11. Il Potere di un Mostro

Mason

«Non ci credo che dobbiamo tornare a studiare» borbotta Carter.

«Purtroppo, devi crederci.»

Oggi è lunedì e Mark ha imposto che le lezioni riprendessero normalmente. Dopo una settimana trascorsa in lungo e in largo, a setacciare città, villaggi turistici e metropoli, siamo obbligati a sederci ancora dietro i banchi delle aule.

Tutta l'Accademia - compresi i professori - è stata impegnata nelle ricerche. Ma, dato che abbiamo fallito, non ci rimane altro che continuare la nostra vita da Guerrieri e insegnanti.

"Le ricerche riprenderanno a gennaio"; parole testuali del direttore. Una volta finito quest'anno scolastico, i membri dell'Esercito saranno liberi da qualsiasi impegno. Non dobbiamo cercare un'aspirazione per il futuro: ci è già stato assegnato un lavoro. Saremo interamente concentrati sul trovare Bridget.

«La settimana prossima dimettono Emy» annuncia Carter, ritrovando un po' di allegria. «Torna ad allenarsi con l'Esercito e a seguire le lezioni, anche se ne mancano poche.»

Annuisco, contento. Iniziavo a sentire la mancanza di Emily, del suo essere saccente, rispondere a tono, avere la soluzione a ogni problema.

«Allenamento intensivo?» mi interroga Carter, scrutando la mia espressione stanca.

«Allenamento intensivo» mormoro, confermando.

«Mason...»

«Lo so, lo so» lo interrompo bruscamente. «Mi sto facendo del male, devo smetterla, e tutte quelle cazzate che mi rifili ogni giorno.»

Il mio migliore amico sbuffa e aumenta l'andatura, superandomi e percorrendo il corridoio con una scia di disappunto.

Non mi prendo la briga di fermarlo o di scusarmi. Succede continuamente. Lui mi rimprovera e io gli inveisco contro, mostrandomi indifferente dai suoi rimproveri.

In realtà, blocco la ramanzina perché rincara la dose elevatissima di dolore. Ormai, provo sofferenza ovunque. Così tanta che mi lascio scivolare addosso le parole di chiunque, compreso il mio migliore amico.

Io le vedo, le occhiate che mi rifilano gli studenti. Li noto, quando mi indicano di soppiatto. Li sento, mentre parlano alle mie spalle della mia relazione.

C'è chi sostiene che la Principessa non debba più mettere piede in Accademia. Tantomeno, ad Arcandida, se riusciremo a raggiungere il regno. Altri, invece, credono che senza di lei non avremo possibilità di sconfiggere Seth.

Ne ho colte di tutti i colori: da "vittima" a "carnefice", da "salvezza" a "pericolo". La definiscono come più aggrada loro.

E, invece di difenderla, me ne frego. Non ho motivo di proteggerla. Se n'è andata. Mi ha lasciato.

Ha fatto come fanno tutti.

****

«Oggi, tratteremo un nuovo argomento» esordisce Giselle, appoggiandosi di schiena alla cattedra.

La professoressa vaga con il suo sguardo castano scuro sulla classe. Mi sono seduto dietro Carter. Alla mia destra, si trova Andrew, l'Ufficiale dell'Esercito. L'insegnante si sofferma per un rapido secondo sull'unico banco vuoto, appartenente a Emily.

«Cosa sono, per voi, i nostri poteri?» domanda Giselle.

In un primo momento, nessuno risponde. È una domanda diversa. Non abbiamo mai dato una definizione alla magia. Solitamente, con Giselle, impariamo nuove tattiche per utilizzare i poteri durante un combattimento.

Una mano si solleva.

«Sì, Daisy?» concede alla ragazza mora, seduta in seconda fila, il permesso di esporre la sua opinione.

«Armi» afferma Daisy, una Guerriera dai capelli corti e scuri.

«Giusto. Altri?»

«Mezzi di difesa» dice Jordan, un ragazzo della prima fila.

«E di attacco» aggiunge Andrew.

«Esatto» approva Giselle. «Quindi, in sostanza, i poteri sono principalmente mezzi di combattimento.»

