20. Limite per Dimenticare

Mason

Stacy è puntuale come un orologio svizzero. Precisamente alle dieci di sera, bussa alla mia porta. Apro il battente, trovandola sulla soglia.

«Ciao» mi saluta la Guerriera, raggiante.

Un sorriso estasiato le addolcisce le labbra, insieme a un leggero rossore sugli zigomi. Indossa solo la camicia e i pantaloni dell'uniforme, con i capelli liberi e lasciati al vento. Ed è bella. Perché Stacy, fisicamente, è perfetta.

Non ha lo sguardo smarrito di Bridget, la fragilità tra le scaglie di sole che galleggiano nelle iridi. Stacy sa dove si trova e cosa vuole. Glielo leggo nei cerchi turchesi dei suoi occhi.

Bridget era tremendamente indecisa e lunatica, ma non è anche per questo, che la amavo tanto? Che la amo.

Stacy è una colonna solida, al contrario. È in grado di reggere se stessa e, forse, anche me e la mia anima a brandelli. Io e Bridget, insieme, non eravamo capaci neanche a decifrare i nostri sentimenti, troppo spaventati da essi.

Un paragone ben dettagliato tra le due porta la paura ad annullarsi. Stacy è un porto sicuro.

Posso attraccarmi, senza temere di affondare.

Posso dimenticare.

«Ciao» ricambio. Assurdamente, gli angoli della mia bocca si alzano. È facile sorridere, in sua presenza.

«Oggi ti porto il regalo di diploma» asserisce, entrando in camera. Si scruta un po' intorno, poi riprende il discorso: «Sono andata da Mark, ieri pomeriggio. Abbiamo discusso del tuo piano e non mi è sembrato tanto sicuro. Ha detto che ci avrebbe pensato. Poi, stamattina, mi è arrivato il messaggio dove confermava».

«È... fantastico» forzo un'esclamazione di gioia.

Sembra delusa dalla mia reazione. «Non sei felice?»

«Vedi, lo sapevo già. È stato Mark a darmi il permesso. Ti ha scritto dopo che ho parlato con lui.»

«L'hai convinto tu, quindi?»

«Ha detto che non sarebbe riuscito a fermarmi, perché sono troppo innamorato di...» le riferisco, ma mi interrompo non appena scorgo nel suo sguardo un guizzo di dolore.

«Capisco» sussurra.

«Ho detto qualcosa di male?» domando, confuso.

«Cosa pensi, Mason? Mi baci e poi mi dici che ami ancora lei» sibila con disprezzo.

Capisco improvvisamente che l'ho ferita. Le lacrime le offuscano le iridi e stringe le mani in due pugni, piena di risentimento.

«Per me è stato importante, quel bacio, Mason. Ma se tu non provi niente... beh, addio. Non sono un gioco che puoi usare per scordarti di un'altra.» Trema per la collera e una lacrima le accarezza la guancia. «È il momento giusto per dirmi se provi qualcosa per me o se stavi soltanto cercando di distrarti.»

Abbasso lo sguardo, colpevole, e lei lo prende come una risposta negativa: spalanca la porta e mi incenerisce con un'occhiata furiosa. «Va' a quel paese, Mason» ringhia.

«Stacy» la fermo, «non volevo usarti per distrarmi.»

Si gira di nuovo a guardarmi. «Dovrei crederti?»

«Tu mi fai stare bene. Quando sto con te non soffro più. Non so dirti se sia semplice gratitudine, ma posso prometterti che sarò migliore di così.»

Il suo respiro si smorza. «Che significa?»

«Che non voglio rinunciare a te.»

«E una volta che troviamo Bridget?» ipotizza.

«Bridget è andata via» le faccio notare, in tono duro. «Mi ha lasciato.»

Stacy attorciglia le dita tra loro. Sta barcollando. Sono riuscito a smantellare il suo muro di rabbia. Adesso, ha bisogno di una certezza.

