. «Vai pure al Blå Lys. Io me la cavo.»
Bridget, però, mi affianca sul divano, scrutandomi con le sue iridi. Sono grandi, strane e bellissime. Non ne ho mai viste di simili. Uniche nel loro genere, proprio come la ragazza che me le sta puntando contro.
Provo a interpretare la sua espressione, ma è difficile capire cosa le passa per la testa. Sul suo viso diafano è sempre dipinta una maschera. Una maschera di roccia e ghiaccio, sicura e infrangibile. Ostenta coraggio, determinazione, forza. Poi, sotto la maschera, ci sono lacrime, urla e incubi.
C'è un dolore così vasto che protesti annegarci. C'è una rabbia così potente che ti potrebbe bruciare.
Dal momento in cui è piombata nella mia vita, ho percepito il bisogno di proteggerla dai ricordi che la stanno uccidendo. Ho cercato di sostituire quella famiglia che l'ha tradita, di zittire i demoni nella sua mente, di portarla lontano da quel padre che vuole cancellare il suo lato buono.
Faccio ancora fatica a metabolizzare la verità sulla sua natura sovrannaturale. Mi trovo accanto a qualcuno che potrebbe governare un regno o raderlo al suolo. Eppure, ha preferito rifugiarsi qui, in casa mia.
«Finn» pronuncia debolmente, distraendomi dalle mie riflessioni sul suo conto.
«Dimmi.»
«Simon mi ha baciata» confessa. «È probabile che te l'abbia già detto.»
«Mi ha detto anche che hai ricambiato.» Il timbro mi esce graffiante e appesantito dalla collera.
«Non sapevo che altro fare. Ero terrorizzata. Lui mi piace davvero, ma...»
«Lo stai solo prendendo in giro» sibilo, arrestando le sue scuse.
Si irrigidisce, stupita dal mio tono cattivo. «Non è vero.»
«Vuoi davvero stare con lui, quindi?»
Abbassa gli occhi, con vergogna, e la risposta è chiara a entrambi.
«Frequentare Simon per dimenticarti di Mason ti sembra il modo giusto di amarlo?» prorompo, in tono accusatorio. «Sei un'egoista. Stai riempiendo Simon di illusioni. Quando capirai che stai facendo del male a tutti con i tuoi problemi?»
Le scaglie dorate degli occhi di Bridget galleggiano in un mare di lacrime. Noto una macchia di un inquietante blu sporcare le iridi, alterandone la colorazione. E quando sento uno scoppio e la lampadina del salotto si spegne all'improvviso, catapultandomi in un buio inaspettato, mi rendo conto di ciò che ho detto.
«Hai ragione» mormora Bridget, nell'oscurità che ci ha avvolti. «Lo sto riempiendo di illusioni. E tu, più di tutti, dovresti capire perché.»
Si alza ed esce dal salotto, lasciandomi tra le tenebre a cui ha dato vita.
****
"Sei rimasto a casa a fare l'asociale?"
"Non avevo voglia di uscire stasera", rispondo ad Arthur.
"Simon e Bridget sembrano incazzati. Sicuro che non sia successo niente?"
"Storia lunga."
Mentre aspetto che Arthur risponda, mi metto all'opera per cambiare la lampadina. Bridget l'ha fulminata e ha distrutto l'involucro di plastica. Far arrabbiare quella ragazza equivale a scavarsi la tomba. Ha una magia totalmente devastante.
Raccolgo i frammenti trasparenti dal pavimento e li butto nella pattumiera della cucina. Quando torno in soggiorno, premo l'interruttore e la lampadina nuova si accende, sprigionando un'accecante luce bianca.
Riprendo il cellulare, trovando due notifiche. Ancora Arthur.
"Thea sta correndo da te."
"La notizia ti ha ucciso, per caso?"
Il telefono mi scivola dalle mani, rimbalzando sui cuscini del divano. Lo recupero in fretta e guardo l'orario in cui è arrivato il primo messaggio. Sette minuti fa. Da qui al Blå Lys ne occorrono meno di dieci, in macchina.
«Merda» impreco tra me.