Afferra un gesso e scrive sulla lavagna. La parola "magia" occupa il centro della superficie di ardesia. La professoressa delinea due frecce oblique, una verso destra e una verso sinistra.

«La magia si divide in due categorie: nera e pura.» Scarabocchia i sostantivi sotto le frecce. «O, se preferite, arcandida e d'Ombra.» Mette i termini aggiuntivi tra parantesi. Si gira verso noi, indicando con il gesso lo schema. «Oggi, parleremo delle loro differenze. Idee?»

«La nostra magia è utilizzata a fin di bene. Le Ombre la usano per procurare caos» attesta un'alunna dalla chioma corvina, seduta in fondo all'aula.

«Giusta osservazione, Madeline. Chi sa dirmi il perché?»

«Perché le Ombre sono i cattivi» sputa superficialmente un ragazzo biondo. Credo che il suo nome sia Arnold. Frequento questa classe da sette anni, ma, a parte Emily e Carter, non ho instaurato rapporti con nessuno studente.

«Riformulo: in cosa consiste la magia delle Ombre?»

«Rubare energia, indebolire, ipnotizzare, uccidere» elenca Daisy.

«Sì, esatto. Il loro scopo è fare del male a chi le circonda. La magia arcandida, invece?» chiede Giselle, posando il gessetto in una scatolina polverosa e sedendosi sul bordo del ripiano della cattedra.

«È legata ai quattro elementi e all'energia elettrica. Possiamo manovrare oggetti, attaccare o difenderci» prende parola una ragazza della mia fila. I suoi capelli bruni sono legati in una lunga trecca.

«E uccidere? Possiamo fare anche questo, Kristen?»

«Sì» risponde al quesito di Giselle. «Solo se è necessario, però.»

«È questa, la differenza principale. Noi uccidiamo per obbligo, per necessità, perché non abbiamo alternative. Le Ombre uccidono per divertimento» illustra la professoressa Collins.

«Quale dei due poteri è il più forte?» chiede Jordan.

«Hanno la stessa potenza, ma cambia il modo in cui sono utilizzati. Non sottovalutate la magia nera: è più simile alla nostra di quanto pensiate. Possedere entrambi i poteri è un preziosissimo dono, nonché un'arma estremamente letale.»

«Tipo la Principessa?» fa il ragazzo di prima, quello biondo e sfrontato, Arnold.

Giselle sgrana le palpebre, mentre nella sua aula cade un sipario silenzioso. Carter si volta di spalle, incontrando il mio sguardo. Anche Andrew si è girato nella mia direzione.

E non fiata nessuno.

Perché una sola parola sbagliata potrebbe esplodere in una confusione inimmaginabile. Perché, quando viene nominata Bridget, l'Accademia tace.

Perché si sentono tutti traditi. Perché si sentono tutti sconfitti.

«Beh... s-sì» farfuglia la professoressa, bucando quel velo di assoluto silenzio.

«Per quale ragione è un dono? Potrebbe spiegarcelo?» continua Arnold.

«Ti conferisce la capacità di... di fare qualunque cosa tu voglia.»

«Sa cosa sono gli ibridi, professoressa? Mostri» sibila il Guerriero.

Mostri.

«Non... insomma, dipende...» Giselle non riesce più a salvare la situazione.

«Non è un dono, professoressa. È una maledizione. Ti rende un ibrido, un mostro: basta prendere la Principessa, come esempio» continua Arnold, e il suo sguardo affilato è pieno di convinzione.

Ibrido.

Mostro.

Principessa.

Tre parole che, dalla notte in cui Bridget è sgusciata fuori dalla finestra, si collegano perfettamente, intrecciandosi in una verità che mi abbatte, mi calpesta, mi demolisce.

In fondo, lei è questo. Lo sappiamo tutti.

Dagli sguardi fissi su di me, mi rendo conto di essere in piedi. Mi sono alzato dalla sedia cigolante di legno, puntando i palmi sulla superficie del banco.

Guardo Arnold. Lo folgoro con un'occhiata. Non è arrabbiata, indignata o triste. È semplicemente e puramente vuota.

L'espressione di chi si arrende. Di chi non ha più le forze di stare in piedi. Di chi ha perso ogni cosa.