«So che non sono il massimo dell'affidabilità, ma ti voglio al mio fianco. Ti voglio conoscere meglio e voglio capire perché sei riuscita ad attirarmi» concludo, infossando i miei occhi nei suoi.

Si scoglie e avanza di un paio di passi. Batte le ciglia chiare, inclinando il capo, mentre mi scruta. «Perciò, cosa vuoi che siamo?»

«Qualsiasi cosa tu voglia» dichiaro, avvicinandomi ancora di più a lei.

Stacy mantiene un silenzio asfissiante per una manciata di secondi. Dopodiché, lo elimina, ma non con la voce. Alza il viso e la sua bocca si appropria della mia.

Incastra le dita tra i miei capelli e la tiro a me, spingendole i polpastrelli sui fianchi. La guido verso il letto e ci sdraiamo tra le lenzuola spiegazzate.

«Mason» ansima, staccandosi di poco dalle mie labbra, «ne sei sicuro?»

Per confermare, riprendo a baciarla con ardore. Ben presto i vestiti volano via, insieme alle nostre insicurezze e ai nostri problemi.

Andiamo avanti ad assaporarci e a sfiorarci, famelici e bisognosi, fino a superare il limite.

Non riusciamo a placarci. Non siamo in grado di spegnere questa rovente fiamma.

****

È mezzanotte inoltrata: il due gennaio è scoccato venti minuti fa.

Districo le dita tra i capelli biondo cenere di Stacy. Sono lisci, morbidi e un tenue castano sfuma la parte superiore, mentre le punte sono chiare come raggi di sole sbiaditi.

«Quando partiamo?» domanda, schiacciata contro il mio torace.

«Domani riunirò l'Esercito e divideremo gli Stati da perlustrare.»

«Vuoi propio farlo?» La titubanza e lo spavento macchiano il suo timbro. Ha paura di cosa accadrà tra noi, una volta conclusa la missione, e non posso biasimarla.

«Devo farlo, Stacy. Ci serve la Principessa per raggiungere Arcandida.»

Sono quasi sopraffatto dal rammarico, per aver pronunciato quelle parole così crudeli e spente. Bridget non è solo questo. Non è solo la chiave del nostro regno.

Stacy non ribatte e si stringe contro la mia figura. Non parliamo per i seguenti minuti e inizio a credere che si sia addormentata, quando la sua voce spezza il silenzio.

«Mason» bisbiglia, «sei sveglio?»

L'istinto mi dice di non rispondere e di fingere di dormire.

«Meglio così. Non avrei mai avuto il coraggio di dirtelo, se fossi stato sveglio» monologa Stacy, convinta di parlare all'aria.

Cerco di restare immobile, mentre un groppo in gola mi arresta il respiro. Sento il materasso che affonda e iridi di Stacy addosso, segno che si è alzata per guardarmi in viso.

«Non so se riuscirai mai ad amarmi come ami lei, ma voglio che tu siappa che nemmeno io voglio rinunciare a te. Mi piaci, Mason» afferma, e la sua voce è sottile come un filo di brezza estiva, ma mi colpisce con la forza di una pallottola. «Magari, ti renderò di nuovo felice, un giorno. Magari, ti dimenticherai di Bridget.»

La Guerriera mi sfiora la guancia con i polpastrelli, poi si raggomitola nella stessa posizione di prima, la testa sulla mia spalla. Adesso che il suo sguardo è lontano, posso sgranare gli occhi.

No, Stacy. Non posso, penso. C'è un limite anche per ciò che si può dimenticare.

Spazio Autrice

Buon venerdì, lettori🧡 Siete tornati dalle vacanze?

Oggi vi porto un capitolo interamente su Mason e Stacy! Qualcuno probabilmente mi odierà per questo. Chiedo scusa in anticipo🙈 

Intanto, i due si avvicinano sempre di più, ma Mason non riesce proprio a lascarsi andare del tutto ai sentimenti. Come si evolverà la situazione, tra loro?

Nel prossimo capitolo torniamo in Norvegia, con un punto di vista diverso dal solito. Vi aspetto!

Xoxo🥿

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top