Parte 2 Davide
Raccomandò a tutti i partecipanti di stare al passo, quindi accese la torcia per illuminare il sentiero. Foglie secche erano disseminate qua e là, rendendo scivoloso il cammino. La comitiva si incamminò. I rumori ovattati che giungevano alle loro orecchie, in tutto quel silenzio, erano amplificati. Più che altro si trattava di fruscii, strani fischi, forse di qualche uccello e l'immancabile frinire di grilli e cicale. David c'era abituato, non ci faceva caso più di tanto.
Una piantina attrasse la sua attenzione. Era ora di sfoggiare un po' di cultura erboristica. Il ginepro era una delle sue piante preferite, non soltanto per il colore blu delle sue bacche, che guarda caso si chiamavano coccole, ma anche per le proprietà terapeutiche. Se ne potevano fare decotti per facilitare la digestione e la diuresi, inoltre nell'antichità era usata per le sue proprietà espettoranti e decongestionanti, quindi era utilissima in caso di raffreddori. Quelle bacche azzurre nella loro bellezza, avevano tante virtù.
I partecipanti guardavano con interesse le piante che via via venivano spiegate da Davide.
In generale il gruppo era silenzioso, ogni tanto c'era qualche battibecco, che però finiva subito. C'era una coppia che litigava spesso. Ogni pretesto era buono per dirsene quattro.
Davide provò compassione per la ragazza. Si vedeva che era lui il prepotente, che amava far confusione, anche quando non ce n'era bisogno. Avrebbe voluto prendere le difese della ragazza. Si vedeva che lei ci soffriva, per come veniva trattata, ma ingoiava il rospo e stava zitta.
Perché la ragazza non si ribellava e non lo lasciava? Se lo stava chiedendo già da qualche minuto, quando un forte rumore attrasse la sua attenzione. Un sibilo e poi un raspare tra il fogliame, adesso si sentiva anche un grugnito sordo: un cinghiale! Mio Dio, dovevano stare attenti. I cinghiali potevano essere molto pericolosi. Per fortuna il cinghiale si allontanò, aveva anche lui paura di loro. Il gruppo si era già allarmato.
Davide rassicurò tutti, del resto era quello che gli riusciva meglio. Era molto bravo a rassicurare le persone, forse perché aveva vissuto una vita a proteggere sua sorella. Ripensando a lei gli vennero le lacrime agli occhi. Alessandra era una ragazza splendida ma dall'animo delicato e fragile, proprio come quella farfalla che avrebbero cercato quella notte. Era bella Alessandra, più piccola di lui di tre anni, si era sempre innamorata dell'uomo sbagliato. Uno di questi le aveva spezzato il cuore. Lui era sposato e per giunta con figli. Era rimasta agghiacciata da una simile scoperta, aveva pianto per giorni, era caduta in depressione. Non era stato facile, poi si era ripresa piano piano, aveva iniziato di nuovo ad uscire con le amiche, si era di nuovo aperta a nuove esperienze, tanto che aveva conosciuto un tipo interessante, con il quale iniziò una frequentazione. Ma questo si rivelò un vero e proprio stalker, iniziò a perseguitarla, era ossessivo e geloso e la seguiva anche sotto casa. Lo lasciò immediatamente, con la minaccia di denunciarlo, se non avesse smesso gli atteggiamenti persecutori. Alessandra frequentava allora il primo anno di università, tutte le mattine si recava alla sua facoltà a Genova. Una mattina le fecero un'imboscata. Mentre camminava nel tratto di strada che dal porto portava alla città antica l'aggredirono alle spalle e la caricarono su una macchina. La portarono giù al faro, ancora incosciente. La misero in una stanzina buia. La legarono ad una sedia e la imbavagliarono. Quando riprese conoscenza si trovò circondata da ragazzi con il cappuccio in testa, i cui occhi brillavano di una luce famelica. In un lampo lei capì le loro losche intenzioni. Il primo si avvicinò, le alzò il mento, quindi con la mano guantata le strappò di dosso i vestiti. Che umiliazione deve essere stata per Alessandra. Davide si ricordava di quando da piccola, un bambino per sbaglio le aveva tirato giù la gonna da sopra l'altalena. Quanto si era arrabbiata! Quindi con una forza bruta le strappò il reggiseno e le mutandine, mentre Alessandra piangeva disperata e chiedendo sommessamente che non le facessero male.
Iniziò quello. Con una forza bruta la possedette come un animale in calore, poi si fecero avanti anche gli altri, mentre la povera ragazza esanime veniva costretta a fare le cose più degradanti, in tutto quello schifo di corpi che le si avventavano addosso, che la reclamavano come se lei fosse di loro proprietà. Dolore, ansia, paura, ecco quello che provava e tutto ciò era elevato alla massima potenza. Sudore, quei corpi tutti sudati le davano la nausea.
Da allora il senso di disagio in Alessandra aumentò. Gli stupratori non si seppe mai chi fossero, forse ragazzi dell'est. Sporsero denuncia contro ignoti. Alessandra perse la voglia di vivere, non aveva più voglia di fare niente, diventò apatica. Pensava di avere qualcosa che non andava, pensava di essere anormale e di non meritare l'affetto di nessuno. In una triste notte d'inverno si tolse la vita. Davide lo ricordava sempre come se fosse ieri. L'avevano trovata esanime nel letto; accanto un flacone delle pastiglie di ansiolitici che prendeva, vuoto. I giorni susseguenti furono per tutti loro una lunga agonia di dolore. Si sentivano tutti in colpa per non aver capito e non aver impedito il folle gesto.
Non era riuscito a proteggerla. Aveva fallito e lei era volata via.
Si riscosse dal pensiero di lei, perché altrimenti non ce l'avrebbe fatta a passare quella notte nel bosco con persone sconosciute.
Ormai era una consuetudine consolidata che lui leggesse i nomi dei partecipanti nella lista. Lo faceva quasi sempre. Aveva letto i loro nomi velocemente, non che gliene importasse poi più di tanto, lo faceva più per prassi o per soddisfare una sua curiosità.
In generale il gruppo era tranquillo e anche la notte lo era.
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