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Nota: per chi non ha sentito la canzone "Smile Like You Mean It", che consiglio di recuperare, Alastor a un certo punto ride dicendo mh mh mh mh.

In questo capitolo: Norman diventa un veggente, Ace viene traumatizzata, arriva un personaggio nuovo e Lizzy e Mitsu quasi si ammazzano in una lotta...

Osservo la ragazza un attimo, per poi rendermi conto di chi è davvero: Charlie Morningstar, la principessa dell'inferno, e anche colei che ha deciso di aprire questo hotel. Lei è bionda, alta sul metro e settanta, ha la pelle bianca e gli occhi truccati di nero, come me presenta i canini affilati e ha un seno abbastanza grande. Indossa un completo rosso ed una camicia bianca. 

«Noi, uhm...» prima di parlare scelgo accuratamente le parole. Di sicuro non posso dirle che siamo stati trascinati qui con la forza da una voragine nera infernale o qualcosa del genere che ha voluto ucciderci tutti. 

«Siamo appena arrivati qui e non sappiamo bene come ci siamo riusciti, fatto sta che non abbiamo un posto dove stare e ci servirebbe una stanza» mi precede Amane. «Allora, siamo... sette, otto, nove... siamo in tredici. Una stanza per tredici ce l'avete?» 

«Credo di sì. Ad ogni modo, volete che vi faccia una presentazione dello staff dell'hotel?» chiede la ragazza, sorridendoci.

«D'accordo, dal momento che non tutti qui sono informati a riguardo... giusto, Ace?» commenta Clody, lanciandomi un'occhiata di sbieco; nonostante ciò capisco che è sarcastico e, al posto di tenergli il broncio, rido sottovoce.

«Io sono Charlie Morningstar, principessa dell'inferno e proprietaria dell'Hazbin Hotel, mentre questa ragazza bellissima al suo fianco è Vaggie, la mia fidanzata» spiega, indicando un demone con la pelle grigia, i capelli bianchi e un fiocco rosa in testa. Ha lo sguardo truce e ci sta guardando malissimo, come se non si fidasse di noi, o come se potessimo attaccare Charlie da un momento all'altro.

«Al bancone abbiamo Husker» prosegue la bionda, alludendo ad un demone gatto con il pelo bianco e nero, un paio di ali enormi e una salopette nera. In quel momento tiro una leggera gomitata ad Amane e lei mi lancia un'occhiata di sbieco. 

 «Qui... uh, be', Angel Dust non ha ancora un ruolo preciso all'interno dell'Hotel.» In questo caso si parla di un demone ragno con il pelo nero e rosa, con uno sguardo che ti fa subito pensare "io mi dissocio"... be', dato il lavoro che fa sarebbe una reazione normale, no?

«Poi abbiamo la donna delle pulizie, Niffty» continua, indicando una donna dell'altezza di una bambina con i capelli corti e rosa e un vestito che sembra uscito dagli anni cinquanta.

«Com'è che siete così tante donne qui? Perché ci sono così pochi uomini?!» chiede la cosiddetta casalinga, facendosi immediatamente largo tra di noi e osservandoci da capo a piedi, spolverando addirittura qualcuno con qualcosa che ricorda uno Swiffer.

Anto e Lizzy si guardano e poi scoppiano a ridere mentre Dylan mi guarda confusa, intanto Mitsuru si è già messa a chiacchierare con Angel Dust e onestamente non voglio nemmeno sapere di che cosa.

«Poi ci sarebbe anche un altro demone che lavora qui, però al momento è fuori per dei... ehm... problemi che ha avuto con un Overlord, cioè un signore assoluto, ed è  un rango importante qui, detenuto anche dal collega che oggi è assente» spiega la Morningstar.

Sospiro di sollievo: per oggi non ci saranno casini, si spera.

Ryan non sembra particolarmente d'accordo con la mia opinione: «Parli di Alastor, per caso? L'ho sentito nominare da alcune donne qui in strada che sembravano assolutamente terrorizzate da lui» chiede.

Ottima scusa, davvero.

«Sì, era proprio a lui che mi riferivo: Alastor, il demone della radio. Lui è molto... particolare. Sorride in continuazione, odia essere toccato, non si può invadere il suo spazio personale ma lui potrà invadere il vostro, e... ah!, non fate accordi con lui. Per nessun motivo» ci avvisa Charlie.