Forse, è per questo che mi avvicino alla porta della classe. Forse, è per questo che abbasso la maniglia. Forse, è per questo che esco dall'aula.

****

Percorro il corridoio del primo piano, dirigendomi verso l'uscita dell'Accademia. Ho bisogno di prendere una boccata d'aria e, magari, distruggere qualche Ombra.

Abbandonare la lezione all'improvviso non è stata una mossa astuta, ma non sono famoso per essere un Guerriero riflessivo. Agisco d'istinto. Anche se, ultimamente, trascorro la maggior parte del tempo a meditare.

Sbuffo. Nemmeno gli allenamenti estenuanti riescono a privarmi di quell'insopportabile senso di debolezza. Ore e ore passate a colpire un sacco, lanciare pugnali, frammentare Ombre, senza ottenere alcun risultato.

Mi detesto. E i motivi sono tanti.

Mi detesto perché conservo il suo biglietto d'addio sul comodino. Mi detesto perché ogni volta che mi sdraio sul letto rileggo quel "ti amo".

Mi detesto perché lei è una costante di cui non posso sbarazzarmi. Mi detesto perché la mia mente galleggia continuamente nei ricordi.

Continuerei a catalogare le ragioni, se dei rumori provenienti dalla palestra per l'allenamento fisico non mi incuriosissero. Mi fermo e mi sporgo dalla porta socchiusa. Vedo una coda di cavallo bionda che ondeggia e riconosco all'istante la Guerriera.

Stacy Hall, invece di ascoltare la lezione a cui dovrebbe trovarsi, è alle prese con una serie di flessioni.

«Gli allenamenti sono nel pomeriggio» la interrompo, varcando la soglia. «Né alle due di notte, né alle otto di mattina.»

Le scappa un risolino. «Buongiorno anche a te, Evans.»

Si rimette in piedi, arrestando i piegamenti sulle braccia. Indossa i medesimi abiti di stanotte, quando l'ho incontrata, e non ha la faccia di una che si è concessa un sonno ristoratore.

«Sei rimasta qui tutta la notte?» esprimo il dubbio che mi è sorto.

«Non sei l'unico Guerriero che può permettersi una sessione di esercizi distruttivi, sai?» replica, sulla difensiva.

«Hai ragione, sì, ma è pericoloso» la avverto, da bravo ipocrita quale sono.

«Cosa te ne importa, di me? Pensa a trovare la tua ragazza, prima che...»

Stacy si tappa la bocca con la mano, capendo di aver esagerato. Non mi sembra una ragazza abituata a mancare di rispetto, e neanche maleducata e arrogante. Tuttavia, voglio sapere come sarebbe continuata la sua frase.

«Prima di cosa? Coraggio, continua» la incito.

«Prima che Seth la convinca a far parte del suo branco di assassini» sussurra, con la testa bassa e la voce timorosa.

«No, ti sbagli, Bree non si farà persuadere da nessuno. Tornerà in Accademia. Da me» dichiaro.

Vorrei pronunciare queste affermazioni con sicurezza, ma il mio tono vacilla, spezzandosi, tremando. Chiudo gli occhi per non sciogliermi in lacrime davanti a Stacy, per non incassare la pietà del suo sguardo turchese.

«Tornerà, Mason. Te lo giuro. Io voglio aiutarti. Lo vogliamo tutti.»

Riapro gli occhi e un sorriso dolce mi accoglie. Le sorrido anche io. Le dedico il primo sorriso sincero di questa angosciante settimana.

Spazio Autrice

Vi è piaciuta la lezione di Giselle sui poteri sovrannaturali? Ci tenevo a fare un po' di chiarezza sulle differenze tra la magia degli Arcandidi e quella delle Ombre. Adesso ci rendiamo conto a tutti gli effetti del potere che possiede Bree: un mix esplosivo di entrambe le parti.

Qualche studente afferma che non sia un dono, ma una maledizione, e ciò irrita Mason, che esce di punto in bianco dalla classe. Rivediamo anche Stacy, che sembra intenzionata ad aiutarlo. Ci riuscirà?

Aspetto i vostri pareri, readers❤

Xoxo🧙🏻‍♀️

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