CAPITOLO 9.3
Hystera
Loren attese che Benjamin uscisse dall'edificio prima di rivolgersi al proprietario del ristorante, che era caduto nuovamente sulla sedia. Era stremato, deluso, impotente di fronte a tutto ciò che stava accadendo.
- Se ho cambiato idea su di voi è perché vi ho concesso il beneficio del dubbio, poco importa se siete stato voi a contattare Mr. Taylor - mise in chiaro la ragazza di fronte alla finestra.
- Vi ringrazio, ma ciò che voglio non è questo. Dovete trovare Belle.
- Allora raccontatemi di quest'uomo - disse sedendosi di fronte a lui, questa volta dall'altro lato della scrivania.
- Io non so nulla su di lui – iniziò Henry amareggiato – So che si sono conosciuti al parco, su una collina ai confini della città. C'è una pergola dove Belle andava per osservare le stelle e una sera mi raccontò di esserci rimasta bloccata a causa di una fitta nebbia mentre cercava di tornare a casa. Entrando nella Cursed, era inevitabile incontrare un lupo e le possibilità di sopravvivenza diminuivano man mano che si addentrava. Se non fosse stato per quell'uomo che l'aveva salvata, l'avremmo trovata morta. Si è innamorata all'istante.
- Nel diario la signorina Ellis accenna a un segreto. Quest'uomo desiderava che la loro relazione rimanesse nascosta, ma come è possibile che voi ne siate a conoscenza?
- Si confidò con me dopo che tutto era finito...– Henry fece una pausa – ...Non sapete quanto ha sofferto e quanto sia rimasta male quando seppe il motivo per cui non voleva rendere pubblica la loro relazione.
- Perché? Qual era la ragione?
- Lui era già sposato –
Loren si fermò per un istante, battendo leggermente le dita sulla scrivania. Le parole del diario erano chiare nella sua mente e osservando il signor Leroy, notò delle incertezze nelle sue parole, soprattutto in quel passaggio che diceva: ... mi sento così vulnerabile... così tanto da dover fuggire a Londra per cercare un po' di conforto e pace, ma anche lì i miei sogni non mi hanno abbandonato. Mentre passeggiavo, Henry si è allontanato per un attimo e, mentre osservavo le bancarelle, lui è apparso. Mi ha condotto in un vicolo buio, mi ha bloccato contro il muro e mi ha sorriso. Quel sorriso era così malvagio che le mie gambe hanno cominciato a tremare. Mi ha ricordato il momento in cui un lupo mi aveva bloccato e lui, proprio lui, mi aveva salvato. Mi ha detto che era felice di vedermi e che gli dispiaceva di essere stato lontano. Ma le sue parole non erano gentili e mi hanno spaventato al punto da spingerlo via e scappare nella direzione opposta. Sono finita tra le braccia di Henry, sentendomi al sicuro solo per un attimo... Mi sentivo il suo profumo addosso, la sua anima corrotta. Mi ha detto che in un modo o nell'altro sarei diventata sua moglie. Ma come sarebbe successo? La decisione sarebbe stata solo mia...
- Avete negato di conoscere quell'uomo; tuttavia, lui era a Londra proprio quando Belle era con voi – disse l'investigatrice, girando il diario e facendolo leggere all'uomo, che sospirò amaramente.
- Nessuno l'aveva spinta contro il muro. Mi ero allontanato solo per un attimo, tornando subito da lei. La trovai in un angolo buio, con la schiena appoggiata alla parete di un edificio. Parlava al vuoto, spaventata da qualcosa che non c'era - la detective si eresse dritta sulla sedia. – Non so se ne siete a conoscenza, ma Belle stava davvero male negli ultimi tempi. Non mangiava, non dormiva e parlava di cose che sembravano uscite da un libro.
- Mi state dicendo che si era immaginata tutto?
- L'uomo era probabilmente reale, ma da tempo non faceva più parte della sua vita – rispose, lasciando cadere il viso tra le mani, mentre le lacrime iniziarono a scorrere sul suo volto e i singhiozzi sostituirono i suoi respiri.
- Perché siete così affranto?
- Perché è tutta colpa mia! – sussurrò a voce rotta.
- Vostra?
- Belle stava tanto male e mio zio mi consigliò di portarla dal medico. Ma avevo così tanto paura di quelle cliniche che gli risposi che si sarebbe ripresa da sola. -
Quelle parole non gli erano completamente sconosciute. In quel ragazzo riconosceva il riflesso dell'ispettore Carter ormai distante. Sebbene si disprezzassero, c'era un certa affinità tra di loro che non li rendeva così diversi. Loren sentì l'impulso di agire, di confortare l'uomo e di assicurargli che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarlo a ritrovare la signorina Ellis. Tuttavia, l'interrogatorio non era ancora terminato e, sebbene fosse ignobile da pensare, avrebbe potuto sfruttare la situazione a suo vantaggio. In tal modo, avrebbe potuto ottenere non solo ulteriori informazioni, ma anche scoprire se il signor Leroy fosse davvero innocente. L'investigatrice non disse nulla, continuando a osservarlo attentamente. Poi si chinò leggermente, abbastanza per fargli sentire la sua presenza.
- L'isteria è una delle malattie più devastanti per la nostra mente. Non avete colpa per ciò che è accaduto, non potevate prevedere le conseguenze di quella situazione.
- Invece potevo – continuò tormentandosi – se avessi prestato più attenzione, Belle sarebbe ancora qui. Invece ho permesso che se ne andasse.
- Non si può controllare una malattia del genere senza l'aiuto di un medico. Non avevate il potere di farlo.
- Avrei potuto fermarla, ma non sono riuscito a convincerla quel giorno. – aggiunse alludendo a quel martedì, in quel preciso giorno in cui Loren voleva arrivare.
- Non capisco – mentì l'investigatrice – Voi non eravate presente.
- Si, invece – rilevò l'uomo. – Ero a Spellmount per convincerla a venire a Londra, ma lei ha insistito nel rimanere. Mi disse che, se fosse andata via, Morris sarebbe morto.
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