«D'accordo» risponde Itsumi.

«Ora Angel Dust vi accompagnerà alla vostra stanza. Da tredici posti, come l'avete chiesta voi» conclude la principessa dell'inferno.

Angel Dust si alza dal divanetto dov'era seduto a leggere un libro sulla cui copertina non è riportato il titolo, appoggia tutte le mani su entrambi i fianchi e ci incita a seguirlo lungo una scalinata rivestita da un tappeto rosso.

«Questa è la vostra stanza. Se avete bisogno di qualunque cosa chiedete a chiunque vi capita a tiro. Io ora ho del lavoro da fare, ci si vede in giro» dice Angel Dust, e poi si congeda.

Entriamo in camera: non è molto grande, lo spazio è occupato interamente da tredici letti e da una finestra con terrazza che dà su una strada dove una coppia di demoni si sta ammazzando di botte. Di fianco alla finestra c'è una stanza con un bagno, più grande di quello che ci si aspetterebbe in realtà.

«Be', a questo punto immagino che dovremmo prend-» inizia Daisy, ma viene immediatamente interrotta da una mandria di neo-demoni che cercano di accaparrarsi il posto migliore.

«Lasciamoli a scannarsi» commenta Kate, osservandoli con indifferenza. «Vado a combattere per il mio letto. Ci vediamo.»

Ci ritroviamo ad osservarli io, Clody, Norman, Daisy, Amane, Itsumi e Calipso.

«Cosa... perché stanno facendo così? Litigano per un cazzo di letto!» esclama il ragazzo con le ali.

«Ora posso ufficialmente dire di aver visto troppo» commento. «Hai proprio ragione, litigano per un letto. E perché, poi?»

«Mi piacerebbe proprio capirlo» risponde Clody.

A un certo punto, nell'esatto momento in cui Lizzy sta per assestare un cazzotto a Mitsuru per il solito motivo delle fonti di nutrimento, qualcuno bussa alla nostra porta. Tutti coloro che fino a un attimo fa stavano lottando all'ultimo sangue per dei MALEDETTISSIMI POSTI PER DORMIRE (E PORCO VALENTINO!) si calmano e si siedono su un letto a caso, il primo che trovano.

«Avanti!» esclama Calipso.

Apre la porta un demone che non ho mai visto... come darmi torto, dal momento che sono all'inferno sì e no da mezz'ora? 

«Si sta svolgendo uno sterminio angelico qui dentro?! Signori, calmatevi!» ci richiama. «Oh, scusate, non mi sono presentato. Il mio nome è Devil. E voi, come vi chiamate?».

Dopo un altro giro di presentazioni, alzo un sopracciglio e osservo per bene il nuovo arrivato. Devil. Uhm, non saprei. Perché ho come la sensazione di averlo già visto da qualche parte, come su...

Adesso ho capito chi è!

«Aspetta, fermo lì, Devil. Anche tu arrivi da Wattpad, sei TheEvilDavil, giusto?» chiedo.

«Sì, sono io. Ho fatto il collegamento due secondi fa e ho capito chi siete, ricordo che uno dei nomi con cui ti fai chiamare è Ace, e quando me l'hai detto ho capito chi ho di fronte in questo momento. Come ci siete finiti qui?»

«Permettimi di spiegare» inizia Ryan, e poi ripercorre a voce tutto quello che abbiamo passato durante questa giornata assurda.

«Davvero? Per me non è stato così, invece. Stavo studiando e a un certo punto mi sono ritrovato a precipitare nel cielo, fortunatamente sono caduto in piedi. Poi ho dovuto affidarmi al mio senso dell'orientamento per raggiungere l'Hazbin Hotel, sicuro che l'avrei trovato, e ora eccomi qui» spiega Devil.

«SEI ATTERRATO IN PIEDI?! MA PORCO VALENTINO, IO MI SONO SPACCATA LA SCHIENA!» grida Lizzy.

Dylan si mette a ridere, mentre il demone che accompagna Itsumi ha una reazione strana che non riesco a descrivere a parole: in pratica inizia ad emanare un alone di luce con colori caldi, tendenti al giallo e all'arancione. 

Clody sembra notarlo. «Itsu, perché quel coso che ti segue a mo' di stalker si è illuminato?»