Sarà qui a momenti. Fortunatamente, i miei genitori si trovano ancora al lavoro. Il problema, però, è un altro.
Io e Thea, da soli, nello stesso posto.
Il campanello suona, impedendomi di elaborare una soluzione. Corro all'ingresso. Mi guardo dallo specchio sulla parete, per assicurarmi di avere un aspetto dignitoso, poi apro la porta.
Sulla soglia, stretta in una leggera giacca di jeans, Thea trema sotto la neve. I nostri sguardi collidono e una tormenta mi ribalta lo stomaco.
«Posso entrare? Si muore di freddo» esordisce, le braccia strette al petto per ripararsi.
«Certo» le do il permesso.
Chiudo la porta e lei si sfila il cappotto inumidito dalla neve. Torna a guardarmi ma distoglie gli occhi mezzo secondo dopo, imbarazzata.
«Ho chiesto le chiavi della tua macchina a Karina e ho guidato fin qui. Volevo... vederti» spiega, con un rossore che si espande sulle gote.
«Sono felice che tu sia venuta.»
Incurva appena la bocca, il viso imporporato. «Anche io. Perché non c'eri, stasera?»
Thea e il suo tono gentile mi rassicurano. Con lei posso parlare. Mi aiuterà.
«Sei disposta ad ascoltarmi?» le domando.
Annuisce, senza indugiare. Prendo un respiro e comincio: «Io e Simon, oggi pomeriggio, abbiamo litigato. E prima che voi ve ne andaste, ho discusso anche con Bridget. Li ho feriti entrambi. Non era mia intenzione, te l'assicuro, ma mi stanno facendo impazzire. Si faranno del male a vicenda. Simon non sa niente di Bree e lei non può crearsi delle catene qui, a Oslo».
«Sei... sei geloso di lei?» azzarda, mordendosi il labbro.
«Voglio solo proteggerla» ribatto. «E voglio proteggere anche Simon.»
«Non sei un supereroe, Finn. Non puoi pretendere di proteggere tutti. E, soprattutto, non puoi impedire a due persone di stare insieme, se lo vogliono» decreta.
«Credo di aver rovinato tutto ciò che c'era tra loro, ormai» soffio, il pentimento che mi fa serrare le palpebre. «Sono io, il vero egoista.»
Le mani congelate di Thea mi prendono il volto e riapro gli occhi, trovando i suoi, profondi e scuri come i capelli, che mi scrutano.
«Finn» bisbiglia, «non sei un egoista. Sei la persona più buona di questo mondo. Cerchi sempre di aiutare gli altri. Vedrai che sistemerai tutto, con Simon e Bree. Dovete solo parlarne.»
«Lo credi davvero?»
«Non lo credo. Ne sono certa» dichiara, i palmi ancora premuti sulle mie guance e il suo respiro sul mio viso. «Sei un ragazzo meraviglioso e io...»
Non le lascio il tempo di finire. Cedendo alla tentazione, mi tuffo sulla sua bocca.
Thea è sconvolta: sgrana gli occhi e si irrigidisce. Però, dopo l'iniziale frastornamento, ricambia, allacciandomi le braccia dietro al collo.
La sto baciando. Desideravo farlo da anni e, finalmente, sta accadendo.
«Cosa stavi dicendo?» le domando, staccandomi di poco.
Le sue iridi scure brillano, come il suo sorriso. «E io sono innamorata di te.»
Spazio Autrice
Ve lo aspettavate, un POV di Finn? Prima o poi, dovevamo entrare anche nella sua testa.
La situazione con Bree e Simon si fa sempre più pesante, e vi avverto che peggiorerà. Siete d'accordo Finn o credete che stia esagerando?
Alla fine, dopo una discussione, lui e Thea si lasciano andare alla pazza gioia. Forse qualcuno di voi si aspettava questo bacio, mentre altri saranno rimasti sorpresi. Fatemi sapere se vi è piaciuto!
Colgo l'occasione per annunciarvi che "Il Segreto della Dinastia" è #1 in Fantasia. Non mi sarei mai aspettata di scalare la classifica e di ottenere la medaglia d'oro, e questo risultato è tutto merito vostro. Vi amo❤
Xoxo🥇
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