«Preferirei essere chiamatx con il mio nome per intero, non con un soprannome del genere. E poi, questo demone mi segue per manifestare attraverso il colore della sua luce le emozioni che provo, dal momento che non mi piace farlo da solx» risponde, con il medesimo tono distaccato e freddo.

«Oh, okay. Non sapevo che ti dessero fastidio i soprannomi. Scusa.»

«Non ti preoccupare.»

Il demone di Itsumi, stavolta, diffonde una luce dalle sfumature del blu e dell'azzurro... mi chiedo cosa stia provando adesso.

«Be', Devil, a questo punto fatti spostare di qua, no?» propone Amane.

«No, non credo che possano trasportare il letto dalla mia camera alla vostra, intanto per lo sforzo fisico che richiederebbe, e poi perché qualcuno rimarrebbe senza e Charlie non lo vorrebbe mai. Questo è un hotel per riabilitare i peccatori e mandarli in Paradiso, è fondamentale la condivisione» spiega Devil.

«Ha ragione. Vabbè. Dove eravamo rimasti?» chiede Anto.

«Al punto in cui stavo per sconfiggere Mitsu» ribatte Lizzy.

«Ma la vuoi piantare?! Ah, comunque il demone che accompagna Itsumi è altamente somigliante a Thing di Omori» commenta la diretta interessata. 

«Hai ragione, un po' ci assomiglia» osserva lxi.

«Va bene, ora vado...» inizia Devil, ma io lo interrompo con un gesto della mano.

«Prima di questo ho una domanda fondamentale per la mia sopravvivenza all'Inferno. Qui offrono anche i pasti?» chiedo, con uno sguardo serio.

Daisy scoppia a ridere.

«Cosa ridi, tu? Guarda che è una questione di vita o di morte, io ho bisogno di mangiare!» esclamo.

«Anche Lizzy ne avrebbe bisogno, se Mitsu non continuasse a rubarle il cibo» commenta in tono sarcastico Ryan, soltanto per ricevere in cambio un'occhiata di sbieco da parte dell'altra, che risponde: «Uagliù, ma tu da che parte stai allora?»

«Non credo. Ogni giorno si spawna in camera mia del cibo che è in tutto e per tutto uguale a quello che si consuma normalmente sulla Terra, eppure non sono convinto. Provatelo anche voi e ditemi che ne pensate» risponde il demone dalle fattezze indefinite. «Ora credo proprio che andrò a riposare!» e dette queste parole si congeda.

Rimaniamo soli nella stanza, ognuno sul proprio letto, e intanto ci mettiamo a parlare delle prime cazzate che ci vengono in mente.

«E quindi le stavo spiegando che non poteva assolutamente funzionare così, ma continuava a non ascoltarmi e a non darmi retta. Alla fine...» racconta Calipso, ma viene interrotta da qualcuno che bussa alla nostra porta.

Decido di non preoccuparmi più di tanto, perché penso che sia semplicemente Devil che ha ripensato al discorso di prima e si è finalmente deciso a venire a stare assieme a noi.

«Vado io» dice Amane, ma Norman la interrompe.

«Non sono sicuro che dovremmo... cioè... allora. Non penso che aprire sia una buona idea, ho un brutto presentimento» osserva il ragazzo.

«Ma no, secondo me potrebbe essere Charlie che è venuta ad assicurarsi del fatto che siamo a posto e non abbiamo momentaneamente bisogno di nulla, oppure Angel Dust che è venuto a chiacchierare con Mitsu» lo tranquillizza Amane.

«Fai come vuoi, io però ti ho avvisata» risponde il ragazzo.

La ragazza alza le spalle e abbassa la maniglia della porta, per poi ritrovarsi davanti a... 

NO.

PORCO VALENTINO.

Non Valentino, cosa avete capito?! Niente, direi.

Alastor... be... lui... lui è qui, porco Valentino!

Sarei ben felice di sotterrarmi in questo momento e se qualcuno si vuole impegnare per scavare la fossa può chiamare il numero che si vedrà a schermo, verrà pagato con incubi ricorrenti in cui... okay, Ace, smettila di ironizzare una questione per cui non vale assolutamente la pena di stare calmi!

Il demone della radio sorride, come al solito, e già lì mi sento morire. Sento un impulso di farlo sul serio nell'esatto momento in cui, con un semplice tocco, sposta Amane contro la parete e si fa strada verso il "corridoio" creato dalla disposizione dei letti.

Si siede su quello di Amane, che è vuoto, poi socchiude gli occhi e continua a sorridere, posando gli occhi su ciascuno di noi e letteralmente uccidendoci con quelli.

«Dunque, cosa abbiamo qui?» chiede.

Amane è tutta rossa in viso, non sa come reagire... e, onestamente, mi auguro di non star arrossendo anche io.

«Siete timidi, eh?» domanda, ancora.

Non so cosa dire, non so cosa rispondere, non voglio rispondere: in questo momento spero che la voragine che ci ha portati qui ci riporti nel nostro mondo e che questo maledettissimo incubo finisca subito.

Però... c'è Alastor... e siamo tutti dei demoni... hm... 

Ritiro tutto quello che ho detto, voglio rimanere qui e vedere come proseguono le cose qui.

«Abbiamo, anzi hai, dei  nuovi clienti nell'Hazbin Hotel, che sono appena finiti all'Inferno grazie ad una voragine e...» spiega Daisy, raccontando la storia di come siamo finiti qui per l'ennesima volta.

Ormai sono stanca di sentirla.

«Oh, e così siete finiti all'Inferno, miei cari? Interessante, davvero, e intrattenente. Sapete come funziona, no? Il mondo è un palco, e un palco è un mondo di intrattenimento...» e dopo quelle parole ride, esattamente come nella canzone "Smile Like You Mean It".

«Sicuramente non siamo in Paradiso» commenta in tono ironico Daisy.

L'espressione del demone si rabbuia un po' e nonostante ciò continua a sorridere. «Il Paradiso è dove si intende spedirvi se avete intenzione di stare qui, miei cari» risponde, con il tono della voce leggermente incrinato. 

La mia migliore amica si zittisce subito e Alastor inclina la testa da un lato e inizia a fissarla.

Poi inizia a guardare me. Per non incrociare il suo sguardo, sposto il mio prima verso Amane, poi verso Daisy, ancora nella direzione di Dylan, poi da Anto, da Itsumi e infine da Norman. Che sono letteralmente quelli più vicini a me.

«E tu, chi sei?»

Ma con tutta la gente che c'è qua dentro, proprio me devi guardare?

«Ehm, i-io s-s-sono A-Ace...»

Complimenti per la figura che ti stai facendo!

«Ace, eh? E sei un'Overlord, Ace?  Sai cosa sono gli Overlord, cara?»

Ma 'sto problematico deve chiamare tutti così? Non è che gli viene una malattia terminale se non lo fa?

Kate inizia ad osservarmi.

«Sì... cioè, no, non penso di essere un'Overlord... almeno credo... non lo so»

Alastor ridacchia, nello stesso modo di prima, e un brivido mi corre lungo la spina dorsale. «Oh,  be', allora avrai tutto il tempo per scoprirlo. Mh mh mh...»  e poi si piega verso di me, avvicinando troppo la sua faccia alla mia.

E poi...

Come se non bastasse...

Assolutamente non io che lo sto maledicendo in giapponese (kutabare!)

Mi... okay, mi fa schifo dirlo per il semplice fatto che odio essere toccata, in particolar modo dalle persone che mi incontrano per la prima volta, o che incontro io, ma... ehm... mi... mi appoggia il... il dito... CAZZO. NON CE LA FACCIO.

Quindi.

Mi appoggia il dito sotto al mento e mi costringe a guardarlo negli occhi. 

E come rifiutare? Be', dai, voglio dire, è stupendo... 

Però fa anche senso fare questa cosa... I mean... vabbé, Ace, dal momento che si capisce che nel profondo - molto profondo - stai gioendo in silenzio, goditi il momento finché dura.

Alastor si alza, mantenendo la stessa espressione di quando è entrato, e si avvia verso la porta della stanza.

Nei suoi occhi c'è qualcosa che non mi convince, però.

Mi guarda un'ultima volta e sussulto.

«Noi due dobbiamo parlare... Anzi, noi tutti dobbiamo parlare» dice, dopodiché esce e chiude la porta alle sue spalle.

Mi sdraio sul mio letto e affondo la testa nel cuscino: non voglio più vedere niente e nessuno.